Il C.L.N. fu definitivamente costituito nel dicembre 1943. In un clima ormai disperato, la necessità assoluta di ottenere armi per una formazione partigiana rappresentava una preoccupazione costante per il C.L.N., che doveva anche affrontare altri problemi sempre più pesanti e gravi. Numerosi…
Da richiamato alle armi il mio reinserimento nella vita cittadina non presentò eccessive difficoltà. A onor del vero mi sentivo un po’ spaesato anche se la mia assenza non datava da molto. Al rientro, la prima visita la feci a Umberto Borgna, lassù al Giardinetto. Ci si conosceva da anni,…
Reinserito nella vita cittadina erano accaduti nel frattempo avvenimenti di importanza storica, quali la caduta del fascismo al 25 di luglio, ed io non avevo potuto seguire da vicino le ripercussioni.
L'informazione pervenuta, concisa come un telegramma, trattava di un crollo avvenuto nel Borgo, di gente sorpresa nel sonno, travolta e sepolta sotto le macerie, di soffocate invocazioni di aiuto.
Ordinarono di portarmi in carcere, al Mastio. I nostri scarponi chiodati rimbombavano nel notturno silenzio di Via Nova, e nel capo mi frullava l'idea dì scappare.
L'emozione di quella domenica, nove di luglio del 1944 fu così intensa da impedire anche alle menti più ordinate di conservare una giusta sequenza degli episodi, cronologicamente disposti. Ci proviamo.
Quando la Repubblica di Salò cominciò a far la faccia feroce, il Palazzo Solaini che fino allora era stato il simbolo dell'inamovibilità volterrana, cominciò a ribollire di imprecisati fermenti.
Liana Millu venne assegnata al circolo didattico di Volterra dopo aver brillantemente superato un concorso per il passaggio a ruolo. Fu una delle superstiti dello spietato campo di concentramento di Auchwitz,
L'inverno del 1943 non era iniziato con temperature eccessivamente rigide, ma senza dubbio il freddo la gente lo pativa lo stesso, non tanto per la scarsa disponibilità di indumenti, quanto per l'insufficiente alimentazione.
Il giorno della liberazione della nostra città da parte delle truppe alleate, originò un esplosione di gioia, riaccese le speranze e ridette un impulso di vitalità. Cercheremo di rispondere ad alcune domande precise di quel periodo.
Era sul tetto del palazzo Inghirami, a spegnere l'incendio della Caserma. In un primo momento c'era riuscito, un minuto dopo si dissolse in una nube di fuoco, in un fragore da Apocalisse.
«Dichiaro inoltre di essere di pura razza ariana e che non lo sia nessuno dei miei ascendenti, fino alla terza generazione.» Lucaks e Liana se la videro brutta in quegli anni, ma riuscirono a sopravvivere.
Quella fine di giugno del 1944 vedeva gli eventi precipitare con l'inesorabilità di una macina da mulino e tutta la gente, anche quella minuta, presentiva grandi cose imminenti, ma lo scoppio della caserma fu inaspettato.
Stava arrivando l'ottimismo di quanti potevano ancora credere che il peggio fosse ormai passato e che, da un momento all'altro dalla spalletta dei Ponti si sarebbero potuti ammirare i tedeschi in fuga e gli alleati in arrivo.
I fascisti restavano sempre più isolati, mentre la gente, sotto l'assillo della fame e delle privazioni riversava su loro, quasi più che sui tedeschi, il rancore per quanto accadeva.
Ci si chiederà perché solo ora e cioè dopo tanti anni si senta ancora il bisogno di rendere la propria testimonianza sulla storia della XXIII bis Brigata Garibaldi "Guido Boscaglia". Molto è già stato scritto su questo argomento.
Si erge solitaria su una elevata schiena collinare, controllando strade importanti che dalla città si dipartono verso i quattro punti cardinali. Questo ne fece, durante l'ultimo conflitto mondiale, uno degli obiettivi principali della offensiva americana del luglio 1944.
A me interessa ricordare più di tutto il clima di allora, una ricchezza che qualcuno o qualcosa ci ha portato via indebitamente. I tempi della seconda guerra mondiale.
Non sembri retorica il ricordare alcuni aspetti della vicenda bellica, anzi della più cruda guerra civile che fascisti repubblichini e nazisti misero in atto nelle nostre contrade.
Le cannonate arrivavano vicino a noi e aprivano buche nel terreno, con zampillo di terra; l'areo mitragliava bassissimo e ogni volta ci distendevamo a testa in giù con la faccia spiaccicata nelle zolle cretose.
Un profondo boato, come un lungo tuono nel sereno di luglio e poi il buio greve e tangibile in cui nevicava nero, erano fogli e veline carbonizzati che andavano in mille frammenti.
Non c'è inizio di primavera che non mi riporti agli occhi della mente le violette di sotto San Giusto, quelle che fiorivano lungo la scorciatoia che si apriva sulla sinistra andando verso Volterra.
Uno spassoso e allo stesso tempo amaro episodio della seconda guerra mondiale che si svolse tra le vie della città, all'arrivo degli americani il 10 di Luglio nel 1944.
I volterrani da secoli, si sono sempre distinti nelle battaglie per la giustizia e la libertà e da sempre si è discusso di politica qui sul Poggio. Corrono gli anni venti del fascismo.
La cronaca della liberazione della nostra città si svolge nell’arco di una giornata, quello più saliente che riguarda la nostra Nazione in poco più di 90 ore.
Puntuali come una febbre del fieno, appena riviene Maggio, rièccoteli fuori, i ricordi. Ma di anno in anno, e ormai ne son passati parecchi, sempre più labili e rimpiccioliti.
Durante un attacco ad una colonna motorizzata dell'esercito germanico vengono catturati nel mese di aprile quattro partigiani. Dopo essere barbaramente torturati, furono infine fucilati.
Anche l'ospedale psichiatrico di Volterra, ai primi di luglio del 1944, si trova al centro dei combattimenti che causano al suo interno 9 morti e 40 feriti.
Grazie a Rodolfo Siviero, 007 italiano più noto del secolo scorso, preziose opere ritornarono in Italia e tra queste una piccola tavola volterra a tempera, ora esposta a Firenze.
Una terra sbranata dalle unghiate furibonde della guerra: sui bordi della strada i carri armati apparivano già calcinati dal sole, le fiamme, la polvere.
Raccontare il passato in prima persona, specialmente per chi non l'ha mai vissuto, è il modo migliore per ripercorrere le tragedie della nostra storia. Volterra ne ha una per noi!