Chi se lo sarebbe mai aspettato che in questo 1996-97 la Volterrana compisse un vero e proprio miracolo? Neppure il più ottimista dei suoi tifosi. Reduce dal buon campionato precedente, si schierava alla partenza con il solo scopo di ben figurare; l’avvio era un po’ a corrente alternata ma poi i biancorossi inanellavano una serie di risultati da favola. A partire dalla settima giornata del girone di andata l’Alabastri si trasformò in rullo compressore ed arrivò in testa alla classifica in maniera indiscutibile.
> Sommario, La storia del calcio volterrano
Noteremo che alle spalle, oltre al Pitigliano, stentava una squadra di prestigio, il Grosseto, finito rovinosamente in Promozione dalle serie superiori per un insieme di vicende che qui non interessano. Ogni domenica la Volterrana faceva spettacolo in casa e fuori, spinta dal magico centrocampo sostenuto da Favilli e Perini, spesso a segno con il bomber Pellegrini. Citerò per tutti uno straripante 6-1 in casa del Rosia ma non tacerò neppure certe franche vittorie casalinghe (3-1 sul Portoferraio, 4-0 sul San Donato). Meritato pareggio anche a Grosseto (1-1) in quello che poteva sembrare un po’ lo scontro fra David e Golia, stante l’importanza degli avversari (lunga tradizione alle spalle anche in serie nazionali, città capoluogo di provincia, numero degli abitanti, attrezzatura societaria etc).
Eppure questo Grosseto arrancava alle nostre spalle; ben lunga (15 gare) la striscia positiva dei nostri. A questo punto la lotta si fece entusiasmante; la Volterrana stava arrivando al traguardo che in partenza non era stato sicuramente preventivato.
Alla quart’ultima la classifica vide i nostri in testa di cinque punti sul Grosseto, un poco più staccato il Pitigliano. Sembrò ormai fatta e la partita interna con il Grosseto assunse l’aspetto di una gara definitiva.
C’era la folla delle grandi occasioni alle Ripaie in una bella giornata di sole e di festa sportiva; molti anche i sostenitori ospiti. Ma c’era una “furia” in agguato, quella dell’arbitro, appunto il signor Furia da Aulla che gli organi competenti avevano giudicato uno dei migliori direttori di gara toscani e da inviare, quindi, per un’occasione del genere.
La vogliamo rivedere insieme quella partita? Vogliamo rigirare il coltello nella ferita? Credo di si, poiché certe vicende non vanno dimenticate. Partì di scatto la Volterrana e andò subito a segno con Pellegrini, ma la gioia durò poco poiché Furia inventò un rigore per i maremmani e fu parità. Il primo tempo proseguì combattuto ma senza episodi determinanti.
La ripresa si aprì ancora con una botta a segno di Pellegrini che però colse in pieno il palo; a contraltare ci fu ancora un secondo rigore per Il Grosseto parimenti inventato. Così andammo sotto. A quel punto la partita non aveva più storia; in campo ne successero di tutti i colori, Furia imperversava, ci furono espulsioni, il terzo gol grossetano in extremis non ha valore. Ci furono poi gli incidenti del dopo partita, incidenti per la verità solo “orali” e l’arbitro, non più “furioso”, ma piuttosto tremebondo, se ne andò sotto buona scorta della Benemerita. Questi furono fatti, incontrovertibili. lo non ho mai creduto alle congiure, alle corruzioni, insomma a tutto quanto di brutto si aggira intorno allo sport più bello del mondo. Ritengo ancora che gli arbitri sono uomini e possono sbagliare; la televisione ce ne da continui esempi, anche a livelli altissimi. Devo dire però, in tutta franchezza, che l’arbitraggio di Furia mi lasciò perplesso in quanto si può parlare almeno di malanimo nei confronti della Volterrana; a distanza di anni mi sarebbe piaciuto avere un colloquio con il prefato signore onde essere convinto della bontà delle sue decisioni. I brutti pensieri mi rimasero.
Alla furia dell’arbitro si aggiunse poi quella della Lega: mezza squadra pesantemente squalificata e multa gigante.
