Molto duro il salto di categoria

Passato il momento della legittima euforia, la dirigenza dell’Alabastri, sotto la guida del presidente della vittoria, Giorgio Bruci, si mise al lavoro per costruire una squadra che, in questo 1990-91, dovesse tenere il passo con le molte quotate avversarie che ci attendevano. La Volterrana era stata assegnata al girone F dell’Interregionale, un cocktail di squadre toscane, umbre e marchigiane; ci si doveva battere sia contro vecchie rivali già della Promozione e di un passato anche più lontano, sia contro altre nuove di zecca, sconosciute sotto ogni punto di vista.

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La squadra fu nuovamente affidata a Dino Fedi – che aveva così ben figurato in Coppa Italia – il quale, in collaborazione con il nuovo d.s. Franco Taponeco, si mise all’opera. A fianco di giocatori esperti della categoria (come il sicuro Lombardi) furono posti alcuni giovani promettenti (Madonna dalla vicina Pomarance), più un gruppetto di calciatori provenienti dal Castelnuovo Garfagnana (la ex società del d.s.) fra i quali emergeva Magazù. La strada si dimostrò ben presto in salita; all’Alabastri mancava l’esperienza della categoria, l’unica meta possibile era la salvezza.

Su questo itinerario i biancorossi fecero sostanzialmente il dovere loro; si alternarono amarezze e soddisfazioni, ogni partita diventò decisiva. Ci fu anche qualche crisi interna, con conseguenti dimissioni del d.s., mentre alla fine di marzo ci fu l’allontanamento di Fedi, sostituito da Claudio Puccinelli. Il tutto, forse, non giovava alla serenità ma l’obbiettivo finale sembrava sempre più vicino; l’Alabastri manteneva il suo equilibrio in un’alternanza di risultati che, globalmente, davano certezze.

Ad un mese dalla fine, la Volterrana si era attestata sulle posizioni previste per la salvezza; ancora uno sforzo, qualche punto in più. Invece gelida, arrivò la botta, una vera e propria mazzata a tradimento. La “giustizia” sportiva ci penalizzò di tre punti per responsabilità oggettiva. Che cosa era accaduto?

La storia risale all’anno precedente, alla già accennata partita di Coppa Italia con la Rustica. La società laziale, estromessa dalla Coppa Italia ad opera della Volterrana, aveva fatto un esposto, accusando il centravanti biancorosso, Toracca, di aver cercato di corrompere alcuni giocatori avversari durante le fasi del secondo tempo. A lui, che nel frattempo era passato al Bozzano, venne comminata una pesante squalifica di anni che, non essendo più giovane, lo tolse dalla circolazione per sempre. La sentenza lasciò di stucco. Come prevede la strana “giustizia” in casi del genere, non toccava agli organi competenti dimostrare le colpe della Volterrana, bensì a questa la propria innocenza. Il che fu fatto in sede di primo e secondo grado, ma ebbero ragione gli accusatori. Da ciò l’iniqua sentenza.

Per la stima e l’amicizia consolidate negli anni nei confronti dei dirigenti del nostro sodalizio, io ho creduto alla loro parola, cioè che non c’entravano per nulla in questo maledetto imbroglio che sapeva di vendetta. Va sottolineato come l’arbitro fu decisamente chiaro nel suo rapporto; non essersi assolutamente accorto di alcun tentativo di corruzione durante la gara. I dirigenti federali dovevano aver fiducia in lui, poiché fu promosso alla categoria superiore: persona quindi qualificata e degna di fede.

Insomma si trattò di un “giallo” i cui risvolti restarono e restano misteriosi: ce ne sono stati molti, anche recentemente ed in divisioni superiori, di questi episodi contrastati in forza dei quali si affibbia la condanna a chi non la merita, la Volterrana nel nostro caso.

Quello però che non parve accettabile sotto ogni profilo, fu il ritardo della decisione federale. Sarebbe stato già pesante partire da -3 ma allora la situazione sarebbe stata affrontata per il verso giusto; colpire però ad un mese dalla fine una squadra che lotta per la salvezza, fu una vera pugnalata alle spalle, che l’Alabastri proprio non meritava. Il morale ne risentì, lo si comprende bene, ed il baratro della retrocessione si spalancò, inevitabilmente, anche perché (in vista della costituzione per l’anno successivo della nuova categoria di Eccellenza) ben cinque dovevano essere le condannate. La Volterrana fu tra queste.

Ora si dia un’occhiata alla classifica finale. Senza la penalizzazione la Volterrana sarebbe arrivata a quota 33, ad un punto soltanto dalla triade formata da Ellera, Certaldo e Foligno, ed a due da un folto gruppo costituito da Chianciano, Vadese, Piobbico, Narnese ed Urbania. Non credo proprio che i biancorossi, senza la mazzata, non sarebbero arrivati a questo livello.

Insomma, nonostante le difficoltà dell’esordio, qualche polemica interna, qualche giocatore non all’altezza della categoria, la Volterrana avrebbe avuto tutte le carte in regola per restare nell’Interregionale. Il futuro, lo si sa, è sulle ginocchia di Giove; chissà però quali avrebbero potuto essere le possibilità avvenire, le svolte successive del nostro calcio, se non ci fosse stato questo maledetto imbroglio.

Il peggio però non finisce mai; e doveva ancora venire, questa volta senza attenuante alcuna.

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© Paolo Ferrini, PAOLO FERRINI
Molto duro il salto di categoria, in “Volterrana Gol”, Tipografia Conti – Poggibonsi, a. Marzo 1978