Primo campionato e prima vittoria

Il 30 settembre venne fuori l’annuncio ufficiale. Le sorti del sodalizio (che, al passo con i tempi, divenne l’Unione Sportiva Fascista Volterrana, U.S.F.V.; aggiunsero anche il fascio littorio allo stemma cittadino) furono affidate ad un Consiglio presieduto dal maggiore Eugenio Lagorio e formato dai più noti qualificati sportivi.

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Il magg. Lagorio era una figura di primo piano nella vita della città (ne diverrà infatti podestà il 10 gennaio 1935): veniva da Firenze e portò dal capoluogo regionale un apprezzabile dinamismo. Portò anche una scelta dei nuovi colori sociali, viola, ben lo si capisce, come quelli della Fiorentina.

Le iniziative fervono a pieno ritmo: “Il Corazziere”, che fino ad allora aveva tenuto in poco conto lo sport, dedica ampio spazio, settimanalmente, alle notizie, agli appelli di Lagorio ed ai suoi articoli (si firma “Eula”), affinché l’imminente campionato di 2° Divisione Nazionale (una specie della Promozione odierna ma molto più selezionata) mobiliti tutte le forze cittadine.

La squadra non visse più di improvvisazione e venne affidata ad un allenatore, Sergio Galletti di Pisa, un ottimo centromediano ceduto dalla Fiorentina. Era il caratteristico esempio del giocatore-allenatore; dette i suoi frutti, come sempre, nelle file viola quando in tal senso era stato deciso. Scesero in campo con lui Moretti I, Moretti II, Borghesi, Bocci, Serenari, Fardellini, Bongini, Pratelli, Caciagli, Di Sandro, Del Testa I, Del Testa II, Paolicchi, Del Testa III, Batistini, Orsi e Corsi. E’ una bella “rosa”, quasi tutta formata da giocatori locali e di provato valore. La Volterrana dovette battersi con: Fiorentina III, Elbana, Livorno III, Siena II, Aullese, Piombino II, Orbetello e Solvay.

Fu un girone un po’ strano, caratterizzato dalla presenza di squadre di serie A, B e C (si pensi ad una Fiorentina, sia pure “terza”!), nelle cui file si potevano trovare a volte dei ragazzini, a volte dei titolari, a seconda dell’andamento del campionato. Queste compagini sono naturalmente fuori classifica, ma era chiaro che il loro comportamento fu determinante sul risultato finale e sull’ambito passaggio in 1.a Divisione. In ogni modo la Volterrana partì decisa a ben figurare, come dimostrò il “battage” pubblicitario. Si sprecarono soprattutto gli incitamenti al pubblico affinché intervenisse numeroso, poiché non era troppo lunga la strada per Borgo San Giusto.

Ai tempi nostri una considerazione del genere, fa sorridere; eppure, allora, era una spina nel cuore dei dirigenti. E la presunta lontananza dal centro, non dimentichiamolo, insieme ad altri motivi, fu alla base della cafonesca distruzione dello stadio, operata nemmeno dieci anni dopo l’inaugurazione!

Appena partiti i viola ingozzarono subito bocconi amari. Ne buscarono in casa e fuori e, nelle prime cinque gare, raggranellarono solo un misero punticino, frutto di un pareggio interno. La Volterrana pagò indubbiamente lo scotto della matricola, la sua inesperienza in un vero campionato; altro che amichevoli quando se ne ha voglia! Ora bisognava rispettare il calendario, gli allenamenti, gli ordini del trainer. In ogni modo non mollavano; frastornati ed umiliati, gli uomini di Galletti stringono i denti, il pubblico li sosteneva comunque, poi la situazione cambia di colpo. Imparata la lezione, la Volterrana partì in quarta nella penultima dell’andata, travolgendo il forte Piombino. E da allora incominciò la serie d’oro; quando andò male pareggiava fuori casa, altrimenti vinceva a “San Giusto” e sui campi esterni, anche su quelli più temibili.

