La festa della Madonna di S. Sebastiano, che si svolge a Volterra a metà del mese di settembre, molti anni fa, quando ero una ragazzetta, era veramente una solennità ed era molto attesa dai volterrani grandi e piccoli. I festeggiamenti cominciavano subito al mattino nella trecentesca chiesa di San Francesco, dove alle ore sette andavamo ad ascoltare la messa cantata, celebrata dal monsignor vescovo. Nel pomeriggio, avvenimento molto atteso e desiderato, si correva il palio in Vallebuona.
Ricordo che andavamo in San Lino, presso la sede della Banda cittadina ad aspettare che questa uscisse e ci univamo ad essa; e, dopo un breve giro della cìttà, si arrivava a Porta Fiorentina dove fra varie bancarelle di dolciumì c’era pure una scintillante giostra. Qui noi ragazzette ci si poneva il problema se pagare il biglietto per entrare nel campo delle corse, oppure mezzo più economico ma rischioso, passare sotto le tele. Naturalmente i soldi erano pochi in tasca e se risparmiavamo il biglietto, al termine delle corse, potevamo andare sulla giostra e comprare anche un croccante dal Bruttini. Così, optando per la seconda decisione si eludeva la sorveglianza dei guardiani e, alzate le tele, in un punto meno sorvegliato, si entrava baldanzose nel centro del campo a guardare con profonda ammirazione, le signore, le quali, per l’occasione sfoggiavano abiti all’ultima moda e molto eleganti e noi sognavamo in cuor nostro di poter fare, un giorno, altrettanto, mentre nell’aria risuonavano le allegre note della banda.
Ecco il momento culminante. I cavalli venivano allineati al nastro di partenza. Noi, a dire il vero, di corse, naturalmente, c’intendevamo assai poco, però venivamo prese dall’entusiasmo della folla per cui gridavamo ed incitavamo il fantino prediletto che era il nostro concittadino Tabarrino, il quale quasi sempre era lui che vinceva. Allora veniva portato in trionfo dalla folla esultante ed al cavallo venivano dati mozzetti di zucchero e prodigate carezze. La Banda nuovamente riprendeva a suonare, creando un entusiasmo indescrivibile.
Alla sera, al Teatro Persio Flacco c’era la rappresentazione di un’opera lirica, per la quale, in casa e fuori, per giorni e giorni si faceva un gran parlare, criticando od esaltando le doti canore o meno del tenore, dei soprano e degli altri cantanti.
Infine, a conclusione di questa allegra giornata, c’era lo spettacolo pirotecnico che finiva di entusiasmarci anche se frastornati dagli scoppi delle girandole che s’innalzavano nel cìelo, illuminando, per qualche istante, l’oscurìtà della notte.
Ricordi cari di feste semplici come semplici, allora, erano i nostri animi, uniti da amicizie sincere, rimaste nel mio cuore, che mi fanno rivivere momenti lieti con la visìone della mia amata Volterra.