Fortunatamente il buon senso prevalse ed il Consiglio direttivo riuscì a superare abbastanza facilmente la crisi, surrogando i dimissionari. La presidenza venne affidata a Giuseppe Bessi, con cui collaborarono: Pasquino Migliorini, Giovanni Socci, Piero Bellini, prof. Guido Orazio Ducci, Luciano Calastri, Luigi Dei, dotto Ettore Iannone, Adamo Moretti, rag. Franco Gazzarri, Giorgio Bruci, avv. Piero Capecchi, Vezio Cinotti, Nino Fontana. rag. Virio Ghionzoli, prof. Giuliano Masi, Mario Meini, Giovanni Trafeli, Giulio Cesare Trafeli, Giuliano Vanni e Renato Gazzarri.
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Venne reperita anche una nuova sede, in Palazzo Guidi, nella centralissima via Matteotti, in collaborazione con l’Associazione “Pro Volterra”.
La squadra, in parte rinnovata, venne affidata a Celestino Russova, un noto portiere distintosi nelle file del Novara e del Pisa. Ai suoi ordini giocarono: Fattori, Pellegrini, Cristofani, Bardotti, Bimbi, Santerini, Orlandi, Tosi, Bartolozzi, Carboni, Nencini, Furesi, Matteagi, Bartolinì, Guerrieri, Tarchi, Bastrei, Geri e Michelotti. Fu un campionato inizialmente in sordina, anche perché sulla Volterrana gravavano le pesanti punizioni dell’anno precedente (la prima partita interna con il Follonica dovette essere giocata a Cecina, poiché la Lega non volle assolutamente diminuire la triplice squalifica) che tenevano fuori squadra giocatori della forza del goleador Bastrei. Fra i nuovi emersero particolarmente Bartolozzi e Carboni, due giocatori di notevole valore e di alta combattività che si distingueranno a lungo nelle file viola. Ricordo che, in prossimità delle feste di fine anno, in un bar locale campeggiava la sintomatica scritta: “Babbo Natale, riportaci Bastreì!”. Era un po’ l’emblema di un certo malumore serpeggiante fra gli sportivi. Non è infatti che la squadra andasse male, né mancavano le vittorie, anche di prestigio: ad esempio un bel 3-0 sul Pomarance all’insegna del campanile ed un’identica e più prestigiosa affermazione sui “cugini” di Colle. Si stava però altalenando con certi risultati piuttosto opachi che davano esca a facili polemiche. A volte i viola si trovarono danneggiati da arbitraggi non proprio felici.
Con il girone di ritorno e con il rientro di Bastrei, le cose però migliorarono ed il sereno tornò intorno al sodalizio. Gli sportivi erano altresì confortati dai lavori per la costruzione del nuovo stadio alle Ripaie. Si procedeva piuttosto lentamente, è vero, anche perché il terreno rivelava importanti reperti archeologici, tutti recuperati; e sono quelli che compongono parte del museo “Guarnacci”. Ad un certo punto, procedendo più a fondo, venne rinvenuto anche lo scheletro di una balena preistorica (sì, di quando a Volterra c’era il mare), lungo ben 19 metri. In loco il fossile non poté essere sistemato, musei ed Università interpellati declinarono l’offerta. Di conseguenza l’enorme cetaceo fu ricoperto ed ora è sempre laggiù, nel fondo dello stadio, a sopportare sul suo millenario dorso le prodezze pedatorie della domenica. Ne potremmo fare anche la mascotte della squadra. Credo che quello di Volterra sia l’unico stadio al mondo a conservare, sotto un bel po’ di metri di terreno, un bestione del genere!
Ma se i lavori andavano avanti e le speranze aumentavano, al “Vallebuona” capitò un altro fattaccio, il 28 febbraio 1970, ventiquattr’ore prima della partita con la Castiglionese. Quattro anni dopo il noto, tragico crollo, si verificò infatti un’altra frana, sia pur di non rilevanti proporzioni, proprio nella stessa zona. Apriti cielo! Tutte le competenti Autorità (né, obbiettivamente, si poteva agire in modo diverso; bruciava troppo il drammatico ricordo del 20 febbraio 1966) posero i veti di legge.
Fu un brutto momento davvero. La Lega concesse un breve rinvio fino al 19 marzo e la tifoseria viola prese fuoco. Manifesti che minacciavano il ritiro della squadra furono diffusi in abbondanza, il Consiglio direttivo teneva riunioni in continuazione, gli sportivi si misero sul piede di guerra. Il Comune intervenne con apprezzabile tempestività. Furono eseguiti, a tempo di record, lavori di contenimento della scarpata pericolante, la zona fu chiusa agli spettatori e la tranquillità ritornò a chiudere questa nuova, tormentata pagina del calcio volterrano. Così il giorno di San Giuseppe, allora festivo, la squadra di Russova fece onore all’appuntamento, fissato inesorabilmente dalla Lega, battendo i maremmani per 2-1. In precedenza i viola erano stati protagonisti di un combattuto derby a Pomarance che fu chiuso in parità solo grazie all’arbitro Quilici di Piombino. Costui fece durare la partita ben 95′, cioè fino a quando i padroni di casa non riuscirono a pareggiare la rete iniziale di Bastrei. Queste avversità risvegliarono però l’orgoglio di tutti e la Volterrana ebbe un rush finale di eccezionale potenza. Se Infatti era troppo tardi per poter pensare di raggiungere il lanciatissimo Tuttocuoio, largamente in avanti ed ormai predestinato alla vittoria finale, i Viola puntarono al secondo posto e l’ottennero, andando a vincere a Forcoli (dominio assoluto e bel gol di Carboni) che quella posizione appunto deteneva. I risultati utili proseguirono fino al termine e la piazza d’onore fu così consolidata, sia pure a cinque lunghezze dalla capolista. Bello, fra l’altro, il 3-0 al Ponsacco che sfatava una tradizione sfavorevole.
Fu quindi un campionato più che onorevole; il girone di ritorno eliminò in pieno le pecche di quello di andata. In fondo i viola avevano perso solo quattro volte. Fu semmai l’attacco a segnare con il contagocce ed a frenare lo slancio di squadra.
Da tutte queste vicende emerse subito una considerazione, quella cioè che la Volterrana si era fatta decisamente le ossa.
Dopo aver conquistato il secondo posto in due campionati consecutivi, il balzo definitivo in Promozione ormai si imponeva.
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