Oltre all’orologio astronomico del Palazzo dei Priori e delle sue vicende fino ai nostri giorni, esistevano anticamente altri orologi da torre, di cui ho trovato traccia durante le mie ricerche d’archivio. Pur non essendo esaustiva la ricerca per la mancanza di alcuni volumi,…
La travagliata storia ferroviaria nella Val di Cecina iniziò nell'8 marzo 1860 con il beneplacito di un decreto del Governo Provvisorio della Toscana poco dopo la "cacciata" del Granduca e l'annessione della Toscana al Regno.
Le schede telefoniche con raffigurante l'Ombra della Sera andarono a ruba, ne furono prodotte 985mila «pezzi», costava diecimila lire e fu utilizzabile fino al 31 dicembre 2001.
Volterra comparsa e protagonista in alcuni francobolli. Si intravede nei paesaggi delle vignette del IV Centenario della morte di Francesco Ferrucci e si fa bella con il IX centenario della Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta.
In passato costumava trasportare i prodotti fungibili con i veicoli a trazione animale e forse quei trasporti sarebbero continuati in quella determinata maniera se l'avvento del motore a scoppio non avesse rivoluzionato le cose. Chi erano i procaccia e i barrocciai della zona di Volterra?
Francesco Ceppatelli, in arte Tabarre, fu un grande fantino volterrano del Palio di Siena; gareggiò per un totale di trentanove palii, di cui uno alla romana e quattro straordinari. Ne vinse undici, diventando una leggenda.
Sor Adamo Fulceri, detto «Tela», era uno dei Garibaldini più giovani; ho sentito parlare spesso del Sor Adamo e delle sue gesta, anche attraverso curiosi e divertenti aneddoti, tra cui la famosa fagiolata in cui si è distinto
Il “Sacro Militare Ordine Marittimo dei Cavalieri di Santo Stefano” venne istituito dal Duca di Toscana Cosimo I. Numerosi i volterrani che ne hanno fatto parte; qui l'elenco completo.
Al 128° derby di Torino, Volterra venne rammentata dal radiocronista Ameri al «Tutto il calcio minuto per minuto»; ai vincitori sarebbero spettate alcune riproduzioni dell'Ombra della Sera; peccato che la partita finì 1 a 1.
Un tempo i momenti di vita vissuta venivano immortalati dagli artigiani della fotografia, unici custodi di quel sapere misto ad alchimia che restituiva sostanza ai ricordi. Anche nella città etrusca si diffuse la rivoluzionaria arte fotografica.
Il cinema fece la sua prima comparsa a Volterra al teatro Persio Flacco con i primi documentari della guerra Russo-Giapponese del 1905, prodotti dalla Casa Pathè per poi aprire un mercato di grande concorrenza.
Si correva la tradizionale corsa podistica detta il Palio di San Martino. Il vincitore diveniva l'incontrastato «cornucrinito» dell'anno, con diritto a conservare sino alla corsa dell'anno successivo lo stendardo ricevuto in premio.
La musica del Maggio era una cantilena un po' monotona che accompagnava, sempre uguale, le quartine, con trilli e gorgheggi estemporanei da parte degli attori più dotati vocalmente.
Fra Volterra, Montecatini, Pomarance e stabilimento penale i casi di Colera nel 1855 furono 181. Numeri importanti ma contenuti grazie alle azioni vincenti perseguite per arrestare il virus.
La lavorazione dell'alabastro avviene in locali semplici, chiamati botteghe. Questo passaggio molto delicato è caratterizzato da influssi, abilità e capacità personali e da piccoli segreti individuali gelosamente custoditi.
Molti dunque sono i personaggi che, loro malgrado, hanno soggiornato nel castello. A cominciare dai superstiti della celeberrima congiura ordita dalla famiglia dei Pazzi contro Lorenzo il Magnifico
Quando la Repubblica di Salò cominciò a far la faccia feroce, il Palazzo Solaini che fino allora era stato il simbolo dell'inamovibilità volterrana, cominciò a ribollire di imprecisati fermenti.
Il giorno della liberazione della nostra città da parte delle truppe alleate, originò un esplosione di gioia, riaccese le speranze e ridette un impulso di vitalità. Cercheremo di rispondere ad alcune domande precise di quel periodo.
