Cittadini e gente della campagna indossavano abiti di lana o di lino che era più pregiato e quindi meno comune. Le famiglie abbienti comperavano le stoffe di pregio anche dai mercanti forestieri.
Il pane, il vino e l'olio si trovavano sulla tavola di tutti i cittadini, abbienti o poveri. Il resto poteva essere un lusso, ma il cibo a Volterra non mancava di certo.
I termini usati per indicare l'abitazione erano i comunissimi casa e casetta. Altri termini erano casaccia, e soprattutto casalino o casalino o casellino. Rari erano casolare, casa da signore, casa da lavoratore e palagio, cioè palazzo.
La generica famiglia volterrana dell'epoca era di tipo «patriarcale»: il padre aveva autorità sui figli di casa anche con moglie e prole proprie ed era responsabile degli atti fiscali.
Una situazione molto problematica, la Volterra del 1429 vive fatti molto gravi e ne risente per le ribellioni del popolo nei confronti dei supervisori fiorentini.
Negli ultimi anni dell'Ottocento il panorama dell’artigianato alabastrino si era gradualmente trasformato: la produzione stava ritornando alla tradizione delle botteghe artigiane ed il sistema commerciale dei “viaggiatori” stava perdendo la sua importanza.
Le rivedo al tramontar del sole, piegate sotto il carico di legni e di stecchi, racimolati nella tagliata del bosco di Tatti. Erano le boscaiole volterrane.
A chi entra in Cattedrale da Piazza dei Priori, nella cappella gotica che contiene la preziosa statua policroma della Madonna col Bambino, sfugge quasi completamente un'iscrizione su marmo: il ricordo della consacrazione.
Causa? Il morbo deIl'epoca! Lotta spietata tra Guelfi e Ghibellini. I Guelfi impongono ai Ghibellini l'allontanamento da tutte quelle città in cui essi abbondavano, sicchè arrivano alle porte della nostra città a far danno.
Le riforme popolari volterrane del 1320, che fissano a seicento uomini le masnade permanenti cittadine, e a mille gli armati di contado pronti alla chiamata ci informano che un quarto della forza volterrana è costituita da balestrieri.
Intorno alla città di Volterra si dispongono numerosi mulini ad acqua, essi sfruttavano le correnti dei numerosi botri che scendevano lungo le pendici della collina. I più originali? I mulini dell'Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Ci si chiederà perché solo ora e cioè dopo tanti anni si senta ancora il bisogno di rendere la propria testimonianza sulla storia della XXIII bis Brigata Garibaldi "Guido Boscaglia". Molto è già stato scritto su questo argomento.
Le ricerche svolte sulla stregoneria sono varie e molteplici, numerosi i percorsi scelti da studiosi appartenenti spesso a discipline diverse e diverse le interpretazioni, che variano secondo le epoche e i contesti culturali.
Il temibile ragno di Volterra. Mortale! Molto è stato scritto su questa specie di ragno e già in tempi remoti diversi autori si sono occupati di studiare clinicamente e sperimentalmente l'azione tossica di esso.
Il 22 ottobre 1925 ebbe l'alta ventura di accogliere entro la cinta delle sue vetuste mura il Re dell'Italia nuova, che regalmente si era mosso per assistere al rito di riconoscenza in memoria dei suoi gloriosi caduti nella grande guerra.
La ferrovia venne inaugurata domenica 15 settembre 1912 alla presenza di numerose autorità cittadine, dei comuni limitrofi e dei rappresentanti del governo. Ma prima che il progetto prendesse piede, non pochi furono gli ostacoli!
Le Balze costituiscono uno dei luoghi più affascinanti ed inquietanti del Volterrano, dalla sommità di questa enorme voragine possiamo ammirare un panorama eccezionale sullo sfondo del quale, nelle giornate più limpide, lo sguardo spazia fino al mare.
