Per Volterra, come per altre località “minori”, la guerra era iniziata veramente dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Nel suo territorio comunale, specie nel bosco di Berignone, iniziava ad operare dal febbraio 1944, il distaccamento “Mario”, in seguito denominato “Otello Gattoli”, della 23° Brigata Garibaldi Bis “Guido Boscaglia”1. Diverse furono le volte che i partigiani vennero citati nei notiziari della Guardia Nazionale Repubblicana, nuovo corpo di polizia che aveva fuso, dal dicembre 1943 la Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, la Polizia Africa Italiana e i Carabinieri ex Regi2.

Numerosi furono, nell’arco degli anni, i volterrani arrestati per attività antifascista, mentre in tanti caddero vittime di rappresaglie tedesche.

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LE OPERAZIONI MILITARI A VOLTERRA NEL LUGLIO 1944 NEI DOCUMENTI TEDESCHI E ALLEATI

Città periferica, Volterra non ebbe a subire i devastanti bombardamenti da parte della aviazione alleata, anche se non mancarono azioni aeree minori. Secondo una classificazione del Quartier Generale delle Forze Aeree Alleate del Mediterraneo, che porta la data del febbraio 1944, riconfermata il 6 aprile dello stesso anno, Volterra apparteneva alle città d’arte di categoria B. Su queste località, nell’elenco erano incluse tra le altre S. Gimignano, Montepulciano e Borgo S. Lorenzo, di non particolare rilevanza strategica, gli ordini superiori dicevano che il bombardamento doveva essere, se possibile, evitato ma, qualora fosse stato ritenuto essenziale, non si doveva esitare a farlo3.

Pochi giorni prima che gli americani entrassero in città, nella ex caserma della Guardia Nazionale Repubblicana avvenne una esplosione terribile che causò otto morti e trenta feriti. Era il 1 luglio 1944, e la linea del fronte si stava ormai avvicinando.

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Volterra era compresa nel settore difeso prima dalla 26° divisione corazzata del generale Smilo von Luttwitz, e poi dalla 90° divisione granatieri corazzati del generale Hans Gunther Baade4. Nella sua immediata periferia orientale era situata la linea di demarcazione con la 20° divisione da campo della Luftwaffe, guidata dal generale Crisolly5. Le grandi unità facevano parte del XIV Panzer Korp, agli ordini del generale Frido von Senger und Etterlin, inserito nella XIV Armata guidata dal generale der panzertruppe Joachim Lemelsen. Il 9 luglio 1944, la città era segnalata, nelle mappe del Gruppo di armate C di Kesselring, come punto 26/136.

Verso la famosa località etrusca, ora postazione difensiva avanzata tedesca, convergevano le unità del IV Corpo d’armata americano, guidato dal generale Willis Crittenberger. Una delle sue divisioni era la corazzata “Old lronside”, del generale Harmon. Da una pubblicazione edita a cura del Comune di Volterra, apprendiamo che il 3 luglio, giorno in cui la 3° divisione di fanteria algerina del Corpo di Spedizione Francese liberava Siena7. Volterra venne posta in stato di emergenza dal comando germanico. Ma già da alcuni giorni, dall’alto dei posti di osservazione, i volterrani potevano vedere gli opposti eserciti che si scagliavano colpi di artiglieria. La corazzata era stata divisa in tre Combat Commando. Il B doveva avanzare a sinistra attraverso Massa Marittima, Pomarance, piegando poi verso la strada statale 68 e Ponsacco. Il Combat Command A, invece, doveva operare in direzione della statale 73 e della posizione fortificata di Casole d’Elsa. Al centro stava avanzando la Task Force Howze, un reparto di formazione mista. La marcia della “Old Ironside”, tra gli ultimi giorni di giugno e i primi di luglio del 1944, non era stata facile, visto che si era snodata attraverso le colline e le valli, dove un pugno di tedeschi decisi veramente a tutto poteva dare del filo da torcere.

