Dopo le legittime soddisfazioni, riprese il lavoro. I dirigenti confermati dalla fiducia degli sportivi (al vertice ci fu il cambio della presidenza, affidata al dott. Cerri), mantennero in piedi la solita squadra (unico acquisto di rilievo il mediano Dino Artigiani di Pisa, proveniente dal San Prospero, un giocatore di grandi capacità atletiche, un vero “sportivo”, figlio di Pilade, il custode dell’Arena “Garibaldi” e fratello della campionessa di tennis Nicla Migliori che ogni tanto veniva a Volterra a far tifo per lui) e non si discusse nemmeno la riconferma di Caramelli.
> Sommario, La storia del calcio volterrano
I bianchi giocarono nel Girone H con avversari vecchi e nuovi, alcuni dei quali “nomi” famosi. Si partì a sprint: 7 punti nelle prime cinque gare (tre esterne), poi venne il 5 novembre 1950. La Volterrana era a San Carlo e stava dominando per 3-1; a pochi minuti dalla fine Caramelli si proiettò verso la porta avversaria, il n.1 rossoblù Martini gli si buttò addosso per evitare il goal sicuro e Caramelli rimase a terra con un ginocchio gravemente lesionato. Al suo rientro a Volterra, ricovero in ospedale.
Incominciarono i guai. Caramelli non poteva più controllare la squadra se non con qualche consiglio dal suo letto, dove pativa le pene dell’inferno; in campo i bianchi erano guidati da Artigiani che faceva il possibile.
E poiché agli zoppi vanno le grucciate, lo si sa, tutto cominciò ad andare storto: in una gara interna con il Viareggio, la Volterrana non andò al di là di un 1-1 nonostante le fossero stati assegnati tre calci di rigore, tutti falliti! I dirigenti corsero ai ripari ed acquistarono la mezzala Torriani, uno dei migliori “pezzi” del Pisa, ed il giovane centravanti Paolini di Capannoli. Il loro esordio fu sfortunato e coincise con la sconfitta interna per 0-2 ad opera del Castelfiorentino; il temibile “Vallebuona” capitolava così dopo ben 31 giornate di imbattibilità, risalendo l’ultima sconfitta casalinga al dicembre 1948 ad opera del Montecatini Marmi. Ci si avviava alla fine del girone di andata quando Caramelli rientrò: volle tornare al suo posto, spinto dalla disperata volontà di ripresa, ma era chiaro che non ce l’avrebbe fatta più. Il 4 febbraio 1951 era in campo a San Giovanni Valdarno: appena sei minuti di gioco, un altro colpo, un grido. Per Gino questa volta era finita davvero. Dovette così lasciare Volterra fra il rimpianto generale e i dirigenti affidarono la squadra ad un autentico sportivo, Ivan Papi.
Egli ricevette una Volterrana con il morale a pezzi e la classifica in zona retrocessione, ad una giornata dal giro di boa.
Senza nulla pretendere, con molta semplicità, facendo leva sull’orgoglio dei singoli. Papi seppe ricaricare la compagine, le dette nuovo mordente, la riportò in una situazione di sicurezza. Fra le più belle partite dei bianchi ricordiamo le due interne contro Lanciotto e Sangiovannese, le squadre di testa (il campìonato sarà vinto infatti dai valdarnesi) piegate rispettivamente per 3-2 e per 3-0, ed i due pareggi esterni entrambi per 1-1, a Sesto Fìorentino (fra incidenti ed espulsioni i bianchi finirono in otto!) ed a Viareggio (una partita durissima, stante l’ingiustificabile animosità dei padroni di casa; era anche Pasqua, fra l’altro!).
La chiusura del torneo 1950-51 trovò la Volterrana al quattordicesimo posto, ma senza più subire grandi patemi d’animo. L’esordio in Promozione era stato amaro, ma le attenuanti, lo abbiamo visto, c’erano state, e come! Durante il campionato giocarono: Bracci (un giovane portiere pisano degno sostituto di Bartolini ormai “pensionato”), Franceschini, Giannelli, Cerri, Artigiani, Gazzarri, Malpurgati, Caramelli, Lazzeroni, Maestrini, Bigazzi, Onesti, Benassai, Fidanzi, Rossi, Torriani, Paolini e Rametta.
