Gli orologi storici di Volterra rappresentano testimoni silenziosi di secoli di vita comunitaria, trasformazioni sociali, architettoniche e tecnologiche. Nonostante la scarsità di documentazione disponibile, questi strumenti ci offrono preziose testimonianze del passato, raccontando le vicende di edifici iconici come il Palazzo dei Priori, la Fortezza Medicea, la Badia Camaldolese e la chiesa di San Giusto. Attraverso testimonianze frammentarie e documenti d’archivio, possiamo ricostruire la storia di questi orologi, rivelando dettagli affascinanti sui restauri e sulle innovazioni tecnologiche, come il passaggio dal sistema orario “alla romana” a quello “alla francese” nel XVIII secolo.
Il più noto e tuttora funzionante è l’orologio pubblico di Volterra, situato sotto la torre del Palazzo dei Priori. Con una storia che risale al Medioevo, questo orologio è uno dei primi realizzati in Toscana. Nonostante vi siano già numerosi studi, sia pubblicati che conservati presso la Biblioteca Guarnacci, intendiamo approfondirne ulteriormente la storia, mettendo in luce documenti inediti che raccontano le trasformazioni subite dall’orologio nel corso dei secoli, con un’attenzione particolare agli aspetti tecnici e storici.
Gli altri orologi storici della città, seppur meno noti e oggi non più esistenti, raccontano anch’essi capitoli interessanti della storia volterrana. Nel cuore della Fortezza Medicea, ad esempio, un orologio da torre esisteva già nella prima metà del Cinquecento, anche se oggi rimane solo un quadrante di marmo incastonato nelle mura. L’artigiano Benedetto di Lazzaro da Colle Valdelsa fu incaricato della sua riparazione e, nel tempo, l’orologio venne modificato, con l’introduzione del sistema “alla francese” voluto dal granduca di Toscana.
La Badia Camaldolese fu invece dotata di un orologio da torre solo nella seconda metà del Settecento, commissionato all’orologiaio fiorentino Giuseppe Bargiacchi. Questo orologio rappresentava un’innovazione tecnologica grazie al suo scappamento a riposo ad àncora di Graham, allora all’avanguardia. Prima di questo, la Badia possedeva un orologio da camera, sempre realizzato da Bargiacchi e donato dal padre camaldolese Natale Guidi. Oggi, del grande orologio da torre resta solo il ricordo, scomparso insieme al campanile della Badia.
Infine, l’orologio della contrada di San Marco, risalente al Seicento, era simbolo dell’orgoglio civico locale. Costruito a spese della comunità e collocato sopra la facciata di una casa, fu successivamente trasferito sulla facciata della nuova chiesa di San Giusto. Restaurato nel corso dei decenni da artigiani come Giovanni Battista Del Guasta e Giovanni Bartolesi, l’orologio finì la sua vita attiva nel XIX secolo, quando fu rimosso. Oggi, il vecchio meccanismo è conservato nelle soffitte della chiesa, mentre il quadrante è stato definitivamente tolto.