Emilio (Fiammifero) Lazzeri

Lazzeri Emilio fu il quinto figlio di Giuseppe e Nencini Emerenziana. Nacque a Volterra il 23 giugno 1865 e abitò con la famiglia in Via San Francesco, in Via San Felice e poi in Via Ricciarelli. A quindici anni Emilio lavorava imperterrito come calzolaio nella bottega del padre, ma avendo anche una passione smodata per i cavalli, si prodigò ben presto a fare di questo piacere un lavoro professionale. Amava talmente tanto le corse, la competizione e l’agonismo che che nel 1882, appena diciottenne, si mise in società con Niccolò Frassinesi, presentando domanda per la gestione della Pista dell’Anfiteatro di Vallebuona di Volterra. Il suo percorso di accollatario delle corse di Vallebuona non fu memorabile, ma quello di fantino si.

> Sommario, Una lunga disamina sui cavalli

Nelle sue prime esperienze di fantino, Emilio gareggiava con il soprannome di Checche, ma quando pure i senesi del più famoso Palio di Siena si accorsero delle sue qualità, ad Emilio gli fu accollato il soprannome di Fiammifero. In qualità di fantino, Fiammifero fu collega e antagonista di lunga durata del più famoso fantino volterrano Tabarre, entrambi conterranei e quasi coetanei. La loro conoscenza si può definire amicizia, confermata dagli eventi susseguitisi nell’arco della loro vita privata e sportiva.

Fiammifero debuttò al Palio di Siena nella corsa successiva a quella iniziatica di Tabarre; avrebbero potuto correre nel medesimo giorno se non fosse stato per il padre di Fiammifero che, a mezzo telegramma indirizzata al Sindaco di Siena, inviato tramite il Sindaco di Volterra, vietò in un primo momento che il figlio corresse, salvo poi ripensarci il giorno dopo. Avrebbe dovuto correre per la Torre, ma la Contrada ormai lo aveva sostituito con Francesco Galassi detto Cecco. Al giovane Emilio non restò che guardare la corsa da piazza Vittorio Emanuele, ma si rifece in agosto 1885, una quarantina di giorni dopo. Da quell’agosto furono ventitré le carriere portate avanti; quattro le cadute, due le vittorie, siglate entrambe per la Contrada del Bruco, datate 19 agosto 1894 e 16 agosto 1896. Il potenziale per fare di più c’era: arrivò secondo ben quattro volte.


LE CORSE

16 agosto 1885, Torre, Morello di A. Butini;
16 luglio 1887, Drago, Morello di L. Franci;
16 agosto 1887, Pantera, Morello di L. Franci;
2 luglio 1891, Tartuca, Baio di P. Neri;
16 agosto 1891, Giraffa, Baio di D. Cinotti;
17 agosto 1891, Giraffa, Sauro di C. Vallesi;
16 agosto 1892, Aquila, Morello di A. Butini;
2 luglio 1893, Pantera, Lampino;
16 agosto 1893, Chiocciola, Baio di A. Fanetti*;
2 luglio 1894, Istrice, Grigio di G. Boscagli;
16 agosto 1894, Bruco, Morello di S. Borgogni;
19 agosto 1894, Bruco, Belfortina (vince);
12 luglio 1895, Tartuca, Farfallino;
16 agosto 1895, Pantera, Baio di A. Mattii;
2 luglio 1896, Bruco, Baio di A. Mattii;
16 agosto 1896, Bruco, Baio di C. Vallesi (vince);
25 agosto 1896, Bruco, Lampino;
23 settembre 1896, Chiocciola, Baio di T. Sarrocchi;
4 luglio 1897, Valdimontone, Baio di C. Vallesi;
16 agosto 1897, Aquila, Grigio di R. Bruni;
3 luglio 1898, Civetta, Morello di P. Permuti;
2 luglio 1899, Lupa, Morello di L. Franci;
16 agosto 1899, Leocorno, Morello di A. Merlotti;
2 luglio 1901, Chiocciola, Baio di A. Fossi

LA SQUALIFICA A SIENA

Fiammifero non si ritirò dalle corse del Palio di Siena, fu squalificato a vita in seguito ad un’apparente truffa ai danni della Contrada della Chiocciola nell’ultima corsa avvenuta nel 1901. Fu accusato di simulare una caduta dal cavallo alla seconda girata all’altezza del Casato a sfavore della Contrada che lo aveva ingaggiato.

