La ripresa del dopoguerra

Quando, nel luglio 1944, per Volterra venne la pace, agli sportivi era rimasto ben poco. L’intero patrimonio organizzativo e logistico era andato perduto, la sede di Via Ricciarelli fu destinata ad un’organizzazione politica, non c’erano più nemmeno le maglie. Unico avanzo il terreno di Vallebuona, questo neppur cintato.

In ogni modo, passata la tempesta, la città si risvegliava a nuova vita e già nell’autunno il “Vallebuona” vedeva il ritorno del calcio per un torneo rionale organizzato, sia pure alla buona, dal settimanale cittadino “Volterra Libera”.

> Sommario, La storia del calcio volterrano

E quando nella primavera del 1945 la pace tornò in Europa, anche la Volterrana, specie con il ritorno dei combattenti e dei reduci, rinacque. Il 9 giugno gli sportivi tennero la prima assemblea nei locali dell’albergo “Nazionale”, la gloriosa U.S.V. risorse ed il 22 luglio riebbe il suo Consiglio direttivo: prof. Umberto Borgna (presidente), Adamo Moretti (vice-presidente), rag. Vando Ceccarelli (segretario), Giulio Bertolini (cassiere), Giuliano Lecco (economo provveditore), Dino Martinucci (organizzazione e propaganda), Valdo Gazzanelli e Angiolo Meini.

Il nuovo Consiglio ebbe subito, come meta, la ripresa del sodalizio e la partecipazione al Campionato di 1.a Divisione, onde riottenere il posto conquistato di diritto dieci anni prima. C’era da rifare tutto. I dirigenti, unitamente a tanti bravi sportivi, si rimboccarono perciò le maniche, a volte non metaforicamente.

Il “Vallebuona” fu sistemato al meglio, si trovò una stanzetta in via Guarnacci, presso Porta Fiorentina, che servì da sede, biglietteria e spogliatoio. Fu escogitato un sistema di teloni onde proteggere il “Vallebuona” (infelicissimo sempre sotto questo punto di vista) dagli immancabili “portoghesi”, fu rifatto l’intero corredo. Forzatamente questa volta, la Volterrana cambiò di nuovo i colori sociali; infatti i dirigenti, alla ricerca ansiosa di un “mecenate” che rifacesse le maglie, trovarono il commerciante Citi di Saline che offrì la lana delle sue pecore. C’era poco scegliere ed i viola si trasformarono in “bianchi”.

La squadra fu rimessa in piedi e fu tutta locale, tranne per un paio di giocatori appartenenti alle forze armate di stanza in città: Geri (“Baba”), Stefanini, Bardini II (“Brandano”), Bardini I, Del Testa, Moretti, Bigazzi, Fardellini II, Bianchi (“Cinzano”), Fardellini I, Viti (”l’Atùsse”), Giannelli, Nevalbi, Gazzarri, Bocci, Ceccherelli, Malatesta. La guida tecnica a Piero Del Testa, un giocatore un gamba, che aveva avuto esperienza dieci anni prima e che ce la metteva tutta per allenare i compagni, anziani e giovani.

Per il campionato 1945-46 (la Divisione – Girone D) la squadra fu così in campo. Si marciava sulle orme del passato; vigeva ancora il metodo, i pantaloncini si erano accorciati, si era rinunciato (specie da parte dei “mastini” della difesa) al tradizionale fazzoletto sulla fronte ed al cappello a visiera da parte dei portieri, ma lo spirito era lo stesso. Si lottava per il campanile e per la bandiera, senza compenso alcuno, paghi solo dell’applauso del pubblico. Nel campionato trovammo avversari vecchi e nuovi. La Volterrana partì a razzo, infilò una serie di sette partite, poi subì una pesante sconfitta, con successivi alti e bassi. Si comportò egregiamente, tutto sommato, il pubblico la seguì anche in trasferta a bordo di vetusti autocarri, la fine del campionato la trovò al quinto posto insieme alla Colligiana. E questa posizione era importante. Infatti la F.I.G.C. stava riorganizzando i tornei (la 1.a Divisione di allora era l’attuale Serie D) ed i primi cinque posti davano diritto a rimanere nel, girone di competenza. Per la cronaca la classifica finale vide appaiati in vetta Poggibonsi e Ponsacco; fu la squadra pisana a spuntarla nella qualificazione.

