La sequela di un Vescovo e la ricerca di nuove concessioni

Non agevole si presenta il compito per Volterra, come in generale per le altre diocesi italiane, di redigere una cronotassi dei vescovi che hanno retto la diocesi dalle origini all’epoca del papa Innocenzo III. Da un lato scarse sono le notizie autentiche pervenuteci, in particolare per i periodi più antichi, mentre dall’altro a questa carenza di dati si è supplito, già in età medievale, con un’abbondanza di elementi più o meno fantasiosi.

> Sommario, Cronotassi dei vescovi di Volterra dalle origini all’inizio del XIII secolo


AL SECOLO XI

Il nuovo vescovo fu invece Benedetto, attestato per la prima volta in un livello del 23 maggio 99746. Il papa Giovanni XVIII gli confermò il possesso della pieve di Elsa e della chiesa di S. Maria di Spugna, che erano state invase dal conte Ildebrando IV degli Aldobrandeschi47: la contesa tra il vescovo e il conte trovò soluzione con l’accordo stipulato il 10 ottobre 1007 tra Benedetto e Willa, madre del conte, la quale ottenne proprio quella chiesa di S. Maria di Spugna occupata da Ildebrando. Il vescovo dovette dunque cedere, probabilmente perché l’aldobrandesco, partigiano di Enrico II contro Arduino, era in grado d’imporre la sua volontà48.

Non sappiamo quale fosse stato l’atteggiamento di Benedetto verso i due pretendenti alla corona d’Italia, ma nel marzo 1014, poco dopo la sua incoronazione ad imperatore, Enrico II concesse un privilegio ai canonici volterrani su richiesta del vescovo Benedetto, definito dal sovrano noster dilectus fidelis49.

L’ultima notizia su Benedetto risale al 22 novembre 1015, allorché a Nespulo nella contea di Volterra partecipò a un placito presieduto da Ranieri marchese di Tuscia50.
Il suo successore fu il novarese Gunfredo, attestato per la prima volta il 2 aprile 1017, quando ordinò, con il consenso dei canonici, un prete nella pieve di Fabbri51. Dalla sua iscrizione sepolcrale risulta che egli morì il 25 agosto 1039 e che il suo episcopato durò ventitré anni: egli fu perciò eletto vescovo nel 101652.

Gunfredo partecipò ai sinodi tenuti a Roma il 6 aprile 1027 dal papa Giovanni XIX e il 2 novembre 1036 da Benedetto IX53; nel maggio 1029, insieme con i vescovi Benedetto di Porto e Pietro di Castrum Felicitatis, definì, per ordine del pontefice, la contesa sulle pievi di confine tra i vescovadi di Arezzo e di Siena a favore della diocesi aretina54. Nel 1034 egli fondò e dotò un monastero benedettino maschile nella chiesa dei SS. Giusto e Clemente presso la città di Volterra55. L’ultimo documento in cui compare è un livello del 23 aprile 103856.

Gunfredo fu sepolto in un sarcofago antico, nel quale furono poi deposti anche i vescovi Ruggero e Ugo, collocato sul fianco sinistro della cattedrale di Volterra e trasportato nel XV secolo all’interno dell’edificio per formare il secondo altare sinistro. Nel 1677 le ossa di Gunfredo e di Ruggero vennero traslate nel sepolcro della famiglia Inghirami nella cappella di S. Paolo57; il sarcofago si trova ora nel Museo Diocesano di Arte Sacra.
Dall’8 novembre 1044 è attestato il vescovo Guido58, il quale partecipò ai sinodi tenuti a Roma nell’aprile 1049 e nel maggio 1050 dal papa Leone IX e il 13 aprile 1059 da Niccolò II59. Il 17 maggio 1052 a Zurigo ottenne dall’imperatore Enrico III l’alta giurisdizione sui residenti nelle terre della Chiesa volterrana. Questo privilegio, che aumentava in Volterra le prerogative e il ruolo del vescovo a scapito del conte, rientrava nella politica perseguita da quel sovrano in Toscana di favorire i vescovi contro la potenza, divenuta ormai infida, dei marchesi di Toscana (i da Canossa) e dei conti ed ufficiali pubblici ad essi legati60.

