Le nostre nonne ci avevano raccontato più di una volta la storia della chioccia con i pulcini d'oro che per una strana magia se ne stava nascosta sul culmine del Poggio alla Rocca. Questa fiaba era forse l'ultimo anello di una serie di leggende che il passato ci ha tramandato.
II «vicolo» cominciava ad animarsi all'inizio delle primavera: nei mesi invernali la tramontana tirava troppo forte e solo di rado ci lasciavamo tentare anche a neve alta, dalla frenesia delle pallate.
La sua attività di studioso dimostrava l’attaccamento alla città che amò di quell’amore che solo certi volterrani anche oggi sanno dimostrare per il loro “poggio”.
Cominciò tutto con un malinteso. Una voce incontrollata che si trasformò passando di bocca in bocca fino ad assumere dimensioni epiche. Per la partita in casa con il Grosseto, sarebbero arrivati a Volterra più di mille maremmani.
Noi “ragazzi delle mura” eravamo pochi, vaso di coccio tra vasi di ferro, e quindi ci alleavamo ora con gli uni ora con gli altri vendendo la nostra prestazione mercenaria in cambio di qualche figurina di ciclisti.
Esclusa quella del 2017, l'ultima vera evasione che fece tanto scalpore fu quella della banda dello Zoppo; un'evasione che fece epoca, in quanto era notorio che dalla fortezza medicea non era facile svignarsela. Erano gli anni Venti del Novecento.
Come tutte le belle cose di Volterra, pure l'orologio pubblico, collocato sotto la torre del Palazzo dei Priori, ha una lunga storia da raccontare. E a dirla tutta anche molto travagliata.
L'Europa moderna nasce con la diffusione dei principi dell'illuminismo esaltati dalla Rivoluzione francese: l'età napoleonica spazza via un pò ovunque i residui medievali. Un cambiamento radicale per la nostra città.
Si erge solitaria su una elevata schiena collinare, controllando strade importanti che dalla città si dipartono verso i quattro punti cardinali. Questo ne fece, durante l'ultimo conflitto mondiale, uno degli obiettivi principali della offensiva americana del luglio 1944.
Il nome di un volterrano, un illustre scienziato, si trova già da tempo sulle carte lunari. Si tratta del nome di Giovanni Inghirami, una biografia spaziale da leggere.
Una memoria d'artri tempi per i nati e cresciuti sù sopr'al bel Poggio dove 'l vento del Settentrione spella vivi e 'l macigno rifila pedatoni a tutt'andare come e dove gli sgrilla.
Non esisteva ancora una legislazione che prevedeva l'istruzione elementare obbligatoria e qui a Volterra si pensava già di poter giungere ad un insegnamento specialistico.
Per accedervi dovevamo scendere lo sdrucciolo, mezzo buio e maleodorante a causa dell'orinatoio posto proprio all'inizio della discesa, sotto il palazzo Campani.
Si scelse uno pseudonimo che in spagnolo vuol dire «boccale»: Jarro. Il nome vero non apparve mai nè in fondo ai suoi articoli di giornale, nè sulle copertine dei suoi volumi: Jarro, sempre Jarro.
I grandi commerci d'alabastro. Fu costituita una società per il commercio dell'alabastro fra i signori Carlo Ruggeri, Antonio Norchi e Ranieri Petracchi, tutti volterrani, per la durata di tre anni.
Fu costituita una società fra Antonio del fu Domenico Lotti, Niccolò del fu Francesco Viti, Giovanni del fu Luigi Leoncini e Vincenzo del fu Tommaso Tangassi. Sono i viaggiatori dell'alabastro!
Non ho mai saputo quale fosse il suo vero nome, eravamo ragazzi e tutti, ricordano lo chiamavano Nocca e lui rispondeva come se quello fosse il suo vero nome.
L'osteria, come ritrovo per discutere, giocare e abbandonarsi all'ozio, era un'attrattiva a cui nessuno sapeva resistere. Gli alabastrai soprattutto, a far bisboccia erano i primi.
Profumo d'arance, odore di neve nell'aria e di pampepati nelle vetrine; presepio con pecorelle, pastori, borraccina, ponticelli su torrenti fatti con pezzi di vetro.
Donne in cappello, intente a sciamannare l'erba, nel fiume stanco e senza rattaio: sono le Gremignaie, raccoglitrici della gramigna, tanto gradita al cavallo.
A me interessa ricordare più di tutto il clima di allora, una ricchezza che qualcuno o qualcosa ci ha portato via indebitamente. I tempi della seconda guerra mondiale.