L’entusiasmo dilagò, i viola avevano anche il loro poeta che, settimanalmente, firmandosi Lorenzino (Lorenzo Lorenzini), cantava su “Il Corazziere” le imprese dello squadrone di Galletti, invitando il pubblico a non tener conto delle distanze (anche le fidanzate furono chiamate all’appello; facevano opera di congrua seduzione per portare i loro ragazzi al campo sportivo e non al cinema!); un momento che auspicò le cose più belle per i viola.

Fra i molti sonetti (spesso gustosi) apparsi sul settimanale cittadino, mi piace pubblicarne uno, intitolato “La nostra squadra”, poiché può benissimo, anche se sono passati anni, adattarsi ai tempi nostri.

Eccolo:

Or, se mi tiri fuori l’Ambrosiana,
la Fiorentina oppur la Nazionale,
non ci discuto, la farei marchiana,
ché queste squadre proprio non c’è male.
Ma qui a Volterra c’è la Volterrana
e per me rappresenta l’ideale.
Del resto, cosa credi, a una panzana,
se ti assicuro che qualcosa vale?
Ne vuoi la prova? Eccola evidente:
o fuori o in casa, al gioco del pallone,
si vince sempre come fosse niente.
E questo non avvien per la ragione
che l’arbitro si mostri compiacente,
ma perché ci s’ha proprio uno squadrone!

Sulla scia dell’entusiasmo nacque anche, il 4 novembre 1934, l’inno ufficiale, “Canto della Volterrana”. Le parole sono dell’avv. Manlio Cherici, la musica del maestro Leonardo Cornacchini; l’inno era messo in vendita in una bella edizione grafica, la cui copertina è del pittore Dino Caprai il quale, in forme stilizzate, vi raffigura le Balze, la chiesa di S. Giusto e lo stadio con un gruppo di giocatori in azione.

Il “Canto” è inciso anche su disco; riecheggiava in Piazza dei Priori dall’altoparlante del negozio Bartolini, lo si cantava a piena gola allo stadio e sulla via del ritorno dopo l’ennesima, travolgente affermazione. Venne distribuito pure su cartolina postale.

E’ un inno tutto sommato, valido anche oggi. E’ un po’ carico di retorica dannunziana (sempre cara al suo autore, come dimostrano tanti suoi scritti; ma, alla fin fine, chi sfugge a Volterra ai ricordi dei “Forse che sì forse che no?”). Ma ha anche un piglio tra il garibaldino ed il popolaresco che trascina ed esalta. Chissà se in qualche casa di Volterra c’è ancora quel vecchio 78 giri, conservato come prezioso cimelio? lo non sono riuscito a trovarlo.

Al canto dell’inno viola la Volterrana andò trionfalmente sulla strada della vittoria. Se nelle prime cinque partite aveva ottenuto un solo punto, nelle altre 11 ne conquistò ben 18 e conobbe una sola sconfitta. La serie d’oro fece infatti una interruzione: a Firenze, contro i viola di ben altra levatura, la nostra squadra dette spettacolo e cedette solo di fronte ai maestri su calcio di rigore. Fu una sconfitta esaltante quanto una vittoria, poiché il pubblico fiorentino applaudì la squadra di Galletti che usciva dallo stadio a testa alta e con l’onore delle armi.

Contro la Fiorentina non c’era stato nulla da fare, ma tutte le altre formazioni furono gettate nella polvere. La lotta al coltello fu soprattutto con l’Elbana (è una tradizione lo scontro con quelli di Portoferraio per il primato; la vicenda si ripetè dopo più di trent’anni) che venne raggiunta nell’incontro diretto e poi superata negli ultimi due turni.

Così la Volterrana fu seconda alle spalle dei viola di Firenze, ma fu la prima delle squadre interessate alla promozione. L’ammissione alla 1.a Divisione (l’attuale serie D) fu automatica.

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© Paolo Ferrini, PAOLO FERRINI
Primo campionato e prima vittoria, in “Volterrana Gol”, Tipografia Conti – Poggibonsi, a. Marzo 1978