Il rodaggio in Promozione era stato dunque piuttosto duro, pur mettendo nel conto la evidente sfortuna dei molti episodi citati. Occorreva modificare, e molto, e questo fu compito del nuovo Consiglio (tornò a presiedere Rosati e lo formarono: dott. Nino Cerri, Luigi Dei, rag. Celio Santini, Mauro Gremigni, rag. Sirio Signorini, Romeo Fontana, rag. Ivano Bartolini, dott. Mannuccio Mannucci, Paolo Ferrini, rag. Raffaele Mannucci, Ettore Amidei, dott. Giuseppe Amidei, Vasco Bartolini, rag. Vincenzo Benincasa, Torello Caprai, prof. Enrico Fiumi, Arnaldo Ghilli, Vincenzo Graziano e Renzo Trafeli) che si premurò subito di trovare un nuovo allenatore. La scelta cadde su di un nome abbastanza illustre del calcio nazionale, quello di Walter Del Medico, già mezzala del Milan, del Modena, del Brescia, del Cosenza, e dell’Udinese, il quale disputò fra i bianchi la sua ultima stagione atletica. La squadra fu in gran parte rinnovata: due portieri (Orsini di Forcoli, entusiasta e generoso, Dianda di Barga, molto tecnico ma piuttosto freddo) che si divisero le presenze fra i pali e le simpatie del pubblico fino a formare due fazioni intorno ai loro nomi; una coppia di terzini, il livornese Catastini ed il pisano Guanzani, di notevole potenza: la briosa ala destra Falleni di Livorno, l’interno Malacarni, proveniente dall’Empoli dei tempi d’oro dove aveva giocato a fianco di “Veleno” Lorenzi. Rimasero quasi tutti gli altri, mentre fra i giovani incominciò a mettersi in luce il centravanti Vasco Sarperi, pescato fra i ragazzi del C.S.I. locale.
Complessivamente giocarono: Orsini, Catastini, Guanzani, Artigiani, Cerri Catelli, Falleni, Malacarni, Paolini, Del Medico, Bigazzi, Fidanzi, Onesti, Giannelli, Dianda, Sarperi e Nannetti.
Il campionato 1951-52 si annunziava molto duro e la Volterrana dovette vedersela con squadre che oggi giocano in B, C, e D: Massese, Carrarese, Pistoiese, Grosseto, Signa, Sangiovannese, Pietrasanta. In quest’anno inoltre la Lega “battezzava” la Quarta Serie alla quale dovevano salire le prime sei squadre, mentre tutte le altre sarebbero rimaste in Promozione.
La Quarta Serie era una meta irraggiungibile per le finanze e le possibilità locali e quindi la squadra di Del Medico dovette accontentarsi di ben figurare. Al tirar delle somme si piazzò al decimo posto, mentre il Grosseto, primo classificato, ed altre cinque elette salivano nella categoria superiore. Al “Vallebuona” ci furono belli spettacoli; ricordiamo la fiammeggiante vittoria sul blasonato Grosseto, guidato dall’ungherese Kovacs, per 3-1, e il drammatico pareggio con la Sangiovannese per 3-3 (gli ospiti erano in vantaggio per 3-1 e furono raggiunti a pochi minuti dalla fine da una clamorosa rimonta che trovò la spinta in due reti di testa di Artigiani su corner). Anche in trasferta i bianchi seppero farsi valere; uno 0-0 a Massa (Orsini, fra i pali, fu un leone); una sofferta vittoria sul durissimo campo di Ribolla (1-0) dove Paolini riportò, dopo il goal della vittoria, una commozione cerebrale e dove giganteggiò la difesa volterrana guidata da Guanzani; la tradizionale affermazione a San Carlo per 4-3.
Una citazione a parte va fatta per i derbies con il Cecina, entrambi al calar bianco, mentre migliaia di persone si assiepavano sugli spalti; al “Vallebuona” la spuntò per 2-1 la Volterrana, grazie al solito goal di Artigiani su corner in zona Cesarini; a Cecina i bianchi uscirono imbattuti (0-0) sotto scorta, all’andata ed al ritorno, della “Celere” fatta affluire in gran numero dal Questore di Livorno, dott. Marzano (un nome noto alle cronache italiane), legittimamente preoccupato di quel che, per fortuna, non avvenne!
