1956 – 1957: un campionato amaro

La situazione faceva acqua da tutte le parti: deficit finanziario, nessuna possibilità di rinforzare le file della squadra, unico acquisto (a campionato già iniziato) quello del portiere Vigetti di Cecina, riconferma di Tossio come allenatore e poi tutti in campo coloro che sapevano tirar calci al pallone. Sembrò di ritornare ai tempi “eroici” del calcio originario, con Ferrera Tossio che fece addirittura, in qualche gara, giocare al suo fianco il figlio, un esile bimbetto di 14 anni!

> Sommario, La storia del calcio volterrano

Ma non eravamo più negli anni ’30. Inoltre era rotolata in Promozione una squadra di grande prestigio come il Pisa S.C., smaniosa naturalmente di risalire. Contro i nerazzurri della torre pendente si elevarono i “torellì” del Grosseto ed i “boraciferi” del Larderello, due squadroni anelanti alla Quarta Serie e decisi a contrastare il passo allo Sporting. E c’erano altre squadre assai forti nel girone C, in mezzo alle quali la Volterrana fu il manzoniano vaso di coccio tra quelli di ferro. L’entusiasmo ed il cuore contano, ma fino ad un certo punto: ed i viola non avevano altri mezzi per opporsi ai quotati avversari.

L’unica speranza era rappresentata dal fatto che solo una squadra sarebbe retrocessa in 1° Divisione; quindi sussisteva per i viola la possibilità di rimanere in Promozione. A questa meta puntò il cav. Lecco, con un gruppetto sparuto di collaboratori, con la squadra improvvisata, con un “Vallebuona” troppo spesso deserto.

Ben presto, dopo l’entusiasmo della prima vittoria sull’Audace, i limiti e la debolezza della Volterrana emersero in tutta la loro cruda realtà; le sconfitte spesso dure, si susseguivano in casa e fuori, il “Vallebuona”, sempre temuto, diventò una comoda vigna nella quale tutti (o quasi) vendemmiavano. Ogni domenica si cambiava formazione, i ragazzi facevano il possibile; ricordo fra loro Calonaci che ricoprì tutti i ruoli, da ala a portiere! Era un po’ il simbolo di come andavano le cose. Anche Tossio, in là con gli anni, non poté fare molto e lasciò la squadra poco dopo l’inizio del girone di ritorno. La direzione dei viola fu presa da uno sportivo veneto, Ugo Serravalle, da tempo residente a Volterra; anche lui portò la sua passione per salvare il salvabile, forte della sua esperienza di giocatore in divisioni superiori.

In quest’anno giocarono in molti nelle file viola, ma furono spesso ragazzi che portavano solo la loro carica vitale, talora ingenua, contro squadroni forti e omogenei già vincitori prima del fischio iniziale. Eccone i nomi: Vigetti, Cecconi, Baragatti, Dell’Aiuto, Calastri, Del Colombo II, Nannipieri, Fantozzi, Cremaschi, Tossio I, Del Colombo I, Borghi, Peretti, Mannucci, Caprai, Ceppatelli, Bardini, Calonaci, Trovato, Tossio II, Bocelli, Bruchi e Pucciotti.

Fu un anno terribile insomma, eppure la Volterrana riuscì, nonostante il pesante fardello al passivo, a salvarsi: ancorata in permanenza al penultimo posto, non scivolò mai a quello di “fanalino” e restò in Promozione. Alla resa dei conti era la Marinese a calare in 1° Divisione, mentre il Pisa, dopo un serrato duello con il Grosseto, riusciva a spuntarla sul palo di arrivo.

Nell’arco di questo campionato (nel corso del quale si vide però chi era un vero sportivo, anche se pochi furono tali) ci sono tre partite da ricordare, rispettivamente con il Venturina, il Larderello ed il Pisa.

La prima (3 marzo 1957) fu caratterizzata da un vero e proprio “giallo”. Al 12′ della ripresa gli ospiti erano in vantaggio di 3-0 e quindi la gara sembrava avviata verso il consueto rovescio interno dei viola. Invece essi ebbero un’impennata di orgoglio e, trascinati da un Tossio eccezionale (finì svenuto l’anziano allenatore dopo aver segnato due reti), arrivarono al 90′ in parità.

Il 3-3 del “Vallebuona” divenne al tavolo della Lega uno 0-2 per presunte minacce da parte di alcuni giocatori viola all’arbitro Caffarelli di Carrara, il quale aveva considerato la gara terminata prima del tempo regolamentare. Invece nulla era avvenuto, per la verità, se non qualche protesta, prova ne sia che la Lega non comminò sanzione alcuna alla società né il campo venne squalificato.

Nella seconda la Volterrana affrontò con il cuore in gola i fortissimi “cugini” della Val di Cecina che avevano vinto all’andata per 3-0; i gialloblù, venuti a Volterra per fare una passeggiata, trovarono invece la più dura delle resistenze e dovettero accontentarsi di uno 0-0 che per i viola fu vittoria morale.

Il Pisa, infine: i nerazzurri scesero anche loro al “Vallebuona” con un gran seguito di tifosi che paralizzarono facilmente le sparute schiere locali. Eppure la Volterrana seppe lottare da pari a pari, restituendo colpo su colpo al blasonato Sporting; i pisani marcarono al 13′ della ripresa con capitan Fantacci (colpo di testa su corner inesistente o, quanto meno, dubbio), mentre l’arbitro, evidentemente impressionato dal “cotanto” nome degli ospiti, chiuse entrambi gli occhi al 36′ allorché Del Colombo I subì in area un fallaccio che fece gridare al rigore gli stessi pisani.