Era venuto in licenza di convalescenza Terzo, rimasto ferito nella prima fase della decima battaglia dell'Isonzo. Un piccolo aneddoto di vita campagnola.
In una Volterra arcaica e sempliciona si credeva all'omo nero. Era stato visto più volte un uomo calarsi giù dal muro della Via di Castello e dileguarsi tra le tenebre degli orti.
S. Lino in S. Pietro: un’istituzione importante in Volterra nella prima metà dell’Ottocento. Vediamo da vicino la vita dell’istituto, l’istruzione, i momenti di religiosità e gli eventi storici
In ogni tempo, in seno a qualsiasi organizzazione sociale, si è sempre formato un circolo ristretto di persone, con una spiccata tendenza all'isolazionismo di stile oligarchico e borghese.
Non sembri retorica il ricordare alcuni aspetti della vicenda bellica, anzi della più cruda guerra civile che fascisti repubblichini e nazisti misero in atto nelle nostre contrade.
Le cannonate arrivavano vicino a noi e aprivano buche nel terreno, con zampillo di terra; l'areo mitragliava bassissimo e ogni volta ci distendevamo a testa in giù con la faccia spiaccicata nelle zolle cretose.
Originario di Volterra, Arnaldo, politico e avvocato italiano, fu ministro del Lavoro e della Previdenza sociale nei due governi Facta. Una ricca, ma sintetica biografia da leggere.
Un profondo boato, come un lungo tuono nel sereno di luglio e poi il buio greve e tangibile in cui nevicava nero, erano fogli e veline carbonizzati che andavano in mille frammenti.
Erano tempi difficili in cui si pativa la fame. I duecentocinquanta grammi di pane giornaliero, tesserato, non era sufficiente neppure per colazione, da quanta fame si aveva in corpo.
Sul colera scoppiato nel volterrano poco si sa, ma nel 1855 funestò Volterra in maniera tale che nel solo mese di agosto furono trasportati trentacinque malati al lazzaretto e sessantacinque cadaveri al cimitero
Ragazze ingannate dal signorotto, dal primo amore, dal primo arrivato, dal padrone del servizio e, comunque, dopo l'inganno, non avevano altra scelta che pensare a far girare la ruota degli esposti.
A differenza di oggi, negli anni 1920 e 1926 i nostri concittadini parteciparono attivamente al ciclismo, forse per evadere la realtà e dimenticare le loro particolari condizioni socio-economiche.
Non c'è inizio di primavera che non mi riporti agli occhi della mente le violette di sotto San Giusto, quelle che fiorivano lungo la scorciatoia che si apriva sulla sinistra andando verso Volterra.
La ballonata classica si effettuava infatti nelle ore notturne e consisteva nel rovesciare un capace secchio d'acqua possibilmente pulita sulla persona prescelta.
Il punto di riunione più accreditato, specialmente al sabato, era la ferrareccia di piazza. I Notabili più autorevoli stavano seduti e gli altri facevano corona in piedi, andando e venendo.
Molti furono gli ospiti del San Giovanni, colonia dell'Ospedale Psichiatrico volterrano, ma di un certo Bracco e di un certo Meini, io conservo tuttora un vivissimo ricordo.
Quattro stregoni, incantatori a tempo perso, medicastri di dubbia bravura, ma personaggi unici della realtà volterrana: Minza, Melindo, Albino di Ribatti e Giacinto.
Uno spassoso e allo stesso tempo amaro episodio della seconda guerra mondiale che si svolse tra le vie della città, all'arrivo degli americani il 10 di Luglio nel 1944.
Tradizioni che cambiano e scompaiono. Da San Girolamo a Poggio alle Croci. Dalla fiera dell'Era alla festa di San Cipriano. Da Santa Margherita al Poggio di San Martino.
I volterrani da secoli, si sono sempre distinti nelle battaglie per la giustizia e la libertà e da sempre si è discusso di politica qui sul Poggio. Corrono gli anni venti del fascismo.
Un breve componimento poetico in ottonari dall'andamento colorito e spumeggiante come il vino appena spillato, per rendere omaggio ai più famosi bevitori e briachi di Volterra.
Cosa è cambiato rispetto a ieri? Testimonianza del mercato di Volterra nel corso della storia. I cambiamenti attraverso una fonografia dialettale locale piena di ricordi felici e vivaci.
