Il braccio volterrano

E’ noto che, nel medioevo, le misure lineari non erano in metri, ma in braccia o in canne, che ogni città1 aveva la sua unità di misura e che il più grande disordine2 imperava in quel periodo in questo campo.

Mentre per altre città-stato come Firenze, Arezzo, Pisa è noto il rapporto tra la unità di misura in braccia e il sistema metrico, non conosciamo con certezza quale era la misura del braccio volterrano né il suo rapporto con il metro.

A Volterra abbiamo due campioni, dette canne3, a cui riferirsi per le misure lineari: uno inciso sulla facciata principale del Palazzo dei Priori (1208 – 1257)4; l’altro sul lato sinistro della porta pisana, oggi S. Francesco. Tra i due campioni non vi è coincidenza dimensionale, infatti la prima orizzontale, è lunga circa mt. 2.52, mentre l’altra, verticale, è lunga mt. 2,36. Si ritiene che questa ultima «canna» sia stata costruita insieme alla porta S. Francesco nella seconda metà del 1200, mentre la prima canna può essere stata incisa nel muro successivamente.

Allo stato attuale delle conoscenze non è spiegabile quando e perché questa canna avrebbe sostituito il campione scolpito sulla porta.

Nella Filza A(nera)84 a carte 298 v. e 299 r. (1536-1545), troviamo un riferimento alla canna lunga 4 braccia (sottomultipli 2, 1, 1/2, 1/3, 1/4, 1/6, 1/8, oppure 1 braccio = 12 once5 posta «nella faccia del palazzo dei M. S. P.». Suddetta canna doveva servire, oltre che per la misura dei «panni»6, per le misure edilizie, come fanno ritenere i riferimenti al lavoro quadro di cui si parla nella filza citata, cioè ai mattoni, ai quadrucci, alle mezzane, alle pianelle, alle tegole.

Il Giachi scrive (v. nota 1), nel 1887 (l’adozione del metro è del 1889), che la lunghezza della canna posta sul lato sinistro della porta Pisana era, rapportata alla misura del suo tempo, 3 e 2/3 braccia volterrane oppure braccia 4 e 2 quattrini di braccia fiorentine, ma non fa nessun riferimento alla misura della canna scolpita sulla facciata del Palazzo dei Priori.

Fatte queste brevi premesse la ricerca, che abbiamo condotto, sulle unità di misura lineare, consultando vecchie e recenti pubblicazioni7, ci permette di svolgere alcune considerazioni sul braccio volterrano, che, peraltro, non viene menzionato nei testi di metrologia.

Prima vogliamo richiamare due notizie, trovate dallo studioso mons. Mario Bocci nella lettura degli statuti medievali volterrani, che ci servono per dire che probabilmente fino alla metà del duecento a Volterra non era ancora entrato in uso il braccio volterrano. La prima notizia si riferisce al 1242, anno in cui una certa misurazione venne effettuata in braccia lucchesi, la seconda risale al 1251, in questo caso la misurazione venne effettuata in braccia pisane8.

Inoltre, se teniamo di conto che la porta Pisana è stata costruita dopo il 12609, come già scritto, e che la lunghezza della canna ivi scolpita10 è coincidente con quella lucchese, pari a mt. 2.362, uguale a 4 braccia di mt. 0.590511 per braccio, si arriva alla conclusione che la canna incisa sulla facciata del Palazzo dei Priori è posteriore (fino a prova contraria) a quella della Porta e può rappresentare effettivamente la canna volterrana.

Quest’ultima affermazione è avvalorata dalla misurazione di questa canna, accurata e ripetuta, ma non facile, in quanto un estremo della incisione è stato danneggiato, che è lunga complessivamente mt. 2,528 circa, cioè quattro braccia di mt. 0.632 per braccio.

Ora per l’appunto il braccio volterrano, al tempo del Giachi, misurava ancora mt. 0.6322612, con una differenza tra le due unità di 2,6 mm., scarto esiguo che ci fà quindi ritenere il braccio volterrano lungo mt. 0,63226.

