Emma Gazzarri

Emma si pettinò con cura i capelli e li raccolse sulla nuca, ripose il pettine in un cassetto, dette un’occhiata veloce che tutto fosse al suo posto e si guardò nello specchio per assicurarsi che il colletto, bianco, perfettamente inamidato, aderisse sulla divisa di raso nero del corpo insegnante della Scuola Professionale annessa al Conservatorio di S. Pietro.

Era ancora presto per le lezioni, ma scese le scale degli appartamenti riservati e attraversò il corridoio che la portava alle aule. Quella era l’ora migliore della giornata, il sole nascente di maggio, lo sguardo dai finestroni sul chiostro interno, pieno di fiori colorati e piante sistemate con cura geometrica e il silenzio, la stimolavano a riflettere con calma e organizzare con scrupolo la giornata.

Lungo il tragitto incontrò due ragazze ‘esterne’ che erano appena arrivate. “Buongiorno Maestra Gazzarri”. Emma ricambiò il saluto e notò un lampo di ironia nei loro occhi.

“I tempi stanno cambiando” pensò, “Ormai siamo nel 1932, queste ragazze si danno un filo di trucco e pensano al fidanzato, gli insegnamenti di questa scuola, serviranno al massimo a farle diventare delle buone mogli, esperte in lavori femminili di maglia, cucito, ricamo. Tra loro so che si parla di me come di una zitella che, per compensare la mancanza di un marito, si è completamente dedicata alla sua professione di insegnante di ricamo. Non è così, queste ragazze non sanno che la passione per un’arte, qualunque essa sia, comporta una dedizione totale, continua, che per essere perfetta, non lascia spazio per altri interessi. Vorrei riuscire a comunicargli l’eccitazione che provo di fronte ad una stoffa da ricamo bianca, come un pittore di fronte ad un quadro da incominciare; per magia, vedo i colori dei fili di seta che si intrecciano tra loro fino a prendere una forma precisa e non posso fare a meno di cominciare a ricamare seguendo quel disegno immaginario.”

Era arrivata davanti all’aula di ricamo, aprì la porta e si trovò di fronte il Gonfalone del Municipio di Volterra appoggiato alla parete di fronte. Nonostante avesse lavorato molto tempo con le sue allieve a quella realizzazione, vedere quel lavoro finito, in tutta la sua imponenza, la lasciò senza fiato. Era stato commissionato alla Scuola Professionale direttamente dal Podestà e per realizzarlo era stata scelta lei tra le insegnanti di ricamo perché ritenuta la più qualificata.

Sullo sfondo bianco e oro, il grifone e il drago combattevano la loro lotta eterna, le due figure in verde e rosso pareva si muovessero, i loro muscoli si gonfiavano con un effetto prodotto dall’esatta conoscenza dell’orditura del tessuto e dall’intreccio dei fili di seta fino a formare dei chiaroscuri cangianti come se fossero scalature di colore dovuti al pennello di un pittore.

“Questo punto di ricamo l’ho inventato io” pensò con orgoglio “e lo chiamerò Punto Scritto Volterrano, ‘scritto’ perché il ricamo viene fatto come se fosse una scrittura intrecciata, ‘volterrano’ in onore alla mia città e al prestigio di questa Scuola Professionale.”

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La storia del Conservatorio di San Pietro inizia con il 1782, quando il Vescovo di Volterra, Mons. Sacchetti, dette incarico alle monache di S.Marco in San Pietro di aprire una pubblica scuola – laboratorio e chiese alla Santa Sede la facoltà di togliere in parte la clausura del monastero.

Nel 1787 la scuola fu ampliata con l’acquisto dei locali dell’ex Compagnia di San Pierino e rappresentò per le ragazze volterrane, l’unica istituzione ufficialmente delegata all’educazione femminile con le classi elementari e le superiori annesse. Fino a tale data l’intervento pubblico si riferiva solamente al sesso maschile e per la donna l’unica sicura possibilità d’istruzione era quella di entrare in un ordine religioso. Nei primi anni il numero delle educande è scarso , nella scuola si insegna far calza, cucir biancheria, ricamo, e a leggere e scrivere. Col governo francese di Napoleone nel 1810 sono molte le corporazioni religiose che vengono soppresse con esclusione di quelle in cui ci si occupa di infermi e di pubblica istruzione. Il convento passa alle suore di S.Lino che accettano le condizioni imposte trasformando la scuola in Conservatorio di S.Lino in S.Pietro.

Nel 1850 viene annesso al fabbricato il giardino posteriore del Conservatorio e al piano terreno viene organizzata anche una sorta di infermeria con otto letti . Nel 1867 viene approvato il regolamento per i Conservatori femminili, la disposizione di non far più oblate segna la fine dell’istituzione religiosa venendo sempre meno il personale necessario all’educandato, tanto che nel 1880 la direzione fu affidata alla Sig.ra Ida Bozzi, prima insegnante laica.

Il Conservatorio di S.Lino in S.Pietro impartisce l’istruzione attraverso due canali, l’educandato e la scuola pubblica. Di quest’ultima si sa solo che è gratuita e che “riceve scolare di più e di diversa età”. Le ragazze a convitto provenivano da diversi luoghi e da famiglie benestanti, entravano nel conservatorio tra i 7 e i 12 anni e ci rimanevano non oltre i 18. Le ragazze non potevano parlare con estranei, leggere libri senza il consenso delle maestre, né scrivere lettere. In seguito furono aggiunti altri corsi; nel 1911 la scuola elementare aveva 6 classi per un totale di 259 alunne, la scuola tecnica 3 classi per 14 alunne e la scuola di laboratorio professionale, 5 classi per 96 alunne. Nel convitto si trovavano 11 educande . Le alterne vicende della scuola hanno visto la definitiva chiusura della struttura nei primi anni ’70.

© Anna Ceccanti, ANNA CECCANTI
Umberto Bavoni – La difficile strada della istruzione femminile a Volterra e la nascita dei Conservatori
R.Lanzillo – Rassegna Volterrana X – Artigianato femminile