Giovanni (Peggio) Vieri

I fantini volterrani, eroi di casa del Palio di Volterra, si contano sulle dita di una mano; Tabarre, Checche, il Sordo e il Cappuccino erano professionisti; il Gobbo, Tabarrino, il Moro I un po’ meno, e meno ancora, Argentino, Nellino della Carlottina ed altri ignoti che qualche volta si presentavano alle «mosse». Poi c’era un certo Genesio destinato a rimpiazzare qualche assente, malato, infortunato o diversamente occupato in servizi di trasporto con calesse, meno brillante, ma forse più redditizio.

Qui approfondiamo la figura di Peggio, volterrano acquisito.

> Sommario, Una lunga disamina sui cavalli

Giovanni Battista Vieri, detto Peggio, nacque a Portoferraio il 24 febbraio 1848 da Giuseppe e Elisa Broccanti. La famiglia si trasferì a Volterra il 27 maggio 1857, quando Giovanni aveva solo nove anni: il padre era stato assunto come Guardia delle Privative, a difesa dei tabacchi di Piazza della Dogana. Alla morte della madre, Giuseppe, vedovo, si risposò con una certa Lazzerini Rosa volterrana, rimanendo qui per il resto della sua vita. In un primo momento si accasarono in Piazza dei Ponti, forse in un appartamento della Dogana; poi la famiglia si trasferì nel vicolo degli Abbandonati e, dal 1861, risiedette in Sant’Agnolo.

Giovanni Battista in seguito si trasferì a Siena dove iniziò ad esercitare la professione di fantino. Le carriere di Giovanni Battista Vieri sono sette:

16 agosto 1876, Tartuca, Baio di N. Guerrini;
2 luglio 1881, Tartuca, Morello di E. Tanzini;
16 agosto 1881, Chiocciola, Baio di S. Sprugnoli;
2 luglio 1895, Pantera, Baio di P. Mattii;
2 luglio 1899, Tartuca, Morello di L. Brandani;
16 agosto 1899, Giraffa, Morello di L. Brandani;
2 luglio 1900, Onda, Morello di L. Brandani.

Il talento di Peggio rischiò di essere spazzato via da una squalifica a vita, poi ridimensionata ad una sospensione di quattordici anni che comunque non sono pochi. Nel palio del 16 agosto 1881 Peggio sotto la casacca della Chiocciola aveva trattenuto per le briglie, dalla Mossa fino a Fonte Gaia, il cavallo della Tartuca. Venne riammesso a correre in Piazza solo nel 1895.

Nel 1899, a seguito di una denuncia del 22 ottobre di quell’anno, Peggio fu protagonista di un altro episodio singolare: un vigile urbano contravvenzionò il Vieri perché conduceva un cavallo senza i fanali prescritti dal regolamento comunale. Lui si scusò davanti al giudice dichiarando che in mancanza di fanali regolamentari aveva acceso una candela, ma il vento gliel’aveva spenta. Anche da questo piccolo aneddoto si evince il temperamento spavaldo della maggior parte dei fantini dell’epoca, tutti convinti di risolvere problematiche di vario tipo con sarcasmo, col cazzotto o con la coltellata.

© Volterracity, MARCO LORETELLI
BIBLIOGRAFIA
MORENO CEPPATELLI, “Tabarre, il fantino volterrano”, Betti, 2019