Al cader delle tenebre, tra il 30 giugno e l’1 luglio, la Task Force Howze riusciva a guadare il fiume Cecina scontrandosi con forti retroguardie nemiche a Mazzolla. Anche il Combat Command A non riusciva che a fare pochi progressi verso Casole d’Elsa. Il 7 luglio, l’81° battaglione da ricognizione, che operava assieme al Combat Command A, tagliava la statale 68 e, per il momento, l’avanzata della corazzata si fermava qui. L’unità, infatti, stava per essere rilevata dalla 88° divisione di fanteria degli Stati Uniti “Blue DeviIs”, guidata dal generale Sloan8.

Bisogna subito dire che, nei piani del Gruppo di Armate C del feldmaresciallo KesseIring, i giorni di resistenza a Volterra non dovevano essere di più che uno dei tanti “blocchi” necessari a rallentare la marcia delle truppe alleate verso l’Arno, a sua volta posizione antemurale della linea Gotica che correva sugli Appennini.

Così lo storico della 26° panzer rammenta quei giorni: “Nel tardo pomeriggio del 28 giugno, il 90° reggimento granatieri corazzato si diresse verso Castelnuovo dopo aver piazzato numerosi ostacoli per mano del 93° battaglione Pionieri corazzato e lasciava quella località solo al calar della notte. Il mattino del 30 giugno 1944, tutti i reparti della 162° divisione di fanteria (Turcomanna) erano in marcia verso nord attraversando Pomarance. La retroguardia del 9° reggimento granatieri corazzato era a questo punto sulla linea incrocio a nord di Montecerboli in congiunzione con il 67° reggimento granatieri corazzato, nel frattempo mobilitato nella zona di Radicondoli. Il grosso della divisione bloccava le strade per Cecina e Volterra sulla linea Pomarance-Casole d’Elsa. [ … ] Per la notte tra il 30 giugno e il 1 luglio 1944, il Corpo d’armata ordinava il ripiegamento di tutto il fronte sulla linea Montecatini – Mazzolla – Casole d’Elsa. Il mattino del 1 luglio la divisione da entrambi i lati di Volterra era in posizione, con a destra il 1027° reggimento granatieri corazzato e il 26° Aufklarungs Abteilung 9 molto ad ovest di Saline, in mezzo il 90° reggimento granatieri corazzato a Saline e sulle alture a est, di seguito il 67° reggimento granatieri corazzato con il grosso della divisione a sud di Volterra e reparti avanzati presso Mazzolla e sulla strada Saline-Volterra. Poiché il nemico incalzava molto da vicino, il collegamento fra i due reggimenti a est di Saline si interruppe e improvvisamente, nel tardo pomeriggio, il nemico era già con i carri armati a Saline. Durante il contrattacco sferrato dal 26° Aufklarungs Abteilung e da parte del 9° reggimento granatieri corazzato, il nemico fu tuttavia costretto ad abbandonare nuovamente Saline. Fu dato ordine affinché la sera del 4 luglio, la 90° divisione granatieri corazzata, nella zona di Volterra, si inserisse fra il Kampfgruppe10 Crisolly e la 26a divisione corazzata che aveva il suo settore spostato verso occidente”11. A Mazzolla erano, tra gli altri, in posizione quattro carri armati della 8a compagnia, 67° reggimento granatieri corazzato.

Il punto centrale da cui dovevano partire tutte le operazioni americane verso Volterra, era Saline che l’artiglieria tedesca colpiva frequentemente. Prima dell’attacco, una squadra di soldati alleati scampava come per miracolo mentre era stata inviata a fare una ricognizione su un gruppo di case che dovevano servire da comando avanzato di battaglione.