La cronaca della liberazione della nostra città si svolge nell’arco di una giornata, quello più saliente che riguarda la nostra Nazione in poco più di 90 ore.
In un piacevolissimo romanzo autobiografico, Igino Genovini ci fa rivivere, come per miracolo, nella Volterra degli anni venti. Un resoconto finale e note del libro.
Un pezzo di Volterra naviga a quota “ meno tre...zero...zero!”; ha partecipato a tutte le attività operative e ricreative del sommergibile Primo Longobardo.
Nel medioevo le misure lineari non erano in metri, ma in braccia o in canne; ogni città aveva la sua unità di misura e per tal motivo imperava un grande disordine su questo campo.
Prete tenace che aveva turbato il quieto vivere di tanta gente arretrata o addormentata. Centinaia di volterrani, allora ragazzi, ricordano con simpatia ed affetto il don Pedussia della loro gioventù.
La Croce Rossa di Volterra iniziò la sua attività nel 1910 sotto la presidenza del cavalier Ciapetti che per il successo dei sodalizi impegnò tutto se stesso e la sua famiglia.
Il Pio Istituto aprì una cucina popolare economica allo scopo di fornire alla classe lavoratrice meno agiata cibi preparati secondo le regole dell’igiene domestica al puro prezzo di costo.
Grazie a Dio niente di tragico; si volle soltanto ottenere con la forza quello, che il flusso naturale del commercio, l'umanità e la giustizia non erano stati in grado di concedere.
Durante un attacco ad una colonna motorizzata dell'esercito germanico vengono catturati nel mese di aprile quattro partigiani. Dopo essere barbaramente torturati, furono infine fucilati.
Anche l'ospedale psichiatrico di Volterra, ai primi di luglio del 1944, si trova al centro dei combattimenti che causano al suo interno 9 morti e 40 feriti.
I legni per i due servizi comunali erano almeno otto ed esplicavano il servizio per Colle Val d'Elsa e per la stazione ferroviaria di Volterra; la quale, a quei tempi, faceva scalo a Saline.
L'Istituto dei Buonomini di S. Michele di Volterra fu fondato il 26 settembre 1553 in seguito al lascito testamentario di Giusto Turazza. Il compito dell'Istituto era quello di assistere i poveri e i miserabili.
Una sfortunata avventura amorosa di Stendhal a Volterra. Il celebre autore de Il rosso ed il nero e de La Certosa di Parma si è ritrovato a visitare la città all'età di 36 anni.
L’evasione di Giuseppe Parenti, Oscar Scarselli e Giovanni Urbani dal famigerato Mastio di Volterra; la mirabolante impresa di due anarchici e un'acrobata.
Un evento che mise in angoscia l'intera comunità volterrana: l'assassinio di tre contadini residenti in tre poderi della fattoria di Spedaletto. L'eccidio del 1951.
Un leccio del bosco di San Girolamo in mezzo alla Piazza dei Priori, un albero della libertà dopo la fuga di Leopolodo II di Toscana e l'insediamento al governo del Guerrazzi.
La lavorazione dell'alabastro dagli inizi del terzo secolo avanti cristo alla fine del novecento; generazioni di alabastrai che hanno reso Volterra il centro della manifattura.
Una terra sbranata dalle unghiate furibonde della guerra: sui bordi della strada i carri armati apparivano già calcinati dal sole, le fiamme, la polvere.
Raccontare il passato in prima persona, specialmente per chi non l'ha mai vissuto, è il modo migliore per ripercorrere le tragedie della nostra storia. Volterra ne ha una per noi!
Una donna di rare virtù, un’attrice filodrammatica di eccezionale valore nonchè maestra di allievi dell’associazione filodrammatica dei “Concordi risorti” che sviluppò la sua interessante attività ai primordi del secolo.
Una vallata verde, romantica, completamente dimenticata, malgrado il vai e vieni degli antichi Etruschi e dei Romani, dei Volterrani e dei Pisani del Medioevo.
A Torino, tra carte di antiquariato, è comparso questo invito «Alle donne volterrane», che evidentemente deve essere stato distribuito od affisso alle cantonate di VoIterra nel maggio 1848. Un volantino di altri tempi!
Un eponimo con Giovanni Inghirami sulla Luna. Un cratere e la valle adiacente prendono il suo cognome per il merito di essere stato un incredibile astronomo. Ma dove sono effettivamente situati?
Tabarre incredibile fantino volterrano che vinse undici Palii di Siena alla fine dell'Ottocento. Un eroe misterioso di casa nostra da raccontare e ricordare.