Il terremoto di venerdì 22 giugno 2007 ore 18:04 avvertito e descritto da tutti i volterrani che si trovavano in casa o in ufficio con due forti boati ed un chiaro effetto sussultorio (tanto che chi era a sedere si è sentito sollevare da terra), è sui generis perché l’epicentro è stato individuato in corrispondenza del colle, più precisamente in zona Borgo S. Giusto. L’effetto sussultorio si avverte nelle zone vicine all’epicentro dove le onde sismiche arrivano prevalentemente dal basso. Allontanandoci dall’epicentro prevale invece l’effetto ondulatorio per la preponderanza di onde sismiche di provenienza laterale.
> Sommario, Il rischio terremoto in Toscana e, in particolare, a Volterra
Famoso è il caso del contadino di Scotriano (ora Pieve vecchia, località nei pressi di Orciano pisano), che vide sollevarsi un pagliaio di oltre 1 braccio in occasione del terremoto del 14 agosto 1846, con epicentro proprio in quel paese delle colline pisane (PILLA L. – Istoria del tremuoto che ha devastato i Paesi della costa toscana del dì 14 agosto 1846).
Solerte e puntuale l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (I.N.G.V.) ha reso noto i dati salienti di questo terremoto, pubblicati e visibili tuttora sul sito web ufficiale dello stesso Istituto:
Ipocentro (profondità): Km 7,5
Epicentro: Toscana – Volterra loc. Borgo S. Giusto
Magnitudo: 2,8
Un terremoto si manifesta come moto vibratorio del terreno (scossa sismica) che ha origine in un punto ad una determinata profondità nel sottosuolo (Ipocentro o fuoco del terremoto) da cui si sprigionano onde sismiche. L’Epicentro è il punto in superficie, sulla verticale dell’ipocentro, in cui si ha la massima intensità della scossa sismica.
Le cause di tutti i terremoti sono di origine tettonica e sono da ricondurre a movimenti della crosta terrestre. Le scosse telluriche sono dovute sempre all’attività di una faglia (frattura della crosta con scorrimento).
Le rocce che formano la crosta e il mantello sono sottoposte a sforzi, detti sforzi tettonici, che sono il risultato dei movimenti reciproci delle grandi placche in cui è suddiviso lo strato più superficiale della Terra (litosfera). Tali sforzi sono massimi nelle regioni poste in prossimità dei confini tra le placche, come l’Italia ed in generale tutta l’area Mediterranea, e minimi all’interno delle placche stesse, come nel Canada e nell’Africa centrale.
Quando tali sforzi raggiungono il limite della resistenza offerta dalle rocce che formano la crosta, si forma una faglia (= frattura con scorrimento) e si genera un terremoto. Talvolta, ma non sempre, tale faglia si manifesta in maniera visibile anche sulla superficie terrestre, formando scalini (scarpate di faglia) e/o discontinuità topografiche che rappresentano l’effetto in superficie del processo avvenuto in profondità.
Nel caso di Volterra il terremoto è stato causato dal movimento di una faglia diretta, nel quadro dei movimenti distensivi tuttora attivi connessi al Graben della Val d’Era, di cui il colle volterrano rappresenta il settore meridionale. La Val d’Era, di cui il colle volterrano rappresenta la terminazione meridionale, risulta compresa fra i Monti di Montecatini V.C. – Miemo – Castellina M.ma – Chianni ad occidente ed i Monti del Cornocchio – Iano ad oriente.
L’attività di alcune linee di frattura subparallele ha prodotto lo sprofondamento della valle tettonica (Graben) compresa fra questi monti, consentendo l’inserimento del mare a partire dal Miocene superiore e determinando l’accumulo di enormi pile di sedimenti. Il movimento di tali faglie, alcune visibili in superficie altre no, è sempre accompagnato da terremoti. La ripresa di movimento di una faglia sepolta sotto la pila dei sedimenti neogenici che formano il Graben della Val d’Era è la causa più probabile del terremoto del 22 giugno 2007, con epicentro in B.go S. Giusto. Tale faglia è sub-parallela alle faglie che ad est ed ovest del colle delimitano il Graben della Val d’Era all’altezza di Volterra.
Considerato la profondità dell’ipocentro è arduo individuare quale sia tale faglia, ammesso e non concesso che essa sia visibile in superficie, visto che la struttura della crosta sotto la città, alla profondità di 7,5 Km, non è nota ma è certamente formata dal substrato roccioso su cui si accumularono, a partire dal Miocene superiore fino al Pliocene medio, i sedimenti neogenici dapprima lacustri e poi marini, per uno spessore certamente non superiore ai tremila metri.
Data la posizione dell’epicentro del terremoto dello scorso venerdì, verrebbe naturale associare questo evento alla “faglia del Golfuccio”, scoperta dal Geologo pisano Dr. Fabio Saggini nel 1999 (vedi vol. “Volterra, l’avanzata delle balze” di G. Lari & F. Saggini, ediz. Tagete, dic. 2006), la stessa faglia responsabile dell’anomalia idrogeologica che provoca l’eccessivo anomalo afflusso di acqua sotterranea verso il Borgo S. Giusto, causa principale del mancato arresto delle balze nonostante i ripetuti ingenti lavori di sistemazione idraulico-forestale realizzati nel secolo scorso.