Arnaldo Dello Sbarba nacque a Volterra il 12 agosto 1873 da Cherubino e Isola Veroli1. Dopo aver conseguito la maturità classica nella città natale, frequentò la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, laureandosi nel 18952. Il 29 gennaio 1897 si iscrisse all’Albo degli Avvocati e Procuratori di Pisa, iniziando la carriera forense a Volterra, allora sede di Tribunale, per poi trasferire lo studio legale a Pisa, nel 1910, nel Palazzo alla Giornata.
Aderì, fin da giovane, al Partito Socialista, partecipando attivamente alla vita politica locale anche dalle colonne del settimanale Il Martello, portavoce dei socialisti volterrani, di cui fu redattore capo per tutto il 1894. Nel 1901 collaborò al Lavoratore, settimanale pisano, e nel 1909 al Viandante; nel 1910 divenne proprietario del settimanale di Pisa La Rinascita.
Eletto nel novembre 1908 consigliere provinciale nel mandamento di Piombino, nel 1909 si presentò come candidato socialista alla Camera dei Deputati nel collegio di Lari, ma fu sconfitto dal candidato monarchico, Emilio Bianchi. Si ripresentò nello stesso collegio alle elezioni politiche del 1911, riuscendo ad essere eletto.
Dopo il XIII congresso del Partito Socialista, che si tenne a Reggio Emilia nel luglio 1912, si staccò dal gruppo parlamentare socialista ed aderì al socialismo riformista, che allora faceva capo a Bissolati.
Nel 1913 si ripresentò alle elezioni politiche questa volta in modo autonomo rispetto al Partito Socialista e, grazie a una campagna elettorale rivolta principalmente ai ceti medi rurali e improntata alla difesa della piccola proprietà, fu eletto per la seconda volta alla Camera3.
Allo scoppio della prima guerra mondiale fece parte del gruppo parlamentare della Sinistra interventista e partì volontario partecipando al conflitto come sottotenente nei gruppi di artiglieria avanzata della Val Lagarina a Coni Zugna e Zugna Torta (monti Lessini, sopra Rovereto)4.
Rieletto per la terza volta alla Camera nel novembre 1919 nel collegio di Pisa-Livorno5, ricoprì importanti incarichi governativi, divenendo prima sottosegretario di Stato per le Terre Liberate dal nemico nel I governo Nitti6, poi sottosegretario di Stato per la Giustizia e il Culto sia nel II governo Nitti che nel V governo Giolitti7.
Negli anni della XXV legislatura8 fece parte di due commissioni parlamentari: quella istituita da Vittorio Emanuele Orlando9, in cui ricoprì il ruolo di presidente della sezione per la Cooperazione e la Previdenza Sociale, e quella della Giunta delle elezioni della Camera dei Deputati, presieduta da Enrico De Nicola10, in cui svolse il ruolo di segretario11.
In questo stesso periodo fu anche insignito dei titoli di Grande Ufficiale nell’Ordine della Corona d’Italia nel 192012, di Commendatore, prima, e Grande Ufficiale, poi, nell’Ordine Mauriziano nel 192113 e di Gran Cordone nell’Ordine della Corona d’Italia nel 192214.
Dopo essere stato rieletto deputato nel 1921 nel Collegio di Pisa-Livorno-Lucca-Massa Carrara15 nella lista dei Blocchi nazionali16, fu nominato per due volte Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale: il 26 febbraio 1922 nel I governo Facta e il 1 agosto 1922 nel II governo Facta17. Numerosissimi furono le lettere e i telegrammi di adesione da lui ricevuti in occasione della prima nomina: soltanto questi ultimi ammontano a circa trecento18. Il 23 aprile 1922 fu organizzato in suo onore un banchetto al Teatro Verdi a Pisa, a cui parteciparono 750 commensali. Nell’occasione Arnaldo tenne un discorso di ringraziamento, ma anche programmatico sull’attività del suo Ministero19.
Il II governo Facta dette le dimissioni il 28 ottobre 1922 in seguito al rifiuto del re Vittorio Emanuele III di firmare il decreto di proclamazione dello stato d’assedio, con cui si intendeva contrastare la marcia su Roma. Arnaldo fu tra i ministri del governo Facta firmatari del decreto20 e ciò gli procurò l’ostilità dei fascisti pisani (Filippo Morghen, Bruno Santini, Ranieri Garzella, Paolo Pedani ecc.)21 che si concretizzò, già a partire dal novembre del 1922, in aggressioni e persecuzioni nei suoi confronti22.
L’ostilità dei fascisti pisani si manifestò anche con l’esclusione di Arnaldo dal Listone23. In verità Arnaldo fu inizialmente incluso nel listone proprio per volere di Mussolini, che nel gennaio del 1924 disse a Santini, fascista pisano: “Dica ai pisani che Dello Sbarba è nella lista per mio volere e nessuno ce lo tolga: che è anche l’ora di smetterla coi campanili, essendo la lista nazionale, anche se i campanili sono storti e artistici come quello di Pisa”24. E infatti, nonostante il veto di Filippo Morghen, segretario del Partito Fascista di Pisa25, il 15 febbraio Arnaldo fu incluso nel Listone26. Due giorni dopo fu inviata a tutti i fasci una circolare, con cui si chiedeva di trasmettere due telegrammi, uno a Morghen a Roma e l’altro alla Federazione Fascista pisana, allo scopo di escludere Arnaldo dal Listone27 e il 20 febbraio Arnaldo fu escluso dal Listone28.
Arnaldo aveva anche pensato di fare una lista propria parallela al Listone, ma poi rinunciò a quest’idea a causa della “situazione di ostilità e di dissenso che si è riacutizzata in questi giorni tra fascisti pisani”29. Per comprendere meglio queste parole bisogna tenere presente che il 19 febbraio il segretario di Arnaldo, Carlo Conti, aveva ricevuto questa lettera minatoria: “Diciamo a lei diabolico segretario di smetterla perché prima del suo padrone sarà soppresso”30, mentre nei confronti di Arnaldo fu scatenata una campagna diffamatoria, ad opera del segretario del Fascio di Volterra, Gherardo Maffei, proprio allo scopo di impedirgli di presentare una lista propria31.