Di contro egli provò a difendersi dalle accuse sostenendo che fosse involontariamente caduto per una battuta violenta al ginocchio; il dolore, la perdita di equilibrio e la forza centrifuga causata dalla girata lo fecero dunque cadere rovinosamente a terra. Purtroppo la sua tesi non poté essere sostenuta perché il medico curante non lo trovò ferito al ginocchio, ne tanto meno era fattibile che a causa della forza centrifuga potesse cadere al lato interno, ossia dalla destra del cavallo dove era scivolato, ma bensì a sinistra. Il fatto, poi, di essere caduto “fortuitamente” dinanzi ad un gruppo di carabinieri che poterono subito soccorrerlo e difenderlo dall’ira della folla, fu un’altra stranezza da aggiungere al banco dei sospetti.

Per tale infedeltà i contradaioli della Chiocciola bollivano dalla rabbia, alchè fu costretto a ripararsi dentro i portoni del Palazzo Comunale in attesa che il Palio e i festeggiamenti terminassero. Dal Comune fu poi trasferito nelle Carceri dove fu trattenuto per una settimana intera. A lungo rimase il sospetto che Fiammifero, per essersi lasciato corrompere, avesse avuto un lauto compenso; non poteva che essere così, perchè al momento della caduta, lui risultava primo ed era il favorito a vincere. Il compenso di vittoria era di ben L.1000 che a quel tempo non era poca cosa.

Il Pubblico Ministero si dichiarò tuttavia impossibilitato a procedere per insufficienza di prove concrete; sono difatti tutte supposizioni più o meno evidenti, ma nessuno di queste riuscì a dare concretezza alla denuncia fatta dalla Contrada della Chiocciola. Dunque, lasciato cadere il reato di truffa, Fiammifero fu rilasciato il 9 agosto 1901. La Giunta Comunale però, per far tacere le lamentele dei contradaioli lesi e ristabilire la pace, deliberò molto diplomaticamente di escludere Fiammifero in perpetuo dalle corse del Palio di Siena.


LA SQUALIFICA A VOLTERRA

Nel periodo in cui gareggiava per il Palio di Siena, Fiammifero si allenava e gareggiava anche per il Palio di Volterra. Dopo che fu escluso per le gare senesi, non gli rimase altro che prendersi alcune soddisfazioni in terra patria. Su Volterra Fiammifero regalava corse sentite e spettacolari sin da quando aveva diciotto anni, ma il suo particolare carattere esuberante e fumino lo portò alla squalifica a vita anche su Volterra.

In una denuncia della Sottoprefettura di Volterra si riporta, in merito alla corsa del 2 giugno 1905, che il fantino Emilio Lazzeri risultato vincente nella carriera, oltre ad esser partito prima della mossa, fu lasciato entrare in pista con una frusta sotto il braccio, in contravvenzione all’art. 27 del regolamento delle corse dell’Anfiteatro di Volterra che prevede di non far portare nessun tipo di frusta ai fantini. Lo sgarro di Fiammifero agitò gli spettatori che, con fischi, urla e minacce, si opposero alla consegna della bandiera: il primo premio distintivo che si dava ai fantini vincitori della carriera. Fiammifero venne rincorso a lungo, facendo temere per l’ordine pubblico.

Questo episodio fu un pretesto politico per espellere Fiammifero dalle gare di Vallebona; additato come un grande pericolo per gli altri ne fu richiesta la squalifica appellandosi al mai applicato art. 3 del regolamento delle corse dell’Anfiteatro di Vallebuona, secondo cui non possono gareggiare i fantini espulsi da un qualsivoglia Palio italico. Il fantino in argomento avrebbe dovuto essere escluso dalle corse già quattro anni prima, in quanto già squalificato a Siena.

La carriera di Fiammifero finì definitivamente nel 1905.

Emilio morì tre anni dopo all’ospedale civile di Volterra il 24 marzo 1908 per epatite.

© Volterracity, MARCO LORETELLI
BIBLIOGRAFIA
MORENO CEPPATELLI, “Tabarre, il fantino volterrano”, Betti, 2019
ILPALIO.ORG, Emilio Lazzeri
ILPALIO.SIENA.IT, Emilio Lazzeri