Oltre all’orologio astronomico del Palazzo dei Priori e delle sue vicende fino ai nostri giorni, esistevano anticamente altri orologi da torre, di cui ho trovato traccia durante le mie ricerche d’archivio. Pur non essendo esaustiva la ricerca per la mancanza di alcuni volumi, tuttavia è possibile tracciare una breve storia di questi orologi minori.
> Sommario, Gli antichi orologi da torre
Anticamente esisteva un orologio da torre collocato sopra la facciata di una casa della contrada di San Marco, che era stato costruito a spese della popolazione, probabilmente nella prima metà del XVII secolo. La prima volta che viene citata la sua presenza, riguarda una riparazione alla facciata della casa dove essa era collocato, avvenuta nel febbraio 1681 con una spesa di 20 scudi3..
Sappiamo che con l’occasione venne anche aggiustato il congegno meccanico ad opera del frate carmelitano Giovanni Andrea Celli, esperto costruttore e riparatore di orologi da torre4..
Nel maggio 1692 i rappresentanti della contrada di San Marco deliberarono di far accomodare ancora il meccanismo e di farlo visitare da un perito. Nel novembre dello stesso anno furono stanziate 56 lire per un restauro5..
Altre 10 lire per una aggiustatura furono stanziate nel febbraio 16956.
Nel dicembre 1708 fu dato incarico di riparare il quadrante esterno ed il congegno all’orologiaro Giovanni Battista Del Guasta di Firenze, con la spesa di 10 scudi7.
Nel primo decennio del XVllI secolo venne edificata la nuova chiesa di San Giusto, nella forma attuale. Nell’agosto 1716 l’orologio della contrada venne tolto dalla casa dove si trovava e fu collocato nella facciata della nuova chiesa di San Giusto8.
Nel 1725 il congegno dell’orologio era guasto e i rappresentanti della contrada dettero disposizione di farlo aggiustare stanziando 44 lire all’orologiaro Giovanni Bartolesi di Firenze, attivo in quel periodo nella Valdicecina9.
Otto anni più tardi l’orologio era ancora guasto. Vennero chiamati due periti per visitare il meccanismo e riferire sui lavori necessari. Vennero quindi esaminate le due perizie: una compilata dall’orologiaro Nicola Vannucchi abitante a Volterra che chiedeva 16 scudi e quella di Giovanni Bartolesi suddetto, che si offriva di accomodare l’orologio con un compenso di sole 56 lire. II lavoro ovviamente, per motivi di convenzienza, venne affidato al Bartolesi, che si impegnò a mantenere efficiente il congegno per tre anni10.
L’orologio antico, realizzato forse nella prima metà del XVII secolo era ovviamente privo di pendolo, in quanto all’epoca della sua costruzione tale ritrovato non era ancora stato inventato. Nell’ottobre 1736 l’orologiaro Nicola Vannucchi, prima menzionato, presentò una relazione in merito ad un importante restauro dell’orologio con l’aggiunta del dispositivo del pendolo allo scappamento. Il costo del lavoro sarebbe stato di 30 scudi con un impegno di manutenzione decennale11.
Non risulta chiaro se la proposta di Vannucchi venne accolta e se venne effettuata la modifica all’orologio. Peraltro nello stesso anno vennero esaminate dai rappresentanti della contrada altre due perizie di lavori offerte al ribasso dal citato Giovanni Bartolesi e dal Vannucchi12.
Come si suol dire “tra i due litiganti il terzo gode!”. In questo caso la concorrenza spietata tra i due orologiari sopra indicati, ebbe il risultato di far affidare il lavoro di restauro ad un terzo artigiano. Fu così che nel 1737 il restauro fu compiuto da Santi Cinci di Volterra con un compenso di 28 lire13.
Nell’agosto 1744 venne dato incarico di sostituire il quadrante dell’orologio sulla facciata della chiesa ed il lavoro fu affidato a Carlo Zanetti, organaro ed orologiaro di Volterra14. .
Lo stesso Zanetti, tre anni più tardi, propose di restaurare il congegno presentando una relazione di lavori. L’offerta fu accolta ed il restauro venne effettuato15. .
Nell’aprile 1772 il quadrante era nuovamente rovinato e non si leggevano più i numeri. Venne quindi dato incarico di sostituire l’intonaco e di riverniciare la numerazione16.
L’ultima riparazione di cui abbiamo notizia attraverso la ricerca d’archivio, riguarda un intervento effettuato nel settembre 1828 dall’orologiaro Donato Rosi di Volterra, che in particolare sostituì la ruota cicloide dello scappamento, l’àncora ed il pendolo17.
L’orologio seicentesco della contrada si trova ancora nelle soffitte della chiesa di San Giusto, mentre il quadrante della facciata è stato rimosso nel 1950.
Ecco la descrizione del congegno:
Telaio a castello in ferro battuto, composto da quattro colonne a sezione quadrata, unite da traverse e fissate con zeppe di ferro. Su due lati del telaio è fissato un montante dove sono imperniati i cilindri e le ruote. Due cilindri in asse, mancanti del fusto di legno. Mancano anche i cavi ed i contrappesi. Carica manuale. Ogni cilindro mette in movimento due ruote di cui una di ferro originale ed una di ottone recenziore. Scappamento a riposo ad àncora di Graham, ruota cicloide di ottone. Manca l’àncora. Lo scappamento non è originale e fu sostituito nel XVIII secolo. Manca anche l’asta del pendolo e la lente. Ventola esterna verticale composta di due palette di lamiera. Ruota partitora di ferro esterna con 10 tacche, che regola una batteria suonante “alla romana”, cioè di 6 ore in 6 ore con la replica. Stato di conservazione mediocre.