In due accese partite di campionato con i biancorossi la Volterrana aveva già vinto (3-2 in casa e 3-1 a Colle) ma la “bella” presentava pur sempre un’incognita, non fosse stato altro per inutili motivi campanilistici. Si giocò sul “neutro” di Castelfiorentino il 16 giugno 1946 e fu una partita epica. In campo non ci furono troppi complimenti, ma l’arbitro fu in gamba e la gara non trascese: al 30′ del primo tempo la mezz’ala Malatesta (un carabiniere in servizio a Volterra) fece centro, ma dieci minuti dopo gli avversari pareggiarono. La gara proseguì con fasi alterne, poi, al 25′ della ripresa, Silvano Bianchi: il popolare “Cinzano”, segnò la rete della vittoria.

Oltre ai drammatici incontri con la Colligiana, sono da ricordare in questo campionato il pesante 6-0 con il quale la Scintilla di Riglione travolse i bianchi, infliggendo loro la prima sconfitta e ridimensionandone le proporzioni, nonché le belle affermazioni esterne dei nostri ragazzi a Certaldo e Castelfiorentino.

Fu, quindi, tirando le somme, un buon campionato, anche se la fulminea partenza aveva fatto sognare rosa. Per tutta l’estate i bianchi continuarono a esibirsi in gare amichevoli; molto bella fu quella con il Pisa S.C. di Lovati e Niccolini che al “Vallebuona”, il 15 settembre 1946, venne sconfitto per 3-2, in uno spettacolo di altissimo livello tecnico.

Il campionato 1946-47 vide la Volterrana nel girone B della la Divisione. Presidente fu eletto il dotto Emerico Lukacs, allenatore Giovanni Garbo, un anziano portiere di Cecina, già noto nelle divisioni nazionali, che sedette esclusivamente in panchina. Le cose incominciarono a cambiare; ci si orientò, come la maggior parte delle squadre, verso il sistema, furono compiuti i primi acquisti di calciatori non locali, anche se i volterrani furono sempre in numero predominante.

Giocarono infatti: Geri, Bozolo, Bardini II, Gazzarri, Bardini I, Persico, Viti, Bianchi, Bernardeschi, Santini I, Formichi, Cecchelli, Santini II e Silvi.

I bianchi fornirono un’esibizione piuttosto modesta, finendo all’undicesimo posto (il girone fu appannaggio del Castelfiorentino). Si lottò sempre con coraggio, ma con idee poco chiare, contro molte compagini più forti della nostra. La Volterrana conobbe grosse amarezze come la sconfitta casalinga contro il Castelfiorentino per 0-5, anche se con l’attenuante di giocare buona parte della gara senza il portiere Gerì infortunato e sostituito dal mediano Gazzarri; o come la batosta di Certaldo per 1-7, con in più il “condimento” di una vera e propria aggressione. I bianchi vinsero una sola volta fuori casa, a Visignano per 2-0; come curiosità è da ricordare il pareggio interno con l’Uliveto (2-2) ottenuto dalla Volterrana grazie a due penalty, ognuno immediatamente successivo alle reti dei rossocrociati. Sul nostro sodalizio caddero anche i fulmini della Lega (una giornata di squalifica del campo) per gli incidenti dopo il pareggio interno con il San Frediano. Era questa un po’ la conseguenza della situazione; dal campo agli spogliatoi le squadre e l’arbitro dovevano percorrere circa 300 metri e qualche esagitato per strada lo incocciavi sempre!

Il campionato 1947-48 (la Divisione – Girone D) non portò novità di grande rilievo; la Volterrana fornì nuovamente una prestazione modesta e finì al decimo posto, dopo aver corso il rischio della retrocessione. Fu insomma un torneo senza pretese; i bianchi salvarono la faccia soprattutto grazie a due grandi partite al “Vallebuona”, ove batterono le capoliste di turno, prima il Portoferraio, poi il San Vincenzo (che doveva vincere il girone), ribadendo la vecchia tradizione che vuole il terreno volterrano sempre amaro per i primi della classe. La vittoria sul San Vincenzo fu drammatica nel limitato punteggio (2-1) e per gli incidenti occorsi alla fine, sempre per motivi di cui sopra e che ci costarono la consueta giornata di squalifica. In questo torneo ci fu anche un derby del tutto particolare e che si verificò per la prima volta, quello cioè con la forte squadra della vicinissima Ponteginori. I biancoblù infatti ben organizzata e dotati di bravi giocatori, grazie soprattutto al contributo della Società Solvay, allineavano anche alcuni “ex” della Volterrana ivi trasferiti per motivi di lavoro.