Le due canne non presentano relazioni dirette12; sono due campioni di misura diversi e appartengono a differenti periodi: una è misura importata, l’altra è autoctona e si sarebbe conservata per alcuni secoli, dal XVI al XIX secolo, pur nella completa dipendenza politica da Firenze.

Per avere un controllo dell’esattezza del braccio volterrano, determinato come si è detto, occorrerebbe trovare un documento che precisi una dimensione di un’opera edilizia, identificabile e databile esattamente, che è giunta sino a noi inalterata.

L’applicazione dei due sistemi di misura, derivati dalla canna della Porta Pisana e dalla canna del Palazzo dei Priori, alle misure rilevate nella Fonte di S. Felice (anno 1318), non portano a nessuna conclusione chiarificatrice, risultando ogni misura computabile con un piccolo errore in entrambi i sistemi.

Infatti introducendo il punto (1 oncia = 12 punti), le differenze tra punto volterrano e punto lucchese sono così contenute che è possibile misurare una lunghezza con ambedue le unità di misura senza avere errori apprezzabili nella realtà costruttiva. Cioè si può scegliere per una data lunghezza, pari in prima approssimazione a un numero intero di braccia e di frazioni, una frazione più piccola che, aggiunta al valore approssimato scelto, ci fa avvicinare quanto si vuole alla lunghezza data.