Il 6 aprile del 1924 ci furono le elezioni politiche, che si svolsero in un clima di violenze e di intimidazioni, denunciate, con un duro discorso alla Camera, il 30 maggio 1924 dal leader socialista Giacomo Matteotti, che, il 10 giugno, fu rapito e assassinato.
Arnaldo, indignato per la barbara uccisione di Giacomo Matteotti, si ritirò dalla vita politica, tornò a Pisa e si dedicò a tempo pieno all’attività forense.
L’assassinio di Matteotti segnò anche la fine della sua amicizia con Cesare Rossi, che fu uno dei più fidati collaboratori di Mussolini, oltre che capo ufficio stampa del Presidenza del Consiglio, e che fu coinvolto nello scandalo seguito al delitto Matteotti32.
Rientrato a Volterra dopo l’8 settembre 1943, Arnaldo fu colpito da un mandato di cattura emesso dal prefetto repubblichino di Pisa, Adami, e dal Governo di Salò, al quale si sottrasse fuggendo nelle macchie senesi, dove rimase latitante per ben dieci mesi e da dove “[…] per mio ordine furono aiutati e sussidiati con denaro e viveri i partigiani ed io sottoscrissi a Siena il cosiddetto prestito della liberazione”33. Il C.L.N. di Siena, nell’immediata liberazione di quella città, lo nominò commissario straordinario dell’ospedale di S. Maria della Scala di Siena, ma Arnaldo rinunciò all’incarico34.
Tornato a Pisa, dopo la liberazione, Arnaldo fu costretto a difendersi strenuamente dalle accuse di fascismo rivolte nei suoi confronti dal presidente del C.L.N. di Volterra, Umberto Borgna, che presentò al Comitato di Liberazione provinciale un libello contro di lui. Nel 1945 fu comunque ammesso a far parte del C.L.N. di Pisa35.
Non fece, invece, parte, della Consulta36, cui si partecipava, analogamente ai C.L.N. o alla Commissione di studio per la riorganizzazione dello Stato istituita presso il Ministero per la Costituente, su designazione dei partiti. Arnaldo racconta, nelle sue carte, di essere stato proposto dalla Federazione provinciale di Pisa del Partito del Lavoro come consultore: la Toscana aveva, infatti, diritto a due consultori demo-laburisti. Firenze, però, desiderava avere un consultore fiorentino, il rag. Casati, mentre Siena, Arezzo e Grosseto non intendevano rinunciare al proprio, l’avv. Viviani. “Io ero presidente del Comitato di Ricostruzione di Pisa e provincia (la terra più devastata dal passaggio della guerra), membro del C.L.N. di Pisa e provincia (i C.L.N. sono stati la matrice prima ed assoluta di ogni forma di attività politica dopo la Liberazione), presidente della Cassa di Risparmio di Pisa, animatore di ogni forma di attività locale e quindi occupatissimo e così consentii, in Roma, alla Direzione Centrale del Partito del Lavoro di mandare alla Consulta il Casati ed io fui nominato membro della nota Alta Commissione della Costituente”37.
Arnaldo fece, infatti, parte della Commissione di studio per la riorganizzazione dello Stato, istituita presso il Ministero per la Costituente38 il 21 novembre 1945 e presieduta da Ugo Forti, docente di diritto amministrativo all’Università di Napoli39. La Commissione, che lavorò parallelamente alla Consulta, era formata non solo da tecnici, ma anche da esperti designati dai partiti, e si suddivise in cinque Sottocommissioni (problemi costituzionali, organizzazione dello Stato, autonomie locali, enti pubblici non territoriali e organizzazione sanitaria). Pur lavorando alacremente, la Commissione non fece in tempo a giungere ad una sintesi del proprio lavoro e la relazione per l’Assemblea Costituente, datata 30 maggio 1946, non fu presentata come un documento unitario, bensì come la raccolta delle relazioni elaborate dalle Sottocommissioni e delle conclusioni a cui erano giunte queste ultime40.
Il 2 giugno 1946 si svolsero contestualmente il referendum per la scelta tra monarchia e repubblica e le elezioni dell’Assemblea Costituente, a cui fu affidato il compito di redigere la nuova carta costituzionale. Arnaldo non fece parte dell’Assemblea Costituente, “la cui candidatura offertami dalle due circoscrizioni di Pisa e Firenze rifiutai per poter dedicare il mio tempo alle speciali e gravi cure di cui la terra di Pisa, così orribilmente straziata dal passaggio della guerra, aveva bisogno” 41.
Alle elezioni politiche del 18 aprile 1948 Arnaldo si presentò al Senato nel collegio di Pisa nelle file della saragattiana Unità Socialista, senza, tuttavia, risultare eletto42. Il 1 giugno 1948 fece ricorso alla Giunta delle elezioni del Senato della Repubblica, insieme ad altri sei deputati, per essere riconosciuto senatore di diritto. Il ricorso verteva sull’interpretazione della disposizione transitoria stabilita dalla Costituente nella seduta del 30 dicembre 1947, in base alla quale potevano essere nominati senatori di diritto gli ex deputati con almeno tre legislature non fasciste, tra le quali doveva esservi la Costituente, e gli ex senatori che avessero fatto parte della Consulta. Il ricorso si trascinò e cadde, iscritto all’ordine del giorno per la discussione in Senato, col cadere della legislatura. Arnaldo però continuò a battersi fino alla fine della sua vita per tale riconoscimento, adducendo come motivazione il fatto che la qualità di membro dell’Assemblea Costituente non potesse essere considerata una conditio sine qua non e che, comunque, l’aver fatto parte della Costituente dovesse essere considerato equipollente all’aver fatto parte del C.L.N., della Consulta o della Commissione di studio per la riorganizzazione dello Stato, istituita presso il Ministero per la Costituente43.