Il 1º dicembre 1059 a Firenze, alla presenza del papa Niccolò II e d’Ildebrando, abate di S. Paolo Fuori le Mura di Roma, il vescovo Guido ottenne dal conte Guglielmo Bulgaro porzioni dei castelli di Colle Mucoli e di Pulicciano e i beni già detenuti dal defunto Adelmo61, il quale aveva fondato con la moglie Gisla nel 1034 il monastero di S. Sepolcro e S. Maria di Fonte Pinzaria. A questo cenobio, dipendente dal vescovado volterrano, Guido confermò il 17 dicembre 1061 i beni donati dai fondatori62: è questa l’ultima notizia sul vescovo Guido.

Il 17 ottobre 1064 compare il vescovo Ermanno63, il quale il 17 gennaio 1073 partecipò a Pisa a un placito presieduto dai marchesi Beatrice e Goffredo64.

A una sua richiesta di consiglio rispose S. Giovanni Gualberto con una lettera, che esortava i canonici alla vita comune e alla lotta contro la simonia. Questo testo ha fatto ritenere Ermanno un vallombrosano, discepolo di S. Giovanni Gualberto, ma nella lettera non vi è nessun elemento che possa far pensare a un rapporto discepolo-maestro né nell’attività episcopale di Ermanno vi è alcunché di riferibile alla sua precedente condizione65. Ad ogni modo, la lettera può essere messa in relazione con l’organizzazione della vita comune dei canonici della cattedrale di Volterra, operata da Ermanno in un sinodo appositamente convocato il 6 agosto 107366. Nella stessa data egli affidò ai Camaldolesi il già nominato monastero di Fonte Pinzaria67. Queste sono le ultime notizie su di lui.

Il 16 settembre 1077 il papa Gregorio VII scrisse ai vescovi di Fiesole e di Firenze di far eleggere come vescovo di Volterra Bonoiso, arciprete di Mantova, e di provvedere poi alla sua consacrazione68, ma costui non fu poi eletto. La sede volterrana anzi era ancora vacante l’11 febbraio 1078, quando, in un placito presieduto a Marturi dalla marchesa Matilde, il vescovado di Volterra fu rappresentato solo dal suo avvocato, senza far menzione di un vescovo69.

Il nuovo vescovo, Pietro IV, compare solo nel settembre 1080 ed è attestato fino al 30 luglio 109970: quest’ultimo atto è una donazione al monastero dei SS. Giusto e Clemente, fondato dal suo predecessore Gunfredo.
Non so se Pietro IV possa essere identificato con il Pietro prete, canonico della cattedrale di Volterra, attestato negli anni 1061-107371.

