> Sommario, La nascita e lo sviluppo delle Contrade
Dal 1992, la Contrada di Porta a Selci ha inglobato una porzione della Contrada di Castello, suddivisa tra la Contrada di Sant’Agnolo, la Contrada di Porta all’Arco e Sant’Alessandro. Nel suo territorio è presente anche la contrada del Piano di Castello.
Questa contrada è oggi quasi disabitata, infatti è stata quella che ha subito i maggiori danni dopo la conquista fiorentina del 1472, poiché la fortezza medicea è stata costruita interamente nel terreno che era prima occupato dalle abitazioni di questa contrada. Aveva come limite Sud ed Est le mura, ad Ovest una strada, oggi scomparsa, che la divideva dalla contrada di Castello e a Nord l’antica via de’ Selci, una strada che correva parallela alla moderna via Don Minzoni, la separava dalla contrada di Porta a Selci.
Piano di Castello, come altre contrade, subì un forte calo demografico nella seconda metà del ‘300, in conseguenza delle pestilenze e delle emigrazioni. Venne quindi accorpata alla contrada di Porta a Selci almeno dal 1389. Era in questa zona che il vescovo Ranieri II degli Ubertini trasferì il palazzo vescovile alla fine del XIII secolo; esso venne poi raso al suolo e sulle macerie fu costruito nel 1472 il torrione e le quattro torri che compongono il Mastio. Nonostante il palazzo sia stato distrutto abbiamo delle descrizioni abbastanza precise che ci fanno sapere che esso era ampio e ricco di decorazioni; vi erano sale dipinte e stanze lussuose, queste descrizioni ci fanno capire che era costruito con una struttura che poteva assolvere una funzione difensiva in caso di necessità.
Oggi nell’area che era occupata dalla contrada si trova uno dei maggiori complessi difensivi della città: il Cassero o Rocca Antica. Costruito pochi anni dopo la costruzione delle mura comunali, con una forma che ricorda vagamente quella di una nave, doveva difendere la porta a Selci e controllare, dall’alto delle sue torri, tutta la valle dell’Era e del Cecina sotto il controllo volterrano, grazie anche alle segnalazioni che facevano le torri disperse nel territorio. Su queste fortificazioni più antiche furono fatti una serie di lavori di rafforzamento fino alla sistemazione definitiva con la costruzione della fortezza medicea nel 1473.
La Rocca Antica era posta a protezione della Porta a Selci che, fino al 1500, si trovava in un altro punto delle mura, più in alto di adesso accanto alla rotonda Torre del Duca di Atene. La porta antica doveva essere lo sbocco della via de’ Selci, che seguiva un percorso diverso dalla via Don Minzoni, che fu chiamata via Nuova. La porta attuale venne costruita quando la via Nuova acquistò il maggior flusso di traffico di questa zona, probabilmente anche in relazione con la costruzione della Fortezza Medicea e il riassesto urbanistico delle contrade di Porta a Selci e Piano di Castello.
Lo stemma di questa contrada è una testa di cavallo. I colori sono il verde e l’ocra.
Questa contrada è oggi quasi completamente disabitata. Infatti essa comprendeva tutta la zona attualmente occupata dal parco Fiumi, insieme alle case che stanno alle sue pendici, cioè parte delle abitazioni che danno su via di Castello, le case di via dei Marchesi e di vicolo Guidi e la parte posteriore delle case di via Matteotti e di via Gramsci.
Non sappiamo con esattezza quali fossero i confini originali, oggi rimane intatto soltanto uno di essi, quello delle mura medievali, gli altri sono scomparsi a causa delle vicende che hanno modificato l’assetto urbanistico della zona.
Confinava ad Est con la contrada di Piano di Castello e il limite era segnato da una strada che partendo dalla Porta dei Vescovi attraversava la sommità della collina e si congiungeva con Piazza XX settembre tramite il vicolo che ancora oggi collega il Parco con questa piazza; in al-
cune piante del Seicento si vede un sentiero che attraversava gli orti ottenuti dopo la distruzione della zona e che forse ricalcava il tracciato di questa strada più antica.
Il limite Nord, che la divideva dalle contrade di Sant’Agnolo e di Porta a Selci, era costituito da una strada oggi non più esistente, di cui resta solo un tratto in corrispondenza di vicolo Leonori Cecina, essa aveva un andamento parallelo a quello di via Don Minzoni e di via Gramsci, l’antica via Nuova.
Ad Ovest confinava con la contrada di Piazza tramite un vicolo oggi non più esistente, di cui il vicolo Senza Nome è l’ultimo tratto sopravvissuto e che andava verso Via de’ Selci seguendo un tracciato parallelo a via Matteotti; questo tracciato è oggi riconoscibile soltanto in parte.
Non sappiamo perché questa zona fosse chiamata Castello, dato che sia il castello dei vescovi, che il Cassero erano distanti da essa, probabilmente non vi doveva essere un vero e proprio castello, quanto piuttosto una incastellatura, formata da una torre con un piccolo circuito murario attorno.
Nella contrada di Castello vi erano numerose abitazioni, anche di famiglie magnatizie, vi fu costruita almeno una casa torre, i cui resti erano ancora visibili nel secolo scorso, e altri edifici più poveri; fra questi dobbiamo elencare il postribolo del comune che era stato relegato quas-
sù perché era lontano sia dalle strade principali che dalle chiese, luoghi interdetti alle prostitute.
Dal piano più elevato dove erano costruite le case e i palazzi, una strada realizzata anche con rampe di legno e pietra scendeva giù fino all’attuale piazza Martiri della Libertà; queste rampe hanno dato il nome di Ponti all’intera zona al di fuori delle mura. Nei primi anni del ‘400 il comune decise di costruire alcune case per le prostitute che “lavoravano” al postribolo della contrada nella zona dei Ponti, dove probabilmente vi era anche un’altra porta, chiamata Balduccia, che divideva la zona di Castello dalla Piazza e che forse si trovava nel tratto di mura che esisteva dove oggi vi è il parcheggio sotterraneo.
Questa contrada ebbe un notevole sviluppo economico quando, nel 1280, Ranieri II degli Ubertini trasferì il palazzo vescovile nella vicina contrada di Piano, fino ad allora il palazzo del vescovo si trovava nei pressi del Duomo. La causa è, probabilmente dovuta alla costruzione del Palazzo dei Priori con la conseguente diminuzione dell’influenza vescovile sulla politica cittadina. Una grande quantità di abitazioni deve essere stata costruita in questo periodo dai fedeli del vescovo che volevano abitare vicini a lui per darsi maggiore importanza.
La contrada di Castello continuò ad esistere, pur con un ridotto numero di abitanti, fino al 1428, anno in cui il Catasto ci informa che venne inglobata con quella di Piazza. Il colpo di grazia alla contrada fu dato però dai fiorentini. Quando i Medici, signori di Firenze, dopo aver conquistato Volterra nel 1472, decisero di costruire una grande fortezza che controllasse la città. Per raggiungere il loro scopo non esitarono a distruggere le case della contrada di Piano di Castello su cui costruirono il Mastio e, per garantire un maggior campo di tiro alle loro artiglierie, distrussero anche le case della contrada di Castello spianando completamente la zona. Da allora la zona è stata dedicata esclusivamente agli orti; la contrada conserva oggi solo poche case poste al confine di essa.
Le coltivazioni non dovevano mancare nemmeno prima dato che in un documento del 1320 è documentata addirittura una piantagione di zafferano e in un documento di IX secolo si parla dell’esistenza di una vigna del vescovo.
Il suo stemma è un leone rosso rampante a destra. I suoi colori sono il marrone ed il verde.