Pittore, incisore e poeta italiano di epoca barocca. Nato partenopeo, attivo oltre che nella sua città, anche a Roma, Firenze e Volterra; fu un personaggio eterodosso e ribelle, dalla vita movimentata.
La parola alabastraio a Volterra evoca un modo unico e singolare di porsi verso la vita e verso la Storia, dove lo spirito toscano e le idee libertarie s’intrecciano indissolubilmente.
Con un salto entrai nel palazzo Solaini bussando alla prima porta dove a quell'epoca c'era un laboratorio di scultura e dove speravo di essere accolto come garzone. Ricordi di una vita fa!
Molto spesso il Seicento vien descritto come il secolo degli abusi e dei soprusi, forse per un'errata interpretazione manzoniana della storia, ma il documento che ci è capitato ci dice tutt'altro.
II «vicolo» cominciava ad animarsi all'inizio delle primavera: nei mesi invernali la tramontana tirava troppo forte e solo di rado ci lasciavamo tentare anche a neve alta, dalla frenesia delle pallate.
La sua attività di studioso dimostrava l’attaccamento alla città che amò di quell’amore che solo certi volterrani anche oggi sanno dimostrare per il loro “poggio”.
Un poeta arcade governatore di Volterra alla fine del Seicento, Vincenzo da Filicaia detto Polibio Emonio sarà considerato uno dei poeti più importanti del suo secolo.
Il Settecento fu per eccellenza secolo di viaggi e di scoperte. Soprattutro gli Inglesi, oltre ai Tedeschi, vedevano nei tour in continente la conclusione e il coronamento della proprìa istruzione.
Meshullam apparteneva a un’abbiente famiglia ebraica il cui capostipite, Buonaventura di Genatano da Bologna, si era trasferito a Volterra agli inizi del Quattrocento.
La Torre Campanaria è stata sempre simbolo e vanto della nostra comunità volterrana. Le campane portano un nome: un nome, o dei nomi, che in esse incisi, vengono onorati e che, per essi, annunziano e propagano un messaggio.
Noi “ragazzi delle mura” eravamo pochi, vaso di coccio tra vasi di ferro, e quindi ci alleavamo ora con gli uni ora con gli altri vendendo la nostra prestazione mercenaria in cambio di qualche figurina di ciclisti.
Le giovani prossime al matrimonio si guardavano bene dal passar sotto la porta, non volendo assolutamente rischiare che Diana dall'Olimpo equivocasse il loro gesto e le costringesse a ripetere il suo mitologico voto di castità.
Esclusa quella del 2017, l'ultima vera evasione che fece tanto scalpore fu quella della banda dello Zoppo; un'evasione che fece epoca, in quanto era notorio che dalla fortezza medicea non era facile svignarsela. Erano gli anni Venti del Novecento.
Come tutte le belle cose di Volterra, pure l'orologio pubblico, collocato sotto la torre del Palazzo dei Priori, ha una lunga storia da raccontare. E a dirla tutta anche molto travagliata.
L'Europa moderna nasce con la diffusione dei principi dell'illuminismo esaltati dalla Rivoluzione francese: l'età napoleonica spazza via un pò ovunque i residui medievali. Un cambiamento radicale per la nostra città.
Si erge solitaria su una elevata schiena collinare, controllando strade importanti che dalla città si dipartono verso i quattro punti cardinali. Questo ne fece, durante l'ultimo conflitto mondiale, uno degli obiettivi principali della offensiva americana del luglio 1944.
Oltre a quello di Palazzo dei Priori, esistevano anticamente altri tre orologi da torre, di cui ho trovato traccia durante le mie ricerche d'archivio. L'orologio della Badia Camaldolese, della contrada di San Marco e della Fortezza Medicea.
I primi segni di una ripartizione cittadina sono visibili già nel corso del XII secolo, quando gli uomini di Volterra cominciano a firmare facendo seguire al proprio nome quello della località di appartenenza.
