La ribollita tra il Rosso e il Marinai

Nonostante l’ottimo risultato, Morandi se ne andò ed in panchina arrivò Mauro Niccolai, subito ribattezzato il “Rosso di Livorno” per la sua capigliatura e per la sua origine di nascita e di calcio. Ci furono novità anche nella formazione, a cominciare dal portiere Vivaldi. Fu un ottimo acquisto e restò per sette anni a custodire la rete viola; aveva il carattere dei portieri un po’ all’antica, quelli cioè che volano fra i pali, escono alla disperata, fanno, a volte, esibizione. Fu però una bella sicurezza; con quel carattere, era ovvio, ogni tanto andava a cercar farfalle, ma il pubblico, buon intenditore, lo perdonava e parlava delle “vivaldate” con generosa comprensione.

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Un altro acquisto di buon rilievo fu il pisano Cesare Cava, un n.10 tradizionale, che restò fra noi cinque anni, cioè l’intero corso di studi presso l’Istituto Tecnico “Nìccolini”. Cava era un giovane bravo e serio (lo conoscevo bene, poiché ne ero stato il preside), dotato di spiccata intelligenza (non si gioca solo con i piedi) ed indubbia capacità atletica. Queste doti lo accompagnarono nella vita professionale e civile, in quanto ha ricoperto da tempo un’importante carica nella sua città. Furono schierati i “vecchi” Nucci e Ferretti ed i nuovi, come i due Nodari e Cannavò.

Diciamolo francamente: bravure individuali a parte, il campionato non fu gran che. I nostri si piazzarono ad un grigio nono posto insieme all’Aullese. Ci furono, ogni tanto, lampi di gloria, quali la vittoria sul Rosignano (che terminò primo), sul Camaiore e sul Follonica, ma anche episodi da dimenticare come certe sconfitte interne (vedasi l’esordio con la Pecciolese, una matricola terribile che arrivò alle spalle della capolista ma che durò in Promozione lo spazio di un mattino). Sono molti i pareggi, ben 13 su 30 gare, e fu questa, lo si capisce subito, la trama fondamentale della gestione Niccolai, all’insegna del “primo non perdere”. Il che attivò molte critiche.

Nel successivo campionato 1982-83 non ci saranno variazioni di rilievo: sempre in panchina Niccolai, non grandi variazioni in squadra.

Insieme ai soliti giungeranno due attaccanti, Bucchioni e Fenzi, che non fecero sfracelli; ogni tanto il “Rosso” pescava nel vivaio locale dove in quel periodo stava emergendo un ragazzo promettente, Riccardo Pasquali.

Non cambiò nemmeno la posizione finale: il solito, mediocre nono posto insieme a Lamporecchio e Perignano.

La parità era legge per la gestione Niccolai 1982-83: ben 15 pareggi su 32 partite, si perse poco (8) ma si vinse in ugual maniera (9), tot e tot le reti (26).

Fu un altro torneo all’insegna del grigiore, senza grossi entusiasmi; non mi viene in mente qualche partita di fuoco, se non, forse, il 2-0 alla capolista Piombino.

Il terzo campionato (1983-84) sotto la guida di Niccolai; le cose non variarono di molto, semmai un po’ in meglio. La formazione non subì variazioni di rilievo; emerse in prima linea Fenzi.

Quell’anno sembrò che si osasse un po’ ed infatti, pur senza brillare, salimmo al sesto posto: qualche vittoria in più ma sempre una buona razione di pareggi (10), all’insegna della tattica del “Rosso”. Fu anche questo un anno, come direbbe padre Dante, “senza infamia e senza lode”, o, al massimo, con qualche piccola lode in più che non nei precedenti.

Dopo tre anni Nìccolai se ne andò e alle Ripaie tornò Romano Marinai. Il cambio della guardia fu dovuto alla necessità di scuotere l’ambiente all’ormai abituato a posizioni piuttosto remissive. Un buon acquisto fu pronto per la prima linea, la punta Fontanelli che non deluse le aspettative. Fece centro 12 volte mentre 9 saranno le reti del solito Fenzi; Fontanelli rimase ancora a Volterra ed ebbe molte simpatie per il suo impegno e la sua generosità.

II campionato apparve più movimentato; forse le speranze furono inadeguate alle possibilità. Una volta Marinai mi disse che miracoli proprio non li sapeva fare, vista la squadra a disposizione: un onorevole quinto posto ci attese alla fine ma anche quell’anno furono più i pareggi delle vittorie.

Il secondo anno della gestione Marinai andò peggio, in un persistente grigiore che non sollevava certo l’entusiasmo del pubblico.

Questa volta la classifica finale ci vide ad un mediocre nono posto insieme al Ponte a Mariano. Fontanelli e Fenzi avevano perduto lo smalto dei goleador; in compenso emerse sempre più sulla metà campo il giovane Pasquali.

Fu un campionato senza molta storia, basato sui consueti, numerosi pareggi (13), di parità appunto sotto ogni lato.

