Le cause della forte erosione delle Balze

Quella del sottoscritto e del collega dottor Fabio Saggini è una teoria geologica sull’evoluzione delle balze ed ha fondamenti storici nel senso che le prime ipotesi sull’esistenza del fenomeno risalgono alla fine del Seicento, quando tecnici volterrani ed ingegneri granducali ne ipotizzarono le cause che noi abbiamo analizzato, sperimentato e dimostrato nel libro «Volterra, l’avanzata delle balze».

> Sommario, La voragine delle Balze

Secondo lo storico Annibale Cinci, a proposito degli studi effettuati da vari personaggi alla fine del ‘600 «si venivano a proporre dei lavori non tanto per arrestare il crescere delle Balze, quanto per deviarne le acque». In altre parole, i tecnici del Seicento avevano messo in diretta relazione l’avanzare delle Balze con la presenza delle copiose vene di acqua di origine sotterranea. In particolare, nella relazione di Giulio Giaccheri si legge: «…giudichiamo che sia necessario fare in detto Botro quattro o sei palafittate per ritenere la terra et acqua che in detto Botro et corre: dove anderà circa cento pali di quercia et some dugento di stipe. Ed a volersi sicurare che in detto luogo più non frani fa di bisogno levare l’acqua che continuamente in detto Botro della Grotta in assai buona quantità scaturisce. La quale acqua si trova ed esce da detta Chiesa di S. Giusto et la detta acqua è quella che ha causato detta rovina et in l’advenire più che mai causerà maggiore se detta acqua non si leva via».

E ancora: «…sarebbe necessario fare una gran fossa fognata (galleria drenante, n.d.A.) che cominciasse a capo della costa detta della fonte di S. Giusto e tirasse alla volta del Botro di Doccia nella quale fossa si metterebbe tutta l’acqua ch’è in detti campi et che causa tutte le rovine da tal banda».

Per quanto riguarda la necessità di ripristinare nell’area delle Balze l’originaria copertura boschiva, in gran parte distrutta a partire dal VIII secolo d.C. per far posto all’insediamento urbano dell’antico borgo di S. Giusto in botro, si pensava soltanto a un intervento limitato: «…non lasciando di dire che il piantare una somma di oppi vetrici olmi o altri alberi in detto Botro sarà cosa non meno utile che necessaria, atteso che mediante le franate in detto Botro venute c’è il terreno amobile et molto alto».

Gli esperti che alla fine del Seicento si occuparono del problema delle Balze intuirono giustamente l’importanza dell’acqua sotterranea nell’evoluzione della grande frana, ma sottovalutarono l’azione erosiva dell’acqua di ruscellamento di origine piovana per la destabilizzazione di quella zona. Essi proposero vari interventi per fermare l’avanzata del dissesto, fra cui la realizzazione di un muraglione nel fondo delle Balze. Il muraglione fu realizzato infruttuosamente nel 1767, ma ben presto fu travolto dalle frane nel frattempo attivatesi nell’argilla.

Fra gli «scienziati» che visitarono le Balze nel XVII secolo, ricordo anche il grande naturalista danese Niels Stensen (noto in Italia come Stenone), che soggiornò a Volterra nel 1668. A pagina 63 dell’opera «De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus», Stenone cita espressamente Volterra, dove osservò la stratificazione dei terreni nelle pareti delle Balze e studiò le conchiglie rinvenute nei dintorni, individuandone la loro natura di fossili. La nascita della geologia deve moltissimo a Stenone e quindi deve molto anche a Volterra e alle sue Balze. (NIELS STENSEN è il Beato NICCOLÒ STENONE – N.d.A).


LA GEOLOGIA

Nell’introduzione al libro “Volterra, l’avanzata delle balze” di Giancarlo Lari & Fabio Saggini (estratto dagli Atti del 1° Congresso regionale toscano di Scienze Naturali Codice Armonico – Castiglioncello, 19 febbraio 2006. Edizioni Tagete, dic. 2006) è sintetizzato il contenuto e lo scopo della pubblicazione, presentata a Volterra, Sala del Consiglio di Palazzo dei Priori, il 3 febbraio 2007:

“Fin dall’epoca etrusca, la città di Volterra è edificata su un imponente altopiano sabbioso-arenaceo, residuo dell’erosione selettiva della pila di sedimenti accumulatisi nel mare che durante il Pliocene raggiungeva l’interno della Toscana centro-meridionale. A partire dal XII secolo, la piattaforma sommitale sabbioso-arenacea, uniforme lungo il suo perimetro in età etrusco-romana, presenta la profonda e spettacolare voragine delle Balze, tuttora in evoluzione e avanzamento verso il centro abitato. Le ipotesi tradizionali sull’origine delle Balze non spiegano perché siano ubicate in quel tratto del lungo perimetro sommitale del colle: da qui l’idea che esistano per una sconosciuta anomalia che rende diversa quella zona dal resto del rilievo. La piattaforma volterrana, ritenuta finora un’unica struttura, è in realtà divisibile in tre settori distinti a inclinazione separata. Avrebbe luogo così, entro la formazione sabbioso-arenacea e nella fascia di transizione sabbie-argille, una peculiare circolazione idrica sotterranea, causa principale dell’esplosione, in epoca medievale, delle Balze.”

> Leggi, Nelle Balze, numerosi gli interventi forestali

© Giancarlo Lari, GIANCARLO LARI
“Nelle Balze, numerosi gli interventi forestali”, in rivista “L’Araldo di Volterra”, 13 maggio 2007