Case e ville sulle pendici a oriente e a settentrione

Questo studio offre un contributo alla conoscenza della vita familiare e quotidiana e dei luoghi di Volterra e delle sue pendici nel 1429 – 1430. Si basa sullo spoglio completo del registro 271 (più di 900 fogli) e parziale del 193 (enti religiosi), conservati nel fondo del Catasto dell’Archivio di Stato di Firenze.

Le pendici orientali tra la città e l’Era erano disseminate di bei poderi, campi coltivati e vigneti di valore. Una casetta con due tini era a Terminello; numerosi vigneti, castagneti e terre coltivate a S. Cristina; case da lavoratori con tini, casolari, albereti e campi a Fonte Sambuco, Monti, Vellosoli, mentre a Corrente si trovava un palazzetto di chorte nel mezzo del quale è il fiume Era, e un mulino richolto a ghora per stecchaia di proprietà degli Alducci e dei Serguidi.

Montevoltraio, situato tra l’Era Viva e l’Era Morta, era, come Mazzolla, un castello con le mura sotto il controllo di un ufficiale del Comune. Aveva una chiesa intitolata a S. Maria il cui rettore era il canonico Matteo Bucegli. Alla Rocca erano ricordati un palagio con stalle dei Naldini (a confine con quello dei chavalieri, sic), un poderetto degli eredi del Pilucca (Angela Minucci) e una proprietà con due casette per sé e per il lavoratore e fornace di Antonio della Baccia. A Melletio, Renaio e a Setemene nella chorte della Roccha si trovavano un podere dei del Liscia, e altre terre dello spedale di S. Maria e di Lodovico Contugi.

Sulle colline ad oriente dell’Era era situato Pignano, con la pieve di S. Bartolomeo, una fonte, un lavatoio, un Pozzo (toponimo) e una fornace. I poderi del luogo appartenevano ai Ciancia (in comune con Ghita di Barnaba d’Ammirato), ai Ganucci, a Maddalena Alducci, a Nanni Cortinuovi e ai Landini. Nei dintorni, a Cellole, presso la chiesa di S. Lorenzo, erano ricordati dei beni di Piero del Fulignano45.

Anche le pendici nord orientali a sinistra dell’Era presentavano ottime terre, accuratamente frazionate in «possessioni» di famiglie abbienti o prebende di canonici. Località di pregio erano Torricchi (vicina a Terminello), Ulimeto, Pugneto e Pinzano, dove si trovavano dei mulini.

Una via del Comune, che andava all’Era a fianco di una via vecchia, partiva da Volterra (Porta Fiorentina) e passava da Lecceto, dove i Landini, i Maffei, i Buonafidanza, i Fei e il monastero di S. Chiara avevano vigne, boschi e castagneti, da Rocca a Belfiore presso le terre di Taviano Buonamici e da Fonte all’Agnello, una sorgente non più indicata dalla carte odierne. Valle, a settentrione, presso le mura cittadine, ospitava anch’essa un bel numero di vigneti, un mulino dei Borselli e il boschetto di carpini e noccioli di ser Vinta di Michele.

Casezzano, la cui «sala» longobarda era documentata prima del Mille, era sede di altre costruzioni e di vigneti e uliveti. Una possessione con due case e frutteti apparteneva a ser Iacomo di Parissieri. La chiesa del luogo, S. Margherita, era unita all’altare di S. Ugo del Duomo ed officiata dal prete ser Antonio Gherarducci.

Ulignano e Sensano invece erano le ville situate sulle colline a monte del fiume, tra il ramo dell’Era Viva e il corso del torrente Strolla. A Ulignano è da ricordare il podere da abitare e chon chase per suo uso e del lavoratore e per bestie e strame chon cholonbaia senza cholonbi e due vigne di ser Michele Sighieri. Nei dintorni, presso il Monte Nero e la Fonte, si trovavano due case e un frantoio di Lenzo di Drea. Il podere di Fibbiano infine era formato da una casa con torre, da un frantoio e da vari appezzamenti coltivati, tutti appartenenti a Nanni Bondiucci.

Sensano al contrario era poco abitata perché lontana dal fiume e dalle vie principali.

Il catasto cita due poderetti di Andrea di Nardo e di Leoncino di Domenico, una casa e alcune vigne, la chiesa di S. Ippolito e i toponimi Olmo e Campo al Sorbo.

Sempre in questa parte delle pendici si trovava la villa di Lescaia che aveva una sua cappella intitolata a S. Martino. Un podere nella zona apparteneva ai Gesti; e una fattoria, con pertinenze a Grignano, a ser Vinta di Michele.

Infine il castello della Nera, che all’epoca veniva anch’esso sorvegliato da un ufficiale, si ergeva presso il Monte Nero dalla parte di Sensano ed era sede di pieve. Alcune case, di cui una presso la chiostra del chassero, e un’altra con un frantoio da olio, più varie terre e bestiame, erano di proprietà di Biagio Guardavilla46.

© Paola Ircani Menichini, PAOLA IRCANI MENICHINI
III. Società e lavoro in città e nelle pendici, cap. 15, p. 58, in “Il Quotidiano e i luoghi di Volterra nel catasto del 1429-30”, Ed. Gian Piero Migliorini, Volterra, a. 2007
45 Su Vellosoli e l’oratorio francescano di S. Girolamo costruito nel 1445, v. M. BATTISTINI, La chiesa e il convento di S. Girolamo di Volterra, in «Ricerche … », o.c., pp. 654 e ss. Sull’ospedale di S. Antonio alle Serre di Pignano, v. CAVALLINI, Gli antichi spedali … , o.c., II, p. 77; su quello di Cellori, Ivi, pp. 33, 34.
46 Da S. Margherita di Casezzano dipendevano pievi e rettori e oltre il fiume Era, v. M. MARCHETTI, Sacramentario della Chiesa di Volterra, in «Rassegna Volterrana», LIX-LX, 1983-1984, p. 20; nell’884 delle terre a Casezzano erano pertinenza della corte di Maiano; nel 980 è cit. la località Sala, v. A. FURIESI, Le pergamene più antiche dell’Archivio della Badia. Note di toponomastica volterrana, in «Rassegna Volterrana», LXXII-LXXIV, 1996-1997, pp. 23, 39. Per la vicinanza di Lecceto, Rocca a Belfiore e Fonte all’Agnello cfr. le partite e i confini comuni di Tommaso d’Antonio Trombetta (o Palacca) f. 226v, di Taviano Buonamici f. 411 r, di Angelo Angelini f. 374r, di Mariano Maffei f. 273v, di Taviano di Simone f. 434v, di ser Alesso di Niccolaio (Casezzano) f. 425r. A Ulignano pare esistesse una fonte che faceva venire il latte alle donne, v. G. TARGIONI TOZZETTI, Relazione di alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana, Firenze 1768-1779, v. III, p. 125; un ospedale a Ulignano del sec. XIV è cit. in CAVALLINI, Gli antichi spedali … , O.C., II, pp. 108,109. Sulla cappella di S. Martino a Lescaia 271, f. 337v; cfr. la cappella di S. Cristina cit. al f. 685v e la località sulle pendici.