Bisogna premettere che il Palio conosce una data storica che ha segnato la fine del modo di correre antico ed ha aperto la fase del Palio Moderno: è il 1872, precisamente il 10 agosto, quando il facente funzione di sindaco, il Cav. Luciano Banchi, convocava i capitani in comune e deliberava che dalla successiva carriera del 16 agosto i fantini non avrebbero più potuto prendersi o tenersi o scavallarsi al canape, né durante la corsa, pena la sospensione a vita dalla partecipazione alla corsa di Siena.
> Sommario, Una lunga disamina sui cavalli
Solo l’uso del nerbo e della parata tra cavalli venne ancora ammesso. Fino ad oggi è ancora questo il regolamento. A seguito di questa distinzione, riportata in tutti i documenti ufficiali e pertanto sicuramente valida, la graduatoria dei vincitori è la seguente.
La graduatoria del Palio Moderno è senza dubbio come su scritta in quanto Picino ha conseguito le sue vittorie dal 1902. Aceto a cominciare dal 1965; Trecciolino dal 1996 e Tabarre dal 1888 al 1895. Anche se antecedentemente al 1872 vi furono altri fantini con molte vittorie non possono essere inclusi in questo elenco dato il diverso modo di correre il palio.
Il racconto che segue descrive le presenze al Palio del famoso fantino Francesco Ceppatelli detto Tabarre, abitante a Volterra, nato il 13 luglio 1859 e morto nel 1921.
Fu questo il primo palio corso da Tabarre per il Bruco. Non si sa se in precedenza avesse preso parte a corse di selezione per la tratta o a prove per qualche contrada.
Di questa corsa, che fu vinta dalla Chiocciola con il famoso e vecchio Bachicche, fantino ormai al tramonto e plurivittorioso, non è rimasta sicura notizia che riguardi il Bruco, per cui si deve dedurre che Tabarre abbia debuttato in sordina.
Forse Tabarre arrivò a Siena sulla scia di un altro volterrano che corse fino al 1886 con il nome Leopoldo Pasqualetti detto il “Il sardo di Volterra”, vittorioso nel 1883 per il Leocorno, abitante a Saline di Volterra.
Vinse l’Oca con Leggerino, vecchio fantino al termine di una brillante serie di vittorie, ma di Tabarre nessuna notizia consegnata ai posteri. Il fantino stava evidentemente formandosi, imparando da questi vecchi volponi carichi di esperienza (che è fondamentale a Siena e che un giovane sveglio come certamente fu Tabarre rubava con l’occhio osservando e ragionando). Corse per il Montone.
Vinse la Tartuca, ancora con Leggerino, e Tabarre corse per la contrada dell’Onda senza particolare menzione, ma è già una promessa per Siena.
Nel successivo palio, vinto ancora dalla Tartuca (cappotto), Tabarre fu chiamato a montare un buon cavallo, “Lupetto” del sig. Antonio Gracci, già esperto e ritenuto vincente. Corse per la Civetta.
Cominciava qui ad affiorare una grande dote caratteristica di Tabarre, l’abilità di partire quasi sempre primo e comunque assai bene anche quando montava cavalli di mediocre levatura: riflessi pronti, freddezza e colpo d’occhio non dovevano fargli difetto, e lo dimostrò per tutta la sua carriera. In questo palio parte in testa ma fu poi superato da Oca e Tartuca.
Raggiunse di nuovo l’Oca, la superò e mostrò subito l’altra dote tipica, cioè quella di essere un bravo giostratore con il nerbo. Infatti Leggerino, fantino dell’Oca ricevette una fitta gragnuola di colpi che misero definitivamente fine alla sua bella carriera di fantino. In questo, Tabarre, aveva rispettato una tipica storia del palio che vede spesso i vecchi eroi sparire sotto l’urto dei giovani più agguerriti e bravi.
Anche a Tabarre capitò nel 1903 di trovare sulla sua strada un certo Meloni Angelo detto Picino, allora ancora sconosciuto ma che divenne poi uno dei più grandi fantini del Palio; i colpi furono micidiali anche per il grande Tabarre ormai quasi quarantacinquenne.
Cominciò così l’esaltante avventura del volterrano, punteggiata di eccitanti vittorie e di momenti non sempre fortunati.
Ancora una corsa per il Montone e prima caduta documentata di Tabarre, che alla seconda girata a San Martino, quando era terzo e in grado di rimontare sui primi, cadde alla presenza di Re Umberto I di Savoia con la consorte, la Regina Margherita che assistevano al palio dal palazzo del Casin dei Nobili.