Nel secondo dopoguerra tornò nuovamente alla vita pubblica ricoprendo, a Pisa, importanti incarichi istituzionali: fu commissario straordinario e poi presidente della Cassa di Risparmio di Pisa dal 1944 al 195144, presidente dell’A.C.I. (Automobil Club Italiano) di Pisa dal 1949 al 195145, presidente onorario dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Pisa dal 194946, consigliere anziano del Gioco del Ponte nel 194947, consigliere dell’E.N.A.O.L.I. (Ente Nazionale Assistenza Orfani dei Lavoratori Italiani) nel 195148, presidente degli Istituti Riuniti di Ricovero e di Educazione della città di Pisa dal 1952 al 195849, presidente del Comitato provinciale della Croce Rossa Italiana50, della Domus Galilaeana51 e del consiglio di vigilanza dell’Istituto Tecnico Industriale Leonardo Da Vinci52.
Svolse anche una limitata attività politica: nel giugno 1951 fu eletto consigliere comunale a Pisa nelle file del Psdi, carica a cui però rinunciò per incompatibilità con la presidenza della Cassa di Risparmio di Pisa53.
Morì a Pisa il 28 gennaio 1958 e fu sepolto a Volterra54. Il giorno successivo fu commemorato alla Camera dei Deputati.
Sulla Rassegna Volterrana di quell’anno apparve il suo necrologio scritto dal prof. Ferrini55, allora uno dei più giovani membri dell’Accademia dei Sepolti, a cui anche Arnaldo Dello Sbarba si onorava di appartenere56.
Negli anni successivi si svolsero due cerimonie commemorative in suo onore: una a Pisa nel 1959, l’altra a Volterra nel 1961.
Il 18 aprile 1959, in occasione dell’inaugurazione del Conservatorio Maschile legato agli Istituti Riuniti di Ricovero e di Educazione della città di Pisa, fu scoperta una lapide con medaglione raffigurante Arnaldo Dello Sbarba, che di tale Istituti era stato presidente dal 1952 al 1958. Durante la cerimonia il nipote Nicola Jaeger57, giudice della Corte Costituzionale, tenne un discorso commemorativo sullo zio58.
Altro discorso in ricordo di Arnaldo fu pronunciato, sempre dal nipote Jaeger, il 17 settembre 1961 a Volterra nella sala consiliare del Palazzo dei Priori59. Durante la cerimonia commemorativa fu scoperto il busto bronzeo del parlamentare volterrano, opera dello scultore Raffaello Consortini60.
Arnaldo fu grande amico di Raffaello Consortini e posò per lui61; da lui si fece anche realizzare tra il 1939 e il 1940, per la sua villa di Cozzano62, il S. Antonio da Padova63 e il monumento a Caio Curzio64.
Arnaldo Dello Sbarba non fu solo un politico, un uomo di legge, ma anche un uomo di lettere, un appassionato di storia e di poesia: lui stesso si dilettava a comporre poesie65.
Fu grande amico di Gabriele D’Annunzio, che nel 1910, proprio su proposta di Arnaldo, ottenne la cittadinanza onoraria volterrana66.
Nell’archivio dell’on. Arnaldo Dello Sbarba, conservato presso la Biblioteca Guarnacci, si trova la lettera autografa di D’Annunzio ad Arnaldo del 1910 relativa alle proteste degli Inghirami per il Forse che sì forse che no67.
© Silvia Trovato, SILVIA TROVATO e ELENA DELLO SBARBA
Inventario dell’Archivio di Arnaldo Dello Sbarba, Volterra, a. 2012 (dattiloscritto presso la Biblioteca Guarnacci).
1 Arnaldo ebbe un fratello, Brunellesco (1876-1948), e quattro sorelle: Carola o Carolina (1878-?), Emma (1880-1960), Adele (1882-1922) e, la più piccola, Lidia (1890-?). Si è sposato due volte: in prime nozze con Ida Bardola, che morì nel 1913, e in seconde nozze con Maria Ziffo, detta donna Maria.
2 Quando non diversamente specificato, le notizie sulla vita di Arnaldo Dello Sbarba sono state tratte da P. FERRINI, Arnaldo Dello Sbarba, in “Rassegna Volterrana”, aa. XXIV-XXVI, 1958, pp. 92-97, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, 1961-, vol. 38, pp. 90-92, sub voce; A. MARRUCCI, I personaggi e gli scritti, in “Dizionario di Volterra”, a cura di L. Lagorio, vol. III, Pisa, 1997, pp. 973-975 e Guida agli archivi delle personalità della cultura in Toscana tra ‘800 e ‘900. L’area pisana, a cura di E. CAPANNELLI e E. INSABATO, Firenze, 2000, pp. 261-262, scheda a cura di Giovanni Cavera.
3 Si veda Biblioteca Guarnacci Volterra, d’ora in poi BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 1, “Seconda vittoria elettorale nel 1913”: telegrammi, aspetti organizzativi e risultati (1913).
4 Sulla partecipazione di Arnaldo al primo conflitto mondiale si vedano BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 1, “Corrispondenza di guerra”: lettere dal fronte (1915-1916), Diplomi e attestati, nn. 7 e 8, Materiale fotografico, n. 19, foto di guerra (1915-1916).
5 Si veda BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 2, “Nomine, onorificenze” (1919-1922) e “25a legislatura: vari brani stampa” (1919).
6 Il I governo Nitti fu in carica dal 23 giu. 1919 al 21 mag. 1920. Arnaldo fu nominato sottosegretario di Stato per le Terre Liberate dal nemico il 15 mar. 1920 (si veda ibidem, n. 2, “Nomine, onorificenze”, 1919-1922, e nomina a sottosegretario per le Terre Liberate, 1920).
