Le associazioni di mutuo soccorso

Da un opuscoletto pubblicato nel 1890 da Carlo Cecchi, edito dalla tipografia Cellini di Firenze, apprendiamo interessanti e diffuse notizie sulla origine e la costituzione della prima Società operaia in Volterra, che avvenne il 27 settembre 1851, col titolo: «Società di reciproco soccorso fra gli artigiani di Volterra» e fu tra le prime sorte in Toscana.

Narra il Cecchi che nella primavera del 1851, in una conversazione che seralmente tenevano pochi amici prima di riposarsi dalle fatiche della giornata, tra cui il Dott. Luigi Verdiani, Carlo Mazzinghi, che fu poi ispettore scolastico, Giovanni Barbafiera fornaio, Melchiorre Balzi capo di calzoleria e lo stesso Cecchi ornatista nei lavori di alabastro, fu sollevata discussione sulle Società di Mutuo Soccorso che da circa un anno andavano sorgendo in diverse città italiane per iniziativa di nuclei di operai e artigiani, i quali ritenevano come la loro unione nell’aiutarsi scambievolmente quando cadevano ammalati o resi impotenti per vecchiaia, li avrebbe emancipati dal chiedere in simili casi certi soccorsi che, per quanto caritatevoli, pur sempre restavano per essi di dolorosa umiliazione, considerando anche che tal volta questi soccorsi manca vano quasi del tutto. E poiché ciascuno degli adunati aveva letto qualche cosa su tale argomento, tutti convennero nell’apprezzarne l’utilità e furono concordi nel manifestare il desiderio che la benefica istituzione sorgesse anche in Volterra. Occorreva trovare almeno cinquanta soci artigiani per prendere l’iniziativa della costituzione della società: e questo numero venne presto raggiunto per l’interessamento degli iniziatori. Le pratiche non furono facili per ottenere l’indispensabile permesso governativo, sospettandosi a quel tempo di tutto ciò che avesse ombra di· associazione popolare.

Il 27 settembre 1851 il primo nucleo di aderenti alla costituzione della nuova Società si riuniva in adunanza generale nel saloncino del Teatro Persio FIacco. Veniva letto e approvato lo schema di Regolamento che elargiva ai soci estesi diritti: oltre al sussidio giornaliero per ogni malattia e convalescenza ed ai divenuti impotenti per infermità cronica, veniva concessa una pensione al settantesimo anno di età, sussidio alle vedove dei soci e pure agli orfani sino ad una eta determinata. Si procedeva quindi alla nomina delle cariche sociali e con voto unanime venivano eletti: Direttore: il dotto Luigi Verdiani, Vice direttore: Luigi Sebastiani, Segretario: Giovanni Barbafiera, Cassiere: Armogasto Bellucci; Consiglieri: Alessandro Bartolini, Carlo Cecchi, Pietro Santi, Melchiorre Balzi.

Nei primi anni di esistenza la Società prosperò largamente e diede sensibili frutti alla classe degli artigiani che assai numerosi si erano iscritti; e prosperò, in quanto è evidente che per un lungo periodo furono dati quasi esclusivamente sussidi per malattia. Ma dopo venti anni di esercizio, divenuti infermi per età e per malattia molti soci e lasciata da non pochi la consorte vedova e pure degli orfani, ai quali doveva pagarsi la pensione, l’amministrazione si trovò in gravissimo imbarazzo e fu giocoforza diminuire il sussidio non solo alle vedove ed agli orfani, ma anche quello degli ammalati, contro il disposto del regolamento, risultato in pratica difettoso, in quanto elargiva ai soci dei diritti sproporzionati di fronte ai piccoli obblighi pecuniari. Questo stato di cose inceppò l’andamento della Socìetà e sfiduciò molti soci, il cui numero andò progressivamente assottigliandosi. Venne indetta una adunanza generale nel giorno 8 dicembre 1872 e fu tenuta nella sala del Palazzo Viti; e l’assemblea, edotta delle difficoltà e della situazione finanziaria della Società, approvava diverse riforme al regolamento, tra cui l’abolizione della pensione alle vedove ed agli orfani di soci salvo quelle esistenti; l’ammissione a socio delle femmine coi medesimi diritti dei maschi e l’aumento della tassa settimanale.

