Nel mese di aprile del 1900 la direzione sanitaria è affidata per vincita di concorso al prof. Luigi Scabia, già medico assistente presso il manicomio provinciale di Quarto dei Mille presso Genova124. La sua azione, impegnata, risoluta, instancabile e lungimirante condotta fino al 1934, anno della sua morte, risulta assolutamente determinante per il futuro sviluppo del manicomio volterrano. Appena insediato ripropone con forza la questione di istituire un manicomio a Volterra.
> Sommario, dal ricovero di mendicità alla chiusura del manicomio
Per raggiungere tale obiettivo l’azione del prof. Scabia si svolge lungo due direzioni fortemente connesse tra loro: l’aumento dei ricoverati e lo sviluppo edilizio, produttivo e infrastrutturale dell’istituto. La tecnica manicomiale adottata è infatti fortemente incentrata sulla operosità del lavoro, svolta nelle innumerevoli attività lavorative ‘terapeutiche’, nelle opere edilizie e stradali, nei lavori agricoli, su un razionale open door, sulla pratica dell’affidamento familiare. Il prof. Scabia non esita quindi a rivolgersi anche alle provincie italiane più lontane come ad esempio, inizialmente, Imperia e Como. E ciò, nonostante la riprovazione degli esponenti più significativi della psichiatria in Italia come il Tamburini, il Tanzi e il Morselli. Grazie alle condizioni favorevoli offerte alle provincie per l’ospitalità dei ricoverati, si assiste a un costante e progressivo aumento dei ricoverati125.
Il direttore Scabia, forte della stipula della convenzione per il trasferimento di tutti i dementi della provincia di Pisa, approvata dal Consiglio provinciale nella seduta del 9 marzo 1903 e degli accordi già in essere con l’altra provincia di Porto Maurizio126, inizia a programmare le azioni per la realizzazione di un manicomio villaggio a Volterra in grado di ospitare un numero di ricoverati compreso tra settecento e ottocento persone tra uomini e donne127. Come illustrato dallo stesso Scabia, non è sufficiente ingrandire ma «conviene che ogni costruzione risponda assolutamente allo scopo e che tutto il lavoro tenda a organizzare definitivamente l’Istituto, in modo che resulti un tutto coordinato»128.
Il piano di sviluppo, che tiene conto del valore medio del parametro uomini/donne = 1,35 e della necessità di una netta separazione tra i due generi, rivela subito la strategia di Scabia orientata a introdurre tutta una serie di attività che, da un lato potevano assicurare una autonomia produttiva del nascente manicomio, dall’altro nell’introdurre il lavoro come azione terapeutica. Le attività agricole, l’allevamento del bestiame, la manifattura di tessuti, attrezzature e utensili, a cui si aggiungeranno nel tempo molteplici altre produzioni e attività, risultavano finalizzate al soddisfacimento di tutte le principali esigenze dei ricoverati e del personale di servizio. Ed è soprattutto in virtù di questa autosufficienza produttiva che il frenocomio di San Girolamo poteva garantire rette giornaliere inferiori a quelle praticate nella gran parte degli altri manicomi.
Il direttore Scabia sposa indubbiamente la soluzione dei padiglioni sparsi, del manicomio villaggio «dove tutto è asimmetrico, dove non esiste più la irragionevole e antiscientifica divisione in tranquilli, sudici, semi agitati, agitati, paralitici, ecc.»129. Il programma di ampliamento, riorganizzazione e riqualificazione prevede un complesso di interventi edilizi ai fabbricati esistenti, la realizzazione di due nuovi padiglioni e altri fabbricati da destinare ai servizi generali. Il piano di sviluppo prevede inoltre di prendere in affitto la villa Inghirami detta anche il Giardino e il trasferimento del Ricovero di Mendicità. Se appare ormai consolidata l’idea di procedere allo sviluppo edilizio del Frenocomio con gradualità è opportuno subito sottolineare che in non pochi casi, tale sviluppo procederà con i caratteri propri dell’emergenza e comunque in modo episodico.