Tabarre sarà di sicuro rimasto deluso perchè la corsa era importante al punto di spostare la data al 16 luglio per farvi assistere i reali d’Italia.
Tabarre ebbe ancora poca fortuna perché fece una bella corsa per la Lupa, ma vinse la rivale Istrice con il fantino senese Dante Tavanti. In questi frangenti i fantini perdenti sono spesso accusati e percossi, talora senza fondato motivo.
La cronaca dice solo che il Ceppatelli partì al solito come una fucilata e che al Casato fu superato a suon di nerbate dall’Istrice.
Tabarre si buttò a corpo morto alla rincorsa del rivale al punto che a San Martino, forse per l’eccessiva velocità, non riuscì a girare il cavallo e andò diritto contro il tendone fuori pista. Non si hanno altre notizie.
Giunse l’ora della prima affermazione che arrivò per la Chiocciola, con un cavallo non eccezionale ma condotto con consumata abilità da un Tabarre ormai maturo e sicuro del fatto suo. Partì secondo, superò subito l’Onda che la precedeva e poi rintuzzò per tre giri gli assalti della Selva che tentava di passarlo senza riuscirci. Una bellissima corsa, fatta di tempismo e di ragionamento. Tabarre a sorpresa divenne l’idolo di tutta la città! I festeggiamenti per celebrare questa vittoria ebbero luogo due domeniche dopo nel giardino della Società dei Quattordici; al banchetto a cui presero parte centoquaranta persone e quando si fece sera ebbe luogo l’illuminazione del rione; l’atrio della Chiesa era stato trasformato in elegantissima sala e la piazzetta ridotta a sala da ballo.
Corse ancora per il Bruco e ancora la sfortuna lo fermò. Aveva il cavallo migliore ed era il fantino più stimato, anche dai colleghi, ma nella gara precedente al palio, dopo la prova, il cavallo ebbe una emorragia nasale da sforzo.
Tabarre il giorno seguente fu comunque autore di una corsa eccezionale perché premette tutte le residue energie di quella bestia debilitata come ci riferiscono cronache precise e fedeli del tempo.
Si rifece subito e vinse per la seconda volta, nella Tartuca. Addirittura con una cavalla zoppa a seguito della caduta fatta al canapo per la seconda prova. Partì prima la Chiocciola e tale rimase per due giri e mezzo; al terzo giro a San Martino fu superata da un Tabarre strepitoso che a forza di nerbo e di lotta entrò in curva in testa e vinse con un cavallo in precarie condizioni. Tabarre era il fantino più richiesto a Siena.
In questo palio non si ha notizia di lui, stranamente, forse perchè, correndo ancora per la Tartuca, avrà avuto ordini di favorire altri piuttosto che di vincere, come spesso succedeva allora quando un rione vinceva a luglio e correva anche d’agosto. Non se ne sa niente, ma è significativo il fatto che non si parli in nessuna cronaca del fantino del momento.
Tabarre vinse una corsa magnifica, lottando per tre giri con il Nicchio e l’Istrice, partiti in testa insieme a lui. A questo punto la notorietà di Tabarre era alle stelle e ne parlano cronache anche extracittadine. Le fonti però non menzionano i titoli dei giornali ed ogni ricerca è impossibile. Forse qualche pubblicazione a stampa nella natia Volterra sarà stata attenta a riferire le gesta del concittadino.
La contrada per cui Tabarre vinse era il Drago.
Ancora Tabarre e ancora per il Drago. Il volterrano non si lasciò sfuggire l’occasione di vincere alla presenza di una testa coronata! Fu infatti a Siena il Duca d’Aosta, S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto e nessuno intendeva far la figura del rinunciatario. Infatti le cronache riferiscono che tutti i fantini erano talmente decisi a ben figurare che, alla prima mossa, il canape fu addirittura schiantato dall’urto di ben sette cavalli lanciati nell’intento di partire in testa. Ovviamente Tabarre divenne il protagonista di questa partenza a razzo e fu primo, come lo fu anche nella successiva, dichiarata valida dal mossiere, nella quale come una lepre, basso verso lo steccato, volò verso una sicura vittoria inseguito invano da l’Aquila e dall’Istrice.