Durante il periodo della seconda guerra mondiale il Palazzo Solaini non era un museo, ma un grande condominio. Tante persone abitarono qui e di ciascuno di loro racconteremo una storia.
Si dice che l'alabastraio segua l'andazzo dell'alabastro che percepisce tutte le oscillazioni: se la borsa si inquieta, se la pace è minacciata, se il commercio si turba, l'alabastro lo avverte subito e subito l'alabastraio ne subisce i contraccolpi.
Il disastroso terremoto del 14 agosto 1846, che fece tremare a più riprese Volterra e il suo territorio, cagionò danni più gravi di quel che in un primo tempo si potesse pensare.
Nelle varie rievocazioni di vita cittadina fatte negli ultimi tempi, si accenna spesso agli episodi che sono noti come «I fatti del Trenta». Fu una delle manifestazioni più scoperte della opposizione al fascismo volterrano.
Parlare delle origini delle corse dei cavalli a Volterra è un'impresa assai difficile, perché non esistono documenti che ne possono dare testimonianza. Ci appelliamo ai ricordi di chi le ha viste!
Oggi parliamo delle diverse associazioni di mutuo soccorso e di assistenza, che hanno avuto vita in Volterra dal 1851 e per un lungo periodo di anni sono state di efficace aiuto a tante famiglie bisognose.
Cassola non è nato a Volterra ma è figlio dì madre volterrana ed a Volterra ha vissuto a lungo. In un certo periodo ha avuto, anzi, una parte non indifferente nella nostra vita cittadina. Conoscete le opere che parlano delle nostre terre? Ve ne parliamo noi!
Abbiamo cercato di rievocare qualche ricordo delle vecchie automobili che, alla folle velocità di dieci, venti chilometri all'ora, si avventavano sulle apocalittiche strade che salivano al nostro poggio.
Dalla metà del 1800 Le Balze sono state troppo spesso teatro di drammatici episodi di suicidio. La storia che però è arrivata fino a noi è quella di Neri Maltragi, di epoca antecedente. Si parla dell'epoca medievale.
Il medioevo e il rinascimento volterrano non sono stati rappresentati solo dalla serie tv I Medici Masters of Florence, anche Ermanno Olmi contribuì a questo immaginario e lo fece con la sua opera cinematografica Cammina Cammina. Il film è rimasto nella mente di Olmi per quasi quindici anni.…
Poche parole sull’autore e sulla scelta del suo bozzetto per la realizzazione di una scultura che avrebbe dovuto ricordare il sacrificio dei caduti in quella che fu chiamata “Guerra di Redenzione”.
Negli ultimi anni dell'Ottocento il panorama dell’artigianato alabastrino si era gradualmente trasformato: la produzione stava ritornando alla tradizione delle botteghe artigiane ed il sistema commerciale dei “viaggiatori” stava perdendo la sua importanza.
Visitò la prima volta la città forse ai primi del secolo, verso il 1904. Ne rimase profondamente impressionato ed esaltato. Gli sembrò di avere fatto una grande scoperta. Gli dedicò un saggio che fu pubblicato con il titolo «Volterra».
Le rivedo al tramontar del sole, piegate sotto il carico di legni e di stecchi, racimolati nella tagliata del bosco di Tatti. Erano le boscaiole volterrane.
Sconvolse tutta Volterra e ancora molti anziani ne parlano, facendo riferimento anche alle storie che venivano cantate o recitate, come era abitudine di quei tempi, usanza questa che si ripete ancora oggi nel Sud.
Il colore rionale in antico era un simbolo araldico, un distintivo delle persone e del luogo, una consacrazione al servizio e al prestigio d'una piccola o grande famiglia di popolo. Un piccolo comune nel grande comune.
In casa di Maso delle Colombaie c'era sempre veglia, in qualunque stagione. Anche quando il vento, mulinando nella forra, ne usciva fuori a sbalzelloni e schiaffeggiava le piante, i pagliai, le case dei contadini.
Tutti i mezzi erano buoni per accorrere a combattere al fine di rendere l'Italia libera dallo straniero. Molti andarono volontari a combattere per l'unità d'Italia e qui ne riportiamo alcune vicende interessanti.
Ci si chiederà perché solo ora e cioè dopo tanti anni si senta ancora il bisogno di rendere la propria testimonianza sulla storia della XXIII bis Brigata Garibaldi "Guido Boscaglia". Molto è già stato scritto su questo argomento.