© Pro Volterra, COSTANTINO CACIAGLI
Considerazioni sul braccio volterrano, in “Volterra”, n. 12, a. 1978
1 Alcune città italiane avevano le seguenti misure per il braccio: Bologna mt. 0,64, Firenze mt. 0,5836, Genova mt. 0,5779, Milano mt. 0,5419, Napoli mt. 0,5421, Venezia mt. 0,6853, Lucca mt. 0,5905, Pisa mt. 0,5836 (o meglio mt. 0,6780, secondo l’Uzelli, op. cit. nota 48).
2 A. F. Giachi. «Saggio di ricerche storiche sopra lo stato antico e moderno di Volterra» Volterra, 1877, p.95, nota 40: La misura della canna volterraoa è scolpita in pietra avanti il suddetto palazzo (dei Priori) e all’ingresso della Porta Pisana a parte sinistra. Questa è la misura odierna 3+2/3 braccia volterrane e braccia 4 e quattrini di misura fiorentina. Sui pesi e misure nel medioevo il Doren scrive: “Raramente il sistema dei pesi e misure di una città ottiene per mezzo della consuetudine o di trattati l’accesso nelle città vicine. E’ abbastanza se entro il proprio territorio è attuata rigidamente questa validità per la quale la sorveglianza era affidata di regola ad uno dei magistrati statali, oppure, qua e là, anche all’Arte dei Mercanti. Modelli di pesi e misure che dovevano servire per controllo esistevano. quasi dappertutto, in luoghi pubblici” – Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica. Vol. IV, p. 29; Storia d’Italia, Torino 1973, Vol. IV, p. 29.
3 Op cit., vol. I, p. 475: «Canna: antica unità di misura lineare in uso nei diversi stati italiani prima della adozione del sistema metrico decimale, variabile da 8 a 12 palmi (mt. 1,992-3,148) oppure (in Toscana) da 4 a 5 braccia (mt. 2,334 – 2,918)».
4 P. L. Consortini, «Il Palazzo dei Priori e il suo architetto», manoscritto Biblioteca Guarnacci, Volterra. Secondo l’autore, in base ad argomentazioni solide, la data di completamento del palazzo è il 1239.
5 Filza A(nera)84, carte 298 v. e 299 r., anni 1536 – 1545, Biblioteca Guarnacci, Voìterra. Rapporto di gabella e di misura. «Diciamo della misura de braccio, che detto conduttore sia obbligato a pigliare la misura della Channa cioè di quatro braccia a quella che è regolata sulla faccia del Palazzo dei M. S. P. (Magnifici Signori Priori) acanto alla Camera de Comune di Volterra e con quella governarsi e diminuendo alle due braccia e a uno braccio e al mezo e al terzo e al quarto e al sesto e al ott. (ottavo) e non più là et sia obbligato detto conduttore a sugellare dua suggelli uno per testa nella somità di ciascuna misura e habbi hauer 2 soldi uno per misura. Diciamo delle misure de modelli cioè del lavoro quadro e peso della calcina et prima il modello dei mattoni cioè il voto sia lungo un mezo braccio e largo un quarto di braccio alto cioè grosso uno ottavo di braccio e sia cotto e stagionato libbre undici cioè libbre 11. Il modello de quadrucci cioè il voto sia lungo uno mezzo braccio e largo un sesto di braccio e grosso uno ottavo di braccio et sia cotto e stagionato libbre sette et once quatro cioè libbre 7 once 4. Il modello della mezana cioè il voto sia lungho un mezzo braccio e largo uno quarto di braooio e grossa un quarto dun terzo di braccio cotta e stagionata libbre otto cioè libre 8. Il modello della pianella cioè il voto sia lungo tre sexti e mezo di un braccio e larga un quarto quarto di braccio e grosso un mezzo ottavo di braccio corta e stagionata libre sei e once tre cioè libre 6 once 3. Il modello delle tavole cioè il voto lungo cinque sexti di un braccio e largo due sexti e mezo di un braccio da un lato e dalaltro stretto un quarto di uno braccio e dispiù un ottavo di uno terzo di braccio e sieno grosse a ragione, et abbino più groseza nel mezo che nelle prode cotte e stagionate libbre 11, cioè libbre 11. E sia obbligato detto condottore a far quatro suggelli per modello cioè per fianco di tevola nel mezo sulla somità del modello e habbj haver detto conductor danari uno per modello. Qui si noterà e soprascritto cinque modelli i pesi aunaltro modo notando che un braccio sia 12 once che così si denumera a ciascuno a once secondo le misure di detti modelli e prima cotti a peso di libbre di stadera. Il voto del modello dei mattoni lungo once 6 largo once 3, grosso once 1 +1/2 cotto lb. 11. Il voto del modello del quadruccio lungo once 6 largo 2 grosso once 1 V2, cotto Iidap- bre 7 once 11. Il voto del modello delle mezzane lungo once 6 largo once 3, grosso once 1 cotto libre 8. Il voto del modello delle pianelle lungo once 7 largo once 3 grosse 3/4 di oncia cotta nei lib. 6 e once 3. Il voto del modello delle tevole lungo once 10 dalato, largo once 5 dalato stretto once 3 e 1/2, grosse al dovere cotta lb. 11 Diciamo del peso che ha aesser lo staio della calcina chotta e stagionata dj peso dj lb. 80 per staio che è il moggio di staia 24 dj peso di libbre 1920»