Anche in questa occasione, l’arma risolutrice di Tabarre fu una partenza presa con eccezionale colpo d’occhio. E’ da notare che i Reali, o i rappresentanti delle famiglie di questi, erano soliti presenziare al Palio facendo sapere prima ai fantini che per il vincitore ci sarebbe stato un regalo in denaro o un oggetto ricordo, sempre di gran valore. Questo accendeva l’orgoglio dei fantini e li rendeva assai bramosi di portare a casa il trofeo. Nella Lupa conservano ancora, per esempio, la foto con dedica regalata da Giuseppe Garibaldi a Bachicche che, ormai vecchio e morente, offrì alla Lupa il suo cimelio perché restasse a testimonianza della sua vittoria. Ma di Tabarre non c’è più traccia in nessuna contrada, nonostante le tante vittorie e la grande notorietà.
Fu il primo cappotto realizzato da questa contrada e fu il primo cappotto realizzato da Tabarre; giornata stupenda per entrambi. La vincita di questi due palii costò complessivamente alla Contrada del Drago £ 5500. Queste due vittorie furono solennemente festeggiate con una pubblica festa in Piazza Pianigiani e con un banchetto nella sala della Società di Camporegio la Domenica 31 Agosto.
In questa edizione del palio, Tabarre mancò all’appello. Oggi non è più possibile sapere se la sua assenza sia stata causata da impedimenti personali o familiari del fantino o da una eventuale squalifica inflitta a Tabarre per la ricordata forzatura della mossa del palio dell’agosto precedente.
Il tempo e gli eventi della prima guerra mondiale hanno distrutto gli scritto comunali che spiegherebbe l’assenza. Certamente si trattò di poca cosa, visto che il successivo 16 agosto 1891 Tabarre vinse il suo quinto palio, per la Tartuca come nel 1889.
Fu una passeggiata per il prestigioso volterrano che non ebbe difficoltà a superare Giraffa e Lupa che gli erano partite in vantaggio, e respingere ripetuti attacchi dei migliori cavalli, cioè Pantera e Onda.
A questo punto della vicenda senese di Tabarre si annota il palio vinto per l’Oca il giorno successivo al 16 agosto in una corsa detta “alla romana”, fatta cioè ad eliminazione tra dodici contrade sorteggiate ed impegnate in batterie di quattro, in tre corse successive con gara finale di “bella” alla quale partecipavano i tre vincitori di ogni batteria.
Per Tabarre, come al solito, ancora una mossa da manuale e via sempre in testa verso la sicura vittoria per l’Oca. Con questa corsa, le vittorie di Francesco Ceppatelli sarebbero in totale undici, ma non da tutti gli studiosi del palio viene riconosciuta alle corse alla romana la validità di una carriera vera e propria regolare. Tabarre per entrambe le gare montava il cavallo Farfallina.
Corse per il Nicchio e non si sa altro, tranne che vinse l’Oca, ma di lì a quaranta giorni la sorte cambiò.
Il sorteggio dei posti al canape, fatto da diversi anni segretamente dal Sindaco, ebbe luogo questa volta, a proposta dei rappresentanti delle contrade nel palco dei Giudici appena che il corteggio delle Contrade ebbe terminato di sfilare davanti al palco stesso.
Tabarre corse per l’Oca e sempre primo dal principio alla fine sfruttando il favore che gli fece un fantino amico, un certo Lorenzo Franci detto Pirrino, vetturino di piazza a Siena. Pirrino bloccò al canape l’Istrice che aveva un cavallo superiore che Tabarre conosceva benissimo: Farfallina. Questo aiutino permise la vittoria dell’amico, per una somma di denaro. (Pirrino, morto assai vecchio negli anni Trenta, ricordava agli amici che si dilettavano ad ascoltare le vecchie storie del palio dei tempi andati, tra un bicchiere e l’altro in un momento di sosta per la sua carrozza). Correva con Baio del signor Butini.
Oltre all’amicizia (interessata) tra i fantini, come tra le contrade, esisteva ed esiste rivalità e vendetta. Infatti Tabarre, che correva per il Drago, venne fermato e scavallato tra i canapi dal fantino dell’Oca che mise il proprio cavallo di traverso provocando un assai spettacolare volo di Tabarre. Questo torto fu fatto perché Tabarre aveva il cavallo migliore.
Continuarono la serie delle vendette, dato che Tabarre fu ostacolato per tutti i tre giri dal fantino del Nicchio che lo colpisce con il nerbo e lo para ripetutamente! E’ probabile che il successo, come sempre accade, abbia procurato a Tabarre anche invidie ed antipatie tra i colleghi. Il volterrano, da par suo, si prese la rivincita del campione ad agosto.