Il nome di un volterrano, un illustre scienziato, si trova già da tempo sulle carte lunari. Si tratta del nome di Giovanni Inghirami, una biografia spaziale da leggere.
Una memoria d'artri tempi per i nati e cresciuti sù sopr'al bel Poggio dove 'l vento del Settentrione spella vivi e 'l macigno rifila pedatoni a tutt'andare come e dove gli sgrilla.
Non esisteva ancora una legislazione che prevedeva l'istruzione elementare obbligatoria e qui a Volterra si pensava già di poter giungere ad un insegnamento specialistico.
Per accedervi dovevamo scendere lo sdrucciolo, mezzo buio e maleodorante a causa dell'orinatoio posto proprio all'inizio della discesa, sotto il palazzo Campani.
Grande considerazione ebbero il culto di santi e beati, la venerazione delle reliquie, le visite ai sepolcri, i pellegrinaggi e le processioni. La devozione popolare volterrana.
Si scelse uno pseudonimo che in spagnolo vuol dire «boccale»: Jarro. Il nome vero non apparve mai nè in fondo ai suoi articoli di giornale, nè sulle copertine dei suoi volumi: Jarro, sempre Jarro.
Non ho mai saputo quale fosse il suo vero nome, eravamo ragazzi e tutti, ricordano lo chiamavano Nocca e lui rispondeva come se quello fosse il suo vero nome.
Donne in cappello, intente a sciamannare l'erba, nel fiume stanco e senza rattaio: sono le Gremignaie, raccoglitrici della gramigna, tanto gradita al cavallo.
A me interessa ricordare più di tutto il clima di allora, una ricchezza che qualcuno o qualcosa ci ha portato via indebitamente. I tempi della seconda guerra mondiale.
Era venuto in licenza di convalescenza Terzo, rimasto ferito nella prima fase della decima battaglia dell'Isonzo. Un piccolo aneddoto di vita campagnola.
In una Volterra arcaica e sempliciona si credeva all'omo nero. Era stato visto più volte un uomo calarsi giù dal muro della Via di Castello e dileguarsi tra le tenebre degli orti.
La prima cosa che colpisce ancor oggi i visitatori di Volterra, da qualunque parte si arrivi, è la posizione della Città, così elevata dalla quale si possono vedere tramonti stupendi.
S. Lino in S. Pietro: un’istituzione importante in Volterra nella prima metà dell’Ottocento. Vediamo da vicino la vita dell’istituto, l’istruzione, i momenti di religiosità e gli eventi storici
In ogni tempo, in seno a qualsiasi organizzazione sociale, si è sempre formato un circolo ristretto di persone, con una spiccata tendenza all'isolazionismo di stile oligarchico e borghese.
Non sembri retorica il ricordare alcuni aspetti della vicenda bellica, anzi della più cruda guerra civile che fascisti repubblichini e nazisti misero in atto nelle nostre contrade.
Le cannonate arrivavano vicino a noi e aprivano buche nel terreno, con zampillo di terra; l'areo mitragliava bassissimo e ogni volta ci distendevamo a testa in giù con la faccia spiaccicata nelle zolle cretose.
Originario di Volterra, Arnaldo, politico e avvocato italiano, fu ministro del Lavoro e della Previdenza sociale nei due governi Facta. Una ricca, ma sintetica biografia da leggere.
Erano tempi difficili in cui si pativa la fame. I duecentocinquanta grammi di pane giornaliero, tesserato, non era sufficiente neppure per colazione, da quanta fame si aveva in corpo.
Sul colera scoppiato nel volterrano poco si sa, ma nel 1855 funestò Volterra in maniera tale che nel solo mese di agosto furono trasportati trentacinque malati al lazzaretto e sessantacinque cadaveri al cimitero
Ragazze ingannate dal signorotto, dal primo amore, dal primo arrivato, dal padrone del servizio e, comunque, dopo l'inganno, non avevano altra scelta che pensare a far girare la ruota degli esposti.
