Il terremoto di giovedì 9 giugno 2016, ore 14:01, è stato avvertito da tutti i volterrani che si trovavano in casa o in ufficio, come un’unica violenta scossa di carattere sussultorio durata pochissimi secondi. L’assenza di effetti ondulatori è confermata dalla mancata oscillazione dei lampadari in quanto sollecitati da forze prevalentemente verticali. L’intensità del sisma, 3,3 della scala Richter, rientra fra le magnitudo di medio-bassa intensità tipica dei terremoti storici di Volterra e dintorni. Danni di una certa gravità si hanno con scosse sismiche superiori ai 5 gradi della scala Richter e questa intensità non è mai stata raggiunta dai terremoti volterrani, almeno dal medioevo ad oggi.

> Sommario, Il rischio terremoto in Toscana e, in particolare, a Volterra

La riprova della relativa bassa sismicità della nostra zona è data dal fatto che le case torri duecentesche di Volterra sono sempre in piedi e mai sono state danneggiate irreparabilmente. Le torri del palazzo dei Priori e del palazzo Pretorio furono gravemente danneggiate in occasione del terremoto del 14 agosto 1846 con epicentro a Orciano Pisano, tanto che la prima fu poi ricostruita nelle forme attuali, mentre della seconda rimase un moncone che – dopo il restauro, rimase come oggi la vediamo.

Nessuna correlazione è scientificamente possibile fra il forte temporale che colpì il Poggio Volterrano in coincidenza con il terremoto del 9 giugno in quanto i fenomeni atmosferici sono esogeni ed avvengono esternamente al Pianeta, nella sottile fascia di gas che avvolge la Terra. I terremoti sono invece fenomeni endogeni connessi ai movimenti dinamici interni alla crosta terrestre ed avvengono anche su altri pianeti privi di atmosfera.

La mappa dell’Istituto Nazionale di Geofisica indica che l’epicentro del terremoto in oggetto è ubicato nella valle del Botro dell’Alpino, fra Lischeto e Casalunge.

I dati salienti di questo terremoto, sono pubblicati e visibili tuttora sul sito web ufficiale dello stesso Istituto:

Ipocentro (profondità): Km 14
Epicentro: Toscana – Volterra loc. Botro dell’Alpino, fra Lischeto e Casalunge
Magnitudo: 3,3

Un terremoto si manifesta come moto vibratorio del terreno (scossa sismica) che ha origine in un punto ad una determinata profondità nel sottosuolo (Ipocentro o fuoco del terremoto) da cui si sprigionano onde sismiche. L’Epicentro è il punto in superficie, sulla verticale dell’ipocentro, in cui si ha la massima intensità della scossa sismica.

La magnitudo rappresenta la quantità d’energia liberata dal terremoto ed è il metodo moderno di misura degli eventi sismici introdotto dal sismologo americano Charles Richter nel 1935 (scala Richter). L’intensità di un terremoto viene inoltre tuttora tradizionalmente misurata dagli effetti prodotti dall’evento sismico mediante la scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS) nota come scala “Mercalli”, ideata nel 1898 dal sismologo italiano Giuseppe Mercalli (10 gradi), integrata nel 1904 dal Cancani (12 gradi) e perfezionata nel 1912 da Sieberg dopo l’introduzione in edilizia del cemento armato.

Per i terremoti avvenuti prima dell’introduzione della scala Richter e classificati con la scala Mercalli è possibile una correlazione utilizzando una tabella di paragone. L’intensità di un terremoto viene valutata con la scala Mercalli (12 gradi) mentre l’energia liberata è espressa dalla scala Richter (Magnitudo), una scala logaritmica espressa in 9 gradi. Il punto debole della scala Mercalli è che essa dipende dalle caratteristiche del luogo colpito dalla scossa sismica e dalla natura delle strutture e dei materiali con cui sono realizzati gli edifici e non dall’energia liberata durante un terremoto. La tabella illustra le caratteristiche della scala Richter.

© Giancarlo Lari, GIANCARLO LARI
“Sul terremoto di giovedì 9 giugno”, in settimanale “La Spalletta”, 2 luglio 2016