© Piccola Biblioteca Gisem, MARIA LUISA CECCARELLI LEMUT
“Cronotassi dei vescovi di Volterra dalle origini all’inizio del XIII secolo*”, in Pisa e la Toscana occidentale nel medioevo. A Cinzio Violante nei suoi 70 anni, a cura di G. Rossetti, 1, Pisa, ETS, 1991 (Piccola Biblioteca Gisem, 1), pp. 23-57)
Questo articolo nasce dalla rielaborazione e dall’ampliamento del contributo preparato nel lontano 1980 per la progettata Series episcoporum ecclesiae catholicae occidentalis ab initio ad annum 1198, a cura di O. Engels e S. Weinfurter dell’Università di Colonia, coordinata per la sezione italiana da Gert Melville. Ma tale iniziativa non ha avuto alcun seguito e non si ha più notizia dei testi allora prodotti.
46 Ivi, n. 88. In quasi tutte le liste episcopali anteriori a questo secolo citate alla nt. l, salvo il Giovannelli, questo vescovo è duplicato, immaginando una successione Benedetto I 985, Pietro 987-990, Benedetto II.
47 Ed. W. Wiederhold, Papsturkunden in Florenz, ora in P. Kehr, Papsturkunden in Italien. Reiseberichte zur Italia Pontificia, voll. 5, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1977, III, n. 1 p. 308; reg. Kehr, I.P., cit., III, n. 10 pp. 282-283. Il documento, senza data, è anteriore a quello del 10 ottobre 1007 citato alla nt. seguente ed è naturalmente posteriore all’elezione di Giovanni XVIII, avvenuta alla fine del 1003. Sia la pieve di Elsa sia la chiesa di S. Maria di Spugna –ove gli Aldobrandeschi fondarono un monastero benedettino maschile– si trovavano presso Colle Val d’Elsa: E. Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, voll. 6, Firenze 1833-1846, I, pp. 735, 28.
48 Ed. Ughelli, I.S., cit., I, coll. 1431-1434; reg. Schneider, R.V., cit., n. 104. Cfr. Rossetti, Società e istituzioni, cit., p. 311.
49 Ed. M.G.H., Diplomata, III: Heinrici II et Arduini diplomata, a cura di H. Bresslau e H. Bloch, Hannover 1900-1903, n. 292 pp. 357-359.
50 Ed. Manaresi, I placiti, cit., II/1, n. 289 pp. 556-564.
51 Reg. Schneider, R.V., cit., n. 110. La pieve di Fabbrica si trova in Valdera, quasi 6 km a SSE di Pèccioli: Repetti, Dizionario, cit., II, p. 78.
52 L’iscrizione è incisa sulla lastra che funge da coperchio al sarcofago antico nel quale fu deposto il presule; ad essa fu in seguito aggiunta l’epigrafe relativa al vescovo Carlo Filippo Sfondrati, sepoltovi nel 1680 (cfr. testo corrispondente alla nt. 57). Ora il testo relativo a Gunfredo appare così:
Omnia disponit sicut Deus omnia novit
In mundo cunctos dirigit et populos
Quos vult sublimat, quos vult et ad ima reclinat,
Hos patria retinet ast alios aliter,
Do(m)nu(m) Gunfredu(m) statuens ad pontificatu(m)
Qua(m) procul a patria non regione sua.
Novariae natus, Vulterrae est intronizatus,
Progenie dignus, moribus eximius,
Sollers finitimis, p(re)bens solatia cunctis,
Regnum consiliis fovit et eloquiis,
Aeccl(esia)m Christi supplevit mente fideli
Augens multiplici cuncta labore sui;
Vestitu(m) nudis, victu(m) donavit egenis,
Auxiliu(m) miseris om(n)ib(us) et viduis.
Nunc rogo te, titulu(m) frater qui legeris istum,
Deposcas semper huic miserere pater.
Anno Incarnationis D(omi)ni n(ost)ri Iesu Cristi
MI.XXXVII ind(ictione) VII
G(unfredus) ep(iscopu)s sedit annos XXIII.
L’iscrizione è stata edita, con qualche inesattezza, da Acta Sanctorum Septembris, III, Antverpiae 1750, p. 306; Giachi, Saggio di ricerche, cit., p. 199; Cappelletti, Le chiese, XVIII, cit., p. 223, i quali aggiungono un ultimo rigo, «VIII Kalendas Septembris obiit Gunfredus episcopus», ora mancante, forse cancellato per scrivere l’epigrafe dello Sfondrati. I problemi cronologici sono stati risolti da Cavallini, Vescovi volterrani, cit., pp. 30-36.