Gli incontri con i solvayni furono molto sentiti e combattuti anche molto polemici per la presenza degli “ex”; per quanto tecnicamente meno dotata, la Volterrana si impose alla garibaldina tanto al “Vallebuona” quanto al “Solvay” con l’identico risultato di 2-1.

Questi quattro punti furono apprezzati, specie dai super tifosi, più di tutti quelli conquistati con le altre formazioni. La squadra allineò i seguenti giocatori: Geri, Baldini II, Bozolo, Lancioni, Santini, Bardini I, Formichi, Persico, Bianchi, Moretti, Tani, Lenzi, Panichi, Ricciardi, Cecchelli, Raspi e Dainelli. Era guidata da Lenzi, un mediano “matusa” proveniente dal Siena, caratteristico per i suoi baffetti. Poté far poco, per la verità ma si fece apprezzare per la sua serietà ed il suo impegno, scendendo spesso in campo nonostante l’età e le non buone condizioni fisiche.

Il Consiglio direttivo era formato così: dott. Ubaldo Barsotti (presidente), Silvio Rosati (vice presidente), Giuseppe Fulceri (segretario), Renzo Calastri (vice-segretario), Luigi Dei (cassiere), rag. Giulio Bocci, Edgardo Batistini, Benito Bertini, Enzo Bulleri e Marcello Pennati.

Una postilla se a qualcuno fosse sfuggito un particolare nelle formazioni di molte gare c’è il nome, per la maglia n. 5, di un ragazzino volterrano, tal Remo Lancioni, che conta 17 anni. Finisce per diventare titolare, la gente lo chiama “Ballarin” perché nel suo stile ricorda l’asso del Torino.

Risentiremo parlare di lui!

Dopo questi due tornei deludenti, il Consiglio, sempre presieduto dal dott. Barsotti affilò le armi in vista di quello del 1948-49 (1° Divisione – Girone C). Infatti non si trattava solo di cercare affermazioni di prestigio, ma anche di entrare nella nuova categoria, nata in quest’anno e definita “Promozione”, un traguardo raggiungibile. Primo obbiettivo fu trovare un buon allenatore; e questi fu Giuseppe Saccone, una brillante mezz’ala, proveniente dal Pisa S.C.

A lui che giocò quasi tutte le partite, la Volterrana deve molto; affinò il senso tecnico degli atleti, anche se a volte non seppe caricarli grintosamente nelle gare esterne. Ai più giovani insegnò letteralmente a giocare al pallone e fu lui a capire le possibilità di Lancioni. Non credo di sbagliare infatti se affermo che il nostro centromediano, assurto al fastigi della Serie A con pieno merito, debba a Saccone molto del suo successo.

Si lavorò pure nel settore organizzativo ed al “Vallebuona” furono costruiti finalmente gli spogliatoi, anche se piuttosto modesti.

I giocatori a disposizione di Saccone furono: Geri, Orazzini, Bardini II, Landi, Lancioni, Santini, Bardini I, Viti, Bigazzi, Bernardeschi, Tani, Onesti, Panichi, Cecchelli, Tristi, Orrù, Nencini, Mannucci, Simoncini e Dello Sbarba. Locali e non locali si alternarono con successo in questo torneo fra i “forestieri” mi piace ricordare il terzino Orazzini di Pontedera, che rimarrà “volterrano” per alcuni anni, dando prova di grande bravura e di altrettanto grande serietà. I locali sentivano certo, più degli altri, le gare e tutti sono degni di ricordo per quanto hanno fatto: dai due Bardìnì, entrambi combattivi e sicuri, ad Athos Viti, un’ala di eccezionale velocità che spesso non concludeva a rete le sue volate da centometrista, lasciando partire certi tiri rimasti noti come “le ciabattate dell’Atùsse” (ma faceva anche i goal, naturalmente), dall’altra agilissima ala, Delfino Bigazzi, in possesso di un dribbling funambolico, al costante mediano Onesti, ai due portieri, Enio “Baba” Geri ed Ottorino Cecchelli, entrambi bravi ed amici-nemici naturalmente per la conquista della maglia n. 1 da titolare.