È sorprendente il fatto che una «Madonna» (come quella che porta il titolo di Madonna di San Sebastiano), non dipinta né commissionata in loco ma proveniente dal di fuori, sia diventata la Madonna dei Volterrani.
Fra le tante notizie storiche che abbiamo sul culto per la Madonna di S. Sebastiano, vogliamo ricordare l'assidua cura che i nostri avi posero nel celebrare la festa annuale alla terza domenica di settembre.
La festa della Madonna di S. Sebastiano, che si svolge a Volterra a metà del mese di settembre, molti anni fa, era veramente una solennità attesa dai volterrani. La fiera, il palio dei cavalli, spettacoli pirotecnici e poi tutti al Teatro.
Accenniamo i tratti peculiari che contraddistinguono il gruppo degli alabastrai all'interno della comunità volterrana. Dai testi orali raccolti emergono gli elementi più significativi della mentalità alabastrina.
Ora il teatrino del Santuario dorme: sarà un sonno eterno, o solo un giusto riposo dopo tante attività e dopo tanti successi? La filodrammatica di Volterra del teatrino di San Francesco.
Il temibile ragno di Volterra. Mortale! Molto è stato scritto su questa specie di ragno e già in tempi remoti diversi autori si sono occupati di studiare clinicamente e sperimentalmente l'azione tossica di esso.
L'Orfanotrofio Ricciarelli fu istituito a seguito di un legato di Lire 50.000, disposto dalla espressa volontà testamentaria del Cav. Mario Ricciarelli. Quindi si risale, forse, al 1886 ed ebbe come sua prima sede l'Ospizio di Santa Chiara.
Il 22 ottobre 1925 ebbe l'alta ventura di accogliere entro la cinta delle sue vetuste mura il Re dell'Italia nuova, che regalmente si era mosso per assistere al rito di riconoscenza in memoria dei suoi gloriosi caduti nella grande guerra.
Il Ponte della Quagliera, posto all'incirca a metà strada tra Saline e le Moie Vecchie è sempre stato, fin dalla mia infanzia, la meta preferita di piacevoli passeggiate. Alcune mie memorie!
La ferrovia venne inaugurata domenica 15 settembre 1912 alla presenza di numerose autorità cittadine, dei comuni limitrofi e dei rappresentanti del governo. Ma prima che il progetto prendesse piede, non pochi furono gli ostacoli!
Negli anni in bilico fra il secolo Ottocento e Novecento, nelle giornate di festività ufficiali, era consuetudine che le strade del poggio venissero scosse dal suono della banda cittadina. E se non era la banda, ci pensavano tanti eccellenti personaggi a tirar su del ritmo!
Se al vecchio volterrano tu chiedessi a bruciapelo d'impostar l'equazione «palline e scapaccioni» lì per lì lo metteresti nel pallone. Ma subito dopo, aprendosi in un largo sorriso: - Madonna!... quanti! -,
La parola alabastraio a Volterra evoca un modo unico e singolare di porsi verso la vita e verso la Storia, dove lo spirito toscano e le idee libertarie s’intrecciano indissolubilmente.
Il ricordo di Bruno Landi ha riportato alla mia mente gli anni lontani della nostra giovinezza, le liete brigate, le smerendate» del lunedì, le scorribande canore nelle sere di bel tempo ed i primi passi verso una sistemazione economica.
Con un salto entrai nel palazzo Solaini bussando alla prima porta dove a quell'epoca c'era un laboratorio di scultura e dove speravo di essere accolto come garzone. Ricordi di una vita fa!
Le nostre nonne ci avevano raccontato più di una volta la storia della chioccia con i pulcini d'oro che per una strana magia se ne stava nascosta sul culmine del Poggio alla Rocca. Questa fiaba era forse l'ultimo anello di una serie di leggende che il passato ci ha tramandato.
II «vicolo» cominciava ad animarsi all'inizio delle primavera: nei mesi invernali la tramontana tirava troppo forte e solo di rado ci lasciavamo tentare anche a neve alta, dalla frenesia delle pallate.
La sua attività di studioso dimostrava l’attaccamento alla città che amò di quell’amore che solo certi volterrani anche oggi sanno dimostrare per il loro “poggio”.
Cominciò tutto con un malinteso. Una voce incontrollata che si trasformò passando di bocca in bocca fino ad assumere dimensioni epiche. Per la partita in casa con il Grosseto, sarebbero arrivati a Volterra più di mille maremmani.
