Legna da ardere e falegnameria

Questo studio offre un contributo alla conoscenza della vita familiare e quotidiana e dei luoghi di Volterra e delle sue pendici nel 1429 – 1430. Si basa sullo spoglio completo del registro 271 (più di 900 fogli) e parziale del 193 (enti religiosi), conservati nel fondo del Catasto dell’Archivio di Stato di Firenze.

All’epoca in una casa comune il fuoco del camino era acceso per tutta la giornata.

Sul treppiede bolliva un calderone, dove la famiglia all’occasione gettava ingredienti, erbe ed avanzi e otteneva alla fine una saporitissima zuppa. Allora era utile e comodo mantenere il fuoco, perché la legna era di facile reperibilità. Tronchi, rami secchi, resti di sfoltimento di castagneti, querceti o altro non mancavano nei boschi delle pendici volterrane e nelle selve pubbliche di Agnano, Cornocchio e Tatti sfruttate dal Comune per uso della città. E gli animali da trasporto servivano per fornire la chasa di legna, come ricordavano i frati di S. Andrea.

Il legname più pregiato (acero, pioppo bianco, castagno) veniva adoperato per l’edilizia o nella falegnameria. Diversi legnaioli, torniai, bottai, bigonciai e barlettai (costruttori di barili) lavoravano quello più adatto alle loro specializzazioni.

Le carpenterie si trovavano soprattutto nella Via Nuova. Gli artigiani erano Antonio di Bartolomeo Dini (con botti e ferri da lavoro), i bigonciai Andrea di Piero e Cherubino Barzetti, e il bottaio Piero di Giunta, che aveva affittata la sua dal pievano di Lustignano. Piero aveva in corso anche un piato con gli eredi di ser Iacopo di Nicolaio di ser Gabriello proprio per una questione di legname.

Altre due botteghe in contrada appartenevano a Antonio e Niccolaio Compagni e contenevano, tra l’altro, due ruote chon due rocche da mulino e legname tagliato di fuori per lavorare. Antonio inoltre aveva fatto per Morellaccio una chassa di bracia … per fattura l. 10, e Niccolaio accomodato il ponte del cassero. Una terza bottega presso il muro della città era di Bartolomeo di Lodovico, maestro di tornio e di balestra che dichiarava in giacenza un balestro, archoni e altre chose.

Anche Borgo di S. Maria ospitava alcune carpenterie. Quella di Nanni di Gamberino era affittata dal notaio ser Michele di Bartolo. Operaio di S. Ottaviano (canonici), Nanni aveva fatto dei lavori per il Duomo e per una compagnia da Como, di muratori lombardi. Altre due botteghe erano di Lodovico di Cino da Santa Luce e del barlettaio Taviano Ganucci, quest’ultima sotto la casa di Nanni Contugi.

A Pratomarzio invece si trovava la bottega di Guaspare di Naldo da Colle Vald’Elsa.

L’uomo però era tornato in patria da circa due anni. Aveva insegnato il mestiere all’intagliatore Iacopo Parellacci, anch’egli emigrato di recente.

Un certo Angelo di Maso senese e il bottaio Pippo da Castelnuovo erano altri falegnami ricordati dal catasto occasionalmente, e di più non ne sappiamo25.

© Paola Ircani Menichini, PAOLA IRCANI MENICHINI
III. Società e lavoro in città e nelle pendici, cap. 5, p. 42, in “Il Quotidiano e i luoghi di Volterra nel catasto del 1429-30”, Ed. Gian Piero Migliorini, Volterra, a. 2007
25 Su Barzi del Fornaio f. 569v; Angelo di Maso bottaio da Siena ff. 95v; 292r; 297r; 880r; Pippo da Castelnuovo ff. 189r; 647v; sul volterrano Gabriello di Francesco caciaiolo in Pisa, in una compagnia con Piero di Stefano da Marti, v. CASINI, Il Catasto … , o.c., 233, 980.