Forse mi sono trattenuto a lungo su questo campionato, anche in relazione ad altri ben più positivi; ma l’ho fatto di proposito, perché gli immemori ricordino in quali circostanze si giocò in quell’annata così negativa per i nostri colori, ma pur valida lo stesso perché, grazie a pochi, la Volterrana riuscì a sopravvivere ed a salvarsi.

Rimane valido un fatto indiscutibile, che la Volterrana, cioè, non è mai retrocessa, nemmeno nella già illustrata situazione di emergenza e di… ventura. Se nove anni dopo infatti, abbiamo dovuto riprendere dal basso, ciò è stato determinato dai fatti che sto per illustrare. Ma, sul campo, la Volterrana, lo ripeto con soddisfazione legittima, non è mai retrocessa. ·

Quando nella primavera del 1957 il cav. Lecco restituì al Sindaco il mandato affidatogli, la situazione stava ormai precipitando. Il disinteresse del pubblico si stava accentuando, nessuno se la sentiva di prendere le redini della società, il terreno di gioco era ormai agli sgoccioli. Fu proposto da qualche parte di agevolarne la distruzione per permettere l’ampiamento degli scavi e di chiedere alla Lega un anno di sospensione per cause di forza maggiore. Andò a finire che il campo fu invaso dagli scavi (ormai i reperti si rivelavano imponenti sotto ogni profilo), ma la richiesta non venne effettuata. L’U.S. Volterrana finì così, nel generale o quasi disinteresse; in cuor loro a molti, probabilmente, dispiaceva ma nessuno alzò un dito per continuare.

Ci fu però il Comitato zonale autonomo del C.S.I. che si dette da fare. Da una parte tenne uniti i giovani viola, dall’altra avanzò iniziative presso il Comune affinchè il terreno, compreso fra il campo in distruzione e le mura medievali di San Lino, fosse sistemato per giocare un campionato regolare. Ci furono incertezze e polemiche, poi il Comune si decise e furono iniziati i lavori per il “Vallebuona” n. 2.

Il terreno a disposizione era pianeggiante, si usufruì anche di una “fetta” del “Vallebuona” n. 1; c’erano inoltre i vecchi muretti del settore terminale dell’ex-ippodromo a disposizione degli spettatori. Fu così costruito il campo, mentre il C.S.I. chiese ai competenti organi federali di sostituirsi in Promozione alla Volterrana. Da Firenze si rispose picche in quanto le società erano diverse: ed il C.S.I. Volterra fu ammesso soltanto in 2° divisione. Qui la squadra militò con onore per il campionato 1957-1958, passando nell’anno successivo in 1° Divisione. Vi rimase bene, piazzandosi al terzo posto, mentre nel torneo 1959-1960 raggiunse addirittura la seconda posizione. Fu data così piena soddisfazione agli sportivi che, minori di numero ma sempre entusiasti, seguirono le imprese dei ragazzi. Erano tutti “primavera” coloro che ancora tenevano banco al “Vallebuona.

Troppo spesso però le fatiche dei dirigenti furono deluse, magari per incomprensioni o per partito preso; da qualche parte si volle vedere nel C.S.I. una società di “fazione” nella quale non tutti potevano identificarsi come nel sodalizio cittadino. Ci furono insomma le solite micragnose questioncelle legate alla vita della provincia, questioncelle che possono diventare anche velenose quando la politica ci si mette di mezzo. I dirigenti del C.S.I., nel terzo anno di attività, cercarono anche un abbinamento pubblicitario con una ditta di alabastri, la SALPA, tanto per tirare avanti. L’abbinamento non dette i frutti sperati e, ad un certo punto, anche la volontà più decisa cedette di fronte ad una situazione ormai insostenibile. Con il torneo 1959-60 il C.S.I. Volterra sparì dall’agone calcistico toscano e la bandiera viola fu definitivamente ammainata. l giocatori si dispersero; chi cessò l’attività, chi la proseguì nelle squadre dei centri limitrofi. Ad affermarsi particolarmente fu Peretti che andò alla Massetana. E’ inutile sottolineare che questo patrimonio di giovani e di giovanissimi si dissolse senza alcun guadagno da parte di chi li aveva formati e lanciatì. Con la fine dell’attività infatti essi erano tornati nuovamente liberi di tesserarsi con la società che avessero preferito.

Ho premesso inizialmente cheavrei illustrato solo la storia della Volterrana e quindi non scendo in particolari sull’attività del C.S.I. Volterra, attività che pur meriterebbe una storia a sè. Non ho voluto però esimermi dal farne almeno qualche cenno, poichè si sappia che in quegli anni difficili per il calcio viola ci fu anche chi non si arrese alla prima e cercò di salvare il salvabile. Poi ci fu silenzio, anche se il calcio non fu dimenticato a Volterra. C’era logicamente il tifo per l’Inter o per la Juventus, c’era chi domenicalmente faceva una buona dose di chilometri per andarsi a veder una partita, dalla Serie A alla D. Spesso, scorrendo le cronache del lunedì, si sentiva nei locali pubblici la voce consueta: “Ma come, si gioca da tutte le parti, e noi non facciamo nulla?”

Al “Vallebuona” c’erano tornei del C.S.I., rionali e di bar, ma mancava quell’insegna viola che ricordava i tempi più belli, nella buona e nella cattiva sorte. Arrivammo così all’estate del 1965, nove anni dopo l’interruzione dell’attività ufficiale e finalmente le acque si mossero.

> Prosegui, Si ricomincia da zero

© Paolo Ferrini, PAOLO FERRINI
1956 – 1957: un campionato amaro, in “Volterrana Gol”, Tipografia Conti – Poggibonsi, a. Marzo 1978