> Leggi, Il vero derby di una volta
Il campionato 1952-53, sparite le “grandi” dell’anno precedente, si
annunziava meno impegnativo, ma la Volterrana stentò ad ingranare per
motivi organizzativi e finanziari. Dovette occuparsene il Sindaco on. Mario Giustarini, e, dopo svariati tentativi ed un paio di elezioni, le cose finirono con l’andare in porto. A presiedere fu designato Silvio Rosati, allenatore fu Bulgheri, un portiere dal bel passato che aveva chiuso la sua carriera nel Cecina.
Si stava però affacciando in Vallebuona un problema nuovo. Ricordate quei “quattro sassi” venuti alla luce durante la guerra? Beh, gli scavi ripresi in questi anni dimostrarono che il sotto suolo volterrano rivelava, come spesso è accaduto, tesori impensati; ai margini del campo stava venendo infatti fuori, sotto il piccone dell’archeologo, un teatro romano di incomparabile bellezza. Sorse così un conflitto insanabile; da una parte l’assoluta necessità di riportare alla luce le illustri vestigia che dovevano costituire (come infatti è poi accaduto) un vanto per l’intera città con conseguente richiamo, uno in più, per il turismo; dall’altra la inderogabile esigenza degli sportivi di avere un campo, sia pur modesto, dove giocare al calcio. Le polemiche, spesso assurde, divamparono, ma un fatto era incontrovertibile; gli edifici romani dovevano tornare alla luce. Così, metro per metro, il terreno intorno al campo incominciò ad essere “mangiato”; né poteva essere altrimenti.
In ogni modo il campionato fu affrontato (Girone B) con una squadra dignitosa, alla quale, forse per risollevare i vecchi entusiasmi, fu data di nuovo la divisa viola. La formazione si arricchì di qualche nome “forestiero” ma ci furono sopratutto i giovani volterrani (oltre Fidanzi. e Sarperi, cito Oreste Michelotti, Cecconi, Ceccarelli e Nannipieri, tutti provenienti dal C.S.I.). Furono schierati, nell’arco del campionato, questi atleti: Dianda, Michelotti, Guanzani, Fidanzi, Cecconi, Landi, Baldaccheri, Nunes, Franceschini, Bigazzi, Ceccarelli, Sarperi, Paglia, Davi, Ponzio, Catastini, Lambardi e Nannipieri.
Al termine del torneo la Volterrana finì, senza infamia e senza lode al 10° posto, insieme al Forcoli. La partita più interessante fu il 4-4 di Cascina con una serie emozionante di reti; clamoroso il successo esterno dei viola (pur sul “neutro” di Cecina) contro la Scintilla, sbatacchiata per 7-2.
Per il campionato 1953-54 (sempre Girone B) la Volterrana fu rinforzata; si andò a “pescare” nuovi elementi assai lontano dalla nostra città, addirittura a Roma. Nella capitale c’era una squadra, la Romulea, che militava in C. Fu a questa formazione che i dirigenti attinsero, a cominciare dall’allenatore-giocatore Jacobini (mediano), il quale portò con sé il portiere Alimenti (lo chiamavano “Pìnotto” per le sue dimensioni rotondette anzichenò che ricordavano quelle di un comico cinematografico, allora in voga; ma fra i pali faceva il dover suo), il forte terzino Brancaccia, l’ala sinistra Travaglini dalla “castagna” micidiale quando era in giornata, il mezzosinistro Evangelisti detto “Spillo” per la sua esilità. Questi i giocatori dell’annata: Alimenti, Brancaccia, Franceschini, Onesti, Conti, Silvestri, Michelotti, Cecconi, Boldrini, Buti, Bigazzi, Travaglini, Sgherri ed Evangelisti. La squadra si comportò bene all’andata piazzandosi al centro della classifica, ma in questa fase ci fu il licenziamento di Jacobini. L’allenatore infatti, pur dotato di buone qualità tecniche, era sostenitore delle tattiche difensivistiche ad oltranza, un “catenaccìaro”, insomma; bastava segnare un goal, poi tutti chiusi nella propria metà campo a difenderlo. Poiché la Volterrana non aveva mire ambiziose, finiva così con il mancare anche lo spettacolo. Mugugnava il pubblico, mugugnavano i giocatori a cominciare dagli stessi romani, pur comprensibilmente legati al mistero.
