Monastero d’Abigaille

Le notizie più remote S. Dalmazio, che ebbe origine da un castello edificato dagli Aldobrandeschi, conti di S. Fiora, una famiglia molto potente nel contado volterrano, risalgono al 1146. Il suo nome deriva da quello del celebre monastero femminile fondato da Abigaille, figlia primogenita d’Ildebrando Aldobrandeschi, detto il Mancino, principe di Sillano. Il cenobio ottenne particolari privilegi imperiali, le monache esercitarono i diritti di mero e misto imperio ed ebbero ingerenza nel governo della cosa pubblica. Nel 1253 S. Dalmazio era una terra murata, un castello ben difeso con mura, torre e due porte.

Le finanze del monastero erano però magre e nel 1298, per reperire i soldi necessari a riparare il fabbricato, la badessa e le monache si trovarono costrette a vendere al Comune di Volterra la metà della signoria su S. Dalmazio, con tutte le sue pertinenze, per il prezzo di 70 lire pisane.

Nel 1438 l’edificio subì un grave incendio, che bruciò insieme con immense ricchezze, oltre cento codici manoscritti e nel 1447, come altre terre della zona, subì le devastazioni inferte dalle truppe d’Alfonso I d’Aragona. Sottoposto a continue scorrerie, nel 1511 il monastero fu infine trasferito a Volterra dal vescovo Francesco Soderini, grazie anche all’intervento del Comune che acquistò per 1550 fiorini il terreno per la costruzione del convento e della chiesa, che saranno edificati di faccia alla chiesa di S. Francesco, appena dentro l’omonima porta.

Il paese conserva la sua struttura di castello medievale con vicoli, case torri e una porta d’ingresso sul lato sud, prima della quale si trova una piccola chiesa, chiamata La Compagnia, mentre un’altra chiesetta sconsacrata, ma con il campanile ancora intatto e la sua campana originale, é situata dentro le mura. Sulla facciata di un vecchio edificio della piazza un bassorilievo, d’epoca arcaica in pietra serena rappresentante una rozza figura d’animale, è chiamato popolarmente «La bestia di S. Dalmazio».

La chiesa del Monastero di S. Dalmazio conserva un tabernacolo in terracotta della bottega di Luca della Robbia.

Su una collina dominante le valli del Possera e del Pavone, di fronte a Sillano, si trova la rustica e solitaria chiesa della Madonna della Casa edificata nel 1727 e successivamente ampliata nel 1862; essa ebbe origine da un’edicola costruita dalla famiglia Baroni per grazia ricevuta. Nel corso dei lavori dal terreno sgorgò improvvisamente una polla d’acqua alla quale i fedeli attribuirono virtù miracolose, allorché un paralitico vi cadde dentro e riacquistò subito l’uso delle membra.

Nel 1849, il patriota Camillo Serafini ospitò di nascosto, per quattro giorni, il generale Garibaldi ed il capitano Leggero, coscritti e fuggiaschi. Narra un prezioso testimone: “Uscirono i profughi inosservati dal Bagno a Morbo e accompagnati dal Martini raggiunsero con il barroccino il luogo detto Croce del Bulera, dove cessava la strada rotabile e da li proseguirono a Piedi per il sentiero che conduceva a S. Dalmazio”. – [V Micheletti]

L’eroe dei due mondi, conserverà sempre un grato ricordo dell’amico e del paese che l’aveva ospitato.

© Bruno Niccolini, BRUNO NICCOLINI
Il Monastero d’Abigaille, in “I luoghi di Velathri, Da Velathri a Volterra”, a. 2010, p. 106