7 Il II governo Nitti fu in carica dal 21 mag. 1920 al 15 giu. 1920, mentre il V governo Giolitti dal 15 giu. 1920 al 4 lug. 1921. Arnaldo fu nominato sottosegretario di Stato per la Giustizia e gli affari di Culto prima dal presidente Nitti il 23 mag. 1920 e poi dal presidente Giolitti il 17 giu. 1920 (si veda ibidem, n. 2, “Nomine, onorificenze”, 1919-1922).
8 La XXV legislatura iniziò il 1 dic. 1919 e si concluse il 7 apr. 1921.
9 Vittorio Emanuele Orlando fu presidente della Camera dei Deputati dal 1 dic. 1919 al 25 giu. 1920.
10 Enrico De Nicola fu presidente della Camera dei Deputati dal 26 giu. 1920 al 7 apr. 1921.
11 Si veda la lettera all’amico Adone Zoli del 1 ago. 1955, conservata in BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 5, “Lotta per il senato”, 1948-1957.
12 Arnaldo fu nominato Grande Ufficiale nell’Ordine della Corona d’Italia il 30 ago. 1920. Si veda ibidem, n. 2, “Nomine, onorificenze” (1919-1922).
13 Arnaldo fu nominato Commendatore nell’Ordine Mauriziano il 24 mar. 1921 e Grande Ufficiale nell’Ordine Mauriziano il 5 giu. 1921. Si veda ibidem, n. 2, “Nomine, onorificenze” (1919-1922) e onorificenza di Grand’Ufficiale nell’Ordine Mauriziano (1921-1922).
14 Arnaldo fu nominato Gran Cordone nell’Ordine della Corona d’Italia l’11 giu. 1922. Si veda ibidem, n. 2, “Nomine, onorificenze” (1919-1922).
15 Ibidem, n. 2, “Nomine, onorificenze” (1919-1922) e elezioni politiche del 1921: telegrammi di augurio per il buon esito e di congratulazione, risultati, abbandno della carica di sottosegretario alla Giustizia e Culto, giro elettorale (1921-1922).
16 I Blocchi nazionali furono un’aggregazione politica di destra realizzata in occasione delle elezioni politiche del 1921. La lista ottenne complessivamente 105 seggi. Benito Mussolini vi fu eletto deputato alla Camera insieme ad altri 35 deputati fascisti.
17 Il I governo Facta fu in carica dal 26 feb. al 1 ago 1922, il II governo Facta dal 1 ago. al 31 ott. 1922. Si vedano BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 2, “Nomine, onorificenze”, 1919-1922, e n. 3, “Lettera di Arnaldo a Facta di dimissioni da Ministro del Lavoro”, 30 set. 1922.
18 Si veda ibidem, n. 3, “Discorsi, telegrammi di quando era Ministro del Lavoro”, apr. 1922.
19 Sui festeggiamenti al Teatro Verdi si veda ibidem. Il discorso, edito nel 1922 dalle Officine grafiche G. Chiappini di Livorno, è conservato anche in BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Discorsi, n. 14.
20 Arnaldo ricorda più volte, specie nel 1944, quando volle difendersi dalle accuse di fascismo rivolte nei suoi confronti dal presidente del C.L.N. di Volterra, Umberto Borgna, di essere stato firmatario di “quello stato d’assedio, che poi il Re si rimangiò” (si veda la lettera al C.L.N. di Pisa del 27 dic. 1944 conservata in BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 4, “Comitato di Liberazione Nazionale”: appunti, memoriale e lettere riguardanti le polemiche con Umberto Borgna, presidente del C.L.N. di Volterra, circa l’ammissione di Arnaldo Dello Sbarba al C.L.N. di Pisa e sua successiva nomina, nov. 1944-ago. 1945, ma anche il ricorso presentato alla Giunta delle elezioni del Senato della Repubblica del 1 giu. 1948, conservato in ibidem, n. 5, “Lotta per il senato”, 1948-1957).
21 Sui fascisti pisani si vedano M. CANALI, Il dissidentismo fascista. Pisa ed il caso Santini 1923-1925, Roma, 1983 e R. CASTELLI, Fascisti a Pisa, Pisa, 2006.
22 A proposito di queste persecuzioni Arnaldo scrive al C.L.N. di Pisa il 27 dic. 1944: “[…] Dopo l’avvento del fascismo la vita mi fu resa addirittura invivibile a Pisa ed a Volterra. Si arrivò perfino ad impedirmi di seguire il feretro di mia sorella Adele Dello Sbarba nei Sossi da Pisa a Volterra [n.d.r.: la sorella Adele morì il 15 novembre 1922]. Mia madre vecchia di oltre 70 anni […] fu dalla banda di Gherardo Maffei e compagni soggetta ad insulti e dileggi […] fino a doversi proibire di uscire di casa. Mi fu tolta anche la possibilità di un comune esercizio professionale; nelle aule giudiziarie le molestie e le intimazioni contro di me ed i miei clienti erano costanti […]. Durante una grande manifestazione fascista a Pisa fu presa di assalto, devastata e saccheggiata la mia casa e con essa il mio studio, situati al Palazzo alla Giornata. Il fatto avvenne in pieno giorno […] In quell’occasione fra l’altro mi vennero rubati tutti i miei documenti e incartamenti politici. Dal sorgere del fascismo […] io rimasi incluso, presso gli uffici di Questura di Pisa e di Roma, in un elenco di sovversivi “pericolosi” da arrestarsi in determinate circostanze, cosicché per detto tempo fui costantemente vigilato ed ogni spostamento attivamente seguito e segnalato, tanto che gli agenti non desistevano da pedinarmi e interrogarmi su dove andavo e da chi […] [n.d.r: presso l’Archivio Centrale dello Stato a Roma c’è un fondo Casellario politico centrale, che raccoglie i fascicoli personali degli oppositori politici (anarchici, socialisti, persone considerate pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica) e tra questi ce ne è uno (il n. 1615) intestato ad Arnaldo Dello Sbarba]. Rifugiatomi con mia moglie nella Marina di Pietrasanta […] i fascisti del luogo non mi diedero pace finché una notte misero a fuoco la nostra abitazione. La pensione Simonetti, nella quale ci ricoverammo, ebbe intimazione di cacciarci via entro una settimana. Passando una sera dalla stazione di Pisa diretto a Roma, fui assalito da un gruppo di fascisti con a capo Neri Garzella che tentò di impedirmi di montare in treno e mi buttò via le valigie. Ricorsi alle autorità giudiziarie; l’on. Buffarini fece in modo che il procedimento non avesse corso […]” (si veda BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 4, “Comitato di Liberazione Nazionale”: appunti, memoriale e lettere riguardanti le polemiche con Umberto Borgna, presidente del C.L.N. di Volterra, circa l’ammissione di Arnaldo Dello Sbarba al C.L.N. di Pisa e sua successiva nomina, nov. 1944-ago. 1945).