Si registra in sostanza una discrasia temporale tra la programmazione dei flussi di ricoverati, peraltro diversificati in ordine al genere e allo stato di infermità mentale, rispetto alla realizzazione dei padiglioni necessari per accogliere quei ricoverati. Sovente, la distribuzione dei ricoverati prevista in relazione ai progettati nuovi padiglioni viene all’atto pratico modificata per il tempo effettivamente impiegato nella costruzione di nuovi padiglioni così come per ragioni sanitarie, principalmente legate all’adeguamento nella disparità numerica di genere o di infermità mentale. Causa dei ritardi nella costruzione dei nuovi fabbricati è anche imputabile alle risorse finanziarie dell’Istituto e alla possibilità di poterne disporre senza incidere negativamente in sede di Bilancio. In tal senso, non risulterà sempre agevole, nelle note che seguono, individuare con esattezza la reale distribuzione dei ricoverati. In tale quadro, è da osservare, che in alcuni casi si assisterà anche al trasferimento dei ricoverati in padiglioni non ancora ultimati.
Il piano edilizio proposto da Scabia nella relazione del 12 marzo 1903 e inviato al presidente della Congregazione di Carità può essere così sinteticamente indicato.
L’attuale sezione agitati uomini e donne, guardaroba, alloggio suore, cucina, lavanderia, tesseria, farmacia e soggiorno croniche (parte dell’ex convento al tempo denominato Chiarugi) deve essere trasformata per contenere: un ufficio sanitario e un ufficio amministrativo, il guardaroba, la farmacia, due parlatori, la cucina, il forno, il pastificio, l’alloggio suore e una cappella.
La villa Falconcini, già adibita a ricovero di mendicità, deve essere ristrutturata per ospitare fino a cinquanta alienati cronici uomini.
La casetta subito sotto la villa o il convento per gli opifici (calzolaio, falegname, fabbro, lavori di paglia) con sala soggiorno e dormitorio al piano superiore per dieci persone alienate.
Trasformazione in vaccheria della casa poderale del Velloso con realizzazione dei dormitori al piano superiore per i dieci alienati addetti alla colonia agricola (in seguito padiglione Zani).
Trasformazione della casa del contadino e dei locali già a uso dell’amministrazione da destinare alla cosiddetta abitazione medici.
Trasformazione del Krafft-Ebing per ospitare duecento donne. Nelle due sale al piano terra che danno sulla facciata sono previsti due refettori. Le sale a questi corrispondenti al piano superiore più la stanza centrale son destinate all’infermeria. Per le tre sale al piano terra sul lato nord è previsto l’uso a stanze di soggiorno. Tutte le altre stanze sono riservate ai dormitori e ai servizi annessi con l’eccezione delle due già in costruzione.
Realizzazione di una recinzione in rete metallica per separare dal resto del Frenocomio dai reparti destinati alle donne: la villa Il Giardino e il Krafft-Ebing.
Un padiglione uomini con dormitori capaci di centocinquanta posti letto, infermerie, stanza di osservazione, sale da pranzo e di soggiorno. L’ubicazione è prevista genericamente a breve distanza dai servizi generali in direzione sud.
Un padiglione uomini con dormitori capaci di duecentocinquanta posti letto, sale soggiorno, refettori e lavanderia. L’ubicazione è prevista nel podere di San Girolamo.
Una lavanderia generale con servizio assegnato agli uomini con un dormitorio per dieci addetti (Morel).
Casa del direttore sanitario.
Alloggio per il portinaio.
Sala mortuaria.
Affitto della Villa Inghirami o villa Giardino130 per l’ospitalità di cinquanta donne croniche. Il sotterraneo della villa da destinare alla tesseria.
Trasferimento in altra sede del ricovero di mendicità.
La Congregazione, preso atto della proposta di Scabia, approva l’esecuzione dei lavori al podere Velloso. Per quanto riguarda le nuove costruzioni, delibera di procedere alla realizzazione del nuovo padiglione per mentecatti tranquilli e della lavanderia. L’ing. F. Allegri viene incaricato di elaborare i progetti e le relative perizie estimative. Successivamente, la Congregazione invia il progetto al prefetto di Pisa.
