Ora si punta in alto

Il campionato 1989-90 si apre all’insegna di mete più precise ed anche più prestigiose; si puntò in alto, insomma, sotto la spinta del nuovo presidente Giorgio Bruci, chiamato al vertice a sostituire Mario Ducceschi, anch’egli al timone per cinque anni, con molto impegno. La squadra venne affidata a Franzoni che durò lo spazio dell’andata; alla ripresa ci furono le mani più sicure di Fedi.

> Sommario, La storia del calcio volterrano

Si combattè a tutto campo e su due fronti, il campionato e la Coppa Italia; andò bene il primo, meglio ancora la seconda. Era stata costruita una squadra di tutto rispetto; ci furono giocatori di notevole spessore, con esperienze di categorie superiori, quali il bomber Toracca ed il centrocampista Lombardi, che iniziò così la sua lunga permanenza a Volterra. Continuò a far peso e gol Paglianti, fece bene Frolli e lo stesso pure le prime, limitate prove due ragazzini, destinati ad essere determinanti nel futuro, Ticciati e Guarguaglini.

L’Alabastri si levò belle soddisfazioni, quali le duplici vittorie sui tradizionali rivali del Certaldo (che pure vinse il campionato), sul Manciano, sul Portoferraio. Fu veramente un buon campionato che alla fine ci vide in un bel terzo posto, alle spalle del Certaldo e della sorprendente matricola Staggia Senese.

Se la Volterrana aveva ben figurato in campionato, stava procedendo contemporaneamente in Coppa Italia proprio alla grande; a distanza di dieci anni si stava ripetendo la bella Impresa che ci aveva portato a sfiorare il titolo. I risultati positivi andavano, mese per mese, sgranando a fianco di quelli del campionato. Andò a finire che l’interesse e l’impegno si rivolsero alla Coppa; né poteva essere diversamente.

La partenza fu, come al solito, un po’ in sordina, senza molto interesse anche perché la sorte ci aveva rifilato tre turni contro altrettante squadre del nostro stesso girone: Perignano, Venturìna e Piombino.

Con il Perignano nacquero sul campo due squallidi 0-0; la decisione fu ai rigori ed i biancorossi la sfangarono per 3-1. Un po’ meglio andò con il Venturina: un pareggio esterno (1-1) ed una franca vittoria interna (2-0). Contro il Piombino l’Alabastri dimostrò di essere in crescendo e fece fuori i nerazzurri in entrambi gli incontri: 1-0 in casa e 2-0 fuori.

A questo punto tornammo a varcare i confini regionali per una lunga, turistica, trasferta in Sardegna, a San Teodoro, dove perdemmo di misura (1-0); al ritorno restituimmo ma non fu, ovviamente, sufficiente. Così alle Ripaie, dopo gli inutili supplementari, decisero i calci di rigore: i nostri andarono a segno per 5-3. Ho di questo incontro, oltre quello del drammatico accavallarsi dei tiri dal dischetto, il buon ricordo della tifoseria sarda, giunta a Volterra in forza, anche con la spinta del tour in terra di Etruria, ma encomiabilmente corretta ed amichevole prima, durante e dopo la gara.

Per il quinto turno fu ospite una squadra emiliana, il Sant’Agata Bolognese, che si schierò a Volterra per non prenderle; ed infatti non le prese, strappando il risultato a reti inviolate. Evidentemente gli ospiti avevano puntato tutte le loro carte sulla gara di ritorno; però mal gliene incolse poiché i ragazzi di Fedi dettero aperta battaglia e superarono il turno per 2-1.

Dall’Emilia alla Lombardia contro lo Zanica che a Volterra perse senza remissioni (3-0). Cercò di rifarsi in casa e riuscì a superarci in una furibonda battaglia, ma solo per 2-1; il valore della doppia rete in trasferta fu a nostro favore.

Approdiamo ai sedicesimi e questa volta la destinazione fu il Lazio contro la squadra della Rustica, una delle tante frazioni periferiche della capitale. Il primo incontro interno fu nostro appannaggio con un secco quanto meritato 2-0. La trasferta invece si presentò “terribile”: i laziali entrarono in campo, come suoI dirsi, con il pugnale fra i denti onde rovesciare il risultato.