Su ordine del colonnello Fry, due jeep partirono all’imbrunire del 7 luglio, lungo una strada che correva a sinistra di Volterra. Dopo pochi chilometri, la pattuglia si trovò nel bel mezzo di un feroce fuoco anticarro sia da dietro che di fronte. Pigiando sull’accelleratore, le due macchine riuscirono a raggiungere una collina dove si trovava un panzer tedesco messo fuori combattimento, che bloccava la vista ai cannonieri tedeschi. Una pattuglia appiedata partiva per avvertire gli uomini delle due jeep che c’erano mine sulla strada presso il carro armato distrutto. In realtà, con i due mezzi i soldati americani erano già passati su una serie di mine anticarro tedesche. Addirittura, la prima jeep, guidata dal soldato Clayton Eighmey, era transitata su tre ordigni senza che questi esplodessero. La pattuglia fortunata era composta dal sergente John Sohanachak e dai soldati Nicholas M. Draschill e Lewis Alphine. Il problema dei campi minati era serio. I pionieri germanici ne avevano riempito le colline. Inoltre da Volterra l’osservazione permetteva di controllare i movimenti nella valle e di segnalarli all’artiglieria sempre attiva. Ai pezzi tedeschi, rispondevano quelli alleati. Uno dei reparti schierati in zona, il 337° battaglione di artiglieria da campo, comandato dal maggiore Wilson Hargreaves, che aveva i suoi pezzi piazzati davanti a Mazzolla, nel suo diario di guerra ecco come descrive la prima giornata di combattimenti, Sabato 8 luglio 1944: “Attacco sul nemico in gran progresso. Il Liason Officer 1, capitano Bretschneider e l’osservatore avanzato della Batteria A, tenente Roudebush, aggiustano i tiri del battaglione su due mitragliatrici e due cannoni da 20 mm. in una grande villa, e sparano ad effetto con cinque salve in tre tempi diversi, con il 349° reggimento a circa 200 yard dall’obbiettivo. I cannoni vengono distrutti e trentanove nemici, che non erano morti, si sono arresi. Il tenente Roudebush aggiusta ancora il tiro sulla collina 60, mettendo al silenzio due altre mitragliatrici e costringendo alla resa altri dieci avversari. Il terzo battaglione del 349°, era sotto il fuoco di mitragliatrici nemiche sulla collina 44, suo obiettivo per la notte, ed era in difficoltà quando il Liason Officer 3, capitano Hennessy e il tenente Mensing, osservatore avanzato della Batteria B, diressero sulla collina 44 due bordate in tre tempi. I nemici che non sono morti si ritirano, e così il 349° può raggiungere l’obiettivo per quella notte. Si capisce che il nemico ha avuto l’ordine di resistere fino al mattino successivo, ma settantacinque di loro se ne sono andati quando la nostra artiglieria ha cominciato a colpire. [ … ] Il tenente Morley, Liason Officer 2, e il tenente De Luga, osservatore avanzato della Batteria B, aggiustano il tiro su truppe nemiche e armi pesanti, piazzati in 486-283 (nei pressi di Roncolla) che bloccano l’avanzata del secondo battaglione, 349° reggimento verso la collina 38, che è il loro obiettivo. De Luga spara su avversari con effettivi di un battaglione verso 494-297 (nei pressi di Colombaino e Montevoltraio) uccidendone molti e disperdendo i rimanenti che continuano a ritirarsi in piccoli gruppi. Il 337° aveva sparato durante il giorno un totale di 1.206 colpi” 12.

L’assalto alla città etrusca era praticamente iniziato con le istruzioni ai reparti americani, inviate il 7 luglio 194413, Il 350° reggimento, guidato dal colonnello Fry, doveva operare sul fianco sinistro, mentre il 349° del colonnello Joseph B. Crawford doveva cercare di avanzare su quello destro. In questo modo Volterra poteva cadere per aggiramento. Quel giorno i servizi di Intelligence tedeschi individuavano il 350° in linea14.

Cercherò, da adesso, di narrare le operazioni dei due reggimenti, in particolare del 349°, principale protagonista della presa della città. Alle 2,30 dell’8 Luglio 1944, i soldati di Crawford, con tre battaglioni iniziavano l’assalto alle posizioni avversarie15. Il battaglione, agli ordini del maggiore Jame E. Henderson, si doveva spiegare e spingere sulla collina 60, proseguendo verso Roncolla, obiettivo della compagnia A guida dal capitano Robert E. Richard. La collina 60 sarebbe stata il “compito da svolgere” per la compagnia B, comandata dal capitano John J. Kind, mentre in riserva c’era la compagnia D del tenente Cecil A. Matney.