Nel 1883 venne fondata nell’associazione stessa una banca di depositi e prestiti fra i soci, dando un interesse maggiore di quello che concedevano altri istituti bancari e concedendo ai soci i prestiti ad un mitissimo interesse con grande facilità per la restituzione del capitale. La banca amministrata da una speciale commissione separata dall’amministrazione della Società portò un sollievo al bilancio sociale, che poté aumentare a L. 2 giornaliere il sussidio ai soci per malattia. Ed ha funzionato, estendendo progressivamente il suo lavoro, fino al settembre 1928, epoca in cui – in conseguenza di sopravvenute disposizioni governative, che non consentivano alle Società di Mutuo Soccorso di gestire una sezione banca, veniva ceduta la gestione all’Istituto di Credito Marittimo, con decorrenza dal 10 ottobre.

Verso il 1900 la Società di Mutuo Soccorso riprese la sua attività e floridezza e il numero dei soci ricominciò ad aumentare fino a raggiungere i 400, ed ha funzionato regolarmente per tutto il 1937. Ma nei primi mesi dell’anno successivo, il consiglio direttivo e poi l’assemblea generate, considerando che la funzione della Società si andava esaurendo sia per l’esiguo capitale a cui era ridotta, sia per l’esistenza di altri nuovi Enti, che meglio assicuravano il compito dell’assistenza agli operai, deliberavano lo scioglimento della Società e la ripartizione del residuo capitale sociale fra i soci effettivi all’atto della deliberazione, previa una elargizione di L. 700 alla Cassa scolastica dell’Istituto Tecnico e L. 700 alla Cassa Scolastica della Scuola Professionale Femminile.

E così, dopo ottantasette anni, spariva la prima associazione di assistenza agli operai sorta a Volterra.

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Per venti anni la Società operaia di reciproco soccorso è rimasta la sola associazione di assistenza ai soci colpiti da malattia. Ma nel 1870 quarantadue artigiani volterrani si adunarono per costituire una nuova società di educazione popolare e reciproco soccorso, ed il 5 settembre di questo anno fondarono Il Collegio Artigiano di Volterra, aderente alla Fratellanza Artigiana d’Italia, che aveva la sede principale a Firenze e molti altri collegi in paesi e città della Toscana.

Questa associazione ha funzionato attivamente per oltre cinquanta anni. Ed è per sua iniziativa che furono tributate solenni onoranze in onore di benemeriti concittadini volterrani. Nel 1880 veniva inaugurata una lapide commemorativa a Giusto Turazza, facoltoso operaio e integerrimo cittadino del secolo XVI, che lasciò le sue sostanze accresciute col lavoro e col risparmio, a beneficio dei sofferenti e fondò il Pio Istituto dei Buonomini, ancora esistente; nel 1885 veniva commemorato il cav. Amerigo Viti, sorto dalla classe operaia, da lui sostenuta con censo, con l’industria e con le scuole, leggesi nella lapide apposta alla facciata della casa, ove egli nacque, in Via San Filippo; nel 1901, celebrando il XXX anno di sua fondazione, la Fratellanza Artigiana rendeva pubblica onoranza alla memoria del Cav. Niccolò Maffei deputato al Parlamento per tre legislature, per tre volte in diversi anni attivissimo Sindaco di Volterra e intelligente ordinatore del civico Museo Guarnacci, inaugurando il 4 novembre, alla presenza di autorità e di numerose associazioni cittadine, una targa in bronzo della forma di un’urna etrusca con l’effigie in alto rilievo del cav. Maffei, sulla facciata dell’antico suo palazzo in Piazza S. Michele. E sempre con iniziativa della Fratellanza Artigiana, in unione alla Società dei Reduci, il 14 luglio 1907, centenario della nascita di Garibaldi, veniva solennemente inaugurata, con la partecipazione di tutta la cittadinanza e di numerose associazioni, la targa in bronzo con l’effige di Giuseppe Garibaldi sull’obelisco che ricorda l’Eroe, al viale dei Ponti.