La Congregazione, pur sostenendo il piano di sviluppo del Frenocomio promosso da Scabia, non dispone delle risorse necessarie per la sua attuazione. Con deliberazione del 7 febbraio 1903, la Congregazione approva quindi l’accensione di un mutuo di ca. £ 100.000 garantendosi per ogni evenienza con la «costituzione di ipoteca su beni presenti e sulle costruzioni future appartenenti al Frenocomio»131. L’amministrazione comunale è invitata a concedere la fideiussione sul prestito che si prevede di restituire in un periodo di tempo non inferiore a trenta anni e per un interesse non superiore al 4,60%. Nella seduta del 14 febbraio 1903, il Consiglio Comunale accoglie favorevolmente l’istanza della Congregazione e si impegna a conceder la surroga del prestito solo in seguito alla definizione della convenzione tra il Frenocomio e la provincia di Pisa132. Bisogna attendere la seduta consiliare del 16 gennaio 1904 per la definitiva approvazione della garanzia offerta dall’amministrazione sulla cessione del prestito di £ 100.000 convenuto tra la Congregazione e la Cassa di Risparmio di Volterra133. L’ing. Allegri è quindi incaricato di predisporre il progetto generale delle nuove costruzioni. L’importo previsto ammonta alla ragguardevole somma di £ 124.559,22, ben superiore alla disponibilità conseguente alla contrazione del mutuo134. Ciò nonostante, la Congregazione nelle sedute del 12 e 14 luglio 1904 approva in tutte le sue parti i progetti dell’ing. Allegri, che trovano favorevole accoglimento da parte del Consiglio sanitario provinciale, come riporta il decreto prefettizio del 14 ottobre 1904. L’iter amministrativo subisce tuttavia una pesante battuta di arresto. La Prefettura di Pisa respinge la richiesta dell’amministrazione comunale di «concedere la mallevadoria occorrente per contrarre l’imprestito»135. La Congregazione si trova costretta a chiedere alla provincia di Pisa una proroga rispetto al tempo stabilito per l’avvio del trasferimento dei ricoverati. La richiesta di proroga viene accolta, ma alla condizione di ridurre la retta giornaliera da £ 1,16 a £ 1,13 per compensazione del danno subito.
In precedenza, ancora su impulso del prof. Scabia, già nella seduta del 16 novembre 1901, la Congregazione delibera di chiedere alla Giunta provinciale amministrativa di Pisa l’erezione in Ente morale, sotto il titolo Frenocomio di San Girolamo, dell’Asilo dementi. La richiesta è corredata da uno schema di statuto organico da adottare per la nuova erigenda istituzione. Preso atto del parere favorevole del Consiglio Comunale deliberato nella seduta del 23 novembre 1901 e considerata l’autonomia dell’istituzione, la dotazione di beni sufficienti e la separazione del bilancio dalle altre istituzioni amministrate dalla Congregazione, la Giunta provinciale amministrativa accoglie l’istanza, introducendo alcune modifiche allo schema di statuto organico136. Lo stato patrimoniale dell’istituto Frenocomio di San Girolamo, come risultante dall’inventario al 31 dicembre 1900, consiste nel fabbricato di nuova costruzione già adibita ad Asilo dementi (Krafft-Ebing) con un valore di £ 54.284,00 quale risultante dal collaudo. I beni mobili, i letti e il guardaroba corrispondono a un valore di £ 25.019,45. Risultano di valore nullo, per la Congregazione, i locali dell’ex convento e il podere Le Vigne ceduti dal Comune con contratto del 1882. Non sono registrate passività137. Nel corso del 1901, la Congregazione continua a tenere in affitto la Villa Falconcini, destinata a Ricovero di mendicità e per ospitare i malati provenienti dalla provincia di Porto Maurizio. Con deliberazione della Congregazione del 18 marzo 1902, è approvato lo statuto del Frenocomio di San Girolamo, che recepisce le modifiche introdotte dal Ministero dell’Interno come di quelle già avanzate dalla Giunta provinciale amministrativa138.
Ottenuto nuovamente il parere favorevole da parte del Consiglio Comunale139, la Giunta provinciale amministrativa esprime il definitivo parere favorevole sia con riferimento all’erezione in Ente Morale del Frenocomio di San Girolamo sia nei riguardi dello statuto, alla cui redazione danno un importante contributo il presidente della Congregazione Michelangelo Inghirami e il principe Ginori Conti.
Lo statuto è composto di diciassette articoli. L’articolo 1 così recita:
«È istituito in Volterra un manicomio sotto il titolo di Frenocomio di San Girolamo il quale si propone il ricovero e la cura a pagamento di tutti gli ammalati di mente, in qualsiasi stadio della malattia a qualsiasi provincia appartenenti. È annessa al Frenocomio una sezione destinata ai pellagrosi e ai cronici».
Con R.D. del 5 giugno 1902, controfirmato da Giolitti, il Frenocomio di San Girolamo viene eretto in Ente Morale dotato di proprio statuto organico140. La planimetria qui riprodotta nella fig. 15 dimostra l’estensione territoriale e il complesso dei fabbricati dell’istituito Frenocomio di San Girolamo.