Fu un bel campionato, al comando si alternarono Collesalvetti, Ardenza e Montecatini Marmi (una squadra aziendale di Carrara), mentre la Volterrana fece sempre da quarto incomodo, pur accusando alti e bassi. I bianchi giocarono la loro più splendida partita al “Vallebuona”, allorché schiacciarono il Collesalvetti, allora capolista, con un indiscutibile 5-0 che fece perdere ai livornesi primato e campionato. La squadra girò a pieno ritmo e nei primi nove minuti mise a segno tre reti, grazie anche alle “ciabattate” dell’Athos. Fu un tripudio eccezionale che si concluse con Saccone trascinato in trionfo dai suoi ragazzi per tutto il campo.

Con le altre rivali ci furono reazioni opposte: un’antipatica “ruggine” con l’Ardenza (sottolineata da brutti incidenti nella gara di Livorno) ed un’aperta simpatia con il Montecatini Marmi (nonostante che i carrarini avessero portato via i quattro punti in palio). Il torneo fu vinto dall’Ardenza, la Volterrana arrivò al quarto posto, dove all’incirca era stata per tutto il campionato. Forse i bianchi non avevano ancora la forza e la continuità per affermarsi, nonostante i notevoli progressi compiuti. In ogni modo ci fu anche un grave episodio da non sottovalutare, avvenuto al “Vallebuona” il 3 aprile 1949, proprio quando i locali stavano effettuando il forcing verso la prima posizione. Si giocava con il San Prospero, una buona squadra di centro classifica, con la quale i rapporti erano sempre stati ottimi. Dirigeva il livornese Meini e questa designazione non soddisfece certo i locali (c’era di mezzo l’Ardenza). Tutto filò liscio fino alla metà della ripresa, con la Volterrana in vantaggio per 4-2, quando fu assegnato un legittimo rigore agli ospiti. Fra i pali c’era Cecchinelli che neutralizzò con uno spettacolare volo. L’arbitro avanzò l’idea che il portiere si fosse mosso prima del fischio e manifestò l’intenzione di far ribattere la massima punizione. Qualche giocatore protestò, ma nulla di grave, ché scene del genere avvengono ogni domenica su tutti i campi; il Meini allora tornò sui suoi passi, la gara riprese ed i bianchi vinsero per 5-2. Immaginate un po’ la sorpresa quando gli organi federali annullarono il risultato e dettero partita vinta al San Prospero per 2-0, con la motivazione che l’arbitro era stato minacciato così gravemente da considerare chiusa la gara al momento del rigore contestato e da portarla a termine solo per opportunità. Inutile fu il ricorso, inutile perfino la dichiarazione dei leali avversari; la Volterrana, legittima vincitrice sul campo, si vide defraudata al tavolino della sua affermazione solo in forza di un’incredibile decisione arbitrale. Il nome del livornese Meini rimbalzò a lungo fra gli sportivi, con quali termini lusinghieri è facile capire!

Ripeto, forse la Volterrana non ce l’avrebbe fatta lo stesso, ma l’ingiusta decisione lasciò in tutti amarezza, sospetto, risentimento per essere stati vittime di un vero e proprio atto di forza. Sostanzialmente questo campionato può essere giudicato positivo. Fu preceduto da due amichevoli di lusso, fra le molte disputate al “Vallebuona”, quelle con la Fiorentina e con il Pisa. I viola pareggiarono (2-2) con una formazione che allineava fra gli altri Viciani e Suppi, autore di una doppietta di bella fattura; i neroazzurri, forti di Zinì, Torriani, Scamos e Losi, vinsero per 3-2.

Al termine del torneo Remo Lancioni fu ceduto al Piombino per una modesta somma; da quella società, dopo due anni, doveva iniziare il volo in serie A, prima nel Vicenza e poi nel Torino dove la sua carriera si concluse nel 1965. Lo vedremo tornare a Volterra, come allenatore, dieci anni dopo.

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© Paolo Ferrini, PAOLO FERRINI
Le ripresa, in “Volterrana Gol”, Tipografia Conti – Poggibonsi, a. Marzo 1978