Corse per la Torre e colse la settima vittoria con una delle sue corse più belle! Partito come al solito in testa, allo steccato, subì un incidente curioso: il cavallo del Montone, scavallato il fantino al primo giro, era rimasto in mezzo alla discesa di San Martino e sparò un calcio alla Torre proprio colpendo Tabarre in una gamba, mentre stava per essere doppiato. Nonostante il grande dolore, Tabarre non cadde e vinse, ma appena sceso dal cavallo, svenuto, fu portato in ospedale dove gli venne tamponata appena in tempo una vistosa emorragia dalla gamba ferita.
Vinse ancora, e sono otto! Partì secondo con la casacca del Drago dietro alla Chiocciola, ma la superò e vinse sicuro e indisturbato. Anche in questa edizione per Tabarre ci fu un problema che conferma quanto il successo venisse ostacolato, forse proprio per antipatia di alcuni verso il nostro personaggio.
Ecco il fatto: all’ultimo giro davanti al Comune, uno scudo della comparsa della Torre volò in pista per colpire Tabarre che si salvò per un pelo.
La sera prima, per la prova generale, il volterrano non aveva voluto far vincere la prova alla Torre e i torraioli si vendicarono picchiando lui e alcuni contradaioli del Drago che lo difendevano. Tabarre, che di mosche al naso pare ne volesse poche, si vendicò vincendo.
Nona vittoria in un travolgente crescendo. Corse e vinse per l’Istrice con Angiolusse, uno dei cavalli migliori, e contro la solita accanita sfortuna che ormai lo perseguitava. Infatti durante una mossa falsa, non potendo fermare il cavallo ormai lanciato, batté con violenza il ginocchio destro contro il colonnino a San Martino e cadde tramortito dal dolore. Riavutosi, rialzatosi e risalito a cavallo, stette quasi per cadere ancora al canapo, nel tenace desiderio di partire in testa, ma il suo specialissimo senso della partenza lo aiutò e partì ancora primo.
All’ultimo metro, dopo tre giri di lotta con la Tartuca, il cavallo di quest’ultimo parve voler mettere la punta del muso davanti al cavallo di Tabarre, ma il volterrano gli essestò una serie di colpi, l’ultimo dei quali, quasi sul palo del bandierino, fece ritrarre la testa della bestia quanto basta perché l’Istrice abbia palio vinto.
Le cronache dicono che mai nessuno fantino ebbe tanta popolarità e tanta festa nella città di Siena quanta ne toccò all’ormai glorioso Tabarre dopo questa corsa eccezionale, anche perchè il giorno seguente, portato in ospedale per il dolore al ginocchio che si faceva insopportabile, gli fu riscontrata la frattura dell’osso.
Si disse allora che Tabarre aveva un coraggio ed una tempra fuori dal comune ed era veramente impossibile pensare che ci potesse essere un uomo capace di emulare le sue imprese. In questa corsa, la cronaca registra che al fantino vittorio fu regalato un bacile d’argento con l’iscrizione delle parole latine incise sulla porta di Camollia “Cor magis tibi Saena pandit”. Con questa vittoria Tabarre raggiunse il suo secondo cappotto.
Ogni grande personaggio deve dimostrare, nel proprio settore d’attività, una grande versatilità perché la sua fama possa davvero essere affidata ai posteri, e così fu per Tabarre che in questo palio vinse (e sono dieci vittorie) non partendo e correndo in testa come sempre.
All’ultimo passaggio al Casato, infilò di dentro due contrade e vinse agli ultimi metri di corsa. Lo fece con i colori della Torre cavalcando Otello. La sera del dì 11 Agosto successivo fu festeggiata questa vittoria, con illuminazione della Via Salicotto e cena in detta via. Nessuno allora avrebbe però creduto che quella era l’ultima vittoria dell’eroico Tabarre, come una firma messa all’ultimo momento su un bel quadro di un pittore ormai famoso e appagato del successo.
In questo palio Tabarre riprese a lottare con le avversità senza sapere che iniziava per lui la parabola discendente, il declino che lo colse proprio all’apice della gloria. Corse per la Torre, partì ancora in testa ma fu raggiunto e fermato dalla Lupa che lo strinse ai materassi impedendone la vittoria. E’ quasi certo che tutto questo succedeva più per l’astio e l’invidia di fantini gelosi che per gli ordini dei Capitani di contrada, e si crede che il declino di Tabarre sia stato determinato da questo fattore oltre che dall’età e dai tanti acciacchi dovuti agli incidenti.
