Non agevole si presenta il compito per Volterra, come in generale per le altre diocesi italiane, di redigere una cronotassi dei vescovi che hanno retto la diocesi dalle origini all’epoca del papa Innocenzo III. Da un lato scarse sono le notizie autentiche pervenuteci, in particolare per i periodi più antichi, mentre dall’altro a questa carenza di dati si è supplito, già in età medievale, con un’abbondanza di elementi più o meno fantasiosi.1

> Sommario, Cronotassi dei vescovi di Volterra dalle origini all’inizio del XIII secolo


AL SECOLO X

Vincoli con l’impero e con i suoi rappresentanti mantennero anche i presuli attestati nel X secolo. Il vescovo Alboino avrebbe ricevuto il 1º settembre 896 da Adalberto marchese di Tuscia una donazione, della quale esiste solo la notizia datane da Scipione Ammirato il Giovane31. Alboino fu poi presente a Roma nel febbraio 901 in un placito tenuto dall’imperatore Ludovico III e dal papa Benedetto IV32, ed è attestato nei documenti volterrani fino al luglio 90833.

Piuttosto lungo fu l’episcopato di Adalardo, attestato dal marzo 91834, al quale il re Ugo concesse il 30 agosto 929 il monte Torre35. Per l’ultima volta Adalardo compare tra i partecipanti al placito presieduto a Pisa il 14 marzo 941 dal marchese Uberto, conte di palazzo36.

Suo successore fu Bosone, attestato per la prima volta in un documento volterrano databile tra il 6 luglio 943 e il maggio 944, e l’ultima nel luglio 95937.

Nella prima metà del X secolo il vescovado volterrano fu destinatario di diplomi da parte dei sovrani Berengario I, Ugo e Lotario, che non ci sono pervenuti ma che sono ricordati dall’imperatore Ottone I nel privilegio da lui rilasciato il 2 dicembre 966 al vescovo di Volterra Pietro III. L’imperatore confermava la protezione imperiale già concessa dai suoi predecessori, l’esazione delle multe giudiziarie e l’esenzione dalla giurisdizione ordinaria per coloro che risiedevano sui beni della Chiesa volterrana; inoltre consentiva l’annullamento di quei contratti (donazioni, livelli, precarie) ritenuti dannosi per il vescovado, con un evidente tentativo di restaurazione del patrimonio ecclesiastico38.

Il 25 aprile 967 Pietro III partecipò al sinodo tenuto a Ravenna dal papa Giovanni XIII, alla presenza del medesimo imperatore39; e nell’abitazione di quel vescovo a Montevoltraio fu tenuto un placito dal marchese Oberto conte palatino, ancora alla presenza di Ottone I40.

Il vescovo Pietro III compì il 23 ottobre 974 una donazione a favore dei canonici della cattedrale41 ed è attestato per l’ultima volta in una permuta del 1º giugno 99142; egli morì poco dopo, dal momento che il 15 agosto 991 un certo Amelio si sottoscrisse definendosi «iam avocatus episcopus». Sembra dunque che costui sia stato eletto vescovo, ma che non abbia poi ricevuto la conferma imperiale43. Egli era sacerdote e canonico della Chiesa volterrana44 e più tardi ricompare il 18 marzo 994 come prete e figlio del defunto Abillone, allorché ricevette in livello due cascine dall’arcidiacono della canonica45.

© Piccola Biblioteca Gisem, MARIA LUISA CECCARELLI LEMUT
“Cronotassi dei vescovi di Volterra dalle origini all’inizio del XIII secolo*”, in Pisa e la Toscana occidentale nel medioevo. A Cinzio Violante nei suoi 70 anni, a cura di G. Rossetti, 1, Pisa, ETS, 1991 (Piccola Biblioteca Gisem, 1), pp. 23-57)
Questo articolo nasce dalla rielaborazione e dall’ampliamento del contributo preparato nel lontano 1980 per la progettata Series episcoporum ecclesiae catholicae occidentalis ab initio ad annum 1198, a cura di O. Engels e S. Weinfurter dell’Università di Colonia, coordinata per la sezione italiana da Gert Melville. Ma tale iniziativa non ha avuto alcun seguito e non si ha più notizia dei testi allora prodotti.
31 S. Ammirato, Istorie fiorentine, Firenze 1641, p. 24. Si sarebbe trattato della concessione della «libera giurisdizione di Berignone, Casoli, Montero, Sasso e Marciana», con una terminologia che sembra più recente: non sappiamo che cosa ci fosse scritto effettivamente nel documento né come l’abbia inteso Ammirato.
32 Edd. L. Schiaparelli, I diplomi italiani di Ludovico III e di Rodolfo II, Roma 1910 (Fonti per la storia d’Italia, 37), n. VI pp. 18-21; Manaresi, I placiti, cit., I, n. III pp. 410-414.
33 Schneider, R.V., cit., n. 15.
34 Ivi, n. 16.
35 Ed. L. Schiaparelli, I diplomi di Ugo e di Lotario, di Berengario II e di Adalberto, Roma 1924 (Fonti per la storia d’Italia, 38), n. XXIII pp. 68-69. In questo documento è la prima menzione della contea di Volterra: cfr. nt. 17.36 Ed. Manaresi, I placiti, cit., I, n. 140 pp. 527-530.
37 Schneider, R.V., cit., nn. 24 e 35.
38 M.G.H., Diplomata regum et imperatorum Germaniae, I/3: Ottonis I imperatoris diplomata, a cura di Th. Sickel, Hannoverae 1884, n. 334 pp. 448-449. Nel senso della restaurazione del patrimonio della Chiesa volterrana andava anche il falso diploma di Carlo III citato alla nt. 30 e interpolato appunto nel secolo X. Sull’attività patrimoniale del vescovo Pietro III cfr. Rossetti, Società e istituzioni, cit., pp. 274-281.
39 Mansi, Sacrorum conciliorum… collectio, XVIII, Florentiae 1773, col. 500.
40 Ed. Manaresi, I placiti, cit., II/1, n. 156 pp. 54-63. In questo placito era presente anche Rodolfo, primo conte attestato come titolare della contea di Volterra: cfr. nt. 17.
41 Ed. L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi (=A.I.M.Ae.), voll. 6, Mediolani 1738-1742, I, coll. 663-664; reg. Schneider, R.V., cit., n. 5.
42 Ivi, n. 79.
43 Ivi, n. 80. L’ipotesi che Amelio sia stato eletto vescovo e poi non sia stato consacrato è di G. Schwartz, Die Besetzung der Bistumer Reichsitaliens unter den Sachsischen und Salischen Kaisern. Mit den Listen der Bischofe 951-1022, Leipzig-Berlin 1913, p. 223.
44 10 marzo 989, Schneider, R.V., cit., n. 75.
45 Ivi, n. 83.