Le misure del «lavoro quadro» riportate nel sistema metrico decimale sono le seguenti:
Mattone (1/2×1/4×1/8)b=0,316×0,158×0,079 mt.
Quadruccio (1/2×1/6×1/8)b=0,316×0,105×0,079 mt.
Mezzana (1/2×1/4x(1/4×1/3))b=0,316×0,158×0,052 mt.
Pianella [(3/6+1/2×1/6)x1/4x(1/2×1/8)]b=0,3687×0,158×0,0395 mt.
6 P. Pagliazzi. «Caratteristiche di gestione di una azienda del medievo». p. 29, in Rassegna Volterrana, anno X-XI, 1939. Questa unificazione delle misure mercantili ed edilizie non era ua fatto generalizzato dal momento che a Milano: «I prototipi ufficiali del braccio milanese impiegati nella riforma delle misure di lunghezza del 1781 si preservavano come due rozzi travicelli di legno sui quali erano scavati il braccio da fabbrica, quello panni e quello da seta, con relativa suddivisione intagliata su lamicine sottile di ferro». Storia d’Italia, op. cir., pag 592.
7 «Tavole di ragguaglio dei pesi e misure già in uso nelle varie provincie del Regno col sistema metricodecimale», Roma, 1877, p.379
A. Martini, «Manuale di Metrologia», Roma, 1976, p. 206, 207, 308, 547.
G. Guidi, «Ragguagli delle monete dei pesi e delle misure», Firenze, 1839.
– «Tavole di ragguaglio per la riduzione dei pesi e misure che si usano in diversi luoghi del Granducato di Toscana», Firenze, MDCCLXXXII, p. 369. 537, 546.
G. Pianesi e L. Villani, «Metrologia generale, Raccolta delle misure, pesi e monete attuali dei principali paesi del mondo ed antiche misure pesi e monete italiani», Torino, 1889, pp. 165, 173, 202.
S. Bongi, «Inventario dell’archivio di Stato di Lucca», Lucca, MDCCCLXXXVIII, Vol. II. pp. 68, 69, 73, Vol. IV p. 377.
G. Uzielli, «Le misure medievali e l’effige di Cristo», Firenze, 1899, pp. 14-27.
G. Cordero Sanquintino, «Delle misure lucchesi e del miglior modo di ordinarle», Badia Fiesolana, 1821, pp. 8-10.
8 G(nera)7, anni 1242-1251, De bilanciis et cannis, c. 10, «ad rectam cannam lucensem»; nel «Sacramentum provisorum» c. 61, « modellum pisanum pro facendis mactonibus amplis pro arcubus et alium modellum pro aliis operibus faciendis ad modum pisanum»
9 E. Fiumi, « Ricerche storiche sulle mura di Volterra» Volterra, 1947, pp. 19-21. La porta di S. Francesco risulta essere stata completata dopo il 1261 e prima del 1293.
10 La notizia del Giachi è quasi esatta per il riferimento alla misurazione in braccia fìorentine, ma errata per quanto riguarda la misura in unità volterrana. Infatti nel primo caso 4 braccia fiorentine più 2 quattrini (1 quattrino è uguale a 4 denari. Vedere M. Bernocchi, «Le monete della repubblica fiorentina», vol. III, Firenze, 1976, pp. 175) dà come risultato 4×0,5836 + 2×0,00973=2,354 mt. Mentre la misura del braccio volterrano entrando con 3 braccia più 2/3 nella canna della Porta Pisana, diverrebbe pari a 0,64418 mt. e quindi non coinciderebbe con la misura in uso allora.
11 Il braccio lucchese era diviso il 12 once, una oncia in 12 punti, un punto in 12 atomi. L’uso di nomi come punto, atomo è il segno della influenza delle teorie pitagoriche e democritee sulla commensurabilità dello spazio. Il braccio fiorentino era uguale a 20 soldi, un soldo in 12 denari, un denaro in 12 punti. Il braocio volterrano risulta diviso in 12 once e 1 oncia in 12 punti. Secondo l’Uzielli, p. 27, op. cit., il braccio pisano, dopo il 1100, era mt. 0,687, mentre il braccio da panno, lungo 0,584 mt., fiorentino, sempre secondo l’Uzielli, pare sia apparso dopo la formazione dell’arte di Calimala cioè dopo il 1200 e che sia stato importato dalla Palestina dai pisani.
12 «Tavole di ragguaglìo del Gran Ducato di Toscana», op. cìt., p. 546. Il braccio volterrano viene ragguagliato a quello fiorentino braccio a panno, (il braccio a terra era stato soppresso nel 1782 ed il rapporto tra i due era 18/17 = 0,5836/0,5512 vedere anche Uzielli, op. cit., p. 18). Il braccio volterrano, secondo questa equivalenza, tradotto in metri diviene 1 bv = 0,5836 + 0,02918 + 8×0,00243=0,63223 mt.
13 Tra i due campioni, esiste una affinità nella suddisione dei sottomultipli. Infatti il braccio volterrano ha come sottomultiplo l’oncia (1b = 12 once) così come lo ha il braccio lucchese (v, nota 11), mentre la misura fiorentina ha il soldo (1b = 20 soldi).