Noi “ragazzi delle mura” eravamo pochi, vaso di coccio tra vasi di ferro, e quindi ci alleavamo ora con gli uni ora con gli altri vendendo la nostra prestazione mercenaria in cambio di qualche figurina di ciclisti.
Esclusa quella del 2017, l'ultima vera evasione che fece tanto scalpore fu quella della banda dello Zoppo; un'evasione che fece epoca, in quanto era notorio che dalla fortezza medicea non era facile svignarsela. Erano gli anni Venti del Novecento.
Come tutte le belle cose di Volterra, pure l'orologio pubblico, collocato sotto la torre del Palazzo dei Priori, ha una lunga storia da raccontare. E a dirla tutta anche molto travagliata.
L'Europa moderna nasce con la diffusione dei principi dell'illuminismo esaltati dalla Rivoluzione francese: l'età napoleonica spazza via un pò ovunque i residui medievali. Un cambiamento radicale per la nostra città.
Si erge solitaria su una elevata schiena collinare, controllando strade importanti che dalla città si dipartono verso i quattro punti cardinali. Questo ne fece, durante l'ultimo conflitto mondiale, uno degli obiettivi principali della offensiva americana del luglio 1944.
Il nome di un volterrano, un illustre scienziato, si trova già da tempo sulle carte lunari. Si tratta del nome di Giovanni Inghirami, una biografia spaziale da leggere.
Una memoria d'artri tempi per i nati e cresciuti sù sopr'al bel Poggio dove 'l vento del Settentrione spella vivi e 'l macigno rifila pedatoni a tutt'andare come e dove gli sgrilla.
Non esisteva ancora una legislazione che prevedeva l'istruzione elementare obbligatoria e qui a Volterra si pensava già di poter giungere ad un insegnamento specialistico.
Per accedervi dovevamo scendere lo sdrucciolo, mezzo buio e maleodorante a causa dell'orinatoio posto proprio all'inizio della discesa, sotto il palazzo Campani.
Si scelse uno pseudonimo che in spagnolo vuol dire «boccale»: Jarro. Il nome vero non apparve mai nè in fondo ai suoi articoli di giornale, nè sulle copertine dei suoi volumi: Jarro, sempre Jarro.
I grandi commerci d'alabastro. Fu costituita una società per il commercio dell'alabastro fra i signori Carlo Ruggeri, Antonio Norchi e Ranieri Petracchi, tutti volterrani, per la durata di tre anni.
Fu costituita una società fra Antonio del fu Domenico Lotti, Niccolò del fu Francesco Viti, Giovanni del fu Luigi Leoncini e Vincenzo del fu Tommaso Tangassi. Sono i viaggiatori dell'alabastro!
Non ho mai saputo quale fosse il suo vero nome, eravamo ragazzi e tutti, ricordano lo chiamavano Nocca e lui rispondeva come se quello fosse il suo vero nome.
L'osteria, come ritrovo per discutere, giocare e abbandonarsi all'ozio, era un'attrattiva a cui nessuno sapeva resistere. Gli alabastrai soprattutto, a far bisboccia erano i primi.
Profumo d'arance, odore di neve nell'aria e di pampepati nelle vetrine; presepio con pecorelle, pastori, borraccina, ponticelli su torrenti fatti con pezzi di vetro.
Donne in cappello, intente a sciamannare l'erba, nel fiume stanco e senza rattaio: sono le Gremignaie, raccoglitrici della gramigna, tanto gradita al cavallo.
A me interessa ricordare più di tutto il clima di allora, una ricchezza che qualcuno o qualcosa ci ha portato via indebitamente. I tempi della seconda guerra mondiale.
Era venuto in licenza di convalescenza Terzo, rimasto ferito nella prima fase della decima battaglia dell'Isonzo. Un piccolo aneddoto di vita campagnola.
In una Volterra arcaica e sempliciona si credeva all'omo nero. Era stato visto più volte un uomo calarsi giù dal muro della Via di Castello e dileguarsi tra le tenebre degli orti.
S. Lino in S. Pietro: un’istituzione importante in Volterra nella prima metà dell’Ottocento. Vediamo da vicino la vita dell’istituto, l’istruzione, i momenti di religiosità e gli eventi storici