La marcia iniziava ma, a 400 metri da piccolo paese di Roncolla, un fuoco micidiale di mitragliatrici che erano state abilmente mimetizzate, colpiva gli americani. Ad esse si univano alcuni pezzi di artiglieria, tra cui i famosi e micidiali 88 mm che sparavano su tutti i punti dell’avanzata. Occorse che il 337° aprisse, come abbiamo visto, un violento sbarramento di artiglieria perché i fanti si potessero mettere di nuovo in movimento. Nell’ultimo assalto, il soldato Melvin J. Kidd metteva a tacere una mitragliatrice rimanendo poi ucciso da un’altra ben nascosta. A colpi di bazooka e di fucile, i Doughboys16 si aprivano la strada, subendo forti perdite. Nascosti nelle cantine, i Jerries cercavano17 di resistere, ma cadevano spesso vittime dello scoramento a causa del forte fuoco di artiglieria a cui erano sottoposti. Alla fine della lotta quattordici uomini, di cui uno ufficiale, vennero catturati, quindici furono trovati morti e quattro feriti. Un pugno di germanici, con alcuni automezzi su cui erano piazzate mitragliere da 20 mm, riuscirono a scappare. Il tenente Lemaster poteva prendere altri dodici prigionieri spingendo una pattuglia su Volterra.

Furono i primi americani a raggiungere la città, pare, e a ritornare subito indietro, scoprendo che essa non era occupata da soldati nemici18. L’ufficiale 1c della XIV armata tedesca segnalava nel suo rapporto intermedio: “In un primo momento si è potuto bloccare l’avanzata nemica nella linea 3 Km a est di 50/63 (incrocio sulla SS 439 per Orciatico, q 155) 6 Km a est sud est di 50/63-1,5 Km ovest di 26/13 (Volterra). Alle 12,30, il nemico ha iniziato un attacco in forze di battaglione, appoggiato da 30 carri armati, al momento l’assalto è stato respinto. 2,5 Km a est sud est di 50/63 esso ha travolto la nostra truppa e continua a progredire verso nord. All’ala destra del Corpo americano, il nemico ha aggirato, in mattinata, i nostri avamposti ed è avanzato fino presso il lato sud della località 2 Krn a nord est di 26/13”19.

Alcune ore più tardi, esso scriveva: “Penetrazione nemica con fanteria 2 Km a est di 26/13. Situazione qui al momento non chiarita”20.

La compagnia B del 349°, intanto, prima di iniziare la sua manovra verso la collina 60 era stata presa sotto il fuoco avversario. Le posizioni germaniche erano ben dissimulate e non erano individuabili perché i serventi alle armi usavano munizionamento che, al momento dello sparo, non faceva fumo. Solo un nido di mitragliatrici venne messo fuori combattimento, prima che il plotone avanzato americano, agli ordini del capitano Quigley, iniziasse a smuoversi, cercando di coprirsi dal fuoco nemico correndo da un riparo all’altro fino a raggiungere la base della collina 60, e subendo, in questa manovra, forti perdite. Qui giunti, i soldati si riorganizzarono, grazie al sergente Joseph W. McCann, formando una linea di fuoco e cominciando a sparare verso i tedeschi arroccati più in alto. Subito tre avversari uscirono dai loro rifugi portando una bandiera bianca ed andarono incontro agli uomini della compagnia B che riuscirono anche a catturare gli addetti a una mitragliatrice. Alle 13 dell’8 luglio, la collina 60 era nelle mani dei soldati degli Stati Uniti.

Il battaglione, agli ordini del tenente colonnello Claude K. Howard, si muoveva alle 2,30 senza incontrare resistenza alcuna fino alle 4,35, quando un forte fuoco che veniva dalle propaggini della collina 53, colpiva la compagnia F del tenente Paul R. Behnke. I mortai della compagnia risposero mettendo a tacere, in breve, le armi tedesche. La F era, comunque, bloccata da spari che provenivano da verso Roncolla e dalla collina 38. Entravano in azione ancora gli 88 mm e le mitragliere da 20 mm. La mitragliera era un’arma micidiale e usata in funzione antiuomo. Il volume degli spari era veramente notevole e finì solo quando la compagnia A entrò finalmente nel paese. L’avanzata proseguiva e, alle 13 dell’8 luglio 1944, anche la compagnia F raggiungeva e sgomberava la collina 38.