23 Il Listone, o Lista nazionale, fu un’alleanza politica ideata e presieduta da Benito Mussolini in vista delle elezioni politiche del 6 aprile 1924, alla quale aderirono, oltre al P.N.F. (Partito Nazionale Fascista), la maggioranza degli esponenti liberali e democratici (tra cui Vittorio Emanuele Orlando ed Enrico De Nicola, che però ritirò la sua candidatura prima delle elezioni), ex popolari espulsi dal partito, demosociali, sardisti filofascisti e numerose personalità della destra italiana. Il Listone ottenne il 60,1% dei voti e 356 deputati, ai quali si aggiunsero il 4,8% dei voti e i 19 seggi conseguiti dalla Lista nazionale bis, formata dai più estremisti fra gli iscritti al P.N.F. Nel complesso le due liste governative raccolsero il 64,9% dei voti eleggendo 375 parlamentari, di cui 275 iscritti al P.N.F.
24 Le parole di Mussolini a Santini sono riportate ad Arnaldo dal suo segretario Carlo Conti in una lettera del 13 gen. 1924 (v. BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 4, lettere e telegrammi di vari corrispondenti: Massimo Rocca, Cesare Rossi, Giunta, Borelli, Iacoponi, segretario cav. Fagioli, guardasigilli Fera, Athos Gastone Banti, Carlo Conti, Piero Ginori Conti, Alfredo Gentili, Giacomo Acerbo, Mancini, Benci, Terzaghi, rag. Michele Borrelli di Piombino, Giovacchino Merlini e altri, nov. 1923-giu.1924).
25 “[…] Morghen ha posto il veto alla tua candidatura” gli scrive l’amico Adolfo Corcon il 6 febbraio (ibidem, n. 4, “Veto del famigerato fascista Morghen alla candidatura di Arnaldo” nel Listone, feb. 1924).
26 “Caro Arnaldo, Il Nuovo Giornale dà, stamani, per sicura l’inclusione del tuo nome nella lista nazionale. Ne ho un immenso, ma immenso!, piacere”, gli scrive da Lucca un amico, che si firma Cecco (ibidem, n. 4, lettere e telegrammi di vari corrispondenti: Massimo Rocca, Cesare Rossi, Giunta, Borelli, Iacoponi, segretario cav. Fagioli, guardasigilli Fera, Athos Gastone Banti, Carlo Conti, Piero Ginori Conti, Alfredo Gentili, Giacomo Acerbo, Mancini, Benci, Terzaghi, rag. Michele Borrelli di Piombino, Giovacchino Merlini e altri, nov. 1923-giu.1924).
27 “Tengo a significarle – scrive Giovacchino Merlini, capo dei sindacati fascisti della Valdera, al segretario di Arnaldo, Carlo Conti – che mentre nel giornale del Partito L’Idea Fascista è stato detto che sono giunti alla Federazione numerosi telegrammi di protesta dei Fasci della Provincia per prevenire l’inclusione di Sua Eccellenza Arnaldo Dello Sbarba nella scheda nazionale, dalla Federazione invece è stata fatta dopo una circolare a tutti i fasci chiedente a questi di inviare due telegrammi, dei quali uno diretto a Morghen a Roma e l’altro alla Federazione Pisana, allo scopo di escludere l’amico Arnaldo dalla lista” (ibidem).
28 “Esclusione tua e liberali suscitato Pisa rammarico delusione vivissime […]”, gli scrive con un telegramma la moglie Maria Ziffo (ibidem).
29 E’ quanto scrive Arnaldo il 20 feb. 1924 a Benito Mussolini: “La situazione di ostilità e di dissenso che si è riacutizzata in questi giorni tra fascisti pisani […] mi decide […] a rinunciare alla formazione di una lista propria” (ibidem, n. 4, “Lettera a Mussolini sulle persecuzioni fasciste”, 20 feb. 1924)
30 Si veda ibidem, n. 4, lettere e telegrammi di vari corrispondenti: Massimo Rocca, Cesare Rossi, Giunta, Borelli, Iacoponi, segretario cav. Fagioli, guardasigilli Fera, Athos Gastone Banti, Carlo Conti, Piero Ginori Conti, Alfredo Gentili, Giacomo Acerbo, Mancini, Benci, Terzaghi, rag. Michele Borrelli di Piombino, Giovacchino Merlini e altri, nov. 1923-giu.1924)
31 “Nelle elezioni politiche del 1924 da Volterra, ad opera del famigerato segretario del fascio Gherardo Maffei fu scatenata un’opera di diffamazione a mio danno […] campagna condotta con un vero diluvio di telegrammi onde impedirmi di far parte con l’on. Augusto Mancini e altri di quella lista di minoranza che la legge elettorale del 1924 consentiva per i non aderenti al fascismo. L’avv. Dello Sbarba – dicevano i telegrammi – non è solo un non aderente ma il capo della faziosità antifascista della provincia di Pisa, il peggiore degli antifascisti”, si legge nella lettera al CLN di Pisa del dic. 1944 (si veda ibidem, n. 4, “Comitato di Liberazione Nazionale”: appunti, memoriale e lettere riguardanti le polemiche con Umberto Borgna, presidente del C.L.N. di Volterra, circa l’ammissione di Arnaldo Dello Sbarba al C.L.N. di Pisa e sua successiva nomina, nov. 1944-ago. 1945).
