Il campionato 1980-81 si apre all’insegna del cambio sulla panchina: via il discusso Favilli, arriva una vecchia gloria, Wladimiro Morandi, indimenticabile n. 10 degli anni 1973 – 75. Va in porta il giovane Dioguardi, a dare una mano al “Falchetto” giunge un nuovo goleador, Martini, il centrocampo è basato, come al solito, sui fratelli Nucci; inamovibile Tognozzi.
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Miro Morandi, uno abituato a lottare alla brava in campo, farà ottima figura come trainer. Era un allenatore che non prendeva appunti in panchina, ma da lì si alzava, gridava, strepitava, spingeva i suoi ragazzi.
Ricordo una drammatica partita di Coppa Italia (dove la Volterrana andò un po’ oltre i confini regionali senza però risultati determinanti) a Grassina; i fiorentini avevano perso nettamente a Volterra, non avevano molte possibilità di ribaltare il risultato. Con l’aiuto di un arbitraggio pavido vinsero inutilmente per 4-3: Alberto Nucci giocò una grande partita, segnò splendide reti, alle quali provvedeva il direttore di gara assegnando rigori a man salva ai padroni di casa. Si sprecarono scazzottate sugli spalti, dei nostri chi le dette chi le prese. In questo tourbillon Morandi fu preso di mira in maniera scandalosa; il campo di Grassina aveva le reti di protezione a immediato contatto con il rettangolo di gioco. Su Miro pìovvero insulti, sputi, oggetti vari. Eppure seppe mantenere coraggiosamente, a muso duro, la posizione, gioendo per l’utile risultato.
I viola arrivano al quarto posto, la coppia Martini – Ferretti (13 reti l’uno, 12 l’altro – 25 su di un totale di 40) fece sfracelli in casa e fuori. Qualche bella vittoria? 4-1 in casa sul Venturina, la doppietta sul Follonica, 3-0 sul Ponte a Cappiano (esterna), un travolgente 5-1 sul Forte dei Marmi. Ho citato le cose più belle ma fu un anno ricco di vittorie.
L’amarezza più grossa ce la propinò il Pontedera che vinse il torneo dopo un durissimo testa a testa con il Ponsacco; i granata ci sconfissero due volte. Nessuna tragedia però, ci mancherebbe!
Quell’anno fu, semmai, da ricordare per il cambiamento di identità. L’A.C. Volterrana, per evidenti motivi pubblicitari, diventò l’A.C. Alabastri Volterra; ovviamente rimase sempre Volterrana, anche per gli avversari, specie i più tradizionali e per la stampa stessa. Anch’io ho preferito sempre usare il nome “vecchio”; sarà sentimentalismo, però…
Con la ragione sociale, si cambiarono pure le maglie che, dal tradizionale viola, diventarono biancorosse. Per questo cambio si rifecero addirittura al Medioevo. I prefati colori sono infatti quelli che figurano sull’arme del Popolo e del Comune, uno scudo bipartito ed una croce rossa in campo bianco.
Il ricordo storico era indubbio ed ha senz’altro un suo valore, però il viola era il colore tradizionale di tante battaglie e del coro ‘Forza viola, ora si viene”.
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