Il nome di San Lazzero deriva dall'antico leprosario che a Volterra si era edificato per la cura dei lebbrosi. Oggi non rimane niente, ma un tempo svolgeva grandi funzioni.
Non c'è inizio di primavera che non mi riporti agli occhi della mente le violette di sotto San Giusto, quelle che fiorivano lungo la scorciatoia che si apriva sulla sinistra andando verso Volterra.
La ballonata classica si effettuava infatti nelle ore notturne e consisteva nel rovesciare un capace secchio d'acqua possibilmente pulita sulla persona prescelta.
Il punto di riunione più accreditato, specialmente al sabato, era la ferrareccia di piazza. I Notabili più autorevoli stavano seduti e gli altri facevano corona in piedi, andando e venendo.
La Compagnia della Misericordia è certo una delle istituzioni più antiche della nostra città ancora meritevole della riconoscenza e della stima di tutti i Volterrani.
Un esperimento di signoria familiare: i Belforti di Volterra. Saggio completo tratto da una relazione del convegno su «Esperienze di potere personale e signorile nelle città toscane (secoli XIII-XV)»
Molti furono gli ospiti del San Giovanni, colonia dell'Ospedale Psichiatrico volterrano, ma di un certo Bracco e di un certo Meini, io conservo tuttora un vivissimo ricordo.
Quattro stregoni, incantatori a tempo perso, medicastri di dubbia bravura, ma personaggi unici della realtà volterrana: Minza, Melindo, Albino di Ribatti e Giacinto.
Uno spassoso e allo stesso tempo amaro episodio della seconda guerra mondiale che si svolse tra le vie della città, all'arrivo degli americani il 10 di Luglio nel 1944.
Tradizioni che cambiano e scompaiono. Da San Girolamo a Poggio alle Croci. Dalla fiera dell'Era alla festa di San Cipriano. Da Santa Margherita al Poggio di San Martino.
Dopo secoli il teschio in alabastro di Leonardo da Vinci ritorna in Italia in esposizione permanente nella città di Volterra, Un oggetto unico al mondo!
Un breve componimento poetico in ottonari dall'andamento colorito e spumeggiante come il vino appena spillato, per rendere omaggio ai più famosi bevitori e briachi di Volterra.
Cosa è cambiato rispetto a ieri? Testimonianza del mercato di Volterra nel corso della storia. I cambiamenti attraverso una fonografia dialettale locale piena di ricordi felici e vivaci.
La cronaca della liberazione della nostra città si svolge nell’arco di una giornata, quello più saliente che riguarda la nostra Nazione in poco più di 90 ore.
Un pezzo di Volterra naviga a quota “ meno tre...zero...zero!”; ha partecipato a tutte le attività operative e ricreative del sommergibile Primo Longobardo.
Nel medioevo le misure lineari non erano in metri, ma in braccia o in canne; ogni città aveva la sua unità di misura e per tal motivo imperava un grande disordine su questo campo.
Prete tenace che aveva turbato il quieto vivere di tanta gente arretrata o addormentata. Centinaia di volterrani, allora ragazzi, ricordano con simpatia ed affetto il don Pedussia della loro gioventù.
La Croce Rossa di Volterra iniziò la sua attività nel 1910 sotto la presidenza del cavalier Ciapetti che per il successo dei sodalizi impegnò tutto se stesso e la sua famiglia.
Il Pio Istituto aprì una cucina popolare economica allo scopo di fornire alla classe lavoratrice meno agiata cibi preparati secondo le regole dell’igiene domestica al puro prezzo di costo.
Grazie a Dio niente di tragico; si volle soltanto ottenere con la forza quello, che il flusso naturale del commercio, l'umanità e la giustizia non erano stati in grado di concedere.
Durante un attacco ad una colonna motorizzata dell'esercito germanico vengono catturati nel mese di aprile quattro partigiani. Dopo essere barbaramente torturati, furono infine fucilati.