32 Cesare Rossi proclamò sempre la propria estraneità al delitto Matteotti e accusò direttamente Mussolini per l’omicidio del leader socialista. Infatti in un suo memoriale difensivo, pubblicato il 27 dicembre 1924 sul quotidiano Il Mondo, scrisse che, a seguito all’intervento parlamentare di Matteotti del 30 mag. 1924 nel quale si denunciavano i brogli elettorali e le violenze del 6 aprile, Mussolini gli avrebbe detto: “Quest’uomo non deve più circolare”. Riguardo al delitto Matteotti furono intentati, in epoca fascista, due procedimenti giudiziari, uno nel 1924 e l’altro, quello principale, nel mar. 1926. Cesare Rossi fu prosciolto in istruttoria e nel febbraio 1926, per timore di vendette, si rifugiò in Francia. Attirato con un tranello a Campione d’Italia, fu arrestato dalla polizia fascista nel 1928 e condannato a 30 anni di carcere dal Tribunale Speciale. Nel 1947, arrestato nell’ambito dell’istruttoria del processo bis del delitto Matteotti, venne assolto per insufficienza di prove. Relativamente al processo bis Matteotti è qui conservata la testimonianza di Arnaldo Dello Sbarba su Cesare Rossi (si veda ibidem, n. 5, processo bis Matteotti: testimonianza su Cesare Rossi, 1947). Sulla figura di Cesare Rossi si veda M. CANALI, Cesare Rossi. Da rivoluzionario a eminenza grigia del fascismo, Bologna, 1991. Sul delitto Matteotti si veda M. CANALI, Il delitto Matteotti, Bologna, 2004.
33 Si veda la lettera di Arnaldo al C.L.N. di Pisa del 27 dic. 1944 (cfr. BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 4, “Comitato di Liberazione Nazionale”: appunti, memoriale e lettere riguardanti le polemiche con Umberto Borgna, presidente del C.L.N. di Volterra, circa l’ammissione di Arnaldo Dello Sbarba al C.L.N. di Pisa e sua successiva nomina, nov. 1944-ago. 1945). Il prestito della liberazione furono quei buoni quinquennali del tesoro al rendimento del 5%, emessi dal ministro del Tesoro Soleri nel marzo 1945 per finanziare la ricostruzione.
34 Ibidem.
35 Ibidem.
36 Arnaldo scrive in una lettera a Ivanoe Bonomi, presidente del Senato: “[…] non feci parte neppure della Consulta, fui però membro della nota importante Commissione istituita dal Ministero della Costituente e che ha lavorato parallelamente alla Consulta per un anno intero” (cfr. ibidem, n. 5, “Lotta per il senato”, 1948-1957). La Consulta fu istituita dopo la fine della seconda guerra mondiale con lo scopo di sostituire il regolare Parlamento fino a quando non fosse stato possibile indire regolari elezioni. Convocata dal governo di Ferruccio Parri (la prima riunione si tenne il 25 set. 1945), fece le veci del Parlamento fino alle elezioni nazionali del 2 giu. 1946, quando vennero eletti i membri dell’Assemblea Costituente. Scopo della Consulta era dare pareri sui problemi generali e sui provvedimenti legislativi del governo. Quest’ultimo era obbligato a sentire il parere della Consulta su alcune materie quali bilancio, imposte e leggi elettorali. La Consulta ratificò, tra le altre leggi, il decreto legislativo che assegnava ad un referendum popolare la scelta tra monarchie e repubblica e la legge che permetteva per la prima volta in Italia il metodo di votazione a suffragio universale dei membri dell’Assemblea Costituente col sistema proporzionale a liste concorrenti, con collegi elettorali plurinominali e con un collegio unico nazionale per l’utilizzazione dei voti residui. La Consulta fu sciolta il 2 giu. 1946, con l’elezione della Costituente.
37 Si veda ibidem, n. 5, “Lotta per il senato”, 1948-1957.
38 Il Ministero per la Costituente fu istituito con decreto luogotenenziale del 31 luglio 1945 n. 435 e fu affidato al vice presidente del Consiglio, Pietro Nenni. Fu un ministero atipico in quanto non preposto ad una branca dell’amministrazione, ma incaricato di “preparare la convocazione dell’Assemblea Costituente e di predisporre gli elementi per lo studio della nuova Costituzione, che dovrà determinare l’aspetto politico dello Stato e le linee direttive della sua azione economica e sociale” (art. 2 del decreto istitutivo). Il Ministero era dotato di una struttura estremamente semplificata (un ufficio legislativo e un ufficio affari generali) (art. 4), mentre i compiti di studio erano affidati a una Commissione per l’elaborazione della legge elettorale politica per l’Assemblea Costituente e a tre Commissioni di studio: la Commissione per studi attinenti alla riorganizzazione dello Stato, la Commissione economica per l’Assemblea Costituente e la Commissione per lo studio dei problemi del lavoro (art. 5). Il lavoro delle Commissioni di studio si concluse a ridosso del 2 giugno 1946, data delle elezioni dell’Assemblea Costituente.
39 Si veda ibidem, n. 5, “Costituente: lui era membro”: telegrammi, circolari, lettere (1946-1949).
40 I verbali e le relazioni della Commissione di studio e delle relative Sottocommisioni, presenti, anche se in maniera lacunosa, tra le carte di Arnaldo, sono stati donati nell’ott. 1958 dalla moglie Maria Ziffo alla Biblioteca della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa (cfr. la Storia archivistica).
41 E’ quanto scrive Arnaldo in una lettera a Ivanoe Bonomi, presidente del Senato, presumibilmente del 1948 (cfr. ibidem, n. 5, “Lotta per il senato”, 1948-1957).
