Il soddisfacente 1948-49 era appena archiviato e già si pensò a quello successivo. Il nuovo Direttivo (presieduto da Silvio Rosati e composto da: dotto Galgano Venturi, dott. Nino Cerri, rag. Celio Santini, Torello Caprai, Luigi Dei, dott. Ubaldo Barsotti, Guido Barbafiera, Giovanni Trafeli, Elio Pertici, rag. Ettore Maccioni, p.a. Giacomo Morini, dott. Emerico Lukàcs, Ottorino Guerrieri, rag. Ovidio Veracini e Raulo Sandrini), confortato dalla plebiscitaria adesione degli sportivi, si pose come meta la vittoria finale. Fu necessario rinnovare quasi tutta la squadra; le forze locali stavano invecchiando, il settore giovanile era stato poco curato (fra i ragazzi stava emergendo un solo, Fernando Fidanzi) e perciò si ricorse agli acquisti esterni.
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Per il ruolo di allenatore-giocatore, la scelta cadde su Gino Caramelli e fu decisione felicissima. Era un atleta di notevoli qualità tecniche, messosi in luce come mezz’ala in squadre di divisioni superiori, ma era soprattutto dotato di un cuore grande così, di capacità agonistiche eccezionali, di grinta e combattività; in campo si rivelò un trascinatore di prim’ordine, sempre il primo ad andare avanti, a dare l’esempio ai suoi. La vittoria nel campionato porta indubbiamente la sua firma ed il ricordo di Caramelli è tuttora diffuso fra gli sportivi, anche perché l’anno successivo, sempre fra noi, doveva chiudere tristemente, per un grave incidente, la sua brillante carriera. Caramelli ebbe una “rosa” di giocatori davvero notevole; oltre ad alcuni atleti già affermatisi, vennero i nuovi: dal portiere Bartolini di San Vincenzo (era quasi quarantenne ma si meritò il soprannome di “Gatto Nero” per la sua eccezionale bravura fra i pali) al terzino cecinese Macchioni, dotato di grande potenza, ai cugini Cerri di Pontedera, ad un prestigioso laterale come Franciosi di Collesalvetti, alla minuscola estrema destra “Tze-Tze” Malpurgati di Siena, etc.
Nell’arco del campionato giocarono: Bartolini, Orazzini, Macchioni, Onesti, Cerri II, Franciosi, Malpurgati, Caramelli, Bernardeschi, Cerri I, Bigazzi, Bardini I, Tristi, Maestrini, Fidanzi, Giannelli e Rossi.
Fin dalle battute iniziali fu chiaro che i bianchi erano candidati alla vittoria finale del girone C di la Divisione. Nelle prime due gare casalinghe infatti l’attacco si rivelò “atomico” segnando ben 17 reti e subendone una sola (8-0 al San Frediano e 9-1 al Santa Maria a Monte!). Fu altrettanto chiaro però che avrebbero dovuto fare i conti con il fortissimo Certaldo, ugualmente deciso a vincere.
Il duello con i viola della città di Boccaccio, stante anche la rivalità campanilistica, fu il leitmotiv del torneo, ché tutte le altre squadre fecero da comparse. Al termine del girone di andata la Volterrana si laureò campione d’inverno con due punti sui rivali battuti al “Vallebuona” nel confronto diretto per 3-2, in una partita bella sotto ogni profilo. Nel girone di ritorno i bianchi si presentarono a Certaldo con un solo punto di vantaggio e riuscirono a rimanere imbattuti (0-0). Fu una giornata eccezionale: intorno al rettangolo di gioco furono calcolate 4.000 persone (oltre agli interessati erano accorsi alla grande partita i pubblici di Castelfiorentino, Colle Val d’Elsa e Poggibonsi; per la cronaca i “neutrali” sostennero quasi tutti la nostra squadra) ma la Volterrana fece muro contro gli attacchi del Certaldo che non riuscì a passare. A questo punto il gioco sembrò fatto, ma un inopinato pareggio esterno (1-1) con il modesto Calci prima ed una imprevista sconfitta (3-2) a Collesalvetti poi, fecero sì che a tre giornate dalla fine i viola ci raggiungessero e ci superassero di un punto. La situazione si fece drammatica. Alla terz’ultima gara i bianchi strariparono in casa con il mediocre Perignano (5-1; l’anziano ma pur sempre generoso Baldini I, nell’inconsueto ruolo di centravanti, segnò ben tre reti), il Certaldo fu fermato a San Prospero (1-1). Tornate in parità ed entrambe vittoriose nella penultima partita, le contendenti al titolo ebbero in sorte dal calendario di giocare l’ultima partita in trasferta a Livorno, letteralmente a pochi passi l’una dall’altra: i viola ad Antignano, i bianchi al “Gymnasium” contro il Labrone. I ragazzi di Caramelli ebbero un impegno durissimo e la spuntarono per 3-2, dopo un’ emozionante altalena ma sempre in vantaggio (fu Malpurgati a segnare di tacco la terza rete, quella decisiva); non ci fu però tempo per il tripudio ed i tifosi corsero di volata ad Antignano. Qui l’altra squadra livornese aveva giocato solo per l’orgoglio ma ce l’aveva messa tutta bloccando i viola sul 2-2.
Entusiasmo da una parte e demoralizzazione dall’altra caratterizzarono questo “novantesimo” tutto labronico.
A tarda sera, quando i giocatori rientrarono a Volterra con il vecchio trenino che fischiava a pieni polmoni, una grande folla li accolse alla stazione (ricordo che il portiere degli anni ’30 “Piombo” Zani allora massaggiatore era così commosso che, scendendo dal treno ad abbracciare un amico, lasciò andare le sue cassette “miracolose” spandendo sul tripudio un acuto odore di tintura di iodio!) e li accompagnò festante in città.
L’affermazione era stata meritatissima; su 30 gare i bianchi, sempre giocando con energia e bravura, ne avevano vinte 21 e pareggiate 4. L’attacco aveva ottenuto ben 82 reti; un po’ tutti avevano segnato, ma Caramelli e Malpurgati erano stati i goleador con decine di palloni scaraventati in fondo alle porte avversarie.
Non si poté però dormire sugli allori, ché ci attendevano le finali. Per le cinque vincitrici dei gironi toscani di 1° Divisione (Aullese, Volterrana, Pescia, Rufina e San Carlo), c’erano solo tre posti in Promozione e bisognava guadagnarseli sul campo. Nella canicola del giugno-luglio (ricordo la trasferta di Rufina, finita 1-1, dove il caldo, nonostante il tardo pomeriggio, era asfissiante) i bianchi di Caramelli continuarono a farsi onore, ottenendo 10 punti in otto gare e conquistando il diritto alla Promozione dopo il San Carlo (ci mancò il punto ceduto ai solvayni al “Vallebuona” per uno 0-0, anche se ne riprendemmo due per 3-1 in casa dei rossoblù) e prima del Pescia. Aullese e Rufina (la squadra fiorentina era diretta, come allenatore-giocatore dal volterrano Bongini degli anni ’30) rimasero fuori. Il 22 luglio 1950 si concludeva così l’entusiasmante fatica iniziata il 24 ottobre 1949. Ma la soddisfazione era stata grande; giocatori, pubblico, dirigenti, tutti insomma avevano contribuito e avevano quindi il diritto di gioire per la smagliante impresa.
Volterra sportiva, questa volta, aveva fatto il suo dovere sul serio!
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