Il 5 gennaio del 1875 l’amministrazione comunale di Volterra, nella persona del sindaco Mario Ricciarelli, cedette al Consorzio Agrario prima e alla Congregazione di Carità dopo, il locale del fabbricato dell’ex convento di San Girolamo, che vi istituì un primo ricovero di mendicità2. Nel 1879, poi, la Congregazione di Carità inglobò anche il più antico ricovero degli Abbandonati in vista dell’istituendo ospizio di mendicità, includendo, come consuetudine, gli ospiti al tempo presenti3.
> Sommario, dal ricovero di mendicità alla chiusura del manicomio
Il fondo finanziario originario era costituito da un legato di Giuseppe Niccolò Viti e da una somma raccolta molti anni prima per erigere nella cittadina toscana un monumento a Pio IX, che era stato studente presso il locale collegio di San Michele. In una fase successiva, questi stessi fondi raccolti sarebbero stati devoluti, con il placet del Papa, per la costruzione dell’ospizio4.
Nel corso degli anni seguenti, in vista dell’apertura dell’ospizio di mendicità «dovuto alla beneficenza di uomini caritatevoli e di imperatura memoria», l’elenco delle donazioni si accrebbe notevolmente, includendo voci persino minute come «letti, materassi» et similia. L’ospizio di mendicità fu quindi inaugurato nel gennaio del 1884 e retto giuridicamente dalla Congregazione di Carità.
Le finanze dell’ospizio continuarono ad essere sostenute sempre con forme varie di beneficenza privata: singoli individui che in occasione di matrimoni, morti, natalità donavano un’offerta, somme elargite da banche, raccolte di beneficenza come quella organizzata nel 1886 dalla Filodrammatica dei concordi nel teatro locale. In quell’occasione, tra gli altri, Eugenio Lazzerotti, segretario della “Società-Ricreazione Operaia di Volterra” scrisse che:
Lunedì dopo Pasqua ricorrendo il secondo anniversario della fondazione di questa società, mi pregio significarle che, venne deliberato ad unanimità d’inviare numero dieci fiaschi di vino all’Ospizio di mendicità; perciò si compiaccia la S. V. Illustrissima di distribuirlo in quel giorno ai poveri ivi ricoverati5.
Un biglietto del 1892 scritto da un cittadino volterrano illumina ulteriormente la tipologia di legati che nel tempo contribuirono a sostenere l’istituzione di beneficenza, che peraltro nel 1890 era stata ovviamente sottoposta alla legge varata dal governo Crispi sulle Opere Pie6:
[…] su incarico di mio fratello Luigi rimetto qui accluse lire italiane duegentocinquanta di cui esso ha disposto a benefizio di codesta pia congregazione nella circostanza del suo matrimonio con la nubile Virginia […].
Altri privati seguirono lo stesso esempio, magari in occasione del proprio genetliaco7.