Il colpo è di quelli da k.o. ma la Volterrana non mollò, ché, alla fin fine, il Grosseto restò ancora indietro di due punti. Si andò così a San Donato, squadra piuttosto ostica di centro classifica in formazione ridottissima, anche se ognuno fece il dover suo. E tutti lo fecero in maniera tale da vincere per 1-0 e da trovare in Montagnani, che parò un penalty con grande bravura, l’eroe della giornata.
La situazione però precipitò in casa la domenica successiva; fu di scena il terzo incomodo Pitigliano che ci battè nettamente (siamo sempre zeppi di riserve) e fece un grosso favore al Grosseto che finalmente riuscì a scavalcarci di due punti.
La frittata sembrò fatta ma il “coup de theatre” fu in agguato. In effetti, in qualche luogo del firmamento, ci deve essere un giudice ben superiore a quelli terreni.
Vogliamo ripensarci, vogliamo tornare alla vigilia dell’ultima giornata?
La Volterrana riacquistò alcuni titolari ma devette andare a Montecalvoli sul difficile campo di una buona squadra di centro classifica; il Grosseto aveva spalancato davanti un’autostrada, ospitando una Massetana già retrocessa. Eppure… eppure il miracolo si compì. I biancorossi espugnarono alla grande Montecalvoli, il Grosseto si fece imbrigliare in un pareggio (2-2) dall’orgoglio legittimo dei massetani, spinti dal sapore del derby (la provincia contro il capoluogo) e dal desiderio di chiudere in bellezza un campionato sfortunato.
Così tutto ritornò in parità ed il vessillo biancorosso s’alzò sul pennone più alto (la differenza reti era a nostro favore); quindi si potè affermare che la Volterrana avesse vinto il campionato e con pieno merito.
Però era in agguato lo spareggio, una situazione che non porta buono all’Alabastri, come abbiamo visto e come vedremo. La partita fu secca, sul campo neutro di Livorno, uno stadio all’altezza della grande occasione.
Ma ancora una volta, dolorosamente, Lombardi ed i suoi fallirono; il Grosseto si rivelò più forte in ogni reparto, la Volterrana giocò male, a volte balbettò, praticamente nessuno si salvò (il grande impegno di Fabio Guarguaglini, magari) e la sconfitta fu inevitabile. Fu limitata (2-1), ma sempre sconfitta era ed i problemi aumentarono. Il secondo posto fu infatti valido per un altro spareggio contro la seconda degli altri gironi, Antella e Montale. Sembrò addirittura che in Eccellenza ci fu un solo posto. Insomma ci trovammo nella inaudita condizione di avere vinto il campionato e di fallire il salto di categoria.
Non ci fu tempo di tirare il fiato, poco dopo il decisivo triangolare nel caldo dell’estate imminente, con tre squadre stanche e provate, eppure smaniose di battersi alla morte.
Il minitorneo (una partita esterna ed una interna) non dette esito alcuno; i biancorossi persero di misura (1-0) a Montale in una partita confusa e messa male anche come impostazione, ma si rifecero battendo in casa (2-1) la robusta formazione dell’Antella. Anche le altre due squadre racimolarono gli stessi punti. Tutto da rifare insomma ma, questa volta, non sul campo, almeno parzialmente.
La Lega decise infatti un sorteggio per designare la squadra da inviare subito in Eccellenza e l’incontro tra le restanti due nel caso aumentino i posti disponibili nella serie superiore.
Quella volta, finalmente, la sorte ci dette una mano sotto forma di una gentile impiegata federale che estrasse dal cappello il nome dell’Alabastri.
L’entusiasmo fu grande a Volterra, anche perché era netta la sensazione di avere strameritato il salto di categoria sia pure dopo tante vicissitudini e tante fatiche. Alla fin fine il campionato l’avevamo vinto e bene.
Per la cronaca dirò che lo spareggio sul campo vedrà vittoriosa l’Antella con conseguente passaggio in Eccellenza ma poi ci fu posto e gloria per tutti, anche per il Montale parimenti ammesso.
Certo era stata dura per queste tre squadre, dovendo combattere per un mese in più oltre il normale con conseguente coda di spese, premi, incidenti etc. Fu un mese che, visti i risultati, era stato letteralmente buttato via. Il trio poteva essere promosso in blocco senza tante faticacce.
> Prosegui, La soddisfazione di un anno