Una terza associazione con lo scopo di assistere i consoci in caso di malattia o di altri bisogni sorgeva al 1 gennaio 1880. Veniva costituita da oltre 250 operai, in gran parte lavoranti in alabastro, e venne ad essa dato il nome «Società Operaia di reciproca assistenza»,

Quale suo capo – chiamato «Padre dell’associazione» – fu eletto, e rimase per molti anni, l’operaio alabastraio Gaetano Fontana. Ebbe vita, non sempre tranquilla, per oltre trent’anni, e cessa di funzionare nel luglio 1906. I pochi soci rimasti vennero accolti, a loro richiesta, nel Circolo Umanitario Volterrano.

Nell’ottobre del 1882 si costituì una quarta società operaia avente per scopo l’assistenza ai soci colpiti da malattia, e prese il titolo: «Associazione di reciproco aiuto».

Fu nominato Presidente Egisto Gennai, ed in breve la nuova società raccolse un discreto numero di aderenti, che andò sempre aumentando fino a raggiungere il numero di 285. Per cinquantadue anni si è conservata mantenendo sempre ai soci, durante il periodo di malattia, il sussidio stabilito dalle disposizioni statutarie. Ma nell’ottobre del 1934, essendosi il numero dei soci notevolmente assottigliato in seguito alla nuova istituzione obbligatoria delle Mutue Malattie i soci superstiti deliberavano lo scioglimento della Società, destinando il residuo capitale sociale a scopo di beneficenza, e cioè a favore dei vecchi della Casa di Riposo, agli Asili Infantili e all’Ente Opere Assistenziali.

Un’altra associazione con scopi identici alle precedenti di assistenza ai soci, in casi di malattia, venne fondata il 14 ottobre 1885 e prendeva il nome di «Circolo Umanitario Volterrano». Nei primi anni di vita il numero degli iscritti non oltrepassò i 200; ma dopo il 1896, quando venne deliberato l’istituzione del medico sociale gratuito, l’ammissione a socio delle donne e l’annuale festa sociale con estrazione di premi in denaro fra i soci più diligenti nel pagamento delle tasse annuali e di alcune doti da conferirsi a figlie di soci, questa Società ebbe per molti anni vita floridissima e raggiunse il numero di oltre 700, che nessun altra associazione cittadina aveva mai raggiunto. Con le nuove previdenze sociali fissate dalla legge sulla obbligatorietà di iscrizione degli operai alle mutue malattie, il numero dei soci andò gradatamente diminuendo; ed il piccolo nucleo dei rimasti, riuniti in adunanza il 4 ottobre 1942, dopo breve discussione, conveniva che ormai le associazioni di mutuo soccorso non avevano più scopo di esistere e veniva perciò deliberato, con voto unanime, lo scioglimento della Società e l’erogazione del fondo sociale esistente in lire 1220 a scopo di beneficenza, ripartito in parti eguali fra le seguenti istituzioni cittadine: Asili Infantili, Casa di Riposo «Principi di Piemonte», Ente Opere Assistenziali, pacco ai soldati richiamati sotto le armi. Ed anche il Circolo Umanitario, che per cinquantasette anni aveva lodevolmente esercitato opera benefica di assistenza, numerosi operai, cessava di aver vita.