La goccia che fece traboccare il vaso fu la gara interna con la Portuale di Livorno. Gli ospiti erano una compagine modestissima e subirono una rete fin dall’inizio; Jacobini ordinò il “serrate le file” e la partita si trascinò sconclusionata fino al 90′, allorché i labronici misero a segno la rete del pareggio, per di più in evidente fuori gioco. Uno spettatore saltò la rete e colpì l’arbitro. La gara era finita ed il risultato fu omologato ma il “Vallebuona” fu squalificato per un turno. A prescindere dal gesto deprecabile, la responsabilità ricadde sull’allenatore cui si fece carico (e non a torto) di non avere vinto una partita facilissima proprio per la ostinata tattica. Licenziato Jacobini, fu designato a sostituirlo il suo centromediano viola, il piombinese Conti, che si era distinto fino ad allora per serietà ed esperienza.
La squadra acquistò così un volto nuovo, più deciso e pugnace, e concluse, con un dignitoso sesto posto; il torneo vinto dall’Orbetello. Fra le partite più interessanti dell’andata ci fu la bella vittoria esterna (1-0) sull’ostico campo di Gavorrano, il trionfo, pure esterno, sul forte Venturina (5-0), il pareggio interno (1-1) con la capolista Orbetello, un vero spettacolo di tecnica, sotto il diluvio di un improvviso temporale. Questo campionato fu caratterizzato anche dal “derbyssimo” stracittadino con il Saline, salito alla 1° Divisione. I viola, più tecnici e più esperti, si aggiudicarono entrambi gli incontri (3-1 al “Vallebuona” e 3-2 al “Santa Lucia”). Inutile dire che gli sfottò si sprecarono.
La “Promozione” 1954-55 vide inizialmente acuirsi le difficoltà per la formazione del Consiglio Direttivo; la maggior parte dei giocatori furono ceduti e la Volterrana si basò essenzialmente su giovani e giovanissimi locali, quasi sempre provenienti dal C.S.I., vera propria matrice di calciatori. Oltre ai già citati ne vennero fuori altri: Giannelli, il centromediano “Dudo” Fantozzi, l’estrema sinistra Lenci, il centravanti Bellacchini dotato di elevate qualità tecniche e realizzative. Degli anziani rimasero soltanto Conti e Franceschini; allenatore-giocatore divenne Ferrero Tossio, un atleta che aveva conosciuto la Serie A nella Lazio e che poi aveva giocato a lungo nella squadra di origine, il Cecina.
Tossio era un giocatore di grandi capacità anche se non molto dotato fisicamente ed in là con gli anni: sopperiva con l’esperienza ed il puntiglio. Rimarrà a Volterra per tre campionati e si farà assai apprezzare· molte partite vinte in questo periodo portano indiscutibilmente il suo nome. Giocava mezzala, sia d’attacco che di coordinamento, e segnò molte reti, spesso decisive.
Ai suoi ordini si schierarono: Bruchi, Franceschini, Conti, Tristi, Buti, Fabbri, Baragatti, Giannelli, Sarperi, Fantozzi, Lenci, Borghi, Nannipieri, Cecconi Lazzerini, Bellacchini, Ceppatelli, Bardini, Del Colombo e Dell’Aiuto.
I viola, che non avevano pretesa alcuna in un torneo dominato dal Pontedera e dal Labrone (le due squadre terminarono in parità e fu il Pontedera a prevalere nello spareggio), si resero simpaticamente noti su tutti i campi come “I Primavera”, per la giovanissima età della gran parte dei giocatori. Giocarono sempre aperti e dettero spettacolo. Ricordo la gara di Pontedera contro i forti granata; i viola persero per 2-1 ma uscirono dallo stadio fra gli applausi del pubblico, che aveva saputo apprezzarli nella giusta misura.
Quando fu necessario, i ragazzini di Tossio mostrarono anche i denti, come nella stupenda gara interna con il Labrone (2-1) e nella dura lotta sul fango contro il G.S. Portuale di Livorno (3-1: tutte le reti viola furono realizzate da Tossio).