42 Si veda ibidem, n. 5, propaganda per le elezioni politiche del 21 aprile 1948 (1948).
43 “Non è neppure il caso di parlare di analogia tra CLN, Consulta, Commissione per la Costituente e Assemblea Costituente, ma addirittura di equipollenza”, scrive Arnaldo nella citata lettera a Ivanoe Bonomi, presidente del Senato (cfr. ibidem, n. 5, “Lotta per il senato”, 1948-1957).
44 Si vedano ibidem, n. 4, “Nomina a commissario straordinario della Cassa di Risparmio di Pisa” (5 ott. 1944-dic. 1945) e n. 5, “Nomina Arnaldo a presidente della Cassa di Risparmio” di Pisa (apr.-nov. 1946). Si veda anche BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Diplomi e attestati, n. 13.
45 Si veda BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 5, nomina a presidente dell’Automobil Club di Pisa (1949-1951).
46 Si veda ibidem, n. 5, nomina a presidente onorario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Pisa (1949).
47 Si vedano BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 5, gioco del ponte (1949) e Diplomi e attestati, n. 11.
48 Si veda BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 5, nomina a consigliere dell’Ente Nazionale Assistenza Orfani dei Lavoratori Italiani (E.N.A.O.L.I.) (1951).
49 Si veda ibidem, n. 5, rinuncia alla presidenza della Cassa di Risparmio di Pisa e nomina a presidente degli Istituti Riuniti di Ricovero e di Educazione della città di Pisa (gen. 1952).
50 Si veda ibidem, n. 4, Croce Rossa (1930-1957).
51 Si veda la lettera all’amico Adone Zoli del 1 ago. 1955 conservata in ibidem, n. 5, “Lotta per il senato” , 1948-1957.
51 Idem.
53 Si veda ibidem, n. 5, “Elezioni comunali [di Pisa]: rinuncia per incompatibilità colla Cassa di Risparmio” (1951).
54 In archivio è conservato l’originale dell’iscrizione della tomba di Arnaldo. Non si sa però chi l’abbia composta perché non c’è nessun carteggio relativo (cfr. ibidem, n. 5, epigrafe tomba di Arnaldo, 1958).
55 Si veda FERRINI, Arnaldo Dello Sbarba, cit., pp. 92-97.
56 Arnaldo fu nominato accademico il 22 mag. 1904 e socio onorario il 2 set. 1928 (si veda BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Diplomi e attestati, n. 9).
57 Nicola Jaeger era nipote della prima moglie di Arnaldo Dello Sbarba, Ida Bardola. Era, infatti, figlio di Domenico e di Dina Bardola.
58 Si veda BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 5, inaugurazione del Conservatorio Maschile degli Istituti Riuniti di Ricovero e di Educazione della Città di Pisa e scoprimento di una lapide con medaglione raffigurante Arnaldo Dello Sbarba, presidente degli Istituti dal 1952 al 1958 (1958-1959)
59 Il discorso è rimasto inedito, nonostante in una lettera del 14 ott. 1961 il senatore Renato Pagni dicesse alla moglie Maria Ziffo di voler pubblicare con l’editore Pacini di Pisa gli atti della commemorazione: il discorso di Nicola con allegati gli inviti, le lettere e le cartoline che furono fatte per l’occasione (ibidem, n. 5, cerimonia di commemorazione di Arnaldo tenuta a Volterra il 17 set. 1961 e scoprimento del busto realizzato dallo scultore Raffaello Consortini, 1960-1978).
60 Con lettera del 1 dic. 1960 il senatore Renato Pagni, che aveva dato alla moglie la propria disponibilità ad organizzare la cerimonia commemorativa di Arnaldo, scriveva: “[…] il busto del compianto onorevole suo marito è pronto e consegnato al sindaco di Volterra” e in un’altra lettera del 20 apr. 1961 aggiungeva: “[…] il busto sarà collocato nella sala della Giunta, in municipio, in attesa di poterlo poi collocare nel palazzo della Biblioteca Comunale, quando sarà stato convenientemente restaurato” (ibidem). Il busto è rimasto nel Palazzo dei Priori, nella sala della Giunta, fino al 1978, quando è stato trasferito nella Biblioteca Comunale (ibidem). Oggi è conservato al piano terra del Palazzo Vigilanti, sede della Biblioteca Guarnacci e dell’Archivio Storico Comunale preunitario. A proposito dell’iscrizione, che compare sotto il busto, nel nov. 1959 Giovanni Batistini inviò, con una lettera, a donna Maria cinque iscrizioni composte da Giuseppe Pilastri (ibidem). Esse, però, non piacquero a donna Maria, che per il busto ne scelse una composta dal nipote Nicola Jaeger (si veda Archivio Raffaello Consortini, lettere di Arnaldo Dello Sbarba, fasc. n.p. CXXXII D, lettera del l 2 gen. 1960 della moglie Maria Ziffo a Raffaello Consortini, archivio in corso di riordino). Sul busto di Arnaldo si veda Raffaello Consortini nel territorio volterrano, a cura di O. CASAZZA, con il contributo di M.A. Di Pede, L. Felici, P. Ferrini, D. Fratini, R. Gennaioli, A. Mercurio, M. Trafeli, Pisa, 2011, pp. 126-128, scheda a cura di A. Mercurio.
61 Si veda la lettera del 5 ott. 1949 in cui Raffaello si rivolge ad Arnaldo con queste parole: “Solo quando vedo la sua bella figura tendermi la mano in atto paterno e amico è un dono per me e mi sento piccolo perché poco fermai di quello che avevo davanti. Dove è una bella testa come la sua, che sprigioni luce dagli occhi e dalla bocca un sorriso che abbracci e riscaldi come il suo!” (BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 5, cerimonia di commemorazione di Arnaldo tenuta a Volterra il 17 set. 1961 e scoprimento del busto realizzato dallo scultore Raffaello Consortini, 1960-1978)
62 La villa di Cozzano fu di proprietà di Arnaldo fino al 1950.
63 Il S. Antonio da Padova era in origine collocato sul viale di acceso alla villa, mentre oggi è collocato nella cappella della villa. Recentemente è stato restaurato dalla Scuola d’Arte.
