Le abitazioni di questa contrada erano concentrate intorno alla chiesa di S. Michele Arcangelo in Foro, il nome medievale di Sant’Agnolo o Sant’Angelo era usato sia per la chiesa che per la contrada. Le prime notizie della sua esistenza sono databili al XII secolo, nella sua…
> Sommario, La nascita e lo sviluppo delle Contrade Dal 1992, la Contrada di Porta a Selci ha inglobato una porzione della Contrada di Castello, suddivisa tra la Contrada di Sant’Agnolo, la Contrada di Porta all’Arco e Sant’Alessandro. Nel suo territorio è presente anche la…
Questa contrada, che si sviluppava completamente al di fuori delle mura cittadine duecentesche, deve il suo nome alla chiesa intitolata a Santo Stefano che si trova al centro di essa e che ne è il suo edificio principale. La contrada si estendeva lungo tutta l’attuale via di Borgo Santo…
Questa contrada era divisa in due parti: una intra moenia, all’interno delle mura medievali, e la seconda extra moenia, al di fuori di esse. La prima parte è costituita dall’attuale via della Porta all’Arco, con tutti i vicoli e viuzze ad essa collegate. Facevano parte di essa,…
Il suo territorio era interamente compreso all’interno delle mura duecentesche. I suoi limiti sono ben definiti, si tratta infatti dell’isolato che è compreso fra le mura medievali del Mandorlo e di S. Francesco, via Buomparenti, via Roma, via Franceschini e via San Lino. > Sommario, La…
Il castello medievale elbano sorge su strutture ben più antiche, di epoca etrusca; il passato ritrovamento, lassù, di una moneta volterrana con Giano bifronte e la scritta retrograda «Velathri» potrebbe avvalorare quest’ipotesi.
Quelle macchie slavate che ancor oggi si notano sullo scalino e che assumono un più accentuato color rossastro quando la pietra bagnata sta per asciugare sono chiazze di sangue uscito dal corpo martoriato del vescovo-despota Galgano dei Pannocchieschi,
Forse sarebbe bastato un timido rintocco per richiamare l'attenzione di quell'infelice e salvargli la vita. Ma per l'ultima esecuzione, la più spietata, la più iniqua, la più abietta, quella perfida campana era rimasta muta.
A chi entra in Cattedrale da Piazza dei Priori, nella cappella gotica che contiene la preziosa statua policroma della Madonna col Bambino, sfugge quasi completamente un'iscrizione su marmo: il ricordo della consacrazione.
Causa? Il morbo deIl'epoca! Lotta spietata tra Guelfi e Ghibellini. I Guelfi impongono ai Ghibellini l'allontanamento da tutte quelle città in cui essi abbondavano, sicchè arrivano alle porte della nostra città a far danno.
Le riforme popolari volterrane del 1320, che fissano a seicento uomini le masnade permanenti cittadine, e a mille gli armati di contado pronti alla chiamata ci informano che un quarto della forza volterrana è costituita da balestrieri.
La storia di Aradia è una entità viva e si evolve attraverso i bardi che si preoccupano da sempre di raccontarla. Bellissima pellegrina, la Santa Strega è nata a Volterra nel 1333; una delle figure venerate nella moderna Wicca.
C'è una casa di contadini all'inizio della collina, che conduce a Volterra ed è chiamata la Casa del Vento. La leggenda è legata al culto di Diana tra le genti del volterrano che perdurò per molto tempo contemporaneamente al cristianesimo.
Come tutte le belle cose di Volterra, pure l'orologio pubblico, collocato sotto la torre del Palazzo dei Priori, ha una lunga storia da raccontare. E a dirla tutta anche molto travagliata.
I primi segni di una ripartizione cittadina sono visibili già nel corso del XII secolo, quando gli uomini di Volterra cominciano a firmare facendo seguire al proprio nome quello della località di appartenenza.
Ragazze ingannate dal signorotto, dal primo amore, dal primo arrivato, dal padrone del servizio e, comunque, dopo l'inganno, non avevano altra scelta che pensare a far girare la ruota degli esposti.
Il nome di San Lazzero deriva dall'antico leprosario che a Volterra si era edificato per la cura dei lebbrosi. Oggi non rimane niente, ma un tempo svolgeva grandi funzioni.
La Compagnia della Misericordia è certo una delle istituzioni più antiche della nostra città ancora meritevole della riconoscenza e della stima di tutti i Volterrani.
Un esperimento di signoria familiare: i Belforti di Volterra. Saggio completo tratto da una relazione del convegno su «Esperienze di potere personale e signorile nelle città toscane (secoli XIII-XV)»
Nel medioevo le misure lineari non erano in metri, ma in braccia o in canne; ogni città aveva la sua unità di misura e per tal motivo imperava un grande disordine su questo campo.
Villani, narra di “Come Messer Attaviano Belforti si fece Signore di Volterra”. Non tutto il racconto è veritiero; è una fonte di parte fiorentina e non potevano dire tutta la verità sulla faccenda.