Tabarre corse per il Drago. Niente di memorabile, arrivò ottavo.
Forse Tabarre aveva deciso di puntare più ai denari che alla vittoria, perchè corse ancora molto ma non fu quasi mai alla ribalta, come se avesse di colpo voluto mutare il proprio atteggiamento preferendo stare dietro alle quinte. Tuttavia riesce difficile immaginare un uomo come lui, abituato al successo, che si rifiuta di continuare a vincere.
Al seguito del passaggio da Siena delle truppe dell’VIII corpo d’armata di ritorno dalle manovre di campagna, la Giunta Municipale aveva deliberato di dilazionare il palio del 16 Agosto al 25 dello stesso mese, per far godere ai militari la storica festa. Tabarre per questo palio straordinario gareggiò per il Nicchio. Il Nicchio per nulla figurò perchè durante le prove, pur brillando, gli si era azzoppato il cavallo e perchè alla partenza fu molto nerbato dall’Onda.
Nella prima prova Tabarre fu splendente e lasciò ben sperare in una sua vittoria. Vinse con il Drago, ma cadde nel fermare il cavallo alla fine del percorso e con lui cadde anche il cavallo. Alla prova generale non poterono prendere parte Drago e Nicchio a causa della caduta fatta la mattina. Così acciaccato i pronostici cambiarono non a torto, ma non per motivi di salute come molti potrebbero credere. Il Bruco, il Drago e la Giraffa benchè avessero buoni cavalli nulla figurarono, e ciò si spiega quanto al Bruco per esserglisi azzoppato il cavallo, quanto alla Giraffa e al Drago per avere percorso circa un giro mentre la prima mossa non era stata dichiarata valida. Arrivò ottavo.
In questo palio straordinario, dedicato all’inaugurazione del monumento a Garibaldi, la Lupa ebbe un buon cavallo e un buon Tabarre a montarlo, ma nulla figurò, perchè fu impedito di partire bene dal canape dalla Torre. Torre, Lupa e Oca scapparono quando gli altri erano già due colonnini avanti. Partiti cominciarono a nerbarsi tutti tre tremendamente e arrivati a San Martino l’Oca entrò nella via omonima, la Torre cadde ed il cavallo poco dopo si fermò, la Lupa continuò la corsa, ma non arrivò alla vincita. Fu quinta.
Tabarre corse per l’Istrice. In questo palio ebbe davvero buone probabilità di vincita; aveva uno dei migliori cavalli e dal canape partì tra i primi come ai bei tempi. Terzo per due girate, raggiunse la prima posizione all’ultimo giro. Allorchè dapprima la Chiocciola cercò di stringerlo contro la voltata, poi si mise in mezzo Drago che aveva fatto solo due girate: alla pianata all’ultimo giro il Drago fu raggiunto dagli altri, minando con qualche nerbata la vittoria dell’Istrice. Nel contrasto Tabarre fu quindi superato improvvisamente dalla Giraffa che così vinse il palio. Per questa bravata di aver fatto due sole girate, il fantino del Drago fu dalla Giunta Municipale sospeso dal prendere parte alle corse del palio per cinque anni.
Montone fu favorita per il cavallo a sua disposizione, ma fu nerbato in partenza da Tabarre. Tabarre, estratto a sorte, corse per l’Aquila e raggiunse il traguardo in quarta posizione.
Tabarre corse per la Torre, ma il baio su cui sedeva gli creò qualche problema sin dalla monta. Una gara poco splendente, ma l’attenzione venne rivolta sul chiocciolino Fiammifero, volterrano proprio come Tabarre. Fiammifero, all’anagrafe Emilio Lazzeri, cadde in maniera palesemente volontaria al secondo Casato, lasciando il suo cavallo scosso. Un’azione avventata che scatenò un’infinità di polemiche rabbiose. Rischiando il linciaggio si rifugiò fra i carabinieri, ma nell’immediato dopocorsa Fiammifero venne chiuso in Comune ed alle tre di notte tradotto in carcere. Rilasciato dopo una settimana, per mancanza di prove, pagò il suo “tradimento” con la squalifica a vita, decisione presa soprattutto per sottrarlo alle ire dei chiocciolini increduli, anche perché avevano garantito al fantino ben 1.000 lire in caso di vittoria.