64 Cozzano fu nel I sec. a.C. un possedimento di Caio Curzio, da lui mantenuto, nonostante le leggi Sillane, grazie all’interessamento dell’amico Cicerone; da qui l’aggettivo Curtianum, che poi divenne Cotiano e poi Cozzano. Cozzano fu anche, nell’VIII sec., un possedimento dell’abbazia di Monteverdi per donazione del suo fondatore Valfredo della Gherardesca e nel XII sec. fu il luogo in cui si incontrarono i rappresentanti del comune di Volterra e quelli del comune di Montignoso per la definizione dei loro confini. Tutte queste notizie storiche su Cozzano sono riportate nelle tre iscrizioni latine, che compaiono sulle due facce del monumento, iscrizioni che furono ideate e composte dallo zio di Raffaello Consortini, padre Luigi Consortini, parroco della chiesa di S. Maria Corteorlandini di Lucca, studioso di storia antica e locale e grande amico di Arnaldo, che nel 1936 inviò ad Arnaldo le tre iscrizioni richieste con questa lettera: “Carissimo Arnaldo, ho avuto proprio oggi un paio d’ore di libertà ed ho tirato giù le tre iscrizioni richieste. Non so se ad un buon gustaio come te piaceranno. Non ho pretese di sorta, quindi taglia, correggi, aggiungi a piacimento tuo” (si veda BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 4, originali delle iscrizioni del monumento a Caio Curzio nella villa di Cozzano, 1936-1942). Seguono le tre iscrizioni, in italiano e in latino, con annotate, nel testo o a margine, le fonti bibliografie utilizzate da padre Luigi per la loro stesura: La storia di Volterra del Falconcini (p. 543), le Epistole familiari di Cicerone (libro XIII, epistola V) e Il dizionario geografico, fisico e storico della Toscana del Repetti (sub voce Cozzano). E nonostante l’invito a “tagliare, correggere, aggiungere”, le tre iscrizioni non furono modificate e sono state incise sui quadri delle due facce nel 1938 così come sono state composte. Poco prima della morte di Raffaello Consortini, avvenuta il 22 ott. 2000, il monumento è stato restaurato dal prof. Gianfranco Gianfaldoni, che ha rifatto una parte del braccio destro, quello che ha in mano la ciotola, e la testa di Caio Curzio, che Raffaello aveva realizzato ispirandosi ad Arnaldo. A questo proposito il 14 mar. 1940 Arnaldo scriveva a Raffaello: “[…] Caio Curzio lo troveremo pronto per il fuoco; io sarò pure pronto per la posa a modello, a ritratto” (si veda Archivio Raffaello Consortini, lettere di Arnaldo Dello Sbarba, fasc. n.p. CXXXII A, archivio in corso di riordino). Il prof. Gianfaldoni, insieme a Francesco Bartaloni, ha restaurato anche le tre iscrizioni e tutti gli elementi decorativi in terracotta (testine, anfore) a lato dell’iscrizione. Sul monumento a Caio Curzio si vedano M. CAVALLINI, Cozzano, in “Rassegna Volterrana”, a. 1942, XIV-XV, p. 255 e seguenti e Raffaello Consortini nel territorio volterrano, a cura di O. CASAZZA, cit., pp. 126-128, scheda a cura di L. Felici.
65 La nipote Elena Dello Sbarba, figlia di Persio di Brunellesco, conserva ancora le poesie scritte dallo zio Arnaldo tra il 1890 e il 1894.
66 Il 10 feb. 1910 Gabriele D’Annunzio, su proposta di Arnaldo Dello Sbarba, fu nominato cittadino onorario di Volterra. Al sindaco, Guido Incontri, che gli comunicava la deliberazione del Consiglio Comunale, il poeta non rispose, ma inviò al Dello Sbarba questo telegramma: “L’artiere ambiva l’altissimo onore di potersi chiamare il Volterrano e il suo voto è pieno” (si veda BGV, Archivio Arnaldo Dello Sbarba, Carteggio, n. 1, proteste degli Inghirami per il Forse che sì forse che no e concessione al D’Annunzio della cittadinanza volterrana, 1910). Il testo del telegramma è riportato anche da L. PESCETTI, D’Annunzio a Volterra, Verona, 1943, p. 97.
67 Gli Inghirami non gradirono che D’Annunzio avesse dato ad uno dei protagonisti del suo romanzo il nome di Isabella, che era un nome di casa Inghirami: allora, infatti, viveva una Isabella Inghirami, sposata Falchi Picchinesi. Michelangelo Inghirami si rivolse, per consiglio, ad un professore di diritto dell’Università di Pisa, il quale dichiarò di essere pronto a sostenere la lite e a promuovere un’azione giudiziaria di sequestro dell’opera, al fine di impedirne l’ulteriore divulgazione. Venuto a conoscenza di questo, il 29 gen. 1910 D’Annunzio scriveva all’amico Dello Sbarba: “Mio caro amico, è vero che gli Inghirami si sono adontati per avere io – come d’altri antichi nomi tante volte ho fatto nei miei libri – adoperato il loro bel nome volterrano e celebrato il Leccione venerando? E pensare che a Milano vive un conte Paolo Tarsis, il quale ha graziosamente sorriso. Mi dica qualche cosa, se sa. Il suo aff.mo Gabriele D’Annunzio. Marina di Pisa 29 gen. 1910”. Arnaldo Dello Sbarba si recò subito a Volterra e, insieme a Ezio Solaini e a Luigi Scabia, riuscì a placare Michelangelo Inghirami, che desistette dall’azione legale nei confronti di D’Annunzio. Sull’argomento si legga L. PESCETTI, D’Annunzio a Volterra, cit., pp. 28-31.