53 Mansi, Sacrorum conciliorum…collectio, XIX, Venetiis 1774, coll. 479 e 520.
54 Ed. Pasqui, Documenti, I, cit., n. 137 pp. 196-198.
55 Edd. G. Mittarelli et A. Costadoni, Annales Camaldulenses ordinis s. Benedicti, II, Venetiis 1756, app., n. 15 coll. 36-37; Giachi, Saggio di ricerche, cit., n. 10 pp. 425-427.
56 Reg. F. Schneider, Regestum Senense (=R.S.), I (713-1235), Roma 1911 (Regesta Chartarum Italiae, 8), n. 39.
57 Acta Sanctorum Sept., III, cit., pp. 308-309; Leoncini, Illustrazione, cit., pp. 75, 120, 225; Cavallini, Vescovi volterrani, cit., p. 36.
58 Reg. Schneider, R.V., cit., n. 122. In molte delle liste vescovili citate alla nt. l, il vescovo Guido è duplicato, prima e dopo Ermanno (Amnirato, Ughelli, Gams, Leoncini) oppure Gunfredo (Falconcini, Orlendi, Giovannelli), e inoltre sono spostati all’XI secolo i vescovi Eumanzio, Opilione ed Eucaristo del V secolo (Ammirato, Falconcini, Giovannelli, Ughelli).
59 Mansi, Sacrorum conciliorum…collectio, XIX, coll. 680, 723; 771 (quest’ultimo anche in M.G.H., Scriptores, IV, Hannover 1841: Ex Widrici miraculis s. Gerardi, a cura di D.G. Waitz, pp. 506-507); 911-912, 919 (anche in M.G.H., Legum sectio IV, Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, I (911-1197), a cura di L. Weiland, Hannover 1893, p. 545).
60 Ed. M.G.H., Diplomata, III: Heinrici III diplomata, a cura di H. Bresslau e P. Kehr, Berlin 1926-1931, n. 291 pp. 393-395. Sulla politica toscana di Enrico III cfr. G. Tabacco, Arezzo, Siena, Chiusi nell’alto medioevo, in «Lucca e la Tuscia», cit., pp. 163-189, a p. 181 e nt. 74.
61 Ed. J. von Pflugk-Harttung, Iter Italicum, Stuttgart 1883, n. 38 pp. 422-423.
62 Ed. Giachi, Saggio di ricerche, cit., n. 19 pp. 443-445. Il monastero di Fonte Pinzaria, chiamato di Adelmo o di Elmo dal suo fondatore (ora Badia Elmi), si trovava sulla sinistra dell’Elsa, 1 km e mezzo a SO di Certaldo: Repetti, Dizionario, cit., I, p. 50; Kehr, I.P., cit., III, pp. 300-301.
63 Reg. Schneider, R.V., cit., n. 130.
64 Ed. Manaresi, I placiti, cit., III/1, n. 428 pp. 310-314.
65 M.G.H., Scriptores, XXX/2, Hannoverae 1934: Vita s. Iohannis Gualberti auctore Andrea abbate Strumensi, a cura di F. Baethgen, p. 1093. Sulla lettera vedi S. Boesch, Giovanni Gualberto e la vita comune del clero nelle biografie di Andrea di Strumi e di Atto di Vallombrosa, in «La vita comune del clero», Atti della settimana di studio (Mendola, settembre 1959), Milano, Vita e Pensiero, 1962, II, pp. 228-235, a p. 229 ntt. 9 e 10, che attribuisce il testo al periodo dopo il 1068 (S. Giovanni Gualberto morì il 12 luglio 1073).
66 Mansi, Sacrorum conciliorum…collectio, XX, Venetiis 1775, col. 3; vedi E. Cristiani, Le origini della vita canonicale nella diocesi di Volterra, in «La vita comune», cit., II, pp. 236-244, a p. 242.
67 Reg. L. Schiaparelli e F. Baldasseroni, Regesto di Camaldoli, I, Roma 1907 (Regesta Chartarum Italiae, 2), n. 386.
68 Edd. Ammirato, Vescovi, cit., p. 86; Ughelli, I.S., cit., I, col. 1436; Giachi, Saggio di ricerche, cit., pp. 420-421; reg. Kehr, I.P., III, cit., n. 12 p. 283.
69 Ed. Manaresi, I placiti, cit., III/1, n. 447 pp. 354-355.
70 Del primo documento regesto in Schneider, R.S., cit., n. 9; del secondo ed. Giachi, Saggio di ricerche, cit., pp. 446-447; reg. Schneider, R.V., cit., n. 137.
71 Ivi, nn. 127, 22 giugno 1061, 129, [17 dicembre 1061], e 133, [6 agosto 1073].