E’ il quarto campionato vinto. Per vincere il campionato era necessario mettere in piedi una squadra rispondente alle necessità. Si poteva far conto sui giocatori dell’anno precedente ma, specie dopo un girone di andata non proprio entusiasmante, altri acquisti si imposero. Così venne il jolly Baronti e, soprattutto, un anziano dal Tuttocuoio, Risorti. Questi rappresentò, insieme agli altri (con particolari riferimenti a Bastrei, Orlandi, Bartolozzi e Carboni), la carta vincente: un giocatore di estrema serietà pari alla bravura che il tempo non aveva appannato.
> Sommario, La storia del calcio volterrano
Riconfermato presidente Giuseppe Bessi, il Consiglio direttivo fu composto da: Giorgio Bruci, Giovanni Trafeli, Luciano Calastri, Luigi Dei, Osvaldo Bertini, Vezio Cinotti, Giorgio Gazzarri, Mario Meini, Pasquino Migliorini, Adamo Moretti, Adriano Nannetti, Glauco Raveggi, Giovanni Socci, Giulio Cesare Trafeli, Giuliano Vanni, dotto Giorgio Mariani.
Riconfermato fu pure Celestino Russova, nonostante certe polemiche.
Egli poté usufruire di una “rosa” di giocatori ampia e rispondente alle necessità: Baronti, Bartolozzi, Bastrei, Cipolli, Citi, Carboni, Fattori, Furesi, Guerrieri, Michelotti, Nencini, Orlandi, Pratelli, Risorti, Santerini, Tarchi, Toncelli, Sani. Questo complesso, doveroso sottolinearlo, fu formato anche strada facendo. Infatti fu necessario dare forza ad una difesa non proprio irresistibile. A ciò si provvide con due acquisti di lusso, Sani e Citi. Il primo, toscano trapiantato in Puglia suo malgrado, venne dal Lecce. Il “Guidone” si mise subito in luce e per due anni, custode impareggiabile della porta viola, divenne il beniamino degli sportivi. Gioca ancora in D e fa il dover suo. Il secondo, già del Pietrasanta (combattività e fisico alla Charles Bronson per la sua indubbia somiglianza con il noto attore) si affermò, anche successivamente come perno indiscutibile delle linee arretrate. Furono due acquisti molto indovinati che permisero sicurezza e tranquillità ai o reparti avanzati dove le punte potevano ora imperversare, senza patemi d’animo.
Nonostante le ambizioni ed i dichiarati propositi, il girone di andata fu dignitoso ma non brillante. La Volterrana marciò a corrente alternata e pur restando nel gruppo di testa, non ebbe mai il piglio della dominatrice. Si susseguirono belle cose ad altre che tali non erano. All’attivo sono da citare il pareggio esterno a Rosignano (i padroni di casa realizzarono su dubbio rigore al 90′), la splendida vittoria a Castellina (i viola chiusero il primo tempo in svantaggio di 0-2, poi, nella ripresa, un Risorti strabiliante ribaltò il risultato con una tripletta da manuale) l’affermazione sofferta in casa con l’Audace (a pochi minuti dal termine eravamo ancora 1-1). Ma c’era anche l’altra faccia della medaglia: la pesante sconfitta interna con il Castelfiorentino (la “colpa” finì con il ricadere su “Nappino” Fattori, il portiere che aveva scelto proprio quel giorno per convolare a giuste nozze, lasciando praticamente la porta sguarnita; eppure i viola avevano concluso il primo tempo per 2-0!) ed il mediocre pareggio interno con il Ponsacco, un rigore per parte. Storia a sé fece un accesissimo derby con la Colligiana.
Rimandato una prima volta per impraticabilità del campo, si giocò il 27 dicembre 1970 con un tempo da lupi. I biancorossi andarono in vantaggio per primi, poi i viola pareggiarono. AI 7′ della ripresa la Volterrana segnò con Orlandi: a questo punto, gli ospiti si scatenarono, sostenendo il fuori gioco. L’arbitro romano Leo fu violentemente percosso, la polizia entrò in campo e, con l’aiuto dei dirigenti e dei giocatori locali, salvò l’arbitro da peggiori conseguenze. La gara restò Interrotta ed al tavolino la Lega sanzionò la vittoria viola per 2-0.
Fu così che, sulla fine del girone di andata, la Volterrana riuscì a salire in testa, mantenendo al ritorno la coabitazione con altre squadre, fra le quali emergeva, per bravura, e decisione, il Certaldo. Andò a finire che, nel girone discendente, spazzati via tutti gli avversari, la lotta si restrinse alle due compagini viola. Fu come un salto all’indietro nel passato, al campionato 1949-50. Il duello si svolse a distanza e le avversarie non persero un colpo. La Volterrana, rinforzata in tutti i suoi ranghi dai nuovi acquisti, assunse il piglio della dominatrice, ma quelli di Certaldo non mollarono.
In questa fase sono da ricordare due belle affermazioni viola: la splendida gara interna con il forte Castellina (Roberto Bastrei, goleador insuperabile, fece centro quattro volte) e la vittoria di forza a Ponsacco, dovuta soprattutto al carattere ed alla bravura di Risorti, su di un campo “minato” .