Nel borgo di S. Alessandro, per iniziative di alcuni agricoltori di quella Parrocchia si costituiva il 10 gennaio 1899 una associazione di assistenza col nome «Società di reciproca carità tra gli agricoltori» che si proponeva il fine di assicurare il sussidio ai consoci, che per causa di malattia si rendevano temporaneamente impotenti al lavoro.

Potevano essere ammessi anche agricoltori di altre Parrocchie nei limiti del Comune di Volterra, purché di sentimento cristiano cattolico.

La Società contava oltre 150 soci. Presidente è sempre stato il Priore della Compagnia di S. Alessandro, a cominciare dal Priore Don Natale Pupilli che fu tra i fondatori della Società: la quale si scioglieva nel secondo semestre del 1940, deliberando di erogare l’esistente capitale sociale a favore di istituti cittadini di beneficenza.

Il 15 giugno 1902 veniva fondata una nuova associazione la «Fratellanza di Mutuo Soccorso fra gli ascritti alla Ven. Arciconfraternita della Misericordia», composta dei soli ascritti (fratelli e sorelle) all’Arciconfraternita stessa. Aveva per principio la massima: «Fa ad altri ciò che vorresti fosse fatto a te» e per scopo esclusivo il sussidio ai soci ammalati. Secondo le disposizioni del proprio statuto, il Priore dell’Arciconfraternita era Presidente di diritto della «Fratellanza».

Dopo quarantadue anni di vita anche questa associazione ha cessato di funzionare.

Nel gennaio del 1907 il giornale cittadino annunciava che nel borgo San Lazzero si era costituita una società operaia di reciproco soccorso: la «Società del Conforto», con l’adesione di circa 50 soci. Ma di questa società non siamo riusciti ad avere alcuna notizia, ne abbiamo trovato nessuna traccia nella cronaca di diversi anni della stampa locale. Dobbiamo quindi ritenere che, se questa Società ha funzionato, deve avere avuto vita abbastanza breve.

Pure nel 1907, per iniziativa di alcuni socialisti, si costituiva il 1° maggio l’«Associazione di previdenza» ispirata a moderni criteri di mutuo soccorso. Aveva per scopo: di sovvenire i soci con sussidi ordinari per malattia temporanea; per il periodo di gravidanza le socie; per malattie infantili i figli dei soci e delle socie; di costituire il premio al 20° anno a tutti i soci e socie che si iscrivevano; di costituire leghe di resistenza, cooperative di consumo e di produzione.

L’Associazione aveva carattere politico – sociale: aiutare la libera stampa, sviluppare la propaganda e partecipare ai movimenti elettorali.

Nella prima assemblea generale che ebbe luogo il 4 giugno, venne nominato il Consiglio d’amministrazione, il quale poi, fra i suoi componenti, eleggeva a presidente Quintilio Cappelli.

L’associazione di Presidenza che contava di numerosi soci, ebbe vita attiva per quindici anni, e cessò di funzionare, per vicende politiche, nel 1922.

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Queste le diverse associazioni di mutuo soccorso e di assistenza, che hanno avuto vita in Volterra dal 1851 e per un lungo periodo di anni sono state di efficace aiuto a tante famiglie bisognose, colpite da malattia del loro capo, evitando l’umiliante ricorso alle collette, che si ripeteva quasi settimanalmente fino al 1882, epoca in cui queste Associazioni hanno cominciato a moltiplicarsi in Volterra.

Abbiamo voluto ricordarle con questo articolo, a semplice titolo di curiosità, oggi che tutte sono scomparse dalla vita cittadina, avendo ormai compiuto il loro compito; affidato ora con provvedimenti legislativi ad altri Enti di previdenza sociale, che meglio e più efficacemente assicurano una maggiore sovvenzione d una più solida assistenza agli operai ed artigiani quando sono impediti al lavoro per malattia, e concedono poi ad essi altri benefici, una pensione per invalidità e per vecchiaia.

© Pro Volterra, SILVANO BERTINI
“Le associazioni di mutuo soccorso”, in “Volterra”