Campionato farsa, Lega permettendo

In un imprecisato giorno, mese ed anno della prima metà del sec. XVI l’imperatore Carlo V si trovò a passare in uno sperduto paesello della Sardegna. Dal primo dei nobili all’ultimo dei villici, tutti si fecero in quattro e, possibilmente, in otto per rendere gradita la sosta a cotanto sovrano. Al mattino prima di ripartire, Carlo V si affacciò al balcone (ohimé, quanta smania di balconi nella nostra storia!) e, memore della gran mangiata e del comodo letto, urlò alla folla che plaudiva: “Fos todos barones!”.

> Sommario, La storia del calcio volterrano

Per chi di spagnolo non sa, la frase vuol dire che il magno imperatore dava a tutti gli abitanti il titolo di barone con annessi e connessi. Naturalmente il discorso terminò lì: i baroni veri tali restarono, i contadini tornarono a raspare le zolle. Di questo fatto, specie in Toscana, è rimasta la feroce libera traduzione dallo spagnolo di “baron fottuti”, con tutte le implicazioni che questa icastica definizione comporta per chi la riceve. Ora, giustamente, il lettore chiederà che cosa c’entri tutto questo con la storia della Volterrana. C’entra, e come!

Infatti il campionato 1975-76 si aprì all’insegna di una discussa decisione dei cosiddetti competenti organi federali. Si doveva giocare in un torneo di transizione, con promozioni sì ma senza retrocessioni, dato che dall’anno successivo la Promozione Toscana avrebbe fruito di ben due gironi con complessive 32 squadre, tutte “baronali”.

lo criticai apertamente e a muso duro, come è mia abitudine, questa decisione. La Promozione era stata infatti, per anni, un ottimo campionato regionale: le 16 squadre partecipanti dovevano esser erano il fior fiore della categoria in un torneo durissimo quanto e, ed entusiasmante con due vincenti e quattro retrocessioni, il che coinvolgeva in testa ed in coda, oltre un terzo delle squadre interessanti. Bisognava essere scafati e possedere gambe agili e denti aguzzi per saper rimanere a galla In questa lotta senza tregua e senza quartiere. Così era stato per la Volterrana e per tutte le altre contendenti.

Ora raddoppiare di colpo le partecipanti, voleva dire togliere valore e virilità al calcio dilettantistico regionale, dare una patente di nobiltà con un tratto di penna a chi non sapeva conquistarsela sul campo, seguire l’andazzo, sempre da respingere ovunque, del livellamento dei valori, stabilire criteri divisionali in base a concetti geo-politici molto discutibili.

La decisione ebbe subito i suoi riflessi, poiché il campionato 1975-76 diventò un’allegra buffonata all’italiana: con l’eccezione di tre o quattro squadre che volevano andare in Serie D, le altre si preoccuparono poco o nulla di vitalizzare il torneo. Né era, ovviamente, colpa loro. Ci fu chi si affidò ai ragazzi, praticamente senza spendere una lira (tipico esempio l’ultima classificata, il Tavarnelle, che chiuse il campionato con 13 punti, contro i 44 del Piombino buon terzo dopo la coppia vincitrice), mentre altri si accontentarono di vivacchiare, puntando su incontri di campanile o sugli scontri con le prime della classe per salvare almeno l’incasso.

I dirigenti della Volterrana scelsero una strada di mezzo: lancio sì di un gruppo di giovani, fra i quali emersero per indubbie capacità il centrocampista Foscolo Nucci e Fausto Favilli appena quindicenne, ma anche mantenimento di “vecchie glorie”, quali Manzani e Naviragni, ormai sul viale del tramonto nonostante l’encomiabile serietà.

Furono ceduti atleti di valore, quali l’ottimo capitan Bartolozzi al Cecina smanioso di vittoria, Morandi alla Colligiana, Borsetti al Borgo San Lorenzo. Di rinforzo vennero Paolino Romagnani, un giovane dal San Marcello Pistoiese assai in gamba, Claudio Rossi da una squadra semiprofessionistica del Milanese e l’anziano (a che pro?) centrocampista Pozzobon dal Potenza.

Indubbiamente pesò la direttiva dell’allenatore Nencetti il quale, in questo pur tranquillo torneo, finì con sconcertare la platea: gioco d’assieme discutibile, fallimenti a volte clamorosi, altalena per la maglia n. 9 fra un Faltoni dal rendimento mediocre ed un Lenti spesso bloccato dalle esigenze del suo servizio militare.

Fu insomma un campionato grigio, contestato, uno dei peggiori della Volterrana. I viola, al termine si piazzarono in un paludoso ottavo posto, a 18 punti dal Cecina capolista, segnando poco più di un gol a partita. Giocarono in questo torneo-farsa Frassi, Rossi II, Tofanelli, Barsacchi, Pozzobon, Rossi I, Manzani, Romagnani, Rossi III, Faltoni, Lenti, Nucci, Naviragni, Bavoni, Dioguardi, Lonzi, Tagliamenti, Favilli e Fiorentini.

Direi che non vale nemmeno il tempo di intrattenerci sui particolari. In ogni modo, dopo un inizio deludente con pesanti sconfitte interne, la Volterrana ritrovò un po’ di ritmo per arrivare in posizione decente al giro di boa. Sono da ricordare i buoni pareggi esterni a Tavernelle. Lasciano e con il Camaiore sul “neutro” di Fucecchio, nonchè la bella vittoria sul quadrato Piombino, una delle migliori gare del torneo, risoltasi su legittimo rigore ma soprattutto in forza di una prova di orgoglio.

Più volte sconfitta in casa, la Volterrana poté semmai vantare l’imbattibilità esterna fino alla sconfitta di Castellina, frutto questo positivo, anche se non eccelso, del modulo Nencetti, basato sul vecchio concetto del “primo: non prenderle”; il che era di più facile realizzazione fuori delle mura amiche, mentre al “Comunale” ci si doveva scoprire ed attaccare, finendo con il “prenderle” appunto.

Il girone di ritorno si trascinò senza sussulti e con un pubblico sempre più scarso e distaccato. In questo grigiore, possono essere ricordate tre gare: il pareggio di Cecina dovuto alle parate di un Frassi veramente super, l’altro pareggio di Pontassieve rapinato dai padroni di casa su rigore a pochi minuti dal termine; la franca affermazione sul Castellina, lanciato verso la D, ma che proprio per la sconfitta di Volterra lasciò in quella giornata le sue speranze di promozione.

Fu insomma un’annata mediocre, preceduta da un’esibizione in Coppa Italia, altrettanto grigia; viola eliminati in casa ai 32.i dai non irresistibili laziali di Allumiere.

L’unica nota positiva venne dal potenziamento delle attrezzature dello stadio. Infatti la Cassa di Risparmio di Volterra, con generosa iniziativa, dotò il campo di un completo e modernissimo, impianto di illuminazione. Il che permise di avere uno stadio non solo all’altezza dei tempi ma di dare immediatamente il “via” a gare serotine con larga partecipazione di squadre, molto entusiasmo del pubblico anche per il valore delle contendenti e buoni risultati nel settore finanziario. Da allora il torneo in notturna “Città di Volterra” va avanti annualmente e sempre con risultati lusinghieri.

> Prosegui, Come si gioca al pallone

© Paolo Ferrini, PAOLO FERRINI
Campionato farsa, Lega permettendo, in “Volterrana Gol”, Tipografia Conti – Poggibonsi, a. Marzo 1978