Nel frattempo, il III battaglione del tenente colonnello Walter B. Yeager era partito all’attacco mezz’ora dopo gli altri, muovendosi alla destra di Mazzolla senza incontrare reazioni. Sulla collina 53 ci furono le prime perdite a causa dell’artiglieria nemica. Alle 16 il battaglione attraversava le linee del I e del II tra la collina 60 e la 38, obiettivi già raggiunti. A circa un chilometro dalla sua meta, il III cadeva sotto il fuoco di cecchini e di mitragliere, tre delle quali furono distrutte dal tenente McAbee della compagnia T.

Il tenente Benjamin R. Townsend e una squadra munita di bazooka facevano tacere gli snipers nascosti in una casa. Interveniva anche l’artiglieria col 337° battaglione. Nella notte tra l’8 e il 9 luglio 1944, tutte le alture a nord di Volterra erano cadute in mani americane. Le mine ricoprivano il terreno. Già in precedenza, nel settore del 350° reggimento, due uomini del 313° battaglione Genio, il caporale Orval Sullivan e il tenente John P. Tucci, erano usciti sotto il fuoco avversario per sminare un tratto di terreno, meritandosi la Silver Star21.

Dalle 22 dell’8 luglio, uomini del 349° reggimento avevano bloccato gli accessi a Volterra e, all’alba del 9, erano entrati in città22. Il comando della XlV armata, quella Domenica in cui la Chiesa festeggiava Santa Veronica, segnalava: “26/11 teneva ancora alle 11,00” 23.

Il 350° reggimento, intanto, stava combattendo presso Saline. Nelle valli che da Volterra degradano verso questa località, case danneggiate e mezzi militari incendiati ed abbandonati denotavano la violenza della lotta. Alcune pattuglie vennero inviate da Fry a saggiare le difese avversarie. Il I ed il II battaglione avanzavano e raggiungevano i loro obiettivi. Le compagnie B e C del I battaglione subirono gravi perdite, mentre la compagnia A, che era rimasta di riserva, si inseriva nella lotta permettendo di raggiungere Fogliano. Nel settore del III battaglione il fuoco dei cecchini e dei pezzi germanici causava diversi caduti alla compagnia K24, ma questo non impediva agli americani di raggiungere i traguardi prefissati e catturare diciassette prigionieri, toccando le colline a ovest di Volterra.

La città era libera anche se danneggiata dall’artiglieria che aveva colpito anche l’ospedale di Santa Maria Maddalena.

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Quello che non fecero gli obici toccò ai pionieri tedeschi completarlo. Frederick Hartt, professore di storia dell’arte e ufficiale americano preposto alla verifica dei danni sofferti dal nostro patrimonio artistico, in un suo volume uscito nel 1949, e purtroppo ancora inedito in Italia, così descriveva Volterra: “Monumenti danneggiati e loro restauro. [ … ] Volterra (Pisa). Cattedrale. Splendida chiesa romanica, con colonnato e soffitto ricostruiti nel tardo Rinascimento. Danneggiato il tetto in modo grave da parte di fuoco d’artiglieria, danneggiate anche parti del soffitto di Capriani, e scoperchiata interamente la cappella di San Carlo. Tutto il tetto riparato completamente in agosto. Tutte le opere d’arte, incluso il grande gruppo della Crocifissione del XIII secolo e il ciborio di Mino da Fiesole, intatti. Sant’Alessandro, chiesa romanica, parzialmente ricostruita. Distruzione parziale del tetto e dell’abside, l’intera sacrestia crollata. Tutti i lavori di riparazione completati. Cappella Guidi o della Santa Croce. Un leggero danno al tetto aveva permesso all’infiltrazione d’acqua di entrare dentro la volta e aveva causato alcuni danni importanti, anche se ridipinti, affreschi di Cenni di Francesco di ser Cenni. Le tegole del tetto furono risistemate. Monumenti intatti: Sant’ Agostino, San Francesco, San Girolamo, San Giusto, San Michele, Cappella Serguidi, Fortezza, Palazzo Pretorio, Palazzo dei Priori, mura e porte”25.