Il Saline, dopo una fugace apparizione in Promozione, era subito retrocesso, ma anche in quest’anno non mancò il derby, contro il Larderello che era salito al suo posto. I gialloblù capitombolarono (3-1) al “Vallebuona”; nella terra dei soffioni finì 2-2 grazie alle grandi parate di Bruchi, il portiere colligiano anche lui molto giovane, che aveva fatto facile lega con i coetanei di Volterra.
Al tirar delle somme i viola si trovarono all’ottavo posto: un campionato equilibrato e divertente.
Anche nel successivo 195-56 le direttive non cambiarono: conferma di Tossio, qualche raro acquisto non molto impegnativo e lancio di altri giovani volterrani (il forte difensore Bimbi e l’agilissima ala Peretti, minuscolo nel fisico ma una vera ira dìddio per i portieri). E che i “primavera” si erano ormai fatti un nome lo dimostra la felice cessione di Sarperi al Pontedera; il ragazzo infatti aveva segnato un buon numero di reti e piacque ai dirigenti granata.
Fu anche questo un campionato lodevole; la Volterrana, anzi, poté talora recitare il ruolo di comprimaria a fianco delle formazioni più qualificate e, al termine, ottenne un probante quinto posto. Tossio ed i ragazzi si erano insomma fatti valere una volta di più soprattutto in casa ma anche fuori. Gli incontri di campanile con il Larderello si conclusero invece a favore dei gialloblù che vinsero in casa 3-2 dopo aver pareggiato (1-1) al “Vallebuona”. Questa gara, svoltasi il 30 ottobre 1955, fu preceduta da un drammatico incidente della strada che coinvolse una parte della squadra boracifera. Una delle auto dirette a Volterra, con a bordo l’allenatore Scarlatti ed alcuni giocatori, finì lungo una scarpata ai “Poggi Morti”; il trainer fu ricoverato in ospedale, mentre due calciatori rimasero feriti in maniera più leggera. Sul momento sembrò che la partita non dovesse essere effettuata ma il Larderello decise coraggiosamente per il sì, nonostante la formazione rabberciata e lo shock subito. Si giocò, è chiaro, con lo spirito turbato, pur fra i cavallereschi applausi del pubblico; il pareggio fu il risultato esatto (tecnicamente e psicologicamente) di una gara tutta particolare davvero. Nell’arco di questo campionato giocarono: Rossi, Massei, Lazzerini, Nannipieri, Mainardi, Dell’Aiuto, Cecconi, Giannelli, Bellacchini, Barsotti, Lenci, Peretti, Tossio, Bettini, Fantozzi, Giusti, Scali, Fidanzi, Falorni, Bardini, Calastri e Bimbi.
Se le cose sul campo erano andate bene, con onore anzi, non così andavano fuori. Nel pubblico stava serpeggiando un incomprensibile lassismo, i dirigenti si sentivano sempre più soli e non avevano pertanto la carica necessaria, oltre che i mezzi, per tirare avanti.
In questi anni si erano dati molto da fare Antonio Falorni, Dino Del Colombo, Sebastiano Buti, Vasco Bartolini, Vincenzo Graziano, Romeo Fontana, Enzo Socchi, Mino Zeppini ecc. Sicuramente, in questo periodo triennale, ci saranno omissioni di nomi, anche di primo piano. E’ l’epoca più avara di notizie sia sulla stampa sia nei documenti ufficiali, come ho già detto. Per i motivi determinanti, è inutile che mi ripeta. In ogni modo resta il fatto che le file degli appassionati si stavano assottigliando; inoltre, a peggiorare la situazione, si stava sempre più delineando la questione del campo, roso metro per metro, fino a divenire un’isola, dagli scavi del teatro romano, scavi che stavano dimostrandosi di eccezionale importanza.
Fu così che, in vista del campionato 1956-57, non ci fu verso di mettere in piedi il Consiglio Direttivo. Tutta la questione finì sul tavolo del Sindaco on. Giustarini, il quale affidò le mansioni di commissario unico ad un noto sportivo, il cav. Giuliano Lecco, già brillante terzino viola del periodo prebellico.
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