La Confraternita fu impegnata, di lì a poco, a far fronte all’assistenza richiesta dalla popolazione e dai molti profughi trasportati nel nostro territorio dalla Grande Guerra. Non pochi problemi alla sopravvivenza delle Misericordie creò il successivo regime fascista quando, nel tentativo di ricondurre ogni intervento assistenziale sotto il controllo dello Stato, dispose la confisca dei loro beni a favore della costituenda Croce Rossa Italiana. Fortunatamente le disposizioni non trovarono rigorosa applicazione anche, e soprattutto, per l’intervento del re Vittorio Emanuele III, che, tra l’altro, presenziò il Congresso nazionale delle Misericordie che si tenne a Viareggio nel 1926.
> Sommario, La Compagnia della Misericordia di Volterra
Il progresso veniva incontro alle crescenti esigenze della locale Compagnia della Misericordia che, nel corso della prima metà degli anni ’20, mise in funzione, accanto alle tradizionali portantine a mano e ai carri a trazione umana o ippica, una moderna autoambulanza e un’auto funebre Fiat, quest’ultima sormontata da un cassone in gran pompa che, in seguito, fu riadattato su una più recente Lancia-Astura rimasta poi in servizio per molti anni.
Il primo autista della Misericordia fu il Toni, per decenni fedele “servo” della Misericordia e presenza costante in tutte le foto dell’epoca. Sul finire degli anni trenta la Compagnia era un’istituzione ben funzionante, dotata di due moderne ambulanze tanto che i tedeschi, al passaggio del fronte, pensarono bene di portarsele via. La guerra vide i fratelli della Misericordia prodigarsi per alleviare le miserie e le crudeltà che il conflitto inevitabilmente si portò dietro, basti ricordare la tragica esplosione della Caserma di Volterra.
Il conflitto segnò profondamente la Compagnia, tanto che nel 1948, dopo quasi sette secoli, fu sul punto di cessare ogni attività per mancanza dì fondi e dì mezzi. Una commissione straordinaria, con pieni poteri, presieduta da Eugenio Logorio, fu incaricata di fare tutto il possibile per porre rimedio alla difficilissima situazione e in tre anni di indefessa attività vi riuscì pienamente. Per gli eventi bellici, erano andate perse l’autoambulanza più moderna, come detto sopra, e l’auto funebre; era rimasta in funzione solo una vecchia Fiat tipo 2, definita però dalla stessa commissione “insufficiente e indecorosa”, tanto che si provvide all’acquisto di un “Dodge”, un mastodontico autocarro americano, che si rivelò subito costoso nella manutenzione e inadeguato a circolare per le strette viuzze volterrane, tanto che fu riattivato il vecchio carretto a mano di inizio secolo, il mitico “cannoncino di volata”. La scarsità di mezzi e i debiti contratti raffreddarono molto le simpatie dei Volterrani per l’Istituzione e, come spesso accade quando una società è moribonda, cominciarono presto a scarseggiare anche gli affiliati. Davanti a questa situazione la Commissione dovette davvero darsi un gran da fare. Attraverso una campagna per la raccolta di contributi straordinari, l’intensificazione degli accatti settimanali, il ripristino del controllo direttivo, amministrativo e contabile, anche con l’adeguamento delle tariffe di alcuni dei servizi prestati, sì da esercitare le opere di assistenza senza paurose rimesse, il passivo prese gradualmente a diminuire e già nell’assemblea generale del 6 marzo 1949 si cominciò a parlare di vendere il “Dodge” e di acquistare una più modesta e funzionale Fiat, alla quale accoppiare un’auto funebre almeno decorosa.
Il programma fu rispettato di lì ad un anno e, per quanto difficile fosse stato trovare un acquirente del “Dodge”, grazie all’aiuto della Cassa di Risparmio di Volterra e alla ritrovata solidarietà dei cittadini, la Misericordia fu dotata di due fiammanti 1100 Fiat, adattate una ad autoambulanza e una a carro funebre.
L’anno successivo la Commissione amministrativa straordinaria cessò la sua attività, dopo aver riassettato il bilancio e l’organizzazione della Compagnia, lasciando le redini della Confraternita ad un Magistrato eletto a norma di statuto che, subito, designò Governatore lo stesso Logorio. Per convenzione gli ultimi cinquanta anni si considerano cronaca e non ancora storia; il nostro raccontare si ferma dunque a metà del XX secolo, ma siamo certi che i Volterrani ben sappiano riconoscere, e apprezzare, nell’opera presente della loro Confraternita lo stesso spirito di carità e di sacrificio di quei facchini che in Firenze, molto tempo fa, dettero vita, stando alla leggenda, alla prima Compagnia della Misericordia.