Ma l’Alabastri era squadra tosta, quadrata, adusa ormai a cento battaglie, avendo in campo uomini del calibro di Lombardi e di Toracca; così la Rustica non andò più in là di un gol e fu eliminata. Il pubblico locale, al contrario degli altri incontri su e giù per l’Italia, fece, si fa per dire, “onore” al nome della località. L’accoglienza fu, sotto ogni profilo, rustica assai!

Fin da ora teniamo presente questa partita e questa società laziale; dopo un anno, si verificarono delle conseguenze malamente determinanti per la nostra società.

All’uscir dal campo nessuno avrebbe mai pensato al terremoto che si sarebbe poi verificato. Tornerò sull’argomento nelle prossime pagine con ampiezza di particolari. Fermiamoci qui e riprendiamo la storia delle future vicende che ora stavano evolvendosi positivamente.

Dal Lazio fummo rimandati in Lombardia contro la Concorezzese e non ci furono grosse difficoltà: a Concorezzo passammo alla grande (2-0) cosicché alle Ripaie fu sufficiente controllare gli avversari e fermare il tutto sull’utile delle reti inviolate.

Eravamo ordunque giunti alla semifinale; e fu Lombardia ancora una volta, ci toccò infatti il Breno, ridente cittadina sulle rive del lago d’Iseo.

Il primo incontro fu interno, i biancorossi ce la misero tutta, segnarono per primi, poi subirono il gol del pareggio ospite ed il risultato non si mosse più.

Ugualmente in Lombardia la Volterrana lottò da par suo ma questa volta segnarono per primi i padroni di casa, noi non riuscimmo a riagguantarli e così quel misero 1-0 ci eliminò, spalancando la porta della finale della successiva vittoria ai lombardi sulla Pistoiese la quale si era liberata della pugliese Putignano, presente alla fase finale come era accaduto dieci anni prima.

Questa volta però la nostra partecipazione ed i nostri brillanti risultati ci premiarono; giunti in un’ideale classifica al terzo posto, trovammo la strada spalancata per il salto di categoria. Il Breno ed il Putignano avevano infatti già vinto i campionati di competenza e quindi salivano di diritto; la Pistoiese era già in Interregionale. Logico che il sodalizio biancorosso facesse domanda occupare un posto eventualmente vacante nella categoria Superiore così tanto ambita; era una domanda più che legittima poiché Alabastri aveva le carte in regola sotto ogni profilo, dal passato sportivo ai risultati ottenuti sul campo. Gli organi federali espressero parere favorevole e così salimmo di grado a vele spiegate.

E’ stato questo il punto più alto raggiunto dalla Volterrana nella sua lunga storia. Va detto però che, al di là delle distinzioni più o meno burocratiche (l’Interregionale era stata prima serie D, poi diventerà Campionato Nazionale Dilettanti, per poi ritornare D), in un passato abbastanza lontano la Promozione era stato un campionato con i fiocchi, tale, per valore e partecipazione delle squadre, da essere ben superiore alla D o come diavolo la vogliamo chiamare.

Un esempio? Prendiamo il 1951-52 allorché la Promozione era definita nazionale; nel girone H, il nostro, avemmo di fronte squadre come la Massese, la Carrarese, la Pistoiese, per tacer di Grosseto, Sestese, Sangiovannese. Credo proprio che quel campionato non avesse nulla da invidiare all’Interregionale. In ogni modo il risultato conquistato sul campo determinò un colpo d’entusiasmo in città; il vessillo biancorosso fu addirittura issato sul Palazzo dei Priori, la gioia fu di tutti, anche di chi non seguiva troppo il calcio.

Fu una vera vampata di orgoglio, poiché questa fu una delle più belle affermazioni del nostro sodalizio. L’avevamo ottenuta con le nostre forze (l’unico aiuto ci era venuto dalla simpatia e dal sostegno di Romeo Anconetani) a dispetto anche di molti. Fu quindi ridicolo che qualcuno parlasse di ripescaggio; non ne avevamo bisogno, poiché eravamo rimasti sempre a galla!

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© Paolo Ferrini, PAOLO FERRINI
Ora si punta in alto, in “Volterrana Gol”, Tipografia Conti – Poggibonsi, a. Marzo 1978