Poi ci fu l’episodio di Portoferraio, tutto da commentare. La gara era importante, stante il valore dei biancorossi; e poi c’era di mezzo la scomoda trasferta isolana. La Volterrana approdò all’Elba nel pomeriggio di sabato 3 aprile 1971; appena i viola scesero dall’imbarcadero, un gruppo di teppisti (da non confondersi con gli autentici sportivi) li aggredì. Prima che la polizia intervenisse, alcuni giocatori furono brutalmente picchiati e dovettero ricorrere alle cure ospedaliere. Il giorno dopo la Volterrana scese in campo in formazione ridotta, non potendo schierare i feriti ed in condizioni psicologiche facilmente intuibili. Perse per 1-0. Ma, se la partita era stata regolare, appariva evidentemente viziata da quanto era avvenuto il giorno prima. Fu sporto immediato reclamo alla Lega Regionale. I competenti Organi federali (e ciò appare grave anche a distanza di anni) assunsero la tattica del riccio e preferirono non pronunziarsi. In conseguenza di ciò, dopo fasi alterne la Volterrana arrivò all’ultima giornata, a maggio 1971, con due punti di vantaggio sul Certaldo che affrontò al “Vallebuona” in una gara decisiva. Fu una bellissima partita: gli ospiti giocarono il tutto per tutto, in uno stadio colmo fino all’inverosimile, ed andarono in vantaggio per primi su calcio di punizione di Del Corso al 14′. Aleggiò in quel momento lo spettro dello spareggio poi i fantasmi si stemperarono al sole della ripresa allorché la Volterrana fruì di un legittimo calcio di rigore. Era il 7′ e sul dischetto si mosse Bastrei. Ricordo quell’attimo come fosse ora. Ero a fianco del presidente Bessi e l’amico Beppino si voltò di colpo per non vedere; io, invece, guardai, mentre Roberto fulminava il portiere avversario e scoppiava l’esplosione di un tifo incommensurabile. Ormai era fatta; anche se il Certaldo si scatenò generosamente e la Volterrana, ridotta in dieci da un’affrettata espulsione di Risorti, dovette soffrire il prezioso pareggio fino al termine.
Furono, poi, momenti di festa. I cancelli del “Vallebuona” vennero aperti, la folla si proiettò gioiosa sul campo, portò i giocatori in trionfo, iniziò la caccia per conquistare, come preziosi cimeli, le maglie fradice di sudore. E poi la gran galoppata motorizzata attraverso le vie del centro, le auto con i clacson aperti, i vessilli viola issati da tutte le parti, cartelli, manifestazioni di giubilo a non finire.
Ecco, sono questi i momenti di cui parla il poeta Saba, quei momenti bellissimi che coinvolgono tutti, che rendono tutti fratelli.
I tappi di spumante saltarono a centinaia nei bar e nei ritrovi, si indissero cenoni “con congrue libagioni”. Furono davvero minuti pochi ma splendidi ai quali non si può rinunciare, attimi che danno vita e vitalità a tutti.
La Volterrana aveva insomma stravinto sul campo; ed allorché, a giochi effettuati, i pachidermici e “competenti” Organi federali sancirono al tavolino che anche a Portoferraio la Volterrana doveva considerarsi vittoriosa per 2-0 (né poteva essere altrimenti, vista la gravità dei fatti verificatisi), illegittimo riconoscimento di due punti in più in classifica nulla aggiunse a quanto la Volterrana, superba protagonista come il suo generoso pubblico, si era aggiudicata sul campo.
I viola finalmente, dopo anni di purgatorio, tornavano in Promozione, a pieno diritto e con completo merito. Ci tornavano, non perché erano stati retrocessi, ma in forza di tutte le vicende che ho prima illustrato. E ciò rese ancor più bello e soddisfacente il trionfo.
Far citazioni personali è sempre poco opportuno, tanto più che tutti, anche l’ultima riserva, dettero quanto potevano. In ogni modo ritengo che, ai vertici del successo, oltre alla perfetta organizzazione societaria diretta da Beppino Bessi in maniera davvero signorile, sono da citare i calciatori titolari (Bastrei, Risorti, Bartolozzi, Citi, Cristofani, Sani sugli altri) e Celestino Russova.
A mente fredda, dopo anni, debbo dare un riconoscimento all’allenatore viola con il quale ho avuto talora scontri polemici allorché non condivisi certe sue decisioni, anche nel campionato precedente, che potevamo vincere ed invece perdemmo in malo modo.
Russova, con il suo carattere tutto particolare, non seppe trovare a Volterra le simpatie che la sua opera pur avrebbe meritato. Ciò accadde anche quando portò i viola in Promozione. E’ chiaro, ognuno di noi si esprime ed agisce secondo una particolare mentalità. E ciò fu alla base della decisione dirigenziale di non confermare per il futuro l’allenatore della vittoria, che certo non aveva peccato né di competenza né di serietà.
Russova poi ha seguito la sua strada, fortunata e no, ma ritengo che sia rimasto legato da un filo invisibile quanto abbastanza palpabile alle vicende della Volterrana. A volte io lo trattai male sul giornale di cui ero corrispondente, e lui mi mostrò il viso delle armi. Ma la stima è sempre stata reciproca, anche quando non siamo stati, spesso, d’accordo. In forza di ciò nel ricordare la splendida vicenda della Volterrana 1970-71, il mio pensiero è corso a lui. Per dovere.
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