In quale modo i liberatori vennero accolti dai volterrani? Ecco come nella storia ufficiale del 349° viene narrata la festa: “le truppe vennero ricevute bene dai cittadini di Volterra. L’occupazione tedesca doveva evidentemente essere stata sopportata con cupa rassegnazione e così, come le truppe americane entrarono in città, la popolazione si accalcò sulla strada principale vestita con l’eleganza migliore e con fiori e vino per dare il benvenuto all’esercito liberatore. Era un giorno di celebrazioni per i cittadini di Volterra e qualche soldato fortunato abbastanza da avere una manciata di minuti di tempo libero, era trattenuto con qualsiasi cosa che la città avesse da offrire, una rasatura, un piatto di spaghetti, vino e il caldo sorriso di attraenti signorine”.

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© Accademia dei Sepolti, CLAUDIO BISCARINI
Le operazioni militari a Volterra nel luglio ’44 nei documenti tedeschi ed alleati, in Rassegna Volterrana, a. LXXV, 1998, p. 127
1 Per una storia di questa brigata partigiana si veda: P. MARTUFI, La tavola del pane, ANPI Siena 1980.
2 Crediamo sia importante, ai fini della comprensione del fenomeno partigiano nel Volterrano, trascrivere alcuni di questi rapporti. Il 3 corrente, nella zona di San Dalmazio, clementi della G.N.R. catturavano il capo della banda ribelle operante nel territorio del comune di Pomarance e Monte Castello identificato come certo Elvezio Cerboni, denominato ‘capitano Mario’. Vennero inoltre arrestati due favoreggiatori.” (Notiziario 18.4.44).
“Nel pomeriggio del 27 aprile u.s., in località Bosco Ribatti di Volterra, sette ribelli armati catturavano il milite della G.N.R. Floris Rocchi e il civile Giuseppe Arzilli. Successivamente l’Arzilli venne lasciato libero e il Racchi ucciso con un colpo di rivoltella.” (Notiziario 3.5.44).
“L’attività ribelle si mantiene attiva nel Volterrano.” (Notiziario 4.5.44)
“Il 28 aprile u.s., alle ore 22.30 in Volterra, 60 ribelli armati penetravano nella fattoria.”
Tignano facendosi consegnare, dietro minaccia di morte, dal fattore, notevole quantitativo di grano, olio e salumi.” (Notiziario 70.5.44)
OPERAZIONI CONTRO l RIBELLI. “A fine aprile – primi di maggio reparti della O.N.R. hanno effettuato una operazione contro bande ribelli del Volterrano (Pisa). Erano stati segnalati circa 200 uomini, presso Bosco Berignone, armati con armi automatiche, bombe a mano e, pare, anche con un cannoncino someggiato. Dalle notizie finora giunte furono catturati 25 ribelli.” (Notiziario del 10.5.44).
“Il 10 corrente, alle ore 23, elementi ribelli armati si presentarono alla fattoria Ariano (Volterra), chiedendo della guardia giurata Vanni, che intendevano punire per aver riferito al Comando O.N.R. l’aggressione effettuata nella stessa fattoria il 5 andante. Constata l’assenza del ricercato, i banditi si fecero consegnare dal fattore 23 quintali di vino in fusti, che caricarono sopra carri agricoli, allontanandosi poi verso Berignone.” (Notiziario 23.5.44).
“Il 20 corrente, alle ore 18.30, ribelli armati, dopo aver interrotto la linea telefonica della frazione di Mazzolla del comune di Volterra, penetrarono in due fattorie, dove asportavano complessivamente, pare, Kg 10 di salumi, un prosciutto e otto fiaschi di vino, allontanandosi verso Berignone. Lungo il percorso catturarono un vicebrigadiere della G.N.R. Forestale che, in seguito, venne rilasciato. Alle ore 21 dello stesso giorno, un reparto della O.N.R. di Volterra eseguì un rastrellamento della zona, che dette esito negativo. Durante la suddetta operazione rimase ucciso, per cause non ancora accertate, il milite Guido Gennaio”. (Notiziario del 30.5.44).