Il Nicchio soffia Pallino a Onda e Bruco e gira Scansino all’Aquila che, a sua volta, cede Tabarre alla Chiocciola. La carriera divenne subito una questione a due fra Onda e Selva che partirono prima e seconda, per gli altri nulla da fare.
Favorita assoluta di questo Palio fu la Lupa con Nocciola che venne affidata sin dalla prima prova a Popo. Buone possibilità di successo anche per Onda, Drago e Aquila, quest’ultima guidata da Tabarre. Tuttavia il fantino volterrano non riuscì ad essere determinante, né memorabile. Vinse l’Onda.
Tabarre gareggiò con la Selva; estratto a sorte per la partecipazione di questo palio, risultatosi incertissimo sin dalla vigilia per la presenza di un lotto di cavalli molto livellato; una giornata mite che non portò a Tabarre alcun momento degno di nota.
Fra i canapi di questo palio ci fu moltissima confusione, non mancarono gli incidenti ancor prima della mossa valida. Tra questi il fattaccio del Drago che travolse la Civetta facendo cadere Tabarre.
Tabarre corse per l’Aquila con Sauro. Niente di memorabile, neppure il cavallo.
Per il Palio straordinario svoltosi in occasione della visita di Vittorio Manuele III, Tabarre gareggiò con l’Onda. Cavalcando Lella I, vincente già nel precedente palio, le premesse si facevano rosee, tuttavia la vittoria ocaiola sembrava ancor più certa. Alla vigilia della carriera però avvenne un fatto nuovo strettamente legato alla presenza del Re. Un mangino della Chiocciola, avverso all’Oca, mise in giro la voce che il fantino vittorioso sarebbe stato lautamente ricompensato dal Sovrano. La notizia, fatta circolare nell’Entrone, era falsa, ma serviva per motivare tutti i fantini purchè ostacolassero l’Oca. Così fu: dalla mossa uscì primo il Leocorno con Picino, seguito da Oca e Onda. Picino agguerrito era evidentemente allettato dal premio regale, alchè fece un gran vuoto intorno a sé. Solo Tabarre riuscì a stargli dietro, ma ormai era irrangiungibile. Con quest’ultimo fu celebre il duello a nerbate che entusiasmò la piazza: lotta tra un fantino al tramonto ed un giovane che divenne in seguito il leggendario vincitore del Palio di Siena con tredici vittorie sul petto.
Tabarre gareggiò per l’Istrice con il Morello di Luigi Beligni. Molto anonimo, così come il suo cavallo.
Tra i due contendenti il terzo gode. In questo palio vinse Selva, cogliendo l’occasione in cui i marpioni Scansino dell’Istrice e Tabarre della Giraffa lottavano gomito a gomito. Selva decisa ad inserirsi tra i due, colse il momento giusto al terzo Casato quando Istrice e Giraffa ostacolandosi, si allargavano verso i palchi. Per la Selva si aprì un inatteso varco all’interno, ottenendo così la vittoria.
Il Montone è il favorito assoluto di questo Palio con la fortissima Stella ed il rientrante Nappa, determinato a vincere; così fu. L’Oca concesse fiducia al debuttante Rombois e cedette Picino all’Istrice, alla terza prova però Picino si infortunò e venne sostituito dal vecchio Tabarre. La mossa di partenza fu molto confusa, l’Istrice cadde al canape e Tabarre forse, compreso di aver ormai toccato il fondo, si ritirò per sempre.
Gareggiò per un totale di trentanove palii, di cui uno alla romana e quattro straordinari.
> Scopri, Francesco (Tabarre) Ceppatelli
Tabarre ebbe un figlio fantino ma non si hanno dati su di un eventuale presenza di questo a Siena, anche se pare che abbia fatto le prove del Comune per la tratta negli anni Venti, evidentemente senza provare il gusto e l’ebbrezza che per tanti anni animò lo spirito del suo grande padre, ancora oggi sulla bocca dei senesi. Tabarre, dopo aver disperso quasi per scommessa ogni traccia della sua storia senese (come regali, foto e altro) non volle mai che il figlio corresse a Siena, come per restare il solo depositario della fama dei Ceppatelli in Piazza del Campo.
> Scopri, Vincenzo (Tabarrino) Ceppatelli
Ancora oggi, i bambini che perpetuano la leggenda del palio giocando a fare i fantini che corrono in tondo attorno alle piazze e nei vicoli di Siena, fanno a gara per essere Tabarre e quello che riesce ad accaparrarsi per il primo il leggendario nomignolo… non vuole mai perdere.