Per quanto mi sforzi, non ho molto da ricordare: un paio di franche vittorie interne (3-1 sul Bazzano e 3-0 sul Picchi), nessuna sconfitta “tragica”. Fu routine, insomma, assai banale.

Dopo due anni Marinai venne lasciato a casa senza particolari motivi così come, in questa ottica, venne richiamato Niccolai. L’andazzo fu il solito, anche perché non ci furono cambiamenti di rilievo nella formazione. Qualche partenza, qualche nome nuovo: Ristori, Barsotti, Chiavacci. Nel vivaio locale stavano emergendo due ragazzi ben dotati, Scabia e Giannelli.

Al termine dell’86-87 ci attese un grigio nono posto nel consueto alternarsi di vittorie e sconfitte ed un bel po’ di pareggi. Facemmo qualche en plein: sul Donoratico, sull’Orbetello e sul Follonica ma, a volte, perdevamo di brutto (vedasi il duro scontro con il Perignano). Emerse il nuovo goleador Gigoni (10 reti su 30). Peggio, molto peggio, il campionato successivo, iniziato ancora con Niccolai in panchina e con una squadra che non ebbe molti mutamenti. Nel grigiore generale una luce, quella di una giovane punta locale, Paglianti, studente del “Niccolini”, un Istituto che ha dato alcuni giocatori di valore alla Volterrana in forza anche del suo distinguersi nei campionati studenteschi.

In un torneo tutto da dimenticare, con la Volterrana sull’orlo della retrocessione, Paglianti conquistò i galloni di capocannoniere del girone con le sue 17 reti; e qui si fermano gli aspetti positivi.

Quelli negativi furono assai di più; al termine del girone di andata in posizione decisamente brutta, Niccolai fece appena a tempo, come è uso dire, a mangiare il panettone natalizio, ma ebbe di contro una calza della Befana piena di carbone. Venne infatti esonerato il 5 gennaio 1988; al suo posto andò in panchina un ex valido calciatore di Cecina, Antonio Capanna che aveva fama di duro. Abbe una brutta gatta da pelare per raggiungere la salvezza acciuffata a stento, per un punto, dopo un drammatico testa a testa con una gloriosa società, il Piombino, finita in malo modo in 1a Categoria. Il disastro fu veramente sfiorato; si pensi che perdemmo metà delle gare in calendario e ben 43 volte i nostri portieri si dovettero chinare a raccogliere il pallone alle loro spalle.

Non fu facile rintracciare le responsabilità dei singoli o del gruppo, degli allenatori o dei dirigenti. Preferisco stendere sopra il classico pietoso velo e dimenticare il tutto.

Salvi per il classico pelo i dirigenti pensarono bene di tornare ai santi vecchi, riportando a Volterra Marinai il quale dette ancora una volta prova di serietà e di attaccamento ai suoi vecchi colori, pur nell’alternarsi del valzer con Niccolai. Talora, in casi del genere, si usa scherzosamente il termine “ribollita”, ottimo per indicazione gastronomica ma non troppo nobile per il calcio. In verità Romano dette torto a questa icastica espressione.

Nella prima linea continuò a splendere Paglianti (15 le reti in questo 1988-89), va bene anche un giovane di indubbie capacità, Perna, a fianco dei “ruspantì” locali: e poi Baluganti, Voltattorni, Nuti. Il settimo posto ottenuto alla fine non fu brillante ma nemmeno da buttar via, visti i precedenti. Partite da ricordare? Una franca vittoria (3-0) ad Agliana, seguita da quella combattuta (3-2) di Cascina, la molto larga espressione.

Nella prima linea continua a splendere Paglianti (15 le reti in questo 1988-89), va bene anche un giovane di indubbie capacità, Perna, a fianco dei “ruspantì” locali: e poi Baluganti, Voltattorni, Nuti. Il settimo posto ottenuto alla fine non sarà brillante ma nemmeno da buttar via, visti i precedenti. Partite da ricordare? Una franca vittoria (3-0) ad Agliana, seguita da quella combattuta (3-2) di Cascina, la molto larga (5-1) a Ponte a Moriano. Di riscontro non mancarono gli aspetti negativi; ad esempio, il Grosseto ci portò via tutta la posta in palio. Prima però di chiudere questi anni di alterne vicende, mi piace ricordare, fra tanti nomi, quello di Giovanni Trafeli, il quale fu presidente per ben 11 anni: un vero record.

Giustamente gli fu riconosciuto il titolo di presidente onorario. Trafeli aveva guidato la società, con un buon gruppo di collaboratori, in anni non sempre facili, specie sul piano finanziario e, di conseguenza, anche tecnico. Più volte eravamo arrivati sul punto del non ritorno, ma Trafeli e i suoi l’hanno sempre superato alla brava. Per questo, anche se i risultati non sono stati brillantissimi, mi piace ricordare qui l’amico Nanni, indiscussa bandiera del calcio volterrano.

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© Paolo Ferrini, PAOLO FERRINI
Gli anni di Niccolai il Rosso, in “Volterrana Gol”, Tipografia Conti – Poggibonsi, a. Marzo 1978