Per tutti i documenti v. Istituto Storico della Resistenza, Firenze.
3 P. PAOLETTI, C BISCARINI, V. MEONI,  1943-1944: Vicende belliche e Resistenza in terra di Siena. Siena, Nuova immagine Editrice 1994.
4 Il Tenente Generale Ernst Gunther Baade, e non Von Baden come erroneamente viene citato in alcune pubblicazioni, nato il 20.8.1897 a Falkenhagen, morto per ferite ricevute da un cacciabombardiere alleato l’8 maggio 1945, era un soldato eccentrico quanto abilissimo lattico.
5 Il generale Crisolly venne ucciso dai partigiani a settembre sugli Appennini. Oggi è l’unico generale tedesco sepolto nel cimitero militare della Futa.
6 Le referenze mappali venivano cambiate, per motivi di sicurezza, periodicamente.
7 G. BATISTINI, P. FERRINI, Volterra dalla Resistenza alla Liberazione, Comune di Volterra 1994; C. Biscarini, 1944: I francesi e la liberazione di Siena. Siena, Nuova Immagine Editrice 1911
8 Entravano in linea i reggimenti 349°, colonnello Crawford, e 350°, colonnello Fry, mentre restava in riserva il 351° del colonnello Champeny.
9 Ad agosto, il 26° reparto esplorante corazzato della 26° panzer, retto dal Rittmeister Joseph Strauch, uccideva 175 civili innocenti nel Padule di Fucecchio.
10 Un Kampfgruppe, letteralmente Gruppo da Combattimento, era un reparto di formazione simile alla Task Force americane.
11 G. STATGER, 26, Panzer Division, 1957.
12 Diario di guerra del 337° Fiel Artillery Battalion, National Archives Washington.
13 Il 5 luglio, l’ufficiale 1c della XIV armata tedesca segnalava: “IV Corpo d’armata americano. Respinta avanzata di ricognizione con 2 compagnie 3 Km a nord di 51/61 (Saline) e con poche forze contro 26/15 (Mazzolla)”. (1c Tagesmeldung 5.8.44, KTB AOK 14, microfilm T. 312 roll 491, National Archives Washington). Quello stesso giorno, il comando tedesco denunciava a Volterra: “Sbarramenti stradali e assalto contro un carro armato compiuto dai partigiani”. (Bandenlage Italien 1.7-10.7, Bundesarchiv Militararchiv Friburgo).
14 “Informazioni sul nemico. 350° reggimento della 88a divisione fanteria individuato, per mezzo di due prigionieri, di nuovo in azione 2 Km a nord est di Saline”. (1c Morgenmeldung 7.8.44, KTB AOK 14, microfilm T.3 312, roll 491, National Archives Washington).
15 Storia del 349° reggimento, National Archives Washington.
16 Con questo nomignolo erano conosciuti i soldati americani.
17 Così i soldati alleati chiamavano i tedeschi. Un diverso modo era ancor più dispregiativo: Krauts.
18 Storia del 149°, cit.
19 le Zwischenmeldung 8.7.44, KTB AOK 14, microfilm T.1 312, roll 491, National Archives Washington.
20 1c Tagesmeldung 8.7.44, KTB AOK 14, microfìlm T. 312, roll 491, National Archives Washington.
21 John Tucci, sposato in Italia, è uno dei pochi decorati con questa alta onorificenza,
22 Uno dei primi soldati americani ad entrare da Porta a Selci, dove oggi è stata posta una stele commemorativa, era il radiotelegrafista Claude “Doc” Waters, poi editore della rivista della Associazione Reduci della 88a divisione. Nel 1994, il Comune di Volterra ha voluto donare a tutti i veterani di questa unità che furono in Volterra, una pergamena in ricordo.
23 1c Zwischenmeldung 9.7.44, KTB AOK 14, microfilm T.312, roll 491, National Archives Washington.
24 Le compagnie americane erano così distribuite: I battaglione (A,B,C,); II battaglione (E,F,G); III battaglione (I,K,L).
25  F. HARTT, Fiorentine Art under fire. Princetown University Press 1949: “La Porta